Quote latte

Quando parliamo di quote latte, indichiamo delle soglie ben precise (espresse in kg) riguardanti la produzione del latte che variano di Paese in Paese all’interno dell’Unione Europea. Oltre questi limiti, la produzione viene fortemente tassata con delle imposte disincentivanti.

Ogni acquirente di latte all’ingrosso (un caseificio per esempio) deve tenere uno specifico registro delle consegne da parte dei produttori, una volta superata la specifica quota latte, sarà trattenuto il prelievo stabilito dalle norme comunitarie, sottraendolo dai pagamenti periodici per il latte acquistato.

Lo scopo delle quote latte è quello di evitare una abbondanza dell’offerta di latte, al fine di tutelare il mercato stesso e scongiurare il fallimento di numerosi produttori. L’idea, oltre a stabilizzare i redditi del settore, rappresenta un salvagente per i piccoli produttori e soprattutto un notevole risparmio di sovvenzioni pubbliche che altrimenti verrebbero versate per salvare i produttori più deboli incapaci di sopravvivere alle fluttuazioni dei redditi.

In Italia, siamo nel 1984, venne assegnato il valore della produzione di latte riferita all’anno precedente, ossia 8823 migliaia di tonnellate di latte, da ripartire adeguatamente fra i produttori sul territorio nazionale. Questo valore subì diverse modifiche nel corso del tempo, sino ad arrivare ad un aumento del 5% nel 2009. Nonostante ciò, fin’ora l’Italia ha complessivamente pagato oltre 4,5 milardi di € di multe (di cui 1,7 miliardi della totalità pagati dallo Stato) per aver più volte superato la quota latte assegnata, e questo ha scatenato una netta opposizione da parte dell’Unione Europea, la quale  sostiene che l’ingerenza dello Stato in questi casi, oltre a rappresentare una vera e propria sovvenzione per i produttori, vanifica lo scopo principale dell’istituzione delle quote latte.

R. The Rabbit

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11 commenti

  1. …quindi, se ho ben capito, questo sistema protegge i piccoli produttori di latte dal fallimento che naturalmente incontrerebbero in quanto incapaci di produrre latte allo stesso bassissimo prezzo delle grandissime aziende…giusto?

  2. R. The Rabbit

    Esatto, le economie di scala (in sintesi: produzione a basso costo e vendita a basso prezzo) praticate dalle grandi aziende rappresenterebbero una minaccia troppo grande per i piccoli produttori. Ma questo concetto può essere esteso in quasi tutti i mercati, dove le economie di scala sono una vera e propria barriera all’entrata.

  3. …quindi, se ho ben capito, s’innesca un “girotondo” economico che fa circa così (iniziando dal fondo):
    1) la signora compra al supermercato il latte ad un prezzo più alto del realmente producibile perché i prezzi sono “controllati” dalle quote latte.
    2) la signora paga le tasse (tra le altre cose) per coprire le multe che i produttori che sforano le quote devono pagare.
    3) quindi i cittadini pagano “3 volte” (il latte, l’artificioso sovrapprezzo del latte, le tasse per le multe) in modo che i piccoli produttori di latte non soccombano all’economia di scala
    …giusto?

  4. R. The Rabbit

    E’ un buon ragionamento, ma bisogna considerare che la signora che compra il latte è il consumatore finale, quindi pagherà comunque dei prezzi (fortemente) soggetti ai margini di guadagno fissati dalla G.D.O. e quindi naturalmente più alti rispetto al costo di produzione che sta a monte.

  5. …certamente “la Grande Distribuzione Organizzata” non è la Croce Rossa Internazionale e se fa una cosa la fa per profitto.
    Ad ogni modo, rimanendo sull’argomento “quote latte” mi interrogo se sia corretto prelevare dalle tasche dei cittadini denaro per tenere in vita le attività di pochi.
    Chi decide quanto denaro prelevare dalle tasche dei cittadini?
    Chi e secondo quali criteri stabilisce a chi distribuire questo denaro?
    Cosa succederebbe se NON ESISTESSERO le quote latte? Ci sono posti al mondo senza? Cosa succede lì?
    …grazie…

  6. R. The Rabbit

    Non posso rispondere alle prime due domande perchè non le ho capite, e di questo mi scuso. Ma so dirti che cosa succederà quando le quote latte cesseranno di esistere qui in Europa, ossia a partire dal 1° Aprile 2015: totale liberalizzazione del mercato e quindi un sensibile aumento della produzione, in Olanda si stima il picco massimo di crescita del 15%, e inoltre crollo dei prezzi del latte con una media del 16%, in Italia -8%.
    Poi, laddove le quote latte non esistono, molto semplicemente chi non resiste soccombe al mercato e chiude i battenti. Per esempio gli U.S.A. (considerata patria del liberismo economico) è sempre stato così, nessun intervento dello Stato in termini di sovvenzioni, è la “mano invisibile” a far sì che il sistema di autoregoli. Anche se nel finire del 2010, in seguito ad un crollo dei redditi del settore di circa il 40% e sotto un Governo Obama di approccio più tipicamente Keynesiano, c’era l’idea di introdurre delle normative simili, con lo scopo di tutelare gli allevatori più deboli e con la sola differenza che gli eventuali gettiti provenienti dalle multe sarebbero stati reindirizzati a favore di una completa ristrutturazione del settore. Ma francamente non ho idea se ciò sia avvenuto o meno.

  7. …immagino che le decisioni riguardo le tassazioni siano statali…decide lo stato italiano o l’europa?
    …e poi nelle tasche di chi confluisce questo denaro e chi stabilisce i criteri con cui reinvestire?
    Cavolo non sapevo che nel 2015 ci sarà questo grande cambiamento!…sarà un bene o un male?
    …forse non è molto bella l’idea di un mercato in cui partecipano solo ed esclusivamente gigantesche multinazionali…

  8. R. The Rabbit

    Allora, per rispondere ad Alino dirò che le decisioni riguardanti le entità delle sanzioni spettano all’Unione Europea, ma una volta che le riscuote non ho idea di dove finiscano questo soldi, penso che rimpinguino momentaneamente le casse comunitarie e vengano poi reinvestiti in infrastrutture, piuttosto che impiegati in sovvenzioni per altri settori.
    E poi, per quanto riguarda il pensionamento delle quote latte del 2015, a mio avviso non è definibile come un bene o un male, ma semplicemente come un cambiamento: chi reagirà in modo efficiente sopravviverà, e concludendo, un mercato dominato dalle multinazionali non è in fin dei conti così tanto lontano da quello di oggi.

  9. R. The Rabbit ti ringrazio molto per queste informazioni interessanti!
    A presto

  10. guest

    Le regole stabilite dalla Comunità Economica Europea non le condividiamo perché non incentivano i produttori, ma li penalizzano facendo pagare delle multe se superano le soglie stabilite.

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