“Un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”.
Così Eugenio Montale accoglieva nel 1967 il romanzo postumo che consacrava di colpo Bulgakov, fino ad allora sconosciuto, tra i grandi scrittori russi del Novecento, e forniva un quadro indimenticabile della Russia di Stalin. Nella Mosca degli anni ‘30 arriva Satana in persona e sotto le spoglie di un esperto di magia nera, accende una girandola di eventi tragicomici.
Accusato di essere un antiproletario al soldo dei “nuovi borghesi”, e sottoposto a un fuoco concentrato di critiche e umiliazioni (erano gli anni cupi dello stalinismo), Bulgakov dedicò gli ultimi anni della sua vita alla stesura di questo grottesco, ferocemente satirico, metafisico, esilarante capolavoro. La riscoperta de “Il Maestro e Margherita” avvenne solo intorno al 1960, ma il successo, sia in Unione Sovietica sia in Occidente, fu immediato e sbalorditivo. Era nato uno dei miti letterari del nostro tempo.
(…articolo da finire…)
Non mi piacciono i romanzi e certamente sono io troppo ignorante per cogliere questo “miracolo”.
Sinceramente…proprio non mi ha entusiasmato…l’ho trovato banale e semplice.
Un “normalissimo” romanzo.
Nenache particolarmente ben scritto…anzi…
Non ho imparato nulla dalla lettura di questa storia fantastica.
Che qualcuno mi spieghi dove sta la meraviglia vi scongiuro…voglio capire…