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trasporto pubblico gratuito…si può fare

free transport

TRASPORTO PUBBLICO GRATUITO? SI PUÒ FARE! VE LO DIMOSTRIAMO SCIENTIFICAMENTE

“Ormai da due anni in Italia sta nascendo un movimento di opinione che ha come obiettivo la realizzazione del trasporto pubblico gratuito.
Detta così sembra un’assurdità.
La prima obiezione che viene da fare è: chi paga? Perchè io, che non prendo mai il mezzo pubblico, debbo pagare per una persona che lo prende?
Domande giuste, obiezioni corrette.
Analizziamo scientificamente il problema.

Da un punto di vista finanziario abbiamo studiato alcuni conti economici di società che si occupano di trasporto pubblico.
Nello specifico abbiamo studiato la società che si occupa del trasporto pubblico in Trentino, la quale ha la sua attività sia nell’ambito urbano sia extraurbano.
Il conto economico di Trentino Trasporti Esercizio ha un valore della produzione pari a 93,7 milioni di Euro.
Questo dato è sostanzialmente il fatturato totale dell’azienda di trasporto, che si compone di:

77,3 milioni di €: contributi da enti pubblici (Contributi in Conto Economico);
1,3 milioni di €: ricavi vari non meglio specificati;
15,1 milioni di €: ricavi delle vendite e prestazioni.
Andando più nel profondo quest’ultima voce si compone di:
2,6 milioni di €: servizi urbani turistici e noleggi;
12,5 milioni di €: incassi dalle linee.
Possiamo quindi dire che i biglietti contribuiscono nel sistema gestito da TTE, che comprende i trasporti urbani, extraurbani del Trentino e la ferrovia Trento-Malè, per circa il 13,3% del totale del costo di esercizio.
Un calcolo fatto, che è sicuramente per difetto, indica che i costi per la produzione, distribuzione e controllo dei biglietti possa aggirarsi intorno ai 6 milioni di €.
I ricavi dalle linee risultano quindi intorno ai 6,5 milioni di €.
Un misero 6,9% del totale del costo operativo del trasporto pubblico deriva dall’emissione dei biglietti.
Possiamo quindi affermare che il trasporto pubblico in Trentino gravi sulle tasse dei cittadini per il 93,1 %.
Tale dato non deve stupire, è circa lo stesso dato che riscontriamo in tutte le società di trasporto pubblico locale. Siamo riusciti ad effettuarlo in Trentino in quanto la società pubblico sul proprio sito i dati da cui si evincono i calcoli effettuati.
Andando a vedere il costo sociale dei soli incidenti in provincia di Trento, approssimativamente raggiungiamo la ragguardevole cifra di 150 milioni annui. Solo per gli incidenti automobilistici.
Gli studi dimostrano che una diminuzione del traffico implica una diminuzione esponenziale degli incidenti, e quindi dei costi sanitari legati.
Le città che hanno implementato il trasporto pubblico gratuito hanno ottenuto un aumento fino a 3 volte dei passeggeri trasportati con una diminuzione del 30% del traffico urbano in pochi anni di esercizio.
Città come Hasselt e comunità come Aubagne hanno cambiato la propria immagine e l’urbanistica grazie all’utilizzo di tale procedura.
Minor traffico, minore inquinamento, possibilità di trasformare le strade in giardini e piste ciclabili. Maggior sicurezza per pedoni e ciclisti, aumentata consapevolezza di un uso sociale del trasporto.
Tutto questo ha trasformato le relazioni. Ha aumentato la sicurezza sugli autobus, in quanto più affollati, e ha permesso alle città di investire maggiormente sul trasporto pubblico rispetto ad asfaltare terreni e a creare parcheggi.
L’economia delle città ne è risultata rivitalizzata, in quanto le persone acquistano più volentieri in un contesto tranquillo e senza traffico, e il valore degli immobili è cresciuto.
Certo occorre sperimentare, ma vista l’esiguità dell’investimento, occorrerebbe più coraggio nelle amministrazioni affinchè il trasporto pubblico diventi il vero asse portante di una mobilità sostenibile del territorio.
Il trasporto pubblico deve diventare il trasporto primario dei cittadini, in quanto è il vero sistema per diminuire il consumo del territorio, dei combustibili fossili ed è l’unico metodo per abbattere immediatamente l’inquinamento da traffico permettendo la libertà di movimento ai cittadini.
Se anche un’impresa automobilistica come la Ford sta guardando al mercato del trasporto pubblico come ad un settore su cui investire e in crescita vuol dire che anche per le imprese automobilistiche inizia ad essere una realtà da seguire con attenzione”.

