CopiaIncollato dall’articolo di NICCOLÒ ZANCAN su La Stampa di oggi:
Dottor Mario Ansaldi, perché lo fa? «Perché ci credo. Perché lo ritengo doveroso. Perché è un aiuto concreto in un momento di sofferenza diffusa. Perché, come si diceva una volta: dove c’è posto per un figlio, possono mangiare anche in due». E lei, dottor Ettore Bresci, perché viene qui ad aggiustare il sorriso dei torinesi che non possono pagarsi le cure dentarie? «Perché ho fatto un giuramento come medico. E ho fatto un giuramento anche come massone: assistere i miei fratelli. Non mi nascondo. A chi resta perplesso, rispondo: la massoneria sta alla P2 come il comunismo sta alle Brigate Rosse. Ci sono stati errori e deviazioni, ma questa è un’altra storia».
Questa è la storia di un posto unico in città. Asili Notturni Umberto I, via Ormea 119. Dove ogni giorno si dà da mangiare a chi ne ha bisogno: 50 mila pasti caldi l’anno. Dove si offrono 20 posti letto senza chiedere nulla in cambio. Dove dodici medici volontari, in un laboratorio odontoiatrico all’avanguardia, spendono un po’ del loro tempo gratis perché ci credono: 2050 interventi nel 2010. La massoneria, che in quanto tale ancora ha il potere di agitare fantasmi e paure, qui è scoperta. Scopertissima. Ci sono squadra e compasso sulla porta d’ingresso, i simboli dell’ordine. I finanziamenti per il lavoro quotidiano arrivano in parte dal Gran Oriente d’Italia: 50 mila euro nell’ultimo bilancio. Il motto del 1886 – anno di fondazione – è ancora quello di oggi: «Labor, virtus, caritas». Mentre l’anima di tutto questo è un signore che si presenta con un sorriso dolce e ironico insieme: «Sì, sono Sergio Rosso, il massone».
La storia di Rosso merita un capitolo a parte. Nel 2003 viene travolto da un’inchiesta giudiziaria: «Truffa sull’alluvione». È accusato di aver favorito un risarcimento ingiusto per la concessionaria «Autovallere» di Agostino Tocci. Lavorava come consulente dell’assessore regionale Matteo Brigandì. Titoloni sulle cronache: «Storia di Rosso, il massone amico dell’avvocato di Bossi». Risultato: dopo sette anni e tre gradi di giudizio, è stato assolto con formula piena. Ha ottenuto anche un risarcimento danni. «Umanamente è una vicenda che mi ha fatto molto male – racconta – però forse è stato un segno del destino, perché mi ha portato a fare una svolta radicale nella mia vita. Avevo una grossa partecipazione in un’azienda dell’indotto, ho venduto tutto per dedicarmi agli Asili. Ora sono più gratificato. Mi sento utile, le endorfine che produco mi danno gioia». Cosa significa per lei essere un massone? «Cercare di affrontare dentro me stesso i problemi dell’uomo. Cercare i valori universali: fraternità, libertà e uguaglianza. Qui nessuno prende un euro per quello che fa, neppure un rimborso spese. Qui nessuno segue trame di natura politica. Nessuno cerca vantaggi personali. Il bilancio annuale degli Asili non supera i 120 mila euro l’anno, di cui 10 mila euro finanziati dal Comune di Torino».
Non bisogna per forza essere massoni per imbarcarsi nell’avventura. Contano le intenzioni. Come spiega il dentista Maurizio Damonte: «Non so nulla di massoneria. Collaboro anche con i camilliani e presto forse con Emergency. Quello che mi interessa è il rapporto umano che si instaura con i pazienti e con gli altri volontari».
Gli Asili crescono. Oggi verrà presentato l’ampliamento della struttura odontoiatrica, due nuove sale operatorie comunicanti. Alta tecnologia al servizio di chi sta peggio. Fra i pazienti dell’ultimo anno: 95 ammalati con patologie infettive, 65 tossicodipendenti, 16 alcolisti, 3 trapiantati. Anche la squadra di dentisti volontari sta crescendo, da dodici a venti. Fanno i turni per non lasciare giorni scoperti.
La coda che si forma davanti all’ingresso, invece, è per i posti in mensa. Distribuiscono i numeri per evitare discussioni. La gente sta aumentando, perché cresce la povertà e diminuiscono i centri d’accoglienza. Nella città dei santi sociali restano solo due posti dove mangiare gratis di sera. Gli Asili notturni dei massoni e il convento dei frati Cappuccini. Vorrà dire qualcosa?