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la preghiera laica “Mare nostro” di Erri De Luca

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Questa la splendida preghiera laica “Mare nostro” di Erri De Luca; un accorato canto di dolore sulla vita, la morte, le speranze che il Mediterraneo accoglie e custodisce:

Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
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dei naufraghi salvati.

Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento,
medicines during pain such as ibuprofen, aspirin, and naproxen can lessen the so, how can you find the best diet pill when from uk most  al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.

<p style="border: 0px;font-family: ‘Open Sans’, ‘Helvetica Neue’, Helvetica, Arial, sans-serif;margin: 0px 0px 1em;padding: 0px;vertical-align: baseline;color: #404040;line-height: 19.9939994812012px”>Mare nostro che non sei nei cieli,
tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le visite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.

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Fulvio Ervas “se ti abbraccio non aver paura”

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Fulvio Ervas “se ti abbraccio non aver paura
Il libro del viaggio di Franco e Andrea

Il racconto di un viaggio, un viaggio lungo migliaia di chilometri, un viaggio lungo due mesi attraverso nord, centro e sud america, ma anche un viaggio lungo tutta la vita attraverso il rapporto di un padre ed un figlio diciassettenne.
Un viaggio tra le persone, tra le case, le spiagge, le strade e le piazze e tra i fiumi e i laghi e le foreste.
Un viaggio abbracciati ad un disturbo misterioso, l’autismo, che rende ogni cosa agrodolce.
Un viaggio in moto in macchina, a piedi, a nuoto, in traghetto, in aereo, in moto alla ricerca di un miracolo o una magia…forse trovata…forse no…
Il racconto di un viaggio…

Franco e Andrea

spiegazione della relatività ristretta di Einstein

Mi permetto di pubblicare questo articolo su questo argomento profondamente complesso usando le parole della biografia di Einstein scritta da Walter Isaacson (autore e libro eccellenti che consiglio caldamente).

CONTESTUALIZZAZIONE
Nel “dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” del 1632, Galileo, sostenendo Copernico formulò il principio che le leggi del moto e della meccanica sono identiche in tutti i sistemi di riferimento con velocità costante.

Nell'”annus mirabilis” 1666 Isaac Newton, rintanato nella casa della madre nel villagio rurale di Woolsthorpe per sfuggire alla peste che imperversava su Cambridge, creò il calcolo infinitesimale, eseguì un’analisi dello spettro della luce e formulò la legge gravitazionale.

Maxwell nel 1862 aveva calcolato che le onde elettromagnetiche dovevano propagarsi alla velocità di circa c=300 mila km/sec cioè la stessa velocità che gli scienziati avevano misurato per la luce. Divenne quindi chiaro che la luce era la manifestazione visibile delle onde elettromagnetiche.

Per quasi trecento anni, l’universo meccanico di Isaac Newton, basato su leggi e certezze assolute, con la sua fede nelle cause e negli effetti, nell’ordine e perfino nel dovere, aveva costituito il fondamento psicologico dell’Illuminismo e dell’ordine sociale.
Einstein, con la sua Relatività Ristretta del 1905, affermava una concezione dell’universo, nota come relatività, in cui spazio e tempo dipendono dai sistemi di riferimento.
L’apparente rifiuto delle certezze, un abbandono della fede nell’assoluto, pareva ad alcuni vagamente eretico, forse perfino empio.

LA RELATIVITA’ RISTRETTA O SPECIALE: spazio assoluto e tempo assoluto diventano spaziotempo
Albert Einstein era convinto che il principio di relatività di Galileo valesse anche per le onde luminose e nel marzo del 1905, all’età di 26 anni, elaborò la teoria della “relatività ristretta” (o speciale) valida cioè solo nei casi in cui gli osservatori si muovono a velocità costante l’uno rispetto all’altro.
Il concetto essenziale della relatività ristretta è semplice: le leggi fondamentali della fisica sono identiche qualunque sia lo stato di moto dell’osservatore.
Con la relatività ristretta Einstein mostrò che spazio e tempo non hanno esistenze indipendenti, ma costituiscono la struttura unica dello spaziotempo.

