Mese: Ottobre 2011

UNKLE & Moby “God Moving Over the Face of the Waters”

…una canzone capolavoro nel suo genere!!!

After 20 years, you analyze a lot…
You know, remember people, heroism…
Many people come up to me and say, that, had they been there
They surely would have died.
But no, it makes no sense…
Because until you’re in a situation like that
You have no idea how you’ll behave

Fronted by solitude without decadence or a…
Single material thing to prostitute and elevate you to a spiritual plane
Where I felt the presence of God
Now, there’s the God they taught me about at school
And there is the God that’s hidden… by what surrounds us in this civilization
That’s the God I meant

My mind is in a state
‘cause all I seem to do is tempt my fate
Well I try every space
But all the while I’m crushing at the gate

This time, this time

My mind is in a state
‘cause everything I miss it comes too late
So I try and disappear
But there is only one way out of here

This time… This time…

My mind is in a state
But all I need to do is change my pace
And I know there’s fear to face
But happiness is firm in its embrace

This time… This time…

A Very Good Morning (documentario sulla donna in Sudan)

a very good morning

Ho trovato questo documentario (A Very Good Morning) tanto bello quanto semplice.
Cito qui di seguito i nomi da citare:
Cesar Onlus, Kinè, Alessio Sele e Matteo Maroni.
Essere donna in Sudan oggi.
Disarmante.
Non trovo e non ho la presunzione di cercare parole per descriverlo.
Guardatelo e basta:

Per “approfondire” l’argomento (sarebbe il caso) si può iniziare da questa manciata di link:
introduzione alla nazione secondo Wiki,
fame e povertà in Sudan secondo Radio Vaticana,
donne costantemente vittime di violenze secondo Reuters,
diritti umani in ginocchio secondo IlFatto,
il video di cui si parla nel Fatto,
il Sudan secondo Matteo Maroni

Siria senza democrazia né pace

La Siria è una repubblica ma assomiglia molto ad una dittatura della famiglia Asad (al governo dal 1970) e le cose sembra non vadano molto bene…leggete qui di seguito e firmate la petizione.

Il regime siriano ha raggiunto un nuovo record dell’orrore: le sue squadre della morte stanno utilizzando le ambulanze e gli ospedali per uccidere i manifestanti feriti. Ma la Russia, alleato chiave e fornitore di armi alla Siria, potrebbe mettere fine a questa carneficina.

Due governi possono influenzare la Russia: la Turchia e la Germania. Entrambe sostengono i manifestanti siriani pro-democrazia e hanno forti legami con la Russia. Se ci rivolgeremo a loro ora, potremo aggiungere ulteriore pressione a quella già presente nella regione, e spingere il Presidente Medvedev a smettere di sostenere questo regime brutale e aiutare un’urgente azione globale.

Gli ospedali dell’orrore siriani sono solo l’ultimo capitolo di una spirale di crimini inenarrabili contro i manifestanti pacifici. Finora nessuno ha chiesto alla Russia di rendere conto dei rifornimenti d’armi destinati a queste atrocità, ma insieme potremo cambiare le cose. Costruiamo una petizione enorme rivolta alla Merkel e a Erdogan per alzare la voce ora e per lavorare insieme alla Lega Araba per fermare queste atrocità. Firma ora e fai il passaparola con tutti: sarà consegnata ai Ministri degli esteri questa settimana.

Qui il link per la petizione e l’articolo originale

Vaccino per la malaria by GSK ottiene 47% di successo

Una prima serie di test clinici ha dimostrato l’efficacia di un vaccino contro la malaria e fa ben sperare i ricercatori, che da anni studiano il modo di renderci immuni dalla malattia alla base di circa 780mila morti ogni anno in tutto il mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Circa metà dei bambini che hanno ricevuto il vaccino sono sopravvissuti al contagio.

Il vaccino si chiama RTS,S ed è stato realizzato dalla società farmaceutica britannica GlaxoSmithKline (GSK). Ha richiesto più di 25 anni di sviluppo e negli ultimi tempi parte delle ricerche sono state finanziate dalla Bill and Melinda Gates Foundation, l’organizzazione messa in piedi dal cofondatore di Microsoft insieme con la moglie.

