tema sulla pedagogia Waldorf

Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”
Novembre 2008
TEMA: Prova a descrivere cosa ti aspetti da una scuola ideale, in un momento in cui tanti protestano all’interno della scuola. Cosa chiederesti a un ministro ipotetico?

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Vorrei raccontare i miei tre anni di scuola media a Roma, alla “Il giardino dei cedri” di Monte Mario.
Dopo un anno di medie a Imperia, mia madre ha deciso di trasferirsi a Roma; io avevo dodici anni.
Ero rimasto abbastanza esterrefatto da questa decisione di mia madre: dovevo ricominciare da zero.
Vorrei descrivere come “funziona” questa scuola molto particolare ideata da come scuola per i figli degli operai della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria a Stoccarda.
Il metodo prevede un maestro unico che segue i ragazzi dalla prima fino all’ottava classe (terza media).
Solo per le lingue  e alcuni laboratori sono previsti uno o più insegnanti complementari.
Non c’è una pianificazione di studi settimanale, ma ad “epoche”, per esempio un mese si fa storia e nient’altro nella prima parte della mattinata; questo permette di concentrarsi molto sull’argomento e acquisire una conoscenza più approfondita della materia.
Cosa incredibile, ma veramente geniale, è l’assoluta mancanza di libri: non se ne usano né di testo né di matematica, di nessun tipo. Si scrive tutto sui quaderni, milioni di quaderni riempiti in pochi mesi, ognuno ha un qualche ricordo particolare, è tuo personale, ti rispecchia, è come lo vuoi tu. Questa è una delle cose che preferisco di quella scuola.
Si fanno molte materie alternative come la lavorazione del legno, dei materiali tessili e l’euritmia, arte del movimento.
Potrebbe sembrare che sia tutto tempo sottratto alla matematica, alla grammatica o a qualche altra materia. Ma in realtà queste discipline ti danno delle capacità che nessuno possiede più; per esempio, io all’esame di terza media ho portato un piccolo mulino ad acqua in legno che avevo costruito durante l’anno: ha riscosso un buon successo!
Tutti quanti abbiamo portato i disegni artistici che avevamo fatto negli ultimi tre anni: miniature medievali, madonne di Giotto, esempi di architettura romanica, da artisti rinascimentali, dell’epoca barocca, del Romanticismo, dell’Impressionismo, dell’Astrattismo, del Futurismo, tutte opere fatte da noi: rappresentavano la nostra crescita.
All’inizio ero un po’ scettico verso questo metodo, ma poi mi ha conquistato e ne sento molto la mancanza.
Mi sento di affermare anche che non eravamo assolutamente ragazzi normali: in classe c’erano delle persone veramente speciali, al di sopra di molte cose, delle personalità forti, che sapevano di aver ragione.
Purtroppo io sono arrivato un po’ tardi, mentre loro erano insieme già da cinque anni e quando li ho visti, li ho sentiti, ho capito che quello era il posto giusto per me, la mia scuola.
Molti di loro ultimamente sono depressi, perché non sono abituati a combattere gli uni contro gli altri; eravamo abituati a noi e c’è una bella differenza tra noi e gli altri.
Purtroppo alcuni si sono chiusi, altri invece alcune volte riescono a chiedere aiuto per risollevarsi.
Il nostro maestro era veramente una guida per noi. Ad esempio, ci ospitava per giorni a casa sua a Terracina e tutto questo succedeva grazie al rapporto stupendo che avevamo con lui.
Ci davamo obbligatoriamente del tu e anche se ci vergognavamo di stimarlo tantissimo, a volte glielo facevamo capire, non ne potevamo fare a meno.
Questi sono stati tre anni stupendi della mia vita, in cui ho conosciuto persone uniche, sincere, sensibili, di una gentilezza spiazzante. 11 mar 2010 … who does this site recommend to ? …. ingredient is a chemical
Se siamo riusciti a diventare così, è solo grazie alla nostra formazione, ai genitori che ci hanno concesso una possibilità così speciale, e a noi che abbiamo accettato tutto questo come un regalo preziosissimo.
Caro ministro che dire? Statalizzi al più presto il metodo in tutta Italia!
Se vuole, le faccio conoscere i miei compagni, così si convincerà!