Visto il contenuto di questa teoria, Einstein considerò per qualche tempo la possibilità di chiamare la sua creazione “teoria dell’invarianza”.
Secondo questa teoria infatti, le leggi fisiche dello spaziotempo unificato, erano appunto invarianti piuttosto che relative.
Max Planck, nel 1906, usò il termine “relatività” e, dal 1907 Einstein iniziò a fare altrettanto.

Il primo postulato era il principio di relatività.
In questo Einstein affermava che tutte le leggi fondamentali della fisica e dell’elettrodinamica (quindi comprese anche le equazioni di Maxwell che governano le onde elettromagnetiche), sono identiche per tutti gli osservatori in moto con velocità costante l’uno rispetto all’altro. Sono cioè identiche per tutti i sistemi di riferimento inerziali.
Sistema di riferimento inerziale cioè movimento uniforme in linea retta con valore della velocità che non cambia.
Il secondo postulato affermava che la velocità della luce fosse (come quella del suono) una costante indipendentemente dal moto della sorgente che la emetteva. Gli scienziati non erano riusciti a trovare alcuna prova di una dipendenza della velocità della luce da quella della sua sorgente

Il tempo non può essere definito in modo assoluto, e c’è una relazione inscindibile tra il tempo e la velocità dei segnali.
Infatti due eventi i quali sembrano essere simultanei ad un osservatore non appariranno tali a un altro osservatore che si muove rapidamente.
E non c’è modo di dire che uno degli osservatori ha veramente ragione.
Le misure di tempo, sia quelle di durata sia quelle di simultaneità, sono relative, dipendono dal moto dell’osservatore.
In altre parole non c’è modo di dire che i due eventi sono veramente simultanei.
Significa che non esiste un tempo assoluto e, al contrario, tutti i sistemi di riferimento in movimento hanno un proprio tempo relativo.
Il concetto di tempo assoluto fondamento della fisica sin dai “principia” di Newton del 1687 veniva quindi messo in discussione.
In effetti lo spazio ed il tempo assoluto sono due concetti ai quali non può corrispondere un’osservazione diretta.
Newton stesso ammetteva che “il tempo assoluto non è un oggetto di percezione” o, come diceva Ernst Mach: “non può essere commisurato dall’esperienza”.

Nel settembre del 1905 Albert Einstein aggiunse una appendice: la ormai celebre E=mc^2.
Qui Einstein postulò che massa ed energia sono manifestazioni diverse della medesima entità: la massa di un corpo è la misura del suo contenuto di energia.
Quindi, a conti fatti, l’energia contenuta nella massa di un’uvetta potrebbe soddisfare gran parte della domanda giornaliera di elettricità di New York City.

ESEMPI SULLA RELATIVITA’ RISTRETTA
Per capire la relatività propongo un esperimento mentale:
Immaginiamo una gigantesca nave petroliera che stia navigando ad altissima velocità. Un raggio di luce inviato dalla poppa (dietro) verso la prua (davanti) percorrerà la lunghezza della sola nave agli occhi di un marinaio imbarcato mentre percorrerà la lunghezza della nave sommata alla distanza percorsa in quel tempo dalla nave lanciata a tutta velocità agli occhi di un osservatore fermo in riva al mare. Per entrambi gli osservatori la velocità della luce è la stessa (c) ma per l’osservatore a terra, la luce ha percorso un tratto più lungo prima di raggiungere la prua. In altre parole, il medesimo evento è durato più a lungo se visto da una persona a terra che se visto da una persona sulla nave. Questo fenomeno venne chiamato “dilatazione del tempo”. Il fenomeno della dilatazione del tempo è stato confermato a livello sperimentale anche usando orologi di controllo a bordo di aerei commerciali.

Quindi, come da nome originale della teoria (invarianza), la distanza effettivamente coperta da un raggio di luce in un dato intervallo di tempo non varia al variare dello stato di moto del sistema di riferimento.
La distanza è infatti calcolabile come il prodotto della velocità della luce (sempre costante) per l’intervallo di tempo (che invece “cambia”).

Un altro esperimento mentale utile per capire la relatività è quello dell’orologio sul razzo:
Due orologi, uno a terra e l’altro su un razzo che compie il giro della terra: il tempo di volo viene misurato in modo diverso dai due orologi – quello a bordo misura un tempo più breve, fino a fermarsi se il razzo viaggia alla velocità della luce.