I test clinici, spiegano sul New York Times, andranno avanti fino al 2014 e comprenderanno esami e verifiche su circa 15mila bambini. Ieri, nel corso di una conferenza a Seattle (Washington), i ricercatori hanno mostrato i primi dati segnalando come la somministrazione di tre dosi abbia protetto il 47 per cento dei 6000 bambini tra i 17 mesi e i 5 anni. I dati saranno pubblicati sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine e sono definiti incoraggianti, anche se sarà necessario ancora molto tempo prima di verificare l’effettiva efficacia del vaccino.

Solitamente i vaccini vengono distribuiti quando nei test clinici arrivano intorno al 90 per cento di protezione, il farmaco contro la malaria si ferma per ora al 47 per cento, ma secondo i ricercatori della GSK si tratta di un risultato ugualmente importante. In pochi anni un vaccino con questa efficacia potrebbe comunque salvare diverse milioni di vite, ha detto l’amministratore delegato della società farmaceutica.

Realizzare un vaccino contro la malaria è un’operazione molto più complessa rispetto alla creazione di vaccini per gli altri virus. La malaria è causata da parassiti, protozoi appartenenti al genere Plasmodium, che causano febbre alta con complicazioni e in molti casi la morte, specialmente tra i pazienti più deboli. Questi parassiti si spostano dal sangue al fegato e poi nuovamente nel sangue, cambiando caratteristiche, ed è difficile creare un farmaco che li possa fermare. La principale via di contagio sono le zanzare del genere Anopheles e per questo motivo le tecniche di prevenzione sono solitamente tese a ridurre le popolazioni di questi insetti nelle aree molto abitate, soprattutto in Africa, America del Sud e parte dell’Asia.

Fino a ora GSK ha speso circa 300 milioni di dollari nella ricerca per RTS,S, che sarà probabilmente commercializzato con il nome Mosquirix. La società spenderà almeno altri 100 milioni di dollari nei prossimi anni per i test clinici. Il vaccino potrebbe offrire grandi opportunità commerciali per la società, che tuttavia ha deciso di venderlo al costo di produzione nei paesi poveri dove è molto presente la malattia, con un cinque per cento aggiuntivo sul prezzo finale per finanziare nuove ricerche contro la malaria.

Altre aziende farmaceutiche sono al lavoro per produrre un loro vaccino, ma per ora non hanno ottenuto risultati così incoraggianti. Molto dipende dall’approccio che viene seguito per debellare i parassiti: alcuni ricercatori si concentrano sulle proteine che si trovano sulla superficie di ogni parassita, e che potrebbero dare la chiave per fermarlo, altri cercano di innescare particolari reazioni nel nostro sistema immunitario per rendere innocui i parassiti.

sito di provenienza della notizia: ILPOST

Jean Béliveau: 75 mila chilometri a piedi per i BAMBINI

Jean Béliveau, 56 anni canadese, è tornato casa.

Quest’uomo è partito ben 11 anni fa con un obiettivo: fare il giro del mondo a piedi. E ce l’ha fatta. Un’avventura davvero incredibile e per portarla a termine Béliveau ha consumato 54 paia di scarpe.

Durante il suo viaggio, che ha avuto inizio il 18 agosto del 2000, il canadese ha attraversato Usa, America Latina, Messico, Europa, Africa e Asia. A quanto pare l’uomo ha iniziato la sua impresa dopo che la sua azienda di neon è fallita. La necessità di superare una sorta di depressione, di crisi di mezza età, l’ha spinto ad intraprendere l’incredibile viaggio. Il suo ritorno a casa, a Montreal, è avvenuto domenica scorsa.

Ora l’intenzione di Béliveau è quella di adoperarsi per la pace. Con il suo viaggio il canadese ha voluto sollecitare tutti a vivere in pace e lottare per essa, nonostante le diversità. Il suo obiettivo principale è sempre stato un progetto di pace in favore dei bambini. Dopo 11 anni di viaggio Béliveau non sembra affatto stanco e ha mostrato il suo desiderio di non fermarsi mai. Per molti Béliveau è il nuovo Forrest Gump, altri lo hanno paragonato a Jack Kerouac. L’impresa è valsa a Béliveau il riconoscimento dell’Unesco, che ha inserito la sua impresa nel progetto per la pace e la non violenza a favore dei bambini.

