Mese: Giugno 2013

OSCENO il “museo” del risparmio (a Torino) della Intesa SanPaolo

MdR

Cosa fate normalmente quando due ragazzi vi cercano di fermare per strada con una cartellina ed una penna in mano?
Cosa fareste se quei ragazzi vi iniziassero a chiedere quanto guadagnate al mese, e come spendete esattamente il vostro stipendio voce per voce (cibo, ristorante, affitto etc)?
Cosa fareste se scopriste che quei ragazzi sono pagati da una grande banca che quindi utilizzerà a suo privato profitto le informazioni così raccolte?
Eh? Cosa fareste? Paghereste 8 euro per arricchire il database della Intesa SanPaolo con le vostre abitudini economiche?!?!!!
Come si puo’ allestire uno spazio del genere all’interno del palazzo di proprietà privata Intesa SanPaolo, attrezzarlo con una ventina di touchscreen ex aziendali refittati ed un paio d’ore di animazioni economiche, usarlo per raccogliere dati sensibili mascherati da innocenti giochini, far pagare l’ingresso ed avere anche LA FACCIA TOSTA DI CHIAMARLO “MUSEO”!!!
IGNOBILE
OSCENO
VOLGARE

Cosa fate normalmente quando due ragazzi vi cercano di fermare per strada con una cartellina ed una penna in mano?
Cosa fareste se quei ragazzi vi iniziassero a chiedere quanto guadagnate al mese, e come spendete esattamente il vostro stipendio voce per voce (cibo, ristorante, affitto etc)?
Cosa fareste se scopriste che quei ragazzi sono pagati da una grande banca che quindi utilizzerà a suo privato profitto le informazioni così raccolte?
Eh?
Cosa fareste?
Paghereste 8 euro per arricchire il database della Intesa SanPaolo con le vostre abitudini economiche?!?!!!

Come si puo’ allestire uno spazio del genere all’interno del palazzo di proprietà privata Intesa SanPaolo, attrezzarlo con una ventina di touchscreen ex aziendali refittati ed un paio d’ore di animazioni economiche, usarlo per raccogliere dati sensibili mascherati da innocenti giochini, far pagare l’ingresso ed avere anche LA FACCIA TOSTA DI CHIAMARLO “MUSEO”!!!
Questo è il “Museo” del Risparmio di Torino!!!

IGNOBILE

OSCENO

VOLGARE

dieci regole per il controllo delle masse attraverso i media

Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, spiega attraverso dieci regole come sia possibile mistificare la realtà.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.

1 ) La strategia della distrazione, fondamentale, per le grandi lobby di potere, al fine di mantenere l’attenzione del pubblico concentrata su argomenti poco importanti, così da portare il comune cittadino ad interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio, l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca.

2 ) Il principio del problema-soluzione-problema: si inventa a tavolino un problema, per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Un esempio? Mettere in ansia la popolazione dando risalto all’esistenza di epidemie, come la febbre aviaria creando ingiustificato allarmismo, con l’obiettivo di vendere farmaci che altrimenti resterebbero inutilizzati.

3 ) La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 ) La strategia del differimento. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, al momento, per un’applicazione futura. Parlare continuamente dello spread per far accettare le “necessarie” misure di austerità come se non esistesse una politica economica diversa.

5 ) Rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad un bambino. Più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un tono infantile. Per esempio, diversi programmi delle trasmissioni generaliste. Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni, in base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una risposta probabilmente sprovvista di senso critico, come un bambino di 12 anni appunto.

6 ) Puntare sull’aspetto emotivo più che sulla riflessione. L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile.

7 ) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Pochi, per esempio, conoscono cosa sia il gruppo di Bilderberg e la Commissione Trilaterale. E molti continueranno ad ignorarlo, a meno che non si rivolgano direttamente ad Internet.

8 ) Imporre modelli di comportamento. Controllare individui omologati é molto più facile che gestire individui pensanti. I modelli imposti dalla pubblicità sono funzionali a questo progetto.