LA RELATIVITA’ GENERALE: dallo spaziotempo alla gravità alla materia
L’idea centrale della relatività generale è che la gravità derivi dalla curvatura dello spaziotempo.
In essa infatti sono descritte le equazioni matematiche che descrivono come:
1 – il campo gravitazionale agisce sulla materia dicendole come muoversi e
2 – la materia, a sua volta, genera i campi gravitazionali nello spaziotempo, dicendogli come incurvarsi

Con uno sforzo ammirabile, Einstein formalizzò questa teoria mentre stava divorziando e durante la prima guerra mondiale.
Il lavoro intensissimo durato molti anni culminò, alla fine del novembre 1915, con la pubblicazione della relatività estesa (o generale); trionfale revisione dell’universo di Newton.

Einstein disse che questa era “la scoperta più preziosa della mia vita”.
Secondo Paul Dirac (premio Nobel pioniere della meccanica quantistica) questa era “probabilmente la massima scoperta scientifica mai fatta”.
Max Born (uno dei giganti della fisica del XX secolo) , la definì “la più grande impresa del pensiero umano per la conoscenza della natura, la più ammirevole commistione di acume filosofico, d’intuito fisico e di abilità matematica”.

DOPO LA RELATIVITA’: alla ricerca della teoria unitaria del campo
Einstein non accettava la natura “casuale” della meccanica quantistica e ripeteva spesso: “non posso credere che il buon Dio giochi a dadi”. Così passò la seconda metà della sua carriera di scienziato alla ricerca di una teoria capace di fornire una chiave universale del cosmo: dalle stelle all’atomo.
Senza mai perdersi d’animo ci lavorò sopra per decenni.
Nel 1948 scriveva: “non ne verrò più a capo. Il problema verrà dimenticato per essere riscoperto più tardi.” “Non credo che vivrò abbastanza per vedere chi ha ragione.”
Nel 1951 scriveva: “la teoria unitaria del campo, in sè, è ultimata. Ma è così difficile da trattare matematicamente che non sono in condizione di verificarla in alcun modo. Questo stato di cose è destinato a durare per anni.”
Poche ore prima di morire (1955) ancora vi lavorava ma, come lui stesso aveva profetizzato, non riuscì mai nell’intento.

IL NOBEL
A causa del carattere fortemente rivoluzionario della teoria della relatività, molti scienziati conservatori ma influenti dell’epoca lottarono politicamente affinché nessun premio gli venisse riconosciuto. Per questo motivo nel 1921 gli venne dato il Premio Nobel per la Fisica per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell’effetto fotoelettrico e non per la relatività.

non c’è fine all’autoconoscenza

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krish

Alla domanda: “Come possiamo conoscere noi stessi?” Krishnamurti risponde:
“Tu conosci il tuo volto perché lo hai spesso visto riflesso nello specchio. Ebbene, c’è uno specchio in cui puoi vederti riflesso per intero – non solo il volto, ma tutto ciò che pensi e che senti, le motivazioni, i desideri, i bisogni e le paure. valtrex generic online, order online no …
Quello specchio è lo specchio dei rapporti: il rapporto fra te e i tuoi genitori, fra te e gli insegnanti, fra te e il fiume, gli alberi, la terra, fra te e i tuoi pensieri.
Ogni rapporto è uno specchio in cui puoi vedere te stesso, non come vorresti essere, ma come sei.
Quando mi guardo in un comune specchio, vorrei magari che mi facesse apparire bello, ma questo non accade perché lo specchio riflette il mio volto esattamente com’è e io non posso ingannarmi.
Allo stesso modo, posso vedermi esattamente come sono nello specchio dei miei rapporti con gli altri.
Posso osservare come parlo alla gente: molto gentilmente a coloro che penso possano darmi qualcosa, e sgarbatamente o con disprezzo a coloro da cui non mi aspetto nulla. Sono pieno di riguardi per coloro che temo. Mi alzo in piedi quando entra qualcuno di importante, ma quando entra il servitore non ci faccio neanche caso.
Cosi, osservando me stesso nei rapporti, ho scoperto quanto falso è il rispetto che ho per la gente. E posso ugualmente scoprire come sono in rapporto agli alberi e agli uccelli, alle idee e ai libri. jul 7, 2014 – ® online, click here! http://cheapwebadv.com/ifeed/img/2419/ w8nb/ baclofen /1/glam
Potete avere tutti i titoli accademici del mondo, ma se non conoscete voi stessi, siete estremamente stupidi. Conoscere se stessi è il fine ultimo dell’educazione. Se non c’è autoconoscenza, il semplice fatto di raccogliere dati o prendere appunti in modo da superare gli esami è una maniera assai stupida di esistere.
Potete essere capaci di citare la , le , il o la , ma a meno che non conosciate voi stessi, siete come pappagalli che ripetono le parole altrui senza capirle.
Nel momento in cui cominciate a conoscere voi stessi, anche se poco, si è già messo in moto uno straordinario processo di creatività.
E’ una scoperta vedervi all’improvviso cosi come siete: avidi, attaccabrighe, irascibili, invidiosi, stupidi.
Osservare tale dato senza cercare di alterarlo, osservare semplicemente ciò che siete davvero, è una rivelazione sbalorditiva. , atarax 50 mg, order , generic atarax, atarax 10mg tablets, atarax hydroxyzine, buy hydroxyzine.
A partire da questo potete andare sempre più in profondità, all’infinito, poiché non c’è fine all’autoconoscenza”.

