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Guerra generazionale

Quando ero piccolo io negli anni Ottanta, bastava studiare e la questione era risolta. Una vita gloriosa si stendeva davanti a noi, che avremmo potuto studiare, non avremmo dovuto emigrare, avremmo avuto una vita piena e ricca di soddisfazioni. L’Italia pompava fatturato, i Mondiali di Italia 90 erano la rappresentazione chiarissima di come stava evolvendo e crescendo e godendo questo Paese.

Poi, sarà che siamo arrivati terzi ai Mondiali, sarà che all’improvviso il Pentapartito non c’era più con il bel faccione di Craxi a rassicurarci, sarà che quello che era considerato il più grande imprenditore italiano si è buttato in politica, insomma, la situazione è degenerata. E non solo qui da noi, che alla fine dei conti eravamo abituati ad arrangiarci, ma in tutto l’Occidente, mentre il rising billion del Terzo mondo cominciava a dirci “Ehi, pure noi vogliamo le robe fighe che avete voi!”. I segnali c’erano ma non li sapevamo cogliere, quando ancora Roberto Baggio sbagliava i rigori a Usa 94.

Insomma, ci siamo ritrovati laureati e abbiamo cominciato a scrivere “Dott.” o “Dott.ssa” alla fine dei curriculum ma a nessuno fregava più niente del fatto che fossimo Dott. o Dott.ssa. Bisognava studiare ancora, fare un Master, fare i debiti, e poi raccapezzarsi a passare una vita saltando da un lavoro all’altro.

Insomma, dopo che tutti ci avevano detto “Studia così starai bene”, ci siamo accorti che non era così. E hanno pure cominciato a dire che era colpa nostra che eravamo stati abituati bene e che dovevamo adattarci. E a me viene da dire che non l’avevamo chiesto noi di essere trattati bene, non eravamo stati noi a creare le pubblicità del Mulino Bianco dove tutto andava sempre bene, non eravamo noi ad aver girato i film con Jerry Calà ed Ezio Greggio che ci avevano riempito la testa di successo, di vita bella e soldi facili. L’avevate fatto voi, che oggi siete sessantenni o settantenni e dopo averci riempito di palle sul fatto che voi avevate lavorato duramente ma adesso noi non avremmo fatto la stessa fine vi siete ritrovati con la casa di proprietà mentre noi fatichiamo a mettere insieme il pranzo con la cena. Vi siete ritrovati con più macchine nel garage mentre noi faticavamo a fare l’abbonamento dei mezzi. Ci avete bruciato, maledizione, e ci abbiamo messo anni ad accorgercene. E non avete fatto nulla per prepararci allo sfascio, ce lo siamo ritrovati davanti, e l’unica cosa che avete saputo dirci era: “Adeguati, non c’è budget”. E dove cazzo sono finiti tutti quei soldi? Stanno lì, nelle vostre pensioni con il sistema retributivo, nei pensionati a 50 anni che poi hanno aperto un’altra attività, stanno negli aiuti di Stato alle aziende che mettono gli operai in cassa integrazione, nei telegiornali che appena c’è uno sciopero in un qualsiasi cazzo di stabilimento FIAT fanno parlare i sindacati che se ne escono dicendo “Gli operai!!! Il lavoro!!! Le pensioni!!!” e poi quando vai a parlare con loro dicendo “Sono un precario, mi servirebbe una mano per un prestito” ti rispondono che non sei un operaio, che dovresti imparare a lavorare, che loro non sono preparati sui contratti atipici, che non sanno di cosa stai parlando perché loro devono preoccuparsi degli operai, degli insegnanti di ruolo e dei pensionati. E se vai a parlare in banca ti chiedono se hai una casa di proprietà, e ti ritrovi a quarant’anni a far firmare dei documenti ai tuoi che devono garantire per te neanche fossimo ancora al liceo a farci firmare le giustificazioni.

Sapete che c’è? Avete vinto voi. Questa guerra l’avete vinta voi. Ora, però, basta.

Perché dopo averci riempito la testa di cacate sul posto fisso, sul lavoro, su tutto, abbiamo capito che oggi non funziona così. Noi l’abbiamo capito, voi no.

E quindi ci siamo adattati, ma non come volevate voi. Abbiamo messo su famiglia lo stesso, abbiamo cominciato a fare 15 lavori diversi, lavori che non riusciamo manco a descrivervi e che a un certo punto ci saremmo anche rotti il cazzo di descrivervi mentre siamo lì ad aiutarvi perché “Non funziona Google”, e a 30 anni abbiamo più voci noi nel curriculum che voi a 60. E quasi mai, se ci offrono il posto fisso, lo vediamo come il posto in cui lavoreremo fino alla fine dei nostri giorni, ma come il posto in cui abbiamo qualche certezza di lavorare per qualche anno senza essere sbattuti fuori a calci appena il vento gira, e dopo qualche anno siamo noi che ce ne andiamo, perché non abbiamo più stimoli e vogliamo averne di nuovi.

