Dal 2017: l’italicum bis raddrizzato a martellate dalla cSappiamo tutti (spero) che il governo (Presidente del Consiglio e i “suoi” Ministri) non è espressione DIRETTA del popolo ma viene incaricato dal Presidente Della Repubblica.
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Hanno imposto false priorità alla nazione.
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Questa la splendida preghiera laica “Mare nostro” di Erri De Luca; un accorato canto di dolore sulla vita, la morte, le speranze che il Mediterraneo accoglie e custodisce:
Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
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dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento,
medicines during pain such as ibuprofen, aspirin, and naproxen can lessen the so, how can you find the best diet pill when from uk most al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.
<p style="border: 0px;font-family: ‘Open Sans’, ‘Helvetica Neue’, Helvetica, Arial, sans-serif;margin: 0px 0px 1em;padding: 0px;vertical-align: baseline;color: #404040;line-height: 19.9939994812012px”>Mare nostro che non sei nei cieli,
tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le visite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.
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I social network, inizialmente luoghi virtuali di incontri e scambi di opinione, hanno ormai il ruolo di informare, ma si tramuteranno presto in una arma per la controinformazione.
Distinguere i tratti corretti da quelli che intendono sviare la realtà è estremamente complesso, soprattutto se la deception ( in italiano) è formulata da professionisti. La negazione dei dati, intesi come territorio inviolabile di uno Stato sovrano, piuttosto che di un’organizzazione transnazionale quanto di una azienda privata, passa per la guerra cognitiva, od anche per la guerra post-eroica.
Le operazioni psicologiche, , subiranno un upgrading con i Facebook Warriors voluti dall’intelligence britannica.
I nuovi soldati della disinformazione sono inquadrati nel 77mo battaglione dell’esercito inglese come unità delle Forze Speciali. Ciò si traduce in personale altamente addestrato in operazioni complesse e coperte che tendono allo sviluppo di strumenti adatti alla deception, ma anche alla distruzione, interdizione, degradazione ed usurpazione delle reti di mappature, come precisato in un documento dell’USAF.
Una delle tattiche con la quale combatteranno è definita: “controllo del riflesso”. Adottata principalmente dai sovietici, consiste nel confezionare ad arte informazioni false in tal modo da indurre il soggetto bersaglio a reazioni già previste e programmate. Una sorta di false flag combattuta su facebook e twitter, dove ad uso degli utenti verranno diffuse disinformazione e verità abilmente mescolate tra loro da non poter distinguere deve sia celato l’inganno.
I del 77mo battaglione, così denominati a ricordo dell’unità partigiana che operò in Birmania dal 1942 al 1945, diverranno operativi dall’aprile 2015 ed il raggruppamento sarà composto da 1500 guerrieri dello spazio virtuale.
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Biografia:
Emilio Marco Piano, “”. The Globalist, 2015
…articolo copiaincollato da
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di Abdullahi Ahmed
Basta che una persona gridi Allahu Akbar
per essere il rappresentante di un miliardo e mezzo di persone?
Mercoledì 7 gennaio, quando sono accaduti i fatti di Parigi, la mattina presto mi sono svegliato, ho pregato, ho fatto colazione, sono andato al centro per l’impiego per avere il certificato di disoccupazione e poi mi sono recato all’informagiovani di Settimo dove svolgo il servizio civile.
Al bar, prima di entrare in ufficio, un mio amico si rivolge a me: “Ma cosa avete combinato?”.
Io non sapevo nulla di ciò che era accaduto a Parigi, mi ha colto alla sprovvista, non capivo a cosa si riferisse. Mi mostra un sito: “Allahu Akbar, Allahu Akbar, terroristi islamici uccidono i componenti della redazione di Charlie Hebdo”, o qualcosa del genere. Gli ho subito fatto una domanda: “Scusa, ma basta che una persona gridi Allahu Akbar per essere il rappresentante di un miliardo e mezzo di persone?”. Al che lui mi ha risposto che noi musulmani “moderati” avremmo dovuto prendere le distanze dai fatti accaduti.