9 ) L’autocolpevolizzazione. Si tende, in pratica, a far credere all’individuo che egli stesso sia l’unica causa dei propri insuccessi e della propria disgrazia. Così invece di suscitare la ribellione contro un sistema economico che l’ha ridotto ai margini, l’individuo si sottostima, si svaluta e addirittura, si autoflagella. I giovani, per esempio, che non trovano lavoro sono stati definiti di volta in volta, “sfigati”, choosy”, bamboccioni”. In pratica, é colpa loro se non trovano lavoro, non del sistema.

10 ) I media puntano a conoscere gli individui (mediante sondaggi, studi comportamentali, operazioni di feed back scientificamente programmate senza che l’utente-lettore-spettatore ne sappia nulla) più di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul pubblico, maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su sé stesso.

Copiaincollato da “ecco 10 modi per capire tutte le menzogne che ci dicono” pubblicato su Linkiesta.it

USA in Iraq per il petrolio: crimine di guerra

us oil war

Perché gli USA sono in Iraq?
A sentire la propaganda di Washington, i problemi degli Stati Uniti in Iraq sono tutti dovuti all’Iran.
In realtà, questa invasione è un crimine di guerra:

La domanda di petrolio non è mai stata così forte come in questo momento storico.
Le riserve dell’Iraq sono le seconde al mondo e l’estrazione è poco costosa.
Nel novembre 2007 il presidente George W. Bush e il premier iracheno Nouri al Maliki hanno firmato una dichiarazione di princìpi senza consultare né il congresso statunitense né il parlamento iracheno, e meno che mai le popolazioni dei due paesi.
La dichiarazione lascia aperta la possibilità di una presenza militare statunitense in Iraq a tempo indeterminato.
Il documento contiene anche una richiesta sfacciata sullo sfruttamento delle risorse irachene.
Il ministero del petrolio iracheno sta per firmare con alcune compagnie petrolifere occidentali (Exxon Mobil, Shell, Total, Bp, Chevron e qualche altra piccola) per rinnovare la concessione petrolifera perduta negli anni delle nazionalizzazioni, quando i paesi produttori di petrolio ripresero il controllo delle loro risorse.
I contratti senza gara d’appalto, a quanto pare scritti dalle stesse compagnie petrolifere con l’aiuto delle autorità americane, hanno prevalso sulle offerte di altre quaranta società, tra cui alcune cinesi, indiane e russe.
Nel mondo arabo e nell’opinione pubblica statunitense circola il sospetto che gli’USA abbiano occupato l’Iraq per assicurarsi il petrolio garantito da questi contratti.

Per gli strateghi statunitensi è fondamentale che l’Iraq sia sotto il controllo degli Stati Uniti e che, per quanto possibile, si comporti come uno stato-cliente docile, pronto a ospitare le loro basi militari nel cuore delle maggiori riserve di greggio del mondo.
Durante tutto ciò i democratici statunitensi sono rimasti silenziosi. Evidentemente non hanno obiezioni di principio alla guerra.
Questi sono gli occhi con cui si guarda il mondo: se si raggiunge l’obiettivo, la guerra e l’occupazione sono giustificate.

Qual è il debito degli USA con gli iracheni per aver distrutto il loro paese?…

Mio riassunto di un articolo di Noam Chomsky tradotto e pubblicato su Internazionale il 17 luglio 2008

caduti nella guerra iracheno-statunitense

iraq war

In Iraq dal 2003 ad oggi sono morti:

4’486 soldati statunitensi
179 soldati britannici
139 soldati di altre nazionalità
4’804 totale soldati della coalizione NATO morti

Fonte: icasualties.org

caduti nella guerra afgano-statunitense

afghanistan war

In Afghanistan dal 2001 ad oggi sono morti:

2’228 soldati statunitensi
444 soldati britannici
645 soldati di altre nazionalità
3’317 totale soldati della coalizione NATO morti

Fonte: icasualties.org

caduti nella guerra israelo-palestinese

israele-palestina

Dall’inizio della seconda intifada (28 settembre 2000) alle 16:00 del 16 luglio 2008 sono morti:

5’281 palestinesi
1’081 Israeliani
79 altre nazionalità
6’441 totale

Fonte: AFP

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