In questi 11 anni Jean Béliveau ha macinato 75mila chilometri ed attraversato 64 Paesi. Con sé il canadese ha portato una carrozzina a tre ruote, una sorta di “casa-valigia” che non lo ha mai abbandonato.

Nel corso del suo viaggio Béliveau ha provato esperienze di ogni tipo. E’ stato ad esempio scortato da soldati armati nelle Filippine ed aggredito da due giovani ubriachi in Sudafrica dove, per dormire al caldo, ha trascorso una notte in carcere e la mattina seguente, poiché la guardia che lo aveva accolto si era scordata di avvertire il collega del turno successivo, non lo volevano più far uscire.

La moglie, che lo ha incoraggiato, ha sempre raggiunto Béliveau, ovunque si trovasse, per trascorrere il Natale insieme. La moglie ha anche creato un sito per descrivere il lungo viaggio del marito.

Fra qualche mese probabilmente questa incredibile avventura diventerà un libro.

Un giorno di luglio 2003, Jean Beliveau si è svegliato in un carcere del Sud Africa, nel quale è entrato, di sua spontanea volontà, per avere un giaciglio e ed un riparo notturno. Il capo della polizia gli ha concesso di fermarsi per la notte, ma ora le guardie del turno di mattina non intendono lasciarlo andare via. Non intendono stare a sentire le sue pretese di innocenza o la sua bizzarra storia di essere l’uomo che sta cercando di fare il giro del mondo a piedi. A questo punto Beliveau ha già percorso 21 mila chilometri. “Non sono un prigioniero”, urla. “Sono il ragazzo canadese che sta facendo il giro del mondo a piedi. Dai, per favore. Per me è ora di andare. Sono pronto a ripartire”. Infine, un altro detenuto – un criminale vero – inizia a gridare e le guardie arrivano per vedere che cosa stia succedendo. Ben presto, gli uomini di legge si scusano con Beliveau e lo lasciano andare per la sua strada.
La sua lunga, lunga strada.
Per 11 anni, Beliveau ha camminato attraverso tutto il mondo, cercando di attirare l’attenzione sui bambini che subiscono violenza.
Il suo cammino ha coinciso con una iniziativa delle Nazioni Unite iniziata nel 2000 e si è conclusa il mese scorso, ma, l’uomo, ha ancora gran parte del Canada da attraversare.
Beliveau spinge un passeggino a tre ruote che trasporta poco più di una tenda, sacco a pelo, un kit di primo soccorso, cibo ed un diario. Niente high-tech o GPS. Solo alcune mappe, e, poi, durante il viaggio, segue i consigli della gente incontrata.
Ha percorso 76 mila chilometri, consumato 49 paia di scarpe, attraversato 64 paesi in sei continenti, ha dormito in alberghi, chiese, carceri e case di migliaia di sconosciuti. Ha ballato e cantato con i bambini in Malesia ed ha incontrato quattro vincitori del Premio Nobel per la pace, tra i quali Nelson Mandela a Durban, in Sud Africa. Quel breve incontro, nell’ottobre 2003, è stato uno dei momenti più memorabili degli anni che Beliveau trascorso viaggiando a piedi. “È stato molto breve”, ricorda Beliveau: “ha detto, ‘Il mondo ha bisogno di persone come voi.’ Sono parole molto grandi, ispirate, che ti danno una buona spinta”.