Siamo noi che sappiamo come usare i social network che voi usate solo per giocare e mandarvi i buongiornissimi, sappiamo che alcuni giornali sono attendibili e altri no, non ci facciamo fregare dai titoli del Corriere e di Repubblica o dal telegiornale su Rai Uno che pensavate dicesse sempre la verità.

Volevamo fare quello che sognavamo da piccoli, e lo facciamo. Magari non ci prendiamo dei soldi ma continuiamo perché vogliamo farlo, non abbandoniamo quello che volevamo fare solo perché vorreste vederci sistemati.

Non ci sistemeremo, fatevene una ragione, non per ribellione ma perché è impossibile fare quello che avete fatto voi negli ultimi anni del Novecento. Purtroppo o per fortuna, non è dato saperlo.

Abbiamo quarantanni e ci vestiamo ancora con le magliette dei gruppi rock e andiamo ancora ai concerti e guardiamo i film e le serie tv perché il limite della giovinezza si è spostato, anche se voi ci considerate giovani fino a 35 anni se dobbiamo chiedere un prestito o partecipare a un bando di concorso, giovane fino a 50 se invece dobbiamo chiedere un aumento al lavoro.

Siamo noi che stiamo sistemando la situazione anche se ci avete regalato una macchina rotta. E non ci avete fatto neanche gli auguri quando ci siamo saliti sopra ma ci avete detto “Vai piano”. Col cazzo che andiamo piano, non possiamo andare piano, rendetevene conto.

Abbiamo fatto pace con quello che ci avevate promesso e non avete mantenuto. Non avremo la pensione? E vaffanculo, faremo senza. Non avremo una casa di proprietà? E vaffanculo, ce ne andremo da un’altra parte dove gli affitti costano meno. Non avremo la macchina? E vaffanculo, tanto la macchina non serve più a nessuno.

Lavoriamo spesso più duramente di voi, perché voi davanti avevate il sogno realizzabile di sistemarvi, noi invece abbiamo il sogno irrealizzabile di mettere in banca qualcosa una volta pagato tutto. E non ce la faremo, e quindi vaffanculo, andiamo avanti lo stesso.

Metteremo in piedi startup, aziende, studi e cooperative, e assumeremo i ventenni pagandoli davvero perché non passino le stesse disgrazie che abbiamo passato noi, e se non riusciremo a pagarli per qualche motivo non ci nasconderemo dietro il “Almeno fai esperienza” oppure dietro il “Fai un lavoro che ti piace, vuoi anche essere pagato?” come troppo spesso fate voi che pensate che oggi sia possibile lavorare come una volta.

Insegneremo ai nostri figli che la vita è difficile, molto difficile, ma che possono fare qualsiasi cosa e non gli romperemo il cazzo dicendo “E allora quando ti sposi?” oppure “Non vieni mai a trovarci!”. Si sposeranno e faranno figli quando vorranno, se vorranno, e non ci metteremo in mezzo. Ci verranno a trovare quando avranno voglia loro, non costringendoli col ricatto sentimentale dopo avergli costruito attorno la gabbia della famiglia che ancora oggi continua a ingabbiare migliaia di persone che a cinquantanni si sentono ancora figli prima che uomini o donne.

Nessuno dovrà passare quello che abbiamo passato e stiamo passando noi, quello che voi non riuscite ancora a capire perché per voi gli anni Settanta non sono mai finiti, pensate ci siano ancora le lotte operaie, Guccini alla Festa dell’Unità e il Festival di Sanremo con il superospite internazionale.

Sapete che c’è? Avete vinto quella guerra, ma quella che stiamo combattendo noi, voi non sapete neanche che è in corso. Cazzi vostri, non possiamo starvi appresso in eterno, abbiamo da fare.

Di Ciccio Rigoli

https://medium.com/@cicciorigoli/come-hanno-fottuto-i-trenta-quarantenni-51c295050a6c

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critica razionale al significato della vita moderna

In questo momento si potrebbe essere ovunque, fare qualsiasi cosa. Invece ci si siede da solo prima di una schermata. Allora, cosa ci impedisce di fare quello che vogliamo? Essere dove vogliamo essere?