Tratto da “” di

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vecchio mestiere: L’AMANUENSE

stampa amanuense

Prima della diffusione della , l’amanuense o il copista, era la figura professionale di chi, per mestiere, ricopiava  a servizio di privati o del pubblico.

Nell’ la professione di amanuense era esercitata dagli  top quality medications. generic name of amoxil . top offering, buy . . Dopo la diffusione del  fu coltivata soprattutto in centri religiosi (in particolar modo le  dei  as far as saving money goes, canada is readily available and tends to cost a lot less. when your doctor writes you a prescription, be sure to ask ) e nel  si sviluppò una vera e propria industria di professionisti.

Oggi, per gli studiosi di  apr 7, 2014 – cheap vaginal cream without prescription 4.8 out of 5 based on 432 ratings. for most people, recommended daily allowance rda of protein and fat at uk purchase baclofen with amex buy baclofen canada legally baclofen by mail order korea baclofen buy order baclofen è molto più affidabile un’opera copiata da un professionista della copiatura, che non da un esperto della materia oggetto dell’opera, poiché questi ultimi avevano la tendenza a “correggere” il testo.

Attualmente il termine amanuense può essere utilizzato anche per indicare chi scrive a mano atti o documenti, nei casi in cui la  richieda l’uso della scrittura manoscritta nella formazione degli atti (per es. i verbali delle riunioni di ).

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il BUSINESS delle medicine

Ancora una volta mi ritrovo a scrivere male delle aziende farmaceutiche e delle medicine in generale.
TERRIBILE

Questa volta mi limiterò a riportare una particina microscopica di un intero libro:

L’efficacia dei farmaci viene verificata da quelli che li fabbricano, con test clinici mal progettati e condotti su un piccolo numero di pazienti poco rappresentativi, e analizzati con tecniche truccate che enfatizzano solo i benefici. Quando emergono dati non graditi alle aziende è riconosciuto il diritto di tenerli nascosti a medici e pazienti.

…eccetera…eccetera…eccetera…

Il libro è “Bad Pharma” di Ben Goldcare

qui di seguito una sua “TED” sull’argomento

e qui un paio di link a suoi articoli pubblicati sul Guardian.

Personalmente posso aggiungere che dal 2008 non prendo NESSUNA medicina (non un’aspirina né un’antidolorifico quando mi son rotto il braccio), dono il sangue quattro volte all’anno e…scoppio di salute.
A questo punto la domanda sorge spontanea: non prendo medicine perché non  mi ammalo…o non mi ammalo perché non prendo medicine?!?…

sito web che coniuga i verbi italiani

La coniugazione dei verbi italiani presenta le difficoltà comuni a tutte le lingue neolatine per via della grande ricchezza e varietà delle forme verbali utilizzate.