Beliveau è partito da Montreal. Ha camminato lungo la costa orientale degli Stati Uniti e, poi, l’occidentale del Sud America, è volato in Sud Africa, e da lì ha camminato verso nord lungo la costa orientale del continente, poi verso ovest lungo la parte superiore. Dopo aver sorvolato la Libia, perchè non riusciva ad ottenere il visto, si è diretto a nord dal Marocco verso l’Europa, raggiungendo l’Inghilterra nel 2006. Poiché l’inverno si stava avvicinando, ha deciso di non attraversare la Russia e si è diretto verso il Medio Oriente. Ha attraversato l’India e la Cina e, nell’agosto 2008, la Corea del sud. Poi, ha raggiunto le Filippine, la Malesia e l’Australia. Alla fine del 2010, era in Nuova Zelanda ed, ora, in Canada.
Il 30 gennaio, il viaggiatore intrepido è atterrato a Vancouver per completare l’ultima tappa del suo precorso. Sua moglie, che non lo aveva visto da più di un anno, era all’aeroporto, insieme ad un gruppetto di sostenitori. “È stato incredibile… strano, un po’ surreale”, dice Beliveau dell’incontro. “Questo è un grande, grande momento”Beliveau racconta che l’idea del viaggio gli è venuta nel novembre del 1999 mentre camminava attraverso il ponte Jacques Cartier a Montreal. Era in crisi di mezza età ed aveva appena venduto il suo negozio. Aveva bisogno di un cambiamento. Su una mappa del mondo, ha tracciato una rotta approssimativa e pensava di impiegare, nella sua impresa, una decina di anni. In seguito, si è allenato camminando, poi correndo.“Così mi è passata la depressione. Avevo un sogno ora, un progetto di vita davanti a me. Non riuscivo a smettere di pensarci”.
La parte più difficile è stata di dirlo a sua moglie, Luce Archambault, che compiva 45 anni dopo un mese dalla partenza. “Sono stato fortunato, io sono ancora fortunato, di avere Luce”, ha detto. “Lei è quella che continuava a sostenere il ragazzo sulla strada”. Archambault lo ha aiutato ad organizzare il viaggio da casa, ha costruito un sito web dedicato al camminare e, soprattutto, gli ha fornito, sempre, un supporto emotivo. I due si sono visti una volta all’anno da quando è iniziata l’impresa, incontrandosi, lungo il percorso, per tre settimane in inverno. Quelle vacanze sono state l’unico riposo per l’uomo.
Di media, ha camminato 30 km al giorno.“Molto può succedere in 10 anni”, dice. È diventato nonno due volte ed ha perso il padre nel 2006, mentre era in Belgio. Ha incontrato la sua prima nipote nello stesso anno durante una riunione di famiglia in Germania, ma deve ancora incontrare il suo secondo nipote.

Beliveau ha un infinito bagaglio di aneddoti edificanti sulla gentilezza degli estranei, le offerte di ospitalità, con vitto ed alloggio. Ha ricevuto un intervento odontoiatrico in Egitto ed in Australia, un paio di occhiali in India tutto gratuitamente.
Ha anche dovuto affrontare molte sfide, inclusa la sensazione di isolamento che l’ha quasi spinto ad abbandonare il viaggio nel 2004: stava passeggiando per l’Etiopia, circondato da bambini, ma non poteva trovare un modo per comunicare. I bambini potevano imitarlo dicendogli “Ciao”. Le molte differenze culturali che ha incontrato lungo la strada, e la solitudine, sono diventati troppo pesanti per lui. Lo descrive come un “shock culturale cumulativo” e dice che non poteva andare avanti. “Forse ero proprio arrivato ad un punto di saturazione” ma una telefonata da Archambault gli ha fatto cambiare idea e lo ha rimesso sulla strada.
Questa esperienza gli è servita come una lezione importante per perseverare nel suo intento nei successivi sette anni. Questo l’ha anche spinto a cercare di entrare più in contatto con le persone che ha incontrato e per assorbire quanto più possibile della loro cultura. Si è anche sforzato per cercare di imparare le varie lingue.
Dobbiamo sviluppare un grande senso di tolleranza, apertura mentale, dovremmo imparare dalle altre culture” spiega. Beliveau è riuscito ad imparare l’inglese, lo spagnolo ed il portoghese e sa dire “ciao, come stai” in tantissimi modi diversi che, dice, “è un grande passo avanti per accostare gli sconosciuti”. La sicurezza è stato un problema in alcuni posti. Ha richiesto una scorta della polizia in nove paesi, tra i quali l’Egitto, la Tunisia, il Marocco e la Macedonia. Nelle Filippine, è stato accompagnato da almeno 30 soldati – tutti con bandoliere di munizioni legate sul petto. L’uomo si è anche chiesto se fosse giusto accettare le offerte di sicurezza. “Non so se posso usare la parola vergogna, ma stavo camminando per la pace”, dice. “Immagina la scena: l’uomo che cammina a piedi per la pace, con l’esercito in giro che lo protegge”.