Più che prendere le distanze da un fatto che non appartiene agli insegnamenti del profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui), e che quindi non appartiene neanche lontanamente a me, vorrei raccontarvi ciò che abbiamo “combinato” come comunità islamica di Torino.
A luglio, alla fine del mese del Ramadan, un momento di tensione e tristezza, perché erano in corso i bombardamenti di Gaza, la Moschea Omar ibn al-Khattab, l’Associazione Azeytouna (Olivo di Torino) in collaborazione con i Giovani Musulmani D’Italia (sezione di Torino) e la comunità Musulmana hanno interrotto il digiuno (IFTAR) e organizzato una cena insieme alla comunità cristiana, ebraica di San Salvario a cui tutti potevano partecipare, gratis. Abbiamo voluto ribadire la nostra volontà di pace. è stato un momento di grande condivisione.
Il 21 settembre la comunità islamica di Torino (e non solo) ha partecipato all’evento “una fiaccolata per la vita” contro il terrorismo e autoproclamato stato islamico, in piazza affari a Milano.
buy without prescription – order now!!! tags: uk . baclofen buy online uk. baclofen buy. canada. baclofen cheap. baclofen purchase Il 27 settembre l’associazione Giovani Musulmani d’Italia, sezione di Torino, ha partecipato a “torino spiritualità”, organizzando l’incontro “Un tè al gusto di Pace”, nella Moschea Omar ibn al-Khattab. La partecipazione è stata alta, abbiamo avuto modo di conoscere molte persone e di dialogare.
Il 27 ottobre si è tenuta la XIII Giornata del Dialogo Cristiano-Islamico a Torino. Questa volta ad ospitare l’incontro interreligioso è stato per la prima volta un centro di culto musulmano, la Moschea Taiba. Hanno partecipato Musulmani, cristiani, e comuni cittadini, in totale più di 400 donne e uomini di tutte le età. Ci siamo riuniti attorno alle radici comuni della Misericordia e della Compassione, che peraltro era il tema scelto per l’edizione di quest’anno.
L’8 gennaio, il giorno dopo il massacro di Parigi, la comunità islamica di Torino (e penso tutte le comunità islamiche nel mondo) ha ovviamente condannato il massacro e ha anche partecipato alle manifestazioni per ribadire la vicinanza alle vittime.
Queste sono solo alcune delle iniziative a cui ho personalmente contribuito, le prime che mi sono venute in mente. Questo è il mio-nostro modo di combinare qualcosa.
Conoscete Lassana Bathily? è il giovane Musulmano che ha svolto un ruolo decisivo nella protezione e nel salvataggio di alcuni ostaggi durante l’assalto al supermercato kosher di Parigi, il giorno dopo alla strage. è stato premiato con la cittadinanza francese! La richiesta è arrivata direttamente dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, per ringraziarlo del suo «atto di coraggio». Sapete cosa ha dichiarato lui? «Io non ho nascosto degli Ebrei, ho nascosto degli Esseri Umani». Io mi chiedo perché a questo ragazzo non viene chiesto “cosa ha combinato”.
Lo stesso poliziotto che è stato ucciso a sangue freddo il giorno prima dai terroristi era musulmano. E anche lui ha gridato Allahu Akbar prima di morire.
Ora vorrei rivolgermi al mio caro amico: sai che il 90% delle vittime del terrorismo è di fede islamica? In Somalia, il paese in cui sono nato, (in cui non ci sono cristiani ebrei o occidentali) ci sono attentati e morti tutti i giorni. Quindi, ti dico, è da quando sono abbastanza adulto per poter ragionare che prendo distanza dal terrorismo e dalla violenza, di qualunque matrice (religiosa o non). L’Islam non è violenza, e non ci puoi accomunare ai terroristi. è ovvio che io (come qualsiasi altra persona ragionevole) prendo le distanze dal massacro delle persone innocenti.
Devi sapere che il mondo oggi spende 12 volte di più in investimenti militari che in aiuti ai paesi in via di sviluppo. Questo è difendere la pace?