Paolo Vergnano

il sistema scolastico cubano: ottimo

cuba school kids

Il sistema di Istruzione di Cuba è uno dei migliori al mondo.
La spesa di L’Avana nell’istruzione si aggira intorno al 23,6% del Pil contro il 3/4% dell’Italia.
Non solo, negli ultimi 35 anni il governo rivoluzionario ha investito più di ogni altro in termini di fondi, strutture, elaborazione teorica e modernizzazione di metodi e programmi.

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Quando si parla di Cuba molti radical chic arricciano quasi istintivamente il naso.
Difficile dar loro torto, del resto, in quanto Cuba, con la sua stessa esistenza, rappresenta la prova vivente che è possibile organizzare un Paese in modo socialista avendo contro un nemico formidabile come gli Stati Uniti, e quindi come l’Occidente in senso lato.
Quando si parla di Cuba molti di questi radical chic faranno immediato riferimento a e alle sue accuse al governo castrista, peccato che sia stato proprio , definendola come una donna ambiziosa che inventava letteralmente le notizie per fare audience e creare il suo personaggio.

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Nonostante gli sforzi fatti da personaggi di grande levatura come Gianni Minà, che hanno disperatamente cercato di lumeggiare la vera realtà di Cuba all’assopito e borioso pubblico occidentale, in molti pensano ancora che Cuba sia una sorta di inferno vivente.
Sarebbe forse opportuno ricordare loro che Cuba è molto ma molto differente da quanto viene raccontato da una propaganda anticastrista sempre più rozza, e soprattutto che la vita a Cuba per molti è sicuramente meglio della vita di cui potrebbero fruire in molti dei paesi del mondo cosiddetto “libero”.
In pochi sanno però che Cuba è un paese che, come pochi, ha saputo combattere una guerra senza quartiere contro l’analfabetismo e la povertà e denutrizione infantili, battaglie che ha saputo anche vincere.
Solo per fare un esempio nel 1959, quando la Rivoluzione di Fidel trionfò, a Cuba viveva qualcosa come un milione e mezzo di analfabeti e almeno mezzo milione di semi analfabeti, senza contare le centinaia di migliaia di ragazzi non scolarizzati.
Visto che all’epoca Cuba contava poco meno di sette milioni di abitanti ecco che Fidel Castro e i suoi rivoluzionari dovettero porre rimedio a una situazione drammatica.
Nel 1959 il 23,6% delle persone non sapeva leggere nè scrivere, vi erano 10’000 maestri disoccupati e le aule non erano nemmeno sufficienti a ospitare i pochi studenti presenti.
Del resto proprio Fidel Castro prese il potere annunciando che uno degli obiettivi della rivoluzione sarebbe stato quello di garantire a tutti uno dei diritti dell’essere umano: ovvero il diritto ad apprendere e sviluppare le proprie idee.
Negli ultimi 35 anni Cuba ha portato avanti questo lavoro in modo indefesso, continuando a investire nel campo dell’Istruzione sotto ogni punto di vista. E Cuba non è certo la Svizzera dal momento che ha a che fare ormai da anni con gravissimi problemi economici, ma non per questo ha mai abbassato la spesa pubblica per l’istruzione, a oggi pari al 23,6% contro il 3-4% italiano! Strano visto e considerato che per molti radical chic Cuba è invece un esempio di un turpe e illiberale regime, un regime che però considera l’insegnamento un diritto dovere di tutti i cittadini, e che offre il sistema educativo completamente gratuito e democratico a tutti i cubani.
Non solo, non esistono distinzioni di razza, sesso, credo religioso, origine e stato sociale; noi in Italia e in Europa possiamo dire lo stesso?
Comunque non è finita qui: lo Stato cubano offre anche un ampio sistema di borse di studio per tutti gli studenti e fornisce la possibilità a tutti i lavoratori di accedere a qualsiasi livello di istruzione.