Beliveau sta cercando di sensibilizzare sullo stato dei bambini, non vuole raccogliere soldi per una particolare associazione caritativa, anche se alcune organizzazioni, lungo la strada, si sono unite a lui per raccolte di fondi locali.
Il 6 gennaio 2007, ha raggiunto i 40.000 chilometri, circa la lunghezza della circonferenza della Terra all’equatore, mentre si trovava a Rakoczifalva, Ungheria, circa 300 persone si sono impegnate a raccogliere fondi di beneficenza per bambini.
Un fatto simile si è verificato a Manila, nelle Filippine, ma questa volta erano più di 1.000 persone.
Beliveau e Archambault hanno creato la Fondazione WWWalk in modo da poter continuare a lavorare per i bambini di tutto il mondo alla fine dell’impresa.

La fine del viaggio è prevista verso la metà di questo mese.
Ricordando le sue prime settimane a piedi attraverso gli Stati Uniti, Beliveau dice che non aveva programmato abbastanza che cosa doveva fare ma poi non c’è voluto molto per entrare nel ritmo del cambiamento costante.
“Chiunque considerando una simile avventura dovrebbe sapere che il primo passo è il più difficile. Basta andare, muovere i primi passi. Tu costruisci la tua strada sulla strada”.

siti di riferimento:
EXCITE
WELLTHINESS BLOG

qui di seguito una parte del documentario:

15 OTTOBRE 2011 – TUTTO IL MONDO – WE ARE 99%

Qui la protesta del movimento raggiunge Times square, il centro “dei valori del successo e della perversione del modello dominante”. Al grido di “siamo il 99%” la manifestazione attraversa la grande mela. I poliziotti assistono dietro alle transenne mentre la gente grida “shame”, vergogna.

la parabola etico-economica della “crisi degli asini”

LA CRISI DEGLI ASINI

Un uomo in giacca e cravatta apparve un giorno in un villaggio di contadini.
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto.
I contadini erano effettivamente un po’ sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.
L’uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali.
Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che la settimana successiva avrebbe comprato asini a 500 € e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio tutti gli asini che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l’ordine di vendere le bestie a 400 € l’una.
Vedendo la possibilità di realizzare la settimana successiva un utile di 100 € ad asino, tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d’affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con tanti asini senza valore e debiti fino sopra ai capelli.
Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti.
Il prezzo dell’asino era crollato. Gli animali furono sequestrati dal banchiere ed affittati ai loro precedenti proprietari.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che, se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.
Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).
Eppure quest’ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio nè quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l’aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti i Comuni decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità…venne innalzata l’età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici. Furono abbassati i salari e al contempo le tasse furono aumentate. Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini. Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un’isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte. Noi li chiamiamo fratelli Mercato.
Molto generosamente, essi hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio…
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete?

DiPietro by Guzzanti

nessun commento è necessario direi 😉

Pasolini sul potere moderno

Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economico, che sfugge alle logiche razionali. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori. Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento. Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industrialotti, voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano.

(Pier Paolo Pasolini)

LINDBERGH (Ivano Fossati)

LINDBERGH (Ivano Fossati)

non sono che il contabile dell’ombra di me stesso

se mi vedete qui a volare
è che so staccarmi da terra e alzarmi in volo
come voi altri stare su un piede solo

difficile non è partire contro il vento
ma casomai senza un saluto

non sono che l’anima di un pesce con le ali
volato via dal mare per annusare le stelle

difficile non è nuotare contro la corrente
ma salire nel cielo e non trovarci niente

dal mio piccolo aereo di stelle io ne vedo
seguo i loro segnali e mostro le mie insegne
e la voglio fare tutta questa strada
fino al punto esatto in cui si spegne

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