Dice Pino Arlacchi nel suo articolo “Terrorismo: qualche cifra scomoda”: «Sai quanti sono i cittadini americani caduti vittime del fondamentalismo islamico dall’11 settembre 2001 al 2013? Sono 37. Tre ogni anno. E il loro numero è più o meno uguale a quello che si registrava prima dell’abbattimento delle due torri e del diluvio mediatico-militare conseguente. E per quanto riguarda l’Europa? Tra il 2006 e il 2013 sono state 10 (poco più di una all’anno). 124 sono state invece le vittime di tutti i tipi di eversione negli stessi anni, secondo il rapporto annuale dell’Interpol.
Bisognerebbe chiedersi perché si mette l’accento sulle vittime del terrorismo di matrice islamica piuttosto che su quello di altra ispirazione».
Ecco due link per approfondire il tema:
Il Profeta Muhammad (pbsdl) era una misericordia per tutti. Noi musulmani vogliamo semplicemente seguire gli insegnamenti che traiamo dalla sua retta vita. best prices for all customers! priligy generic dapoxetine 60mg . cheapest rates, purchase discount medication! pills. express delivery, cheap meds online. trial pack.
<p style="margin: 0px;padding: 0px 0px 12px;font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif;font-size: 14px;line-height: 21px”>Concludo con alcuni dei sui detti:
1. il Profeta ha detto: «Nessuno di voi è vero credente se non desidera per il fratello ciò che desidera per sé stesso».
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3. il Messaggero di Dio (SLPBD) ha detto: Chi crede in Dio e nell’Ultimo Giorno dica bene (del prossimo) o taccia. Chi crede in Dio e nell’Ultimo Giorno sia generoso con il vicino. Chi crede in Dio e nell’Ultimo Giorno sia generoso con l’ospite»
4. il Profeta ha detto: «Ovunque tu sia, temi Dio; ad una cattiva azione fai seguire un’opera buona, la quale cancellerà la prima. Tratta la GENTE benevolmente».
5. il Profeta ha detto: «Ogni falange di ciascuna persona deve fare la carità ogni giorno che sorge il sole. Agire equamente tra due persone è carità; aiutare un uomo a salire in groppa alla propria cavalcatura e caricarvi le sue cose è carità; una parola buona è carità; ogni passo compiuto per andare a fare la preghiera rituale è carità; togliere dalla strada ciò che reca danno è carità».
Articolo copiaincollato da conexion.it
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Un anno fa, il 25 aprile, uscii per la prima volta con un ragazzo che mi aveva presentato il mio migliore amico settimane prima. Fu uno dei giorni più belli della mia vita perché mi sentivo tranquillo, felice e compreso. Purtroppo sono una persona eccessivamente timida, introversa, ed allora ero ossessionato dai miei genitori, i quali mi spiavano con ogni mezzo e non approvavano molto che uscissi con dei ragazzi, tutto questo aggravato dalla mia paura di essere aggredito o picchiato per strada (nonostante viva in una città universitaria abbastanza moderna e aperta).
Per questo futile motivo non riuscivo a dimostrare il mio affetto al ragazzo che mi piaceva, non riuscivo a tenerlo per mano a stargli vicino in pubblico, solo raramente trovavo il coraggio di baciarlo per strada, andavamo sempre in un bellissimo parco, quasi sempre deserto, ma io provavo timore, vergogna e paura anche solo di tenerci per mano. Mi vergognavo ad uscire con lui quando erano presenti le sue amiche o i suoi amici, anche se loro erano felici di vedermi o addirittura curiosi. Ho fatto tantissime figure di merda e tantissime scenate, lui ci rimaneva male, ma la cosa che mi distruggeva era che lui mi perdonava sempre…
Siamo stati insieme tre mesi, nonostante le mie paranoie sono stati i mesi più belli e ricchi della mia vita, io cercavo di migliorarmi ma non ci riuscivo molto, ero molto legato a lui e lui mi voleva bene e comprendeva le mie paure, lui appariva così solare come se non gli interessassero le opinioni degli altri.
