La cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Londra 2012 non mi è piaciuta. L’ho trovata volgare e pacchiana, irrispettosamente costosa e “dedicato” a chi mi ha sentito lamentarmi della pacchiana e irrispettosa cerimonia di apertura delle olimpiadi:
Samia Yusuf Omar, olimpica somala a Pechino 2008, è morta inseguendo il sogno di decine di migliaia di giovani africani: raggiungere l’occidente per cambiare vita, uscire dalla miseria, aiutare la propria famiglia.
Samia, era la più grande di sei figli di una poverissima famiglia di Mogadiscio.
La mamma fa ancora la fruttivendola dopo che il padre e’ stato ucciso da un proiettile di artiglieria.
Tra mille difficoltà e sacrifici nel 2008 questa ragazza partecipa alle Olimpiadi di Pechino in rappresentanza del suo Paese. E’ arrivata ultima, 32 secondi di sforzo a cui nessuno fece caso, ma che la riempirono di gioia e soddisfazione.
“Tornò a Mogadiscio felice ” – racconta Abdi Bile’ -. “Era stata un’esperienza bellissima, aveva portato la bandiera somala, sfilando con i migliori atleti del mondo”. Quattro anni dopo, il destino le ha riservato una storia completamente diversa. “Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar? – ha chiesto Abdi nei pochi giorni che mancano alle elezioni presidenziali somale -. La ragazza è morta… morta per raggiungere l’Occidente. Aveva preso una carretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un’atleta bravissima. Una splendida ragazza”. Su Wikipedia é scritto che “ Samia ” il 18 agosto 2012 é morta in mare a soli 21 anni, su un barcone di migranti con cui era partita dalla Libia sperando di arrivare in Italia”. Una storia crudele e difficile da verificare, ma che la scrittrice italiana di origine somala Igiaba Scego ha scelto di raccontare su Pubblico, mettendola in parellelo con i trionfi di un altro somalo dal diverso destino, Mo Farah. Il giovane atleta, arrivato da rifugiato in Inghilterra, é diventato oggi un simbolo delle Olimpiadi di Londra dopo aver dominato le sue due discipline, i 5 e 10 mila metri. Samia sarà, invece, il simbolo delle oltre ventimila persone che negli ultimi 20 anni sono state inghiottite dal Mediterraneo. Un terribile massacro che dobbiamo fermare.
A raccontare il dramma di questa giovane, poco più che ventenne, e’ un altro atleta somalo, Abdi Bile’ considerato un eroe dai suoi connazionali per aver vinto nel 1987, a Roma, la medaglia d’oro nei 1500 metri entrando nell’Olimpo dell’atletica.
A raccontare il dramma di questa giovane, poco più che ventenne, e’ un altro atleta somalo, Abdi Bile’ considerato un eroe dai suoi connazionali per aver vinto nel 1987, a Roma, la medaglia d’oro nei 1500 metri entrando nell’Olimpo dell’atletica.
A raccontare il dramma di questa giovane, poco più che ventenne, e’ un altro atleta somalo, Abdi Bile’ considerato un eroe dai suoi connazionali per aver vinto nel 1987, a Roma, la medaglia d’oro nei 1500 metri entrando nell’Olimpo dell’atletica.
La cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Londra 2012 non mi è piaciuta. Ma quasi tutti quelli che me l’han sentito dire non han voluto/saputo capire perché.
Saturo, disgustato, nauseato, deluso e triste ho spento dopo il lancio col paracadute di “James Bond” assieme alla “regina”:
con tutti quei laser e fuochi d’artificio e scenografie spettacolari ed effetti speciali l’ho trovata volgare, pacchiana, esibizionista, inelegantemente sfarzosa: un’inutile “show off” completamente scollato dallo sport e dimentico della presenza (fisica e televisiva) di migliaia di atleti e milioni di spettatori provenienti da tutto il mondo, compreso il mondo diverso dal “nostro”, compreso il mondo che sta pagando con fame, malattie, sete, guerre e povertà proprio quel “nostro” inutilmente ricco e vergognosamente irrispettoso stile di vita.
Il 18 agosto 2012 é morta l’atleta somala Samia Yusuf Omar olimpica a Pechino 2008.
E’ morta in mare su un barcone di migranti con cui era partita dalla Libia sperando di arrivare in Italia.
E’ morta inseguendo il sogno di decine di migliaia di giovani africani: raggiungere l’occidente per cambiare vita, uscire dalla miseria, aiutare la propria famiglia.
Samia, era la più grande di sei figli di una poverissima famiglia di Mogadiscio.
Tra mille difficoltà e sacrifici nel 2008 questa ragazza partecipa alle Olimpiadi di Pechino in rappresentanza del suo Paese.
E’ arrivata ultima, ultimissima, tra le risate di alcuni spettatori e gli applausi di altri.
Abdi Bile (altro atleta somalo considerato un eroe dai suoi connazionali per aver vinto nel 1987, a Roma, la medaglia d’oro nei 1’500 metri) di Samia ricorda: “Tornò a Mogadiscio felice…era stata un’esperienza bellissima…aveva portato la bandiera somala sfilando con i migliori atleti del mondo…era un’atleta bravissima, una splendida ragazza”…
Adesso che è morta, Samia diventerà il simbolo delle oltre ventimila persone che negli ultimi 20 anni sono state inghiottite dal Mediterraneo nel tentativo di scappare dalla “loro” povertà (generata dai nostri furti) ed attratti dalle luci dei “nostri” patetici giochi laser (alimentati dalla refurtiva).
…ma quand’è che diventeremo una società matura e responsabile?!?
…c’è sempre bisogno dell’irreparabile per vedere il valore dei nostri pensieri, parole e azioni?!?…
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