Attualmente il tasso di scolarizzazione è del 100% fino agli 11 anni, e il tasso di analfabetismo è sceso all’1,9% della popolazione compresa tra 10 e 49 anni.
Il dato assoluto della popolazione analfabeta è del 3,8%, uno dei più bassi al mondo, compresa l’area G8.
Il tasso di analfabetismo funzionale degli adulti è di circa il 10% (in Italia è del 65% circa).
I laureati universitari sono uno ogni 15 abitanti, dei dati che renderebbero Cuba tra i primi anche nell’avanzatissima Europa.
Se poi pensate che sempre a Cuba si trovano 2’111 centri di educazione e 46 centri universitari distribuiti in tutto il territorio, ben si comprende che stiamo parlando forse del sistema educativo migliore al mondo se si contestualizza la situazione di Cuba.

Secondo tutte le organizzazioni internazionali inoltre il governo di Cuba in questi ultimi anni nonostante versi in difficoltà economiche oggettive non ha mai fatto mancare alla popolazione i servizi fondamentali, compresa l’istruzione.
“Le risorse assegnate dallo stato insieme agli sforzi degli operatori del settore hanno permesso di non chiudere una sola scuola, asilo o università, né di lasciare un solo maestro o insegnante senza lavoro”, come ha spiegato l’Unità.
Come vanno invece le cose negli altri paesi considerati saldi alleati di Washington? All’opposto, in quasi tutto il mondo “occidentale” si tende ormai a privatizzare tutto il privatizzabile, col risultato di espellere sempre più persone dall’Istruzione.
Ma Cuba propone un modello da studiare attentamente anche per un altro motivo: il sistema educativo cubano combina studio con lavoro, una caratteristica che rappresenta sul piano metodologico uno dei risultati più importanti della pedagogia cubana.
A ispirare questo sistema lavoro-studio fu l’insegnamento dell’eroe nazionale che aveva evidenziato la necessità di combattere il divorzio tra la teoria e la pratica, tra lo studio e il lavoro.
In pochi sanno che Cuba oggi è riuscita a tenere aperte quasi 14’000 scuole frequentate da oltre tre milioni di studenti.
Cuba secondo varie rilevazioni internazionali si trova al primo posto, con molti punti di vantaggio, nel mondo latino-americano, al punto che secondo molti sarebbe alla pari con la Finlandia.
Il corpo docenti conta qualcosa come trecentomila unità tra maestri e professori, mentre per l’insegnamento alle elementari Cuba può già contare su 18’000 maestri con istruzione universitaria.
Cosa ancora più difficile a credersi, ma vera, gli studenti cubani oltre a ricevere una istruzione di primordine completamente gratis, ottengono gratis anche il materiale scolastico e tutto quello che concerne con l’istruzione, dall’alloggio all’alimentazione passando per il vestiario e uno stipendio per le spese. Spese che non servono a coprire il servizio sanitario dal momento che tutti già ricevono un’assistenza medica gratuita e, nei limiti delle possibilità, il diritto alla ricreazione e al trasporto dai propri luoghi di residenza, talvolta anche molto lontani dalle scuole di appartenenza.


Nella scuola primaria cubana recentemente è stato raggiunto il 72% degli alunni che frequentano il sesto grado con la modalità del tempo pieno (in Sicilia abbiamo meno del 3%!!).
All’inizio della Rivoluzione a Cuba l’81% della popolazione studentesca frequentava le elementari e solo il 2% l’università, oggi si ha un 40% della popolazione alle elementari, un 47% alle medie e un 12% all’ università.

Insomma, piaccia o meno ai radical chic e ai fan della “democrazia” nostrani, Cuba è uno dei primi paesi nel mondo per quanto riguarda gli investimenti procapite nelle attività scolastiche.
Vi era poi una leggenda radicata, ovvero che i maestri cubani riceverebbero uno stipendio infame essendo così costretti a fare altri lavoretti degradanti per sopravvivere. Niente di più falso dal momento che i maestri ricevono uno stipendio tra i più alti a Cuba e soprattutto oggi L’Avana conta quasi dieci volte di più il numero di medici che aveva nel 1959.
In Italia il rapporto tra alunni e maestri è di 1 su 26, un numero dignitoso ma che impallidisce rispetto alla proporzione di Cuba di 1 su 13, ma stranamente nessuno vi parlerà di questo aspetto.
E mentre da noi in Europa si taglia il tagliabile, anche alle persone in difficoltà, a Cuba ci sono 512 scuole per l’istruzione differenziata con 63’000 iscritti per 7 specializzazioni, scuole rivolte a bambini o giovani con limitazioni fisiche e mentali, difficoltà nell’apprendimento e problemi seri come disturbi alla vista, all’udito, alla parola, ritardo mentale acuto, impedimento fisico-motorio.
A Cuba il 100% dei bambini malati è completamente scolarizzato.