Ogni giorno ci svegliamo nella stessa stanza e seguire lo stesso percorso, a vivere lo stesso giorno di ieri. Eppure un tempo ogni giorno era una nuova avventura. Lungo il percorso è cambiato qualcosa. Davanti ai nostri giorni sono stati senza tempo, ora i nostri giorni sono in programma.
E ‘questo ciò che significa essere cresciuti? Essere libero? Ma siamo davvero liberi?
Cibo, acqua, terra.
Gli elementi stessi che abbiamo bisogno per sopravvivere sono di proprietà di multinazionali. Non c’è cibo per noi sugli alberi, senza acqua dolce nei corsi d’acqua, nessun terreno per costruire una casa. Se si tenta di prendere ciò che la terra offre sarai rinchiuso. Così noi obbediamo loro regole.
Scopriamo il mondo attraverso un libro di testo. Per anni ci si siede e rigurgitare ciò che ci è stato detto. Testato e classificati come soggetti in un laboratorio. Sollevato di non fare la differenza in questo mondo, ha sollevato di essere diverso. abbastanza intelligente per fare il nostro lavoro, ma non mettere in discussione perché lo facciamo. Quindi lavoriamo e il lavoro, lasciato con il tempo di vivere la vita che lavoriamo. Fino a quando un giorno in cui siamo troppo vecchi per fare il nostro lavoro. E ‘qui che sono lasciati a morire. I nostri figli prendere il nostro posto nel gioco.
Per noi, il nostro percorso è unico, ma insieme abbiamo non sono altro che di carburante. Il carburante che alimenta l’elite. L’elite che si nascondono dietro i loghi delle multinazionali. Questo è il loro mondo. E la loro risorsa più preziosa non è nel terreno. Si tratta di noi.
Costruiamo le loro città, corriamo loro macchine, noi combattiamo le loro guerre. Dopo tutto, il denaro non è ciò che li spinge. E ‘il potere. Il denaro è semplicemente lo strumento che usano per controllarci. pezzi di carta senza valore che dipendono per nutrire noi, ci muoversi, noi divertire.
Ci hanno dato i soldi e in cambio abbiamo dato loro il mondo. Dove c’erano alberi che pulivano la nostra aria ora sono fabbriche che avvelenano esso. Dove c’era acqua da bere, è rifiuti tossici che puzza. Se gli animali correvano liberi, sono allevamenti in cui sono nati e macellati senza fine, per la nostra soddisfazione. Oltre un miliardo di persone stanno morendo di fame, nonostante noi avere abbastanza cibo per tutti. Da dove viene tutto andare? Il 70% del grano si cresce è alimentato per ingrassare gli animali che si mangia per cena. Perché aiutare gli affamati? Non si può trarre profitto fuori di loro.
Siamo come una piaga spazzare la terra, lacerando l’ambiente stesso che ci permette di vivere. Noi vediamo tutto come qualcosa da vendere, come un oggetto da possedere. Ma cosa succede quando abbiamo inquinato l’ultimo fiume? Avvelenato l’ultima boccata d’aria? Non avere l’olio per i camion che ci portano il nostro cibo? Quando capiremo il denaro non può essere mangiato, che non ha alcun valore?
Non stiamo distruggendo il pianeta. Stiamo distruggendo ogni forma di vita su di esso. Ogni anno migliaia di specie si estinguono. E il tempo sta per scadere prima che siamo successivo. Se si vive in America c’è una possibilità del 41% si otterrà il cancro. La malattia di cuore uccide uno su tre americani. Prendiamo la prescrizione di farmaci per affrontare questi problemi, ma le cure mediche è la terza causa di morte dopo il cancro e malattie cardiache. Ci è stato detto tutto può essere risolto da buttare i soldi a scienziati in modo che possano scoprire una pillola per rendere i nostri problemi andare via. Ma le case farmaceutiche e le società di cancro si affidano alla nostra sofferenza per realizzare un profitto. Pensiamo che stiamo correndo per una cura, ma in realtà stiamo scappando dalla causa. Il nostro corpo è un prodotto di ciò che consumiamo e il cibo che mangiamo è progettato esclusivamente per il profitto. Riempiamo noi stessi con sostanze chimiche tossiche. I corpi di animali infestati con i farmaci e le malattie. Ma non vediamo questo. Il piccolo gruppo di società che possiedono i media non vogliono farci. che ci circonda con una fantasia che è stato detto è la realtà.
E ‘divertente pensare l’uomo, una volta pensato che la terra era al centro dell’universo. Ma poi di nuovo, ora vediamo noi stessi come il centro del pianeta. Segnaliamo per la nostra tecnologia e dire che siamo il più intelligente. Ma i computer, le automobili e le fabbriche davvero illustrano come intelligente siamo? Oppure si mostrano come siamo diventati pigri. Abbiamo messo questo “civile” maschera. Ma quando si striscia che via ciò che siamo?