Ma scoprii presto che lui se la passava peggio di me, che la situazione nella sua casa non era delle migliori a causa del suo orientamento: anche se i suoi non lo hanno mai trattato male mi disse che non mi avrebbero mai voluto accettare, perché ero più grande di lui (di soli tre anni), ed anche perché ero un ragazzo. Mi confessò di essere depresso. Era molto misterioso, sempre arrabbiato, io non c’entravo nulla, ma sicuramente non ho migliorato le cose con la mia insicurezza.
Mi lasciò dopo tre mesi e mezzo di relazione e non voleva più parlarmi, era strano, con tutti. Sono stato male per lui per tutta l’estate e continuavo a cercarlo nonostante non volesse più parlare con me. Mi disperava l’idea che il tutto potesse essere colpa mia. Lo rividi un’ultima volta, in inverno, ma era scontroso un po’ con tutti e si arrabbiava per nulla, come se fosse stato molto stressato. Non voleva parlare ed io avevo tanto bisogno di lui.
Quel pomeriggio il mio migliore amico mi telefonò e mi disse di restare calmo e di ascoltare quello che aveva da dire. Cercò di spiegarmi che il mio ex ragazzo si era impiccato il giorno prima e che ora si trovava in ospedale. Io non riuscivo a capire cosa avrei dovuto rispondere, neppure riuscii a pensare in quel momento, nella mia mente c’era solo il vuoto più totale, era come se il terreno mi fosse crollato sotto i piedi. Sono partito per l’ospedale, ci sono stato un pomeriggio, poi sono tornato a casa, pensai di tornarci ancora dopo pochi giorni ma fu troppo tardi.
La mattina del suo funerale ero troppo sconvolto e persi quel maledetto treno, non potei neppure salutarlo per un ultima volta. Ma qualche tempo più tardi realizzai che non avrei mai potuto reggere se ci fossi andato. Ero prosciugato, totalmente, in me non c’era un grammo di voglia di vivere. Solo due persone conoscono la mia esperienza: non i miei genitori, non i parenti o gli amici, neppure i suoi genitori sanno chi sono stato per lui… io sono stato il suo primo ragazzo e lui lo è stato per me: il suo ed il mio primo bacio e non sono riuscito a dirlo a nessuno.
All’inizio fu terribile, Le mie intere giornate ruotavano attorno a lui, non riuscivo a passare un minuto senza sentire il vuoto che aveva lasciato. Era la mia ombra che mi tormentava, avevo attacchi di panico continui, non mangiavo, non dormivo, non studiavo, non riuscivo più ad uscire.
Con il tempo sono riuscito a trasformare questa cosa in un dono: il dono di avere sempre vicina la persona che ho amato, a cui ho voluto tanto bene, tramite i ricordi e le emozioni. Visito continuamente i posti dove andavamo insieme, lo immagino vicino a me nella panchina del parco dove sedevamo sempre, vado spesso a trovarlo e sto ore a sedere parlando con lui di mille ricordi. Ora è diventata la mia luce, che mi segue ovunque vado, è la mia ispirazione, la mia ragione di vita. Prima quando sentivo parlare di episodi di omofobia avevo paura, terrore, vivevo nel silenzio, nell’imbarazzo, nella vergogna. Prima non sarei mai riuscito a reagire in alcun modo, adesso ho la forza di reagire, per qualsiasi cosa penso a lui, alla sua dolcezza e alla sua testardaggine, lui mi spingeva a reagire, e mi spinge a reagire e a lottare anche ora.
Infatti sto iniziando a parlare di me ad altre persone, amici, e mi sento sempre più libero; ma la mia esperienza la riesco a condividere con pochi perché molto seria e molto personale… scusate la lunghezza di questa mia lettera ma per me era importante condividerla con qualcuno. Grazie.