Insomma leggete questi dati e riflettete, pensate davvero che viviamo in un Paese e in una società che sia in grado di dare giudizi di valore su Cuba?
E soprattutto, pensate davvero che il nostro definirci “democratici” ci metta su un gradino superiore rispetto a Cuba?
I dati lascerebbero pensare di no.

delfino chiede aiuto all’uomo

sono MOLTI ANNI che guardo MOLTE ORE di youtube al mese
questo è CERTAMENTE il più INCREDIBILE e BELLISSIMO video ch’io abbia mai incrociato

delfino

Sono MOLTI ANNI che guardo MOLTE ORE di youtube al mese e questo è CERTAMENTE il più INCREDIBILE e BELLISSIMO video ch’io abbia mai incrociato: un delfino cerca il contatto con l’uomo per farsi liberare da una lenza incastrata in una pinna!!!

I delfini sono una delle più eleganti creature del pianeta ma mancano loro i pollici opponibili.
Tuttavia sono abbastanza intelligenti da riconoscere che possono avvicinarsi all’uomo per ottenere aiuto.
In questo video un delfino con mobilità limitata a causa di un amo e lenza incastrati in una pinna pettorale si avvicina ad alcuni subacquei “chiedendo” aiuto.
L’istruttore subacqueo Keller Laros notò che il delfino mostrava un comportamento anomalo: continuava a “girovagare” lentamente intorno a loro e, ad un esame più attento, ha rivelato il problema.
Il delfino ha permesso ai sommozzatori di tentare di liberare la pinna spostato il corpo per rendere l’operazione più facile.
I subacquei sono stati in grado di rimuovere il filo da pesca permettendo maggiore libertà di movimento all’animale.
Sfortunatamente non è stato possibile rimuovere l’amo.

la verde Irlanda era al verde ora è verde

Dopo anni di crisi l’economia irlandese sta tornando a girare, anche grazie ai proventi della carbon tax e allo stimolo che ha dato all’efficienza e alle fonti alternative.

I tempi duri l’Irlanda sta facendo di tutto per lasciarseli alle spalle. E a rimettere in sesto le tasche e l’umore degli orgogliosissimi irlandesi non è stato però (solo) il piano di salvataggio speciale disposto dal Fondo monetario Internazionale, che poche settimane fa ha versato nelle casse del Paese ben 1,17 miliardi di dollari: il governo e la popolazione hanno fatto la propria parte, adottando un strategia di crescita totalmente innovativa, basata sulle energie rinnovabili.

Secondo l’Economist, quella che oggi è la nazione più verde d’Europa – e che quattro anni fa era solo ‘al verde’ – dovrebbe essere in grado di riportare il rapporto deficit-Pil al di sotto della soglia del 2% grazie a una crescita che potrebbe a sua volta raggiungere un “miracoloso” 2%.
Per risollevare le sorti economiche del Paese e risparmiare sulle fonti energetiche, infatti, il governo ha cominciato a tassare l’utilizzo di combustibili fossili di case, uffici, automobili e fabbriche. Più diossido di carbonio produci, più paghi. E se non fai la raccolta differenziata e inquini a sproposito, vieni a maggior ragione tassato (i rifiuti degli irlandesi, in questi tre anni, sono stati sistematicamente controllati e pesati).

La manovra ha fatto automaticamente salire, con aumenti dal 5 al 10%, il costo di petrolio, gas naturale e cherosene, riducendo la popolazione a un bivio: da una parte la possibilità di continuare a inquinare dilapidando il patrimonio in tasse; dall’altra un’inversione di marcia nel segno dell’ecologia. Gli irlandesi hanno scelto la seconda opzione e oggi il Paese non solo sta uscendo dalla crisi ma vanta un livello di sfruttamento dell’energia pulita da primato, con livelli di emissioni calati del 15% dal 2008 e del 6,7% nel solo 2011, anno in cui l’economia irlandese ha ricominciato a crescere.