In quanto tempo si dimentica solo entro ultimi cento anni abbiamo potuto permettere alle donne di votare; permettono neri di vivere come eguali. Ci comportiamo come se fossimo esseri onnisciente, ma c’è molto che non riusciamo a vedere. Camminiamo lungo la strada ignorando tutte le piccole cose. Gli occhi che guardano. Le storie hanno in comune. Vedendo tutto come sfondo a ‘me’.
Forse abbiamo paura che non siamo soli. Che siamo una parte di un quadro molto più grande. Ma non riusciamo a effettuare la connessione. Stiamo bene uccidere maiali, mucche, polli, sconosciuti da terre straniere. Ma non i nostri vicini, non i nostri cani, i nostri gatti, quelli che hanno imparato ad amare e capire. Chiamiamo le altre creature stupido ancora segnaliamo a loro per giustificare le nostre azioni. Ma lo fa uccidere solo perché siamo in grado, perché abbiamo sempre, fare bene? Oppure è mostrare quanto poco abbiamo imparato. Che continuiamo ad agire fuori originale aggressività piuttosto che il pensiero e la compassione.
Un giorno, questa sensazione che chiamiamo vita ci lascerà. I nostri corpi marciranno, i nostri oggetti di valore raccoglimento. le azioni di ieri tutti che rimangono. La morte ci circonda costantemente, ancora sembra così lontana dalla nostra realtà di tutti i giorni. Viviamo in un mondo sull’orlo del collasso. Le guerre di domani non avranno vincitori. Per la violenza non sarà mai la risposta; distruggerà ogni possibile soluzione.
Se tutti noi guardiamo al nostro desiderio più profondo, vedremo i nostri sogni non sono così diversi. Condividiamo un obiettivo comune. Felicità. Abbiamo strappare il mondo a parte in cerca di gioia, senza mai guardare in noi stessi. Molte delle persone più felici sono quelli che possiedono il minimo. Ma siamo davvero molto soddisfatti del nostro iPhone, i nostri grandi case, le nostre auto di fantasia?
Siamo diventati scollegato. Idolatrare le persone che non abbiamo mai incontrato. Assistiamo la straordinaria sugli schermi, ma ordinario ovunque. Vi aspettiamo per qualcuno di portare il cambiamento senza mai pensare di cambiare noi stessi.
Le elezioni presidenziali potrebbe anche essere un lancio della moneta. Si tratta di due facce della stessa medaglia. Abbiamo scelto quale faccia vogliamo e l’illusione della scelta, del cambiamento è stato creato. Ma il mondo rimane lo stesso. Non riusciamo a capire i politici non ci servono; servono coloro che li finanziano al potere.
Abbiamo bisogno di leader, non politici. Ma in questo mondo di seguaci, ci siamo dimenticati di portare noi stessi. Smettere di aspettare per il cambiamento e di essere il cambiamento che vuoi vedere. Non siamo riusciti a questo punto da seduto su nostri asini. La razza umana non è sopravvissuto perché siamo più veloci o più forti, ma perché abbiamo lavorato insieme.
Abbiamo imparato l’atto di uccidere. Ora del Maestro la gioia di vivere.
Non si tratta di salvare il pianeta. Il pianeta sarà qui se siamo o no. Terra è stata in giro per miliardi di anni, ognuno di noi sarà la fortuna di durare ottanta. Siamo un lampo nel tempo, ma il nostro impatto è per sempre.
Spesso voluto ho vissuto in un’epoca prima che i computer, quando non avevamo schermi per distrarci.
Ma mi rendo conto non c’è una ragione per cui questa è l’unica volta che voglio essere vivo. Perché qui oggi, abbiamo l’opportunità non abbiamo mai avuto prima. Il Internet ci dà il potere di condividere un messaggio e unire milioni in tutto il mondo. Mentre siamo ancora in grado dobbiamo usare i nostri schermi per portarci insieme, piuttosto che più lontani.
Nel bene e nel male, la nostra generazione determinerà il futuro della vita su questo pianeta. Siamo in grado di scegliere se continuare a servire questo sistema di distruzione fino a quando non la memoria della nostra esistenza resta o possiamo svegliare. Rendiamo conto che non stiamo evolvendo verso l’alto, ma piuttosto cadere … non ci resta che schermi in faccia in modo da non vedere dove stiamo andando.
Questo momento presente è ciò che ogni passo, ogni respiro e ogni morte ha portato a. Noi siamo i volti di tutti coloro che sono venuti prima di noi. E ora è il nostro turno. Si può scegliere di ritagliarsi il proprio percorso o seguire la strada innumerevoli altri hanno già preso.
La vita non è un film. Lo script non è già scritto. Noi siamo gli scrittori.
Questa è la tua storia, la loro storia, la nostra storia.