Novembre 2008

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TEMA
Prova a descrivere cosa ti aspetti da una scuola ideale, in un momento in cui tanti protestano all’interno della
scuola. Ma tu cosa chiederesti a un ministro ipotetico?
Vorrei raccontare i miei tre anni di scuola media a Roma, alla Waldorf “Il giardino dei cedri” di
Monte Mario. Dopo un anno di medie a Imperia, mia madre ha deciso di trasferirsi a Roma; io
avevo dodici anni. Ero rimasto abbastanza esterrefatto da questa decisione di mia madre: dovevo
ricominciare da zero.
Vorrei descrivere come “funziona” questa scuola molto particolare ideata da Rudolf Steiner come
scuola per i figli degli operai della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria a Stoccarda. Il metodo
prevede un maestro unico che segue i ragazzi dalla prima fino all’ottava classe (terza media). Solo
per le lingue  e alcuni laboratori sono previsti uno o più insegnanti complementari. Non c’è una
pianificazione di studi settimanale, ma ad “epoche”, per esempio un mese si fa storia e nient’altro
nella prima parte della mattinata; questo permette di concentrarsi molto sull’argomento e acquisire
una conoscenza più approfondita della materia. Cosa incredibile, ma veramente geniale, è
l’assoluta mancanza di libri: non se ne usano né di testo né di matematica, di nessun tipo. Si scrive
tutto sui quaderni, milioni di quaderni riempiti in pochi mesi, ognuno ha un qualche ricordo
particolare, è tuo personale, ti rispecchia, è come lo vuoi tu. Questa è una delle cose che
preferisco di quella scuola.
Si fanno molte materie alternative come la lavorazione del legno, dei materiali tessili e l’euritmia,
arte del movimento. Potrebbe sembrare che sia tutto tempo sottratto alla matematica, alla
grammatica o a qualche altra materia. Ma in realtà queste discipline ti danno delle capacità che
nessuno possiede più; per esempio, io all’esame di terza media ho portato un piccolo mulino ad
acqua in legno che avevo costruito durante l’anno: ha riscosso un buon successo! Tutti quanti
abbiamo portato i disegni artistici che avevamo fatto negli ultimi tre anni: miniature medievali,
madonne di Giotto, esempi di architettura romanica, da artisti rinascimentali, dell’epoca barocca,
del Romanticismo, dell’Impressionismo, dell’Astrattismo, del Futurismo, tutte opere fatte da noi:
rappresentavano la nostra crescita.
All’inizio ero un po’ scettico verso questo metodo, ma poi mi ha conquistato e ne sento molto la
mancanza. Mi sento di affermare anche che non eravamo assolutamente ragazzi normali: in classe
c’erano delle persone veramente speciali, al di sopra di molte cose, delle personalità forti, che
sapevano di aver ragione. Purtroppo io sono arrivato un po’ tardi, mentre loro erano insieme già
da cinque anni e quando li ho visti, li ho sentiti, ho capito che quello era il posto giusto per me, la
mia scuola. Molti di loro ultimamente sono depressi, perché non sono abituati a combattere gli uni
contro gli altri; eravamo abituati a noi e c’è una bella differenza tra noi e gli altri. Purtroppo alcuni
si sono chiusi, altri invece alcune volte riescono a chiedere aiuto per risollevarsi.Il nostro maestro era veramente una guida per noi. Ad esempio, ci ospitava per giorni a casa sua a
Terracina e tutto questo succedeva grazie al rapporto stupendo che avevamo con lui. Ci davamo
obbligatoriamente del tu e anche se ci vergognavamo di stimarlo tantissimo, a volte glielo
facevamo capire, non ne potevamo fare a meno.
Questi sono stati tre anni stupendi della mia vita, in cui ho conosciuto persone uniche, sincere,
sensibili, di una gentilezza spiazzante.
Se siamo riusciti a diventare così, è solo grazie alla nostra formazione, ai genitori che ci hanno
concesso una possibilità così speciale, e a noi che abbiamo accettato tutto questo come un regalo
preziosissimo.
Caro ministro che dire? Statalizzi al più presto il metodo in tutta Italia! Se vuole, le faccio
conoscere i miei compagni, così

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  1. paz

    Nella mia lista di cose da fare a breve termine c’è un corso per poter insegnare nelle scuole di Rudolf Steiner! Bisogna sempre ricordare che non esiste una sola strada, che sia la migliore sempre e comunque. Ma tante soluzioni, che si costruiscono conoscendo e analizzando ciò che è contingente. Certamente, queste strade pedagogiche basate sul fare e sul condividere sono fondamentali. La conoscenza si costruisce, insieme. E si costruisce partendo dal bisogno di conoscere, e dalla bellezza della conoscenza! 🙂 Quindi, in ogni caso, la scuola italiana avrebbe tantissimo da prendere qui. Poi, spezzare in “epoche” oppure intrecciare i saperi, sono possibilità entrambe buone, entrambe con pro e contro. Come sempre. E per quanto riguarda i libri, quelli si tengono (se pur non i testi scolastici)… e pure di carta (perchè solo un ingegnere può pensare che il modello della realtà possa sostituirla) – that’s all folks

  2. cassandra

    Lo avevo studiato all’università, ma sentire una testimonianza diretta del metodo è qualcosa di diverso e ti rimane. La diversità fra apprendimento per esempi e condito di emozioni e apprendimento nozionistico.
    Se si educasse veramente una buona parte della popolazione in questo modo, si svilupperebbe il senso di appartenenza, la capacità creativa, di critica e autocritica. E se ci fossero di più questi fattori, con un alto senso di appartenza e di appartenere forse non saremmo ridotti così, non avremmo ridotto il mondo come oggi e saremmo sicuramente tutti molto più felici di fare parte di questa vita.

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