Di fronte all’imposizione della carbon tax, che in tre anni ha permesso al governo irlandese di raccogliere circa un miliardo di euro, di cui 400 milioni solo nel 2012, i partiti dell’isola di smeraldo non hanno battuto ciglio e la popolzione ha risposto investendo in energie rinnovabili e riciclaggio rifiuti. Un atteggiamento diverso rispetto a quello riscontrato negli Usa, dove l’imposta è stata ostacolata allo stremo dai repubblicani.

Oggi il cittadino irlandese che acquista una macchina nuova viene tassato in proporzione a quanto il veicolo inquina. E per correre ai ripari, poche settimane fa, il gruppo Renault-Nissan ha siglato un’intesa con il governo di Dublino ed Esb (la principale società elettrica irlandese) per potenziare la diffusione dei veicoli elettrici sulle strade.

Il piano irlandese di ripresa economica per il 2013 prevede l’imposizione di nuove tasse e nuovi tagli alla spesa: una situazione che certo continuerà a far bene alla politica ambientale ma che, sottolineano gli esperti, sta mettendo in ginocchio le classi sociali più povere. Ecco perché il governo ha deciso di cominciare a tassare anche il consumo di sigarette, considerate un lusso per ceti abbienti. Una cosa è certa: non si esce dalla crisi senza scontentare qualcuno, né senza sacrifici. Che, per una volta, questi non siano a carico del pianeta, al governo irlandese è sembrata l’opzione migliore.

articolo di copia-incollato da PressEurop.eu

Ecuador: Chevron inquina, viene condannata, ma ancora non paga

chevron

Un tribunale dell’Ecuador ha ordinato il blocco di tutti i beni nel Paese del gigante petrolifero Chevron.
La decisione è stata presa in seguito al rifiuto della compagnia statunitense di pagare una multa da 19 miliardi di dollari comminata nel febbraio 2011 da un tribunale ecuadoriano.
La Chevron è accusata dalla popolazione locale (30 mila persone) di aver provocato, tramite la sua controllata Texaco, gravi danni ambientali nella foresta amazzonica (guarda foto), tra il 1964 e il 1990.
Chevron ha fatto sapere di rifiutare la decisione del tribunale ma la Corte suprema degli Stati uniti ha rifiutato di considerare il suo ricorso contro il giudizio emesso la scorsa settimana da un tribunale di New York.
Quello che Chevron sta cercando (finora invano) di ottenere è che sia bloccata la condanna a suo carico emessa nel febbraio scorso dal tribunale di Lago Agrio dopo un processo durato ben 8 anni, i giudici ecuadoriani hanno infatti ritenuto la multinazionale americana responsabile di aver provocato gravi danni ambientali, condannandola a pagare un sostanzioso risarcimento – 18,2 miliardi di dollari – alle popolazioni danneggiate.

Da quando la sentenza è stata emessa Chevron le ha tentate tutte. Urlando che la decisione del tribunale ecuadoriano è un «chiaro esempio della politicizzazione e corruzione della magistratura dell’Ecuador», Chevron si è rivolta alla magistratura degli Stati uniti. Qui però una corte d’appello di New York ha obiettato che «imputati delusi da un giudizio emesso all’estero» non possono chiedere alla giustizia americana di «delegittimare il sistema legale» di un altro paese.

Nel 1993 circa trentamila abitanti dei villaggi di quella regione amazzonica, sostenuti da alcune organizzazioni ambientaliste, hanno fatto causa contro Texaco al tribunale di New York.
L’accusavano di aver scaricato nella foresta circa 68 milioni di litri di rifiuti oleosi in centinaia di fosse oltre a 64 milioni di litri dispersi da pozzi e oleodotti.
La compagnia ha dapprima sostenuto di non avere responsabilità legali, adducendo il fatto che negli anni ’90 Texaco aveva speso 40 milioni di dollari per chiudere duecento pozzi in cui aveva scaricato i reflui (per l’accusa i pozzi erano in realtà circa 600).
Il processo è durato anni, tra perizie e tentativi di delegittimazione. finché nel 2008 il tribunale ha incaricato un perito indipendente di quantificare il danno ambientale è stato valutato tra gli 8,3 e i 16 miliardi di dollari: 8 miliardi è il costo stimato della bonifica; altrettanti i soldi che Texaco aveva risparmiato non applicando tecnologie e pratiche di gestione ambientale disponibili e che avrebbero evitato il danno.

La compagnia petrolifera promette nuove battaglie legali.
Lo scopo è tirarla all’infinito e non versare quei risarcimenti.
Le compagnie petrolifere di tutto il mondo stanno a guardare perché potrebbe influenzare altri casi di aziende accusate di inquinare.

