Liberalizzazioni, aumento dei costi dei carburanti e dei pedaggi autostradali sono la scintilla che ha innescato le proteste di 80 mila tra contadini, autotrasportatori e commercianti siciliani che da giorni bloccano strade, ferrovie e porti dell’Isola. Da una Sicilia ormai a secco – distributori di carburante chiusi, scaffali dei supermercati vuoti, scorte di acqua ormai terminate – si innalza la protesta del movimento “Forza d’Urto” che chiede maggiore attenzioni dalla politica siciliana e nazionale sull’economia locale, già da tempo in ginocchio e ulteriormente piegata dai nuovi rincari.

In questi mesi in cui la produzione agricola siciliana è al suo picco massimo, soprattutto per gli agrumi, i blocchi del trasporto di alimenti deperibili come arance e ortaggi stanno creano danni stimati intorno al milione di euro. Oltre ai danni immediati la Sicilia – ovvero la prima regione italiana per numero di operatori e superfici bio – rischia un vero e proprio cortocircuito di sistema: la mancata consegna delle derrate alimentari ai distributori “continentali” rischia di far saltare accordi commerciali e favorire così le importazioni.

Questo danno potrebbe in parte essere arginato da politiche volte alla promozione di canali commerciali a filiera corta. Un canale di distribuzione definito spesso ‘alternativo’, ma che è sempre più apprezzato dai cittadini/consumatori.
Non a caso da una recente indagine di mercato svolta da AIAB sull’acquisto dei prodotti biologici è emerso che il 71,70% dei consumatori è interessato agli acquisti diretti, ed il 75,47% gradisce l’ipotesi di partecipare ad gruppo di acquisto.

Oltre a ridurre il numero degli intermediari, infatti, i canali della filiera corta e della vendita diretta favoriscono il consumo di prodotti locali, riducendo l’impatto dei carburanti sul prezzo delle derrate alimentari e riducendo l’impatto delle stesse sull’ambiente. Promuovere il consumo di prodotti locali sarebbe un’opportunità strategica per gli oltre 7mila produttori biologici siciliani, che ancora non possono contare nella propria regione su un consumo bio consolidato e diffuso ai livelli che si registrano al centro e nord Italia.

La filiera corta e la vendita diretta riducono lo spreco di cibo e favoriscono l’accesso allo stesso anche da parte dei cittadini più vulnerabili (cosi come richiesto da una risoluzione approvata ieri dal Parlamento Europeo) ed una giusta remunerazione al produttore.

In conclusione, vorrei rivolgere un invito ai cittadini siciliani affinché in questo momento di crisi, e di scaffali vuoti, supportino i produttori locali consumando in via preferenziale le produzioni biologiche prodotte localmente.
Un invito va anche al governo, che come sottolineato dallo stesso ministro Catania, deve “ripensare” il prelievo fiscale sul settore primario e favorirne la crescita con misure che incentivino il ritorno alla terra, l’accesso dei giovani al settore e la salvaguardia del territorio, sostenendo l’agricoltura biologica, ovvero l’agricoltura sostenibile per eccellenza.

Eduardo Cuoco
Coordinatore nazionale AIAB

…qui il link ad un articolo su greenme.it per approfondire la questione delle proteste siciliane (e non solo) di inizio 2012.