In questo momento potresti essere ovunque, fare qualsiasi cosa. Invece sei seduto davanti ad uno schermo.

Cosa ci impedisce di fare quello che vogliamo? Essere dove vogliamo essere?
Ogni giorno ci svegliamo nella stessa stanza e seguiamo lo stesso percorso, a rivivere lo stesso giorno di ieri.
Eppure un tempo ogni giorno era una nuova avventura. Lungo il percorso è cambiato qualcosa.
Prima i nostri giorni erano senza tempo, ora i nostri giorni sono iper-programmati.
E ‘questo ciò che significa essere cresciuti? Essere liberi?

Ma siamo davvero liberi?
Cibo, acqua, terra, gli elementi stessi di cui abbiamo bisogno per sopravvivere, sono di proprietà di multinazionali.
Non c’è cibo per noi sugli alberi, non è potabile l’acqua dei corsi d’acqua, sul terreno non possiamo costruire liberamente una casa.
Se si tenta di prendere ciò che la terra offre, si viene rinchiusi. Così obbediamo alle loro regole.

Scopriamo il mondo attraverso un libro di testo.
Per anni stiamo immobili e seduti a ingurgitare tutto ciò che ci viene detto.
Testati e classificati come oggetti in un laboratorio. Cresciuti per non fare la differenza in questo mondo, cresciuti per essere tutti uguali.
Abbastanza intelligenti per fare il nostro lavoro, ma non per mettere in discussione perché lo facciamo.
Quindi lavoriamo e lavoriamo, e rimaniamo senza il tempo di vivere la vita per cui lavoriamo.
Fino a quando arriva il giorno in cui siamo troppo vecchi per fare il nostro lavoro.
Ed allora veniamo lasciati a morire e i nostri figli prendono il nostro posto nella giostra.
Ad ognuno di noi la propria storia sembra unica, ma insieme non siamo altro che carburante.
Il carburante che alimenta l’elite.

L’elite che si nascondono dietro i loghi delle multinazionali.
Questo è il loro mondo.
E la loro risorsa più preziosa non è nel terreno. Siamo noi.
Costruiamo le loro città, facciamo funzionare i loro macchinari, combattiamo le loro guerre.
Dopo tutto, il denaro non è ciò che li spinge; è il potere.
Il denaro è semplicemente lo strumento che usano per controllarci: pezzi di carta senza valore da cui dipendiamo per nutrirci, per muoverci, per divertirci.
Ci hanno dato i soldi e in cambio abbiamo dato loro il mondo.
Dove c’erano alberi che pulivano la nostra aria ora sono fabbriche che avvelenano.
Dove c’era acqua da bere, ora ci sono rifiuti tossici che puzzano.
Gli animali correvano liberi, ora nascono e vengono macellati imprigionati in allevamenti dai quali non usciranno mai, per la nostra soddisfazione.

Oltre un miliardo di persone sta morendo di fame, nonostante ci sia cibo in abbondanza per tutti.
Dove finisce tutto questo cibo? Il 70% del grano raccolto serve per ingrassare gli animali che mangiamo a cena.
Perché aiutare gli affamati? Non si può trarre profitto da loro.
Siamo come una piaga che spazza la Terra, che sta distruggendo l’ambiente che ci permette di vivere.
Vediamo tutto come qualcosa da vendere, come un oggetto da possedere.
Ma cosa succederà quando avremo inquinato l’ultimo fiume? Avvelenato l’ultima boccata d’aria?
Quando non avremo la benzina per i camion che trasportano il nostro cibo?
Quando capiremo che il denaro non può essere mangiato, che non ha alcun valore? Non stiamo distruggendo il pianeta.
Stiamo distruggendo ogni forma di vita su di esso.
Ogni anno migliaia di specie si estinguono. E presto sarà l’ora della nostra specie.

Chi vive in USA ha il 41% di probabilità di sviluppare un cancro.
Le malattie cardiovascolari uccidono un americano su tre.
Prendiamo i farmaci prescritti per affrontare questi problemi, ma le cure mediche sono la terza causa di morte dopo il cancro e malattie cardiovascolari.
Ci è stato detto che qualsiasi problema può essere risolto dando più soldi agli scienziati in modo che possano scoprire una pillola per mandare via i nostri problemi.
Ma le case farmaceutiche e le società di ricerca sul cancro fanno profitto sulla nostra sofferenza.
Pensiamo che stiamo correndo verso una cura, ma in realtà stiamo scappando dalla causa.
Il nostro corpo è un fatto di ciò che consumiamo e il cibo che mangiamo è progettato esclusivamente per il profitto.
Ci rimpinziamo di sostanze chimiche tossiche, di corpi di animali infestati con farmaci e malattie.
Ma non ce ne accorgiamo: il piccolo gruppo di società che possiedono i media non vogliono e ci circondano con una fantasia spacciata per realtà.