Articoli originali:
Il Sole 24 Ore del 17 ottobre 2012
Il Manifesto del 19 ottobre 2012

pony Ø emissioni : fattorini ecologici a Torino

logo

Il pony Ø emissioni si occupa del ritiro e della consegna di qualsiasi materiale direttamente a domicilio o in ufficio a zero impatto acustico e ambientale;
ci occupiamo di corrispondenze, trasportiamo posta, documenti cartacei, pacchi, raccomandate o qualunque cosa ti venga in mente; con i nostri zaini o con i nostri mezzi cargo (autorizzati anche al trasporto alimentare di carni e formaggi freschi) in tutto il comune di Torino e in qualsiasi condizione meteo.

Costa Rica: divieto totale di caccia

Il Costa Rica è il primo paese in America Centrale ad aver varato una legge che impone il divieto totale alla caccia.
La nuova normativa, fornirà alla fauna del paese una protezione aggiuntiva.
L’economia del Costa Rica dipende in gran parte dal turismo. I parchi nazionali del paese, di fama mondiale, attirano oltre 300’000 turisti l’anno.

Si tratta principalmente di grandi predatori come il giaguaro, scimmie, tapiri, le tartarughe. Ma molti animali sono trofei ambiti per i cacciatori.
I cacciatori che violano la legge potranno essere multati fino a $ 3’000.
Il Costa Rica è uno dei paesi con la più alta densità di biodiversità sulla terra.
La nuova legge vieta ora la caccia come sport o svago, ma lascia che i gruppi indigeni possano continuare ad esercitarla a scopo nutrizionale.
La pesca sportiva è però ancora consentita.

qui il link all’articolo originale
qui il link ad un articolo dell’HP sull’argomento

Scuola – Gli insegnanti che non abbassano la testa

Sono un insegnante, e sono orgoglioso di appartenere alla stessa categoria degli umani notevoli che hanno scritto queste parole. Sono al loro fianco!

MOZIONE DEL LICEO CLASSICO “TITO LIVIO”
A SOSTEGNO DEI PRECARI E DELLA LOTTA PER LA SCUOLA PUBBLICA

QUESTO E’ IL DOCUMENTO EMANATO DAL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL TITO LIVIO DI MILANO:

Martedì, 11 settembre 2012

MOZIONE DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO STATALE “Tito Livio” di Milano.

Il collegio docenti del liceo classico “Tito Livio” esprime, anche alla luce degli artt. 1, 2, 3, 4, 9, 21, 33, 34, 35, della Costituzione della Repubblica Italiana, la propria solidarietà e il proprio sostegno ai docenti e ai lavoratori ATA precari impegnati, in questi giorni, nelle manifestazioni per i pesanti tagli agli organici e per gli imminenti bandi di concorsi-truffa determinati dai recenti provvedimenti legislativi di contenimento della spesa pubblica e di riforma dell’ordinamento scolastico. I docenti di questo Liceo riconoscono il legittimo diritto del personale precario alla continuità lavorativa e alla stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro, considerato anche che la maggior parte dei docenti e dei lavoratori precari ha accumulato numerosi anni di incarichi a tempo determinato, assolvendo una funzione indispensabile per la scuola pubblica italiana e maturando una notevole esperienza, che non va dispersa.

Il collegio ritiene che non puo’ essere mantenuto per mero sfruttamento l’esercito di riserva del precariato (a cui si sta tentando di scippare anche il vitale diritto al pagamento delle ferie non godute), anche a costo di penalizzare, oltre che il personale docente, l’intero sistema dell’istruzione pubblica, a danno soprattutto degli stessi studenti: classi-pollaio, negazione del diritto al sostegno (in cui sono coinvolti persino gli insegnanti “in esubero” costretti a riciclarsi in insegnanti di sostegno), docenti ingenerosamente dichiarati “inidonei” e declassati a personale non docente dopo anni di servizio nelle classi, sistemi di “valutazione” di studenti, insegnanti e scuole attraverso “test” che degradano la didattica virtuosa, tentativi di privatizzare la scuola con la riesumazione di fossili legislativi sotto mentite spoglie.