Questo sito (Italian-Verbs.com) conosce oltre 12’000 verbi!
…basta digitare il verbo, sia nella sua forma attiva (esempio: amare, temere, finire, io sogno, noi andavamo, io farei), sia nella sua forma riflessiva (esempio: lavarsi, vestirsi, io mi lavo, tu ti pettini) e apparirà la tabella di coniugazione richiesta.

Istantanea consultazione, completo, utile per dissipare dubbi ma anche per studiare e ripassare.

Consigliatissimo!

Anna Frank

Il 3 maggio Anna Frank 1944 scriveva nel suo Diario

” A che cosa serve mai la guerra?
Perché gli uomini non possono vivere in pace?
Perché devastare tutto?
La domanda è comprensibile, ma finora nessuno ha ancora trovato una risposta soddisfacente.
Già, perché in Inghilterra fanno aeroplani sempre più grandi, bombe sempre più pesanti e, nello stesso tempo, case prefabbricate in serie per la ricostruzione?
Perché si spendono ogni giorno milioni per la guerra e nemmeno un centesimo per l’assistenza medica, per gli artisti, per i poveri?
Perché gli uomini debbono soffrire la fame, quando in altre parti del mondo si lasciano marcire i cibi sovrabbondanti?
Perché gli uomini sono così pazzi?
Non credo affatto che la guerra sia soltanto colpa dei grandi uomini, dei governanti e dei capitalisti. No, la piccola gente la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero rivoltati da tempo.
C’è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all’assassinio, alla furia, e fino a quando tutta l’umanità, senza eccezioni, non avrà subito una grande metamorfosi, la guerra imperverserà: tutto ciò che è stato ricostruito o coltivato sarà distrutto e rovinato di nuovo e l’umanità dovrà ricominciare da capo. ”

…desidero invitare TUTTI alla lettura del libro e ad una PROFONDA, SILENZIOSA RIFLESSIONE…

Tutto quello che mi serve sapere l’ho imparata all’asilo [Robert Fulghum]

Tutto quello che mi serve sapere, riguardo a come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi, l’ho imparata all’asilo.
La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori.
No.
Si trova nel mucchio di sabbia della scuola materna. Ed ecco che cosa ho appreso:

• Condividi tutto con gli altri.

• Gioca correttamente.

• Non picchiare.

• Rimetti le cose al loro posto.

• Sistema il tuo disordine.

• Non prendere ciò che non ti appartiene.

• Dì che ti dispiace, quando ferisci qualcuno.

• Lavati le mani prima di mangiare.

• Ricordati di tirare lo sciacquone.

• I biscotti caldi e un bicchiere di latte freddo fanno bene.

• Vivi una vita equilibrata: impara qualcosa, pensa, disegna, dipingi, canta, balla, suona e lavora un po’ ogni giorno.

• Fai un riposino ogni pomeriggio.

• Nel mondo, là fuori, fai attenzione al traffico, tieni la mano e resta vicino agli altri.

• Riconosci ciò che è meraviglioso. Pensa al seme nel vaso: le radici scendono verso il basso, la pianta sale e nessuno sa come o perché, ma tutti siamo così.

• I pesci rossi, i criceti, i topolini, persino il seme nel vaso: tutti muoiono. Anche noi.

• Non dimenticare la prima parola che hai imparato, la parola più importante di tutte: GUARDARE.

Tutto quello che ti serve sapere è lì, da qualche parte. La regola Aurea, l’amore, l’igiene di base, l’ecologia, la politica, l’uguaglianza e il vivere in maniera equilibrata.
Basta scegliere uno qualsiasi di questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati, applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, al mondo in generale e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo potrebbe essere migliore se tutti noi prendessimo latte e biscotti tutti i pomeriggi, alle tre, e schiacciassimo un pisolino sotto le coperte. O se i governi di tutti i Paesi seguissero un principio elementare: quello di rimettere sempre le cose al loro posto e di sistemare il loro disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che là fuori, nel mondo, è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.

…tratto dal libro:

All I Really Need to Know I Learned in Kindergarten (by Robert Fulghum)
Traduzione italiana: Tutto quello che mi serve sapere l’ho imparato all’asilo (Sperling & Kupfer Editori)

Corto Maltese & Mau Mau

Un piccolo omaggio al grande Hugo Pratt ed il suo Corto Maltese, tramite un montaggio di immagini e la musica dei Mau Mau:

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