File:Inferno Canto 5 lines 72-74.jpg

Addentrarsi nella parafrasi e commento della Divina Commedia di Dante Alighieri è certo impresa ardua e ardimentosa! e rischierebbe di annoiare molti.
Tuttavia sono numerosissime le citazioni tratte da quest’opera (soprattutto dall’Inferno) entrate nell’uso comune.
Una di queste è il primo verso della celeberrima terzina: “Amor, che a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte,/  che come vedi ancor non m’abbandona.”
La cui parafrasi é:  Amore che non tollera (perdona) che chi è amato non riami
(Dante qui richiama esplicitamente la teologia cristiana secondo la quale tutto l’amore che ciascuno dona agli altri, tornerà indietro parimenti, anche se non nello stesso tempo o forma).
Siamo nel V canto dell’Inferno. Dante e il suo accompagnatore Virgilio sono entrati nel girone dei lussuriosi  dove le anime sono trascinate incessantemente da una bufera di vento così come nella vita furono vittima della furia delle passioni. Qui per la prima volta, Dante chiede ed ottiene il permesso di parlare direttamente con i dannati. In particolare con due anime che a lui paion sì al vento esser leggieri . 
Si tratta di Paolo Malatesta e di Francesca da Polenta che furono travolti dalla passione e che vennero sorpresi da Gianciotto Malatesta, rispettivamente fratello e marito dei due, e trucidati.
Inutile dirvi che tutto il canto è incredibilmente avvincente e appassionato!
Per una infarinatura iniziale il sito wiki può bastare ma se volete addentravi in una lettura più impegnata ed esauriente le analisi critiche di Natalino Sapegno restano ad oggi ancora le più attendibili e serie.

Geniale la citazione del verso che ne fa Lorenzo Jovanotti nella sua “Serenata rap” (al 3′ 25″). Bellissima!! 🙂