Il collegio, in sostegno alla mobilitazione dei docenti precari, considera i concorsi quali quelli che saranno banditi il 24 settembre p.v. e, a sorprendente brevissima distanza, nella prossima primavera, strumenti speciosi che in nome della “meritocrazia ” e delle “giovani risorse” cancellano di fatto diritti e graduatorie di precari storici e di neolaureati (estromessi primi dalla scuola e esculsi i secondi dal concorso) e in realtà subornano modelli di reclutamento su base regionale e soprattutto d’istituto per chiamata del preside, mentre e’ necessario mantenere garanzie di trasparenza e di obiettività.

Il collegio auspica che si abbia chiara la situazione di comune sofferenza della scuola pubblica nel suo insieme e percio’ che da parte di tutti i suoi attori si sappiano individuare le cause reali e le necessarie soluzioni, ponendo fine per esempio a questo genere di concorsi, alla fittizia differenza tra organico di fatto e di diritto, e dunque alla discriminazione professionale, e istituendo strumenti di seria valutazione di conoscenze e competenze del futuro docente.

Infine, non condividiamo l’ideologia di chi considera la scuola pubblica un inutile peso per l’erario, di chi le sottrae risorse nel momento stesso in cui destina denaro alle scuole private e alle spese militari, di chi intende limitare il diritto al lavoro, il diritto all’istruzione, il diritto al pluralismo e alla libertà di pensiero. Siamo al contrario convinti che proprio gli adeguati maggiori investimenti nello strategico settore della formazione dell’istruzione della cultura e della ricerca, come avvenuto nei piu’ illuminati paesi d’Europa, contribuirà all’uscita dalla crisi che tumultua in occidente.

Difendiamo e riaffermiamo il diritto inalienabile di esprimere la nostra opinione liberamente, perché l’attuale strategia di dismissione della scuola pubblica ci riguarda come docenti, come lavoratori, come genitori, come cittadini.

In concreto, per cominciare, ci assumiamo l’impegno e invitiamo i docenti di tutta Italia a non accettare cattedre composte con ore eccedenti le diciotto, onde non permettere l’ulteriore perdita di posti di lavoro, il degrado della qualità della nostra professione, il surrettizio tentativo di aumentare a costo zero l’orario lavorativo dei professionisti dell’istruzione.

Tanto si dichiara da parte di questo collegio come lavoratori della scuola, come donne e uomini impegnati nella promozione sociale e culturale delle nuove generazioni e come cittadini della Repubblica.

BlaBlaCar.it il sito dell’auto (privata ma) condivisa

Finalmente un servizio nuovo e utile e celebrante l’intelligenza umana!
Signori e signore ecco a voi il più grande (al momento) sito (di carpooling) per organizzare viaggi in modo web 2.0.
BlaBlaCar funziona benissimo in Francia, Spagna , Inghilterra e ora finalmente anche Italia.
Ecco qui il link al sito. Iscrivetevi subito e cercate/offrite un passaggio.

Iscrivendosi (30 secondi facendo alla svelta, 5 minuti facendo TUTTO) al sito potrete:
I – cercare un passaggio
II – offrire un passaggio

Il sistema è banalissimo e facilissimo e sul sito c’è scritto tutto chiaramente (se siete pigrissimi guardatevi il video qui sotto) comunque il riassunto è che attraverso questo sito potete cercare qualcuno che con la sua auto faccia lo stesso viaggio/trasferimento che state per fare voi…se lo trovate il sito vi mette in condizione di contattarvi per mettervi d’accordo sui dettagli.
Identicamente ma viceversa se voi state per fare un viaggio/trasferimento in auto, caricate le info sul sito (da dove a dove e quando etc) e qualcuno leggerà l’annuncio e vi contatterà per farvi compagnia durante il tragitto.
Si fa conoscenza, si scoprono cose e persone nuove, si fa una cosa buona per il pianeta, si celebra l’intelligenza sociale e, condividendo le spese, si risparmia qualche soldino.

NON serve adattatore prese elettriche ITA – UK

Forse non tutti sanno che gli italiani possono ricaricare i loro dispositivi elettronici (cellulari, lettori Mp3, computers, etc…) in Inghilterra senza alcun adattatore.
Infatti, come mostra la foto allegata, le “nostre” spine tipo C (Europea a 2 poli) riescono ad insinuarsi nelle prese a muro tipo G (Britannica a 3 poli).

Quindi non sprecate soldi comprando un adattatore 😉

ITA-UK

qui la lista wiki delle prese elettriche internazionali

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