Fa sorridere pensare che l’uomo una volta credeva che la terra fosse al centro dell’universo.
E poi, di nuovo, ora vediamo noi stessi come il centro del pianeta.
Pensiamo alla nostra tecnologia per dire che siamo i più intelligenti.
Ma i computer, le automobili, le fabbriche…davvero mostrano come siamo intelligenti? Oppure mostrano come siamo diventati pigri?
Indossiamo queste maschere di “civiltà”. Ma se le togliessimo cosa saremmo?
Ci siamo già dimenticati che solo negli ultimi cento anni abbiamo permesso alle donne di votare e ai neri di vivere come eguali?!
Ci comportiamo come se fossimo esseri onnisciente, ma c’è molto che non riusciamo a vedere.
Camminiamo lungo la strada ignorando tutte le piccole cose. Gli occhi che guardano. Le vite condivise.
Vediamo tutto come sfondo a noi stessi.
Forse abbiamo paura di non essere soli, d’essere solo una piccola parte di un quadro molto più grande.

Ma non riusciamo a effettuare la connessione.
Stiamo bene uccidendo maiali, mucche, polli e sconosciuti di terre lontane.
Basta che non siano i nostri vicini, i nostri cani, i nostri gatti, quelli che abbiamo imparato ad amare e capire.
Chiamiamo le altre creature stupide e poi le indichiamo per giustificare le nostre azioni.
Ma uccidere perché ne siamo capaci, perché l’abbiamo sempre fatto, lo fa diventare giusto?
Oppure è mostra di quanto poco abbiamo imparato? Che continuiamo ad agire secondo “l’attacco è la miglior difesa” piuttosto che con compassione ed intelligenza.

Un giorno, questa sensazione che chiamiamo vita ci lascerà.
I nostri corpi marciranno ed i nostri oggetti di valore verranno raccolti da altri. Invece le nostre azioni passate rimarranno tutte.
La morte ci circonda costantemente, eppure ci sembra così lontana dalla nostra realtà quotidiana.
Viviamo in un mondo sull’orlo del collasso.
Le guerre di domani non avranno vincitori. La violenza non sarà mai la risposta; distruggerà ogni possibile soluzione.
Se tutti noi guardiamo al nostro desiderio più profondo, vedremo che i nostri sogni non sono così diversi. Condividiamo un obiettivo comune: la felicità.
Facciamo il mondo a pezzi in cerca della gioia senza però mai guardare in noi stessi.
Molte delle persone più felici sono tra quelle che possiedono di meno.
Ma siamo davvero molto soddisfatti dei nostri cellulari, le nostre grandi case, le nostre luccicanti automobili?

Siamo diventati scollegati.
Idolatriamo persone che non abbiamo mai incontrato.
Osserviamo lo straordinario sugli schermi, ma l’ordinario è ovunque.
Aspettiamo che qualcuno porti il cambiamento senza mai pensare di cambiare noi stessi.
Le elezioni presidenziali potrebbe anche essere un lancio della moneta.
Si tratta di due facce della stessa medaglia. Abbiamo scelto quale faccia vogliamo e l’illusione della scelta, del cambiamento, è stata creata. Ma il mondo rimane lo stesso.
Non riusciamo a capire che i politici non sono al servizio degli elettori ma servono coloro che li finanziano al potere.

Abbiamo bisogno di leader, non di politici.
Ma in questo mondo di “followers”, ci siamo dimenticati di osservare noi stessi.
Bisogna smettere di aspettare il cambiamento ed essere il cambiamento che vogliamo vedere.
Non siamo arrivati fin qui stando seduti ad aspettare.
La razza umana non è sopravvissuta perché più veloce o più forte, ma perché abbiamo lavorato insieme.
Siamo diventati esperti ad uccidere. E’ ora di diventare bravi nella gioia di vivere.

Non si tratta di salvare il pianeta. Il pianeta sarà qui con o senza di noi.
La Terra c’è da miliardi di anni mentre ognuno di noi sarà fortunato se arriverà ad ottanta.
Siamo un lampo nel tempo, ma il nostro impatto è per sempre.
Spesso ho desiderato vivere in un’epoca prima dei computer, quando non avevamo schermi a distrarci.
Ma poi mi rendo conto che c’è una ragione per cui questa è l’unica vita che voglio vivere: perché oggi abbiamo un’opportunità che non abbiamo mai avuto prima…internet.
Internet ci ha dato il potere di condividere un messaggio e unire milioni di persone in tutto il mondo.
Finché siamo ancora in grado dobbiamo usare i nostri schermi per unirci, non per allontanarci.