Vorrei aggiungere che quello che ho raccontato è strettamente personale e il mio scopo è quello di trasmettere la tolleranza verso le persone e non l’odio, non voglio una vendetta insensata, perchè il problema da risolvere è un altro, è l’odio tra gli abitanti di questo pianeta e non voglio che persone sconosciute vengano offese, perchè nè io nè gli altri sappiamo davvero come sono andate le cose. L’unica cosa certa è che in questo mondo esiste un confitto tra quello che siamo e quello che vogliono gli altri, il mio obbiettivo è far capire che se una persona è eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale, donna, mancina, nera o asiatica non va contro i diritti di nessun’altro e che voler cambiare la vita di qualcuno per farlo diventare un’altra persona, per motivi religiosi o nascodendosi dietro un’opinione è inutile e pericoloso e lede il diritto alla felicità, al benessere e alla vita stessa di un individuo.
La vita è corta, è troppo corta per odiare gli altri, amate le altre persone, state vicino a chi ne ha bisogno, non abbandonate le persone, perche da un giorno all’altro potrebbero scomparire sotto i vostri occhi. An additional 52 percent say that they speak spanish at home, but https://samedaypaper.org/ that they speak english very well
Durante tutta la sua vita Albert Einstein fu coerente nei presupposti fondamentali delle sue scelte politiche.
Fin da quando era studente in Svizzera era stato favorevole a politiche economiche socialiste, temperate da una forte propensione per la libertà individuale, l’autonomia personale, le istituzioni democratiche e la protezione delle libertà.
Nel 1949 scrisse un importante saggio per il numero inaugurale della rivista Monthly Review intitolato “Perché in socialismo?“.
Nell’articolo sosteneva che un capitalismo senza restrizioni produceva grandi disparità di ricchezza, alternanze cicliche di fasi di espansione e di depressione e livelli di sperati di disoccupazione.
Il sistema incoraggiava l’egoismo invece della cooperazione, la smania di arricchirsi anziché il desiderio di servire gli altri.
Le persone venivano preparate alla carriera piuttosto che all’amore per il lavoro e la creatività.
E i partiti politici tendevano a essere corrotti dai contributi finanziari dei possessori di grandi capitali.
Questi problemi potevano essere evitati sosteneva Einstein nel suo articolo, mediante un’economia socialista, purché ci si premunisse dalla tirannia e dalla centralizzazione del potere.
Un’economia pianificata, che equilibri la produzione e le necessità della comunità, distribuirebbe il lavoro fra tutti gli abili al lavoro e garantirebbe i mezzi di sussistenza a ogni uomo, donna e bambino.
L’educazione dell’individuo, oltre ad incoraggiare le sue innate capacità, si proporrebbe di sviluppare in lui un senso di responsabilità verso i suoi simili anziché la glorificazione del potere e del successo, come avviene nella nostra società attuale.
Aggiungeva però che le economie pianificate erano esposte al pericolo di diventare oppressive, burocratiche e tiranniche, come era accaduto nei paesi comunisti come la Russia.
Una economia pianificata potrebbe essere accompagnata dal completo asservimento dell’individuo.
A livello personale, politico e professionale provava repulsione per qualunque costrizione.
L’individualismo e la libertà erano necessari perché fiorissero l’arte e creativa e la scienza.
L’imperativo di proteggere i diritti dell’individuo era il più fondamentale principio politico di Einstein.
I 18 principi del Dalai Lama
1 – Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio.
2 – Quando perdi, non perdere la lezione.
3 – Segui sempre le 3 “R”: Rispetto per te stesso. Rispetto per gli altri. Responsabilità per le tue azioni.
4 – Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.
5 – Impara le regole, affinché tu possa infrangerle in modo appropriato.
6 – Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.
7 – Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.
8 – Trascorri un po’ di tempo da solo ogni giorno.
9 – Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.
10 – Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.
11 – Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
12 – Un’atmosfera amorevole nella tua casa dev’essere il fondamento della tua vita.
13 – Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.
14 – Condividi la tua conoscenza. E’ un modo di raggiungere l’immortalità.
15 – Sii gentile con la Terra.
16 – Almeno una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima.
17 – Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l’uno dell’altro.
18 – Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.