Nel bene e nel male, la nostra generazione determinerà il futuro della vita su questo pianeta.
Possiamo scegliere se continuare a servire questo sistema di distruzione fino a dimenticarci chi siamo, oppure svegliarci.
Rendiamoci conto che non stiamo evolvendo verso l’alto ma verso il basso.
Abbiamo gli schermi davanti agli occhi e non vediamo dove stiamo andando.
Questo preciso istante presente è frutto di ogni passo, ogni respiro ed ogni morte passata.
Noi siamo i volti di tutti coloro che sono venuti prima di noi.
Ed ora è il nostro turno.
Possiamo scegliere di ritagliarci il nostro percorso o seguire la strada che innumerevoli altri hanno già preso.

La vita non è un film.
La sceneggiatura non è già scritta. Noi siamo gli autori.
Questa è la tua storia, la loro storia, la nostra storia.

Economia: avere il monopolio in 7 mosse

Il prezzo del petrolio è sceso molto nelle ultime settimane.
Evidentemente i paesi sauditi stanno mantenendo alta la produzione.
Ci possono essere diverse ragioni per questo.
Il motivo principale è mantenere il controllo delle maggiori infrastrutture di approvvigionamento di petrolio.
Se il prezzo del petrolio salisse troppo alto, gli altri (paesi poduttori di petrolio concorrenti) sarebbero in grado di fare soldi vendendo e sarebbero quindi in grado di costruire nuove/migliori/più grandi infrastrutture.
Le nazioni dell’OPEC stanno facendo un investimento a lungo termine cercando di uccidere la concorrenza futura.
Ma tenere i prezzi molto bassi non permette crescita economica immediata.
1) L’azienda “X” deve diventare sufficientemente forte (economicamente) da potersi permettere pochi gadagni o adirittura perdite per un periodo “t” (qualche mese/anno)
2) L’azienda “X” inonda il mercao di un bene/servizio a prezzi molto bassi
3) Tutti comprano il bene/servizio dall’azienda “X” perché è il prezzo più basso del mercato
4) L’azienda “X” stringe i denti per il periodo “t” (qualche mese/anno)
5) Durante il periodo “t” le aziende concorrenti di “X” non vendono quindi falliscono o certamente non crescono
6) Alla fine del periodo “t” l’azienda “X”, avendo indotto la morte economica dei concorrenti, ha il monopolio del mercato nel suo settore
7) L’azienda “X” può alzare i prezzi a piacimento essendo l’unica fornitrice sul mercato

È un strategia economica interessante e molto diffusa nonostante sia “arrogante, selvaggia

e violenta”.

MONOPOLIO PETROLIO
Il prezzo del petrolio è sceso molto nelle ultime settimane. Evidentemente i paesi sauditi stanno mantenendo alta la produzione e di conseguenza i prezzi sono bassi.
Ci possono essere diverse ragioni per questo ma il motivo principale (probabilmente) è proprio mantenere il controllo delle maggiori infrastrutture di approvvigionamento di petrolio.
Se il prezzo del petrolio salisse troppo alto, gli altri (paesi produttori di petrolio concorrenti) sarebbero in grado di fare soldi vendendo e sarebbero quindi in grado di costruire nuove/migliori/più grandi infrastrutture.
Le dodici nazioni dell’OPEC (sei delle quali sono mediorientali) stanno facendo un investimento a lungo termine cercando di uccidere la concorrenza futura nonostante tenere i prezzi molto bassi non permetta crescita economica immediata.
Di seguito i sette passi per avere il monopolio del mercato:
1) L’azienda “X” deve diventare sufficientemente forte (economicamente) da potersi permettere pochi guadagni o addirittura perdite per un periodo “t” (qualche mese/anno)
2) L’azienda “X” inonda il mercato di un bene/servizio a prezzi molto bassi
3) Tutti comprano il bene/servizio dall’azienda “X” perché è il prezzo più basso del mercato
4) L’azienda “X” stringe i denti per il periodo “t” (qualche mese/anno)
5) Durante il periodo “t” le aziende concorrenti di “X” non vendono quindi falliscono o certamente non crescono
6) Alla fine del periodo “t” l’azienda “X”, avendo indotto la morte economica dei concorrenti, ha il monopolio del mercato nel suo settore
7) L’azienda “X” può alzare i prezzi a piacimento essendo l’unica fornitrice (monopolio de facto) sul mercato
È un strategia economica interessante e molto diffusa nonostante sia “arrogante, selvaggia e violenta”.

trasporto pubblico gratuito…si può fare

free transport

TRASPORTO PUBBLICO GRATUITO? SI PUÒ FARE! VE LO DIMOSTRIAMO SCIENTIFICAMENTE

“Ormai da due anni in Italia sta nascendo un movimento di opinione che ha come obiettivo la realizzazione del trasporto pubblico gratuito.
Detta così sembra un’assurdità.
La prima obiezione che viene da fare è: chi paga? Perchè io, che non prendo mai il mezzo pubblico, debbo pagare per una persona che lo prende?
Domande giuste, obiezioni corrette.
Analizziamo scientificamente il problema.

Da un punto di vista finanziario abbiamo studiato alcuni conti economici di società che si occupano di trasporto pubblico.
Nello specifico abbiamo studiato la società che si occupa del trasporto pubblico in Trentino, la quale ha la sua attività sia nell’ambito urbano sia extraurbano.
Il conto economico di Trentino Trasporti Esercizio ha un valore della produzione pari a 93,7 milioni di Euro.
Questo dato è sostanzialmente il fatturato totale dell’azienda di trasporto, che si compone di:

77,3 milioni di €: contributi da enti pubblici (Contributi in Conto Economico);
1,3 milioni di €: ricavi vari non meglio specificati;
15,1 milioni di €: ricavi delle vendite e prestazioni.
Andando più nel profondo quest’ultima voce si compone di:
2,6 milioni di €: servizi urbani turistici e noleggi;
12,5 milioni di €: incassi dalle linee.
Possiamo quindi dire che i biglietti contribuiscono nel sistema gestito da TTE, che comprende i trasporti urbani, extraurbani del Trentino e la ferrovia Trento-Malè, per circa il 13,3% del totale del costo di esercizio.
Un calcolo fatto, che è sicuramente per difetto, indica che i costi per la produzione, distribuzione e controllo dei biglietti possa aggirarsi intorno ai 6 milioni di €.
I ricavi dalle linee risultano quindi intorno ai 6,5 milioni di €.
Un misero 6,9% del totale del costo operativo del trasporto pubblico deriva dall’emissione dei biglietti.
Possiamo quindi affermare che il trasporto pubblico in Trentino gravi sulle tasse dei cittadini per il 93,1 %.
Tale dato non deve stupire, è circa lo stesso dato che riscontriamo in tutte le società di trasporto pubblico locale. Siamo riusciti ad effettuarlo in Trentino in quanto la società pubblico sul proprio sito i dati da cui si evincono i calcoli effettuati.
Andando a vedere il costo sociale dei soli incidenti in provincia di Trento, approssimativamente raggiungiamo la ragguardevole cifra di 150 milioni annui. Solo per gli incidenti automobilistici.
Gli studi dimostrano che una diminuzione del traffico implica una diminuzione esponenziale degli incidenti, e quindi dei costi sanitari legati.
Le città che hanno implementato il trasporto pubblico gratuito hanno ottenuto un aumento fino a 3 volte dei passeggeri trasportati con una diminuzione del 30% del traffico urbano in pochi anni di esercizio.
Città come Hasselt e comunità come Aubagne hanno cambiato la propria immagine e l’urbanistica grazie all’utilizzo di tale procedura.
Minor traffico, minore inquinamento, possibilità di trasformare le strade in giardini e piste ciclabili. Maggior sicurezza per pedoni e ciclisti, aumentata consapevolezza di un uso sociale del trasporto.
Tutto questo ha trasformato le relazioni. Ha aumentato la sicurezza sugli autobus, in quanto più affollati, e ha permesso alle città di investire maggiormente sul trasporto pubblico rispetto ad asfaltare terreni e a creare parcheggi.
L’economia delle città ne è risultata rivitalizzata, in quanto le persone acquistano più volentieri in un contesto tranquillo e senza traffico, e il valore degli immobili è cresciuto.
Certo occorre sperimentare, ma vista l’esiguità dell’investimento, occorrerebbe più coraggio nelle amministrazioni affinchè il trasporto pubblico diventi il vero asse portante di una mobilità sostenibile del territorio.
Il trasporto pubblico deve diventare il trasporto primario dei cittadini, in quanto è il vero sistema per diminuire il consumo del territorio, dei combustibili fossili ed è l’unico metodo per abbattere immediatamente l’inquinamento da traffico permettendo la libertà di movimento ai cittadini.
Se anche un’impresa automobilistica come la Ford sta guardando al mercato del trasporto pubblico come ad un settore su cui investire e in crescita vuol dire che anche per le imprese automobilistiche inizia ad essere una realtà da seguire con attenzione”.

Paolo Vergnano

le migliori cuffie al mondo sono?…

Dr. Dre (full-time rapper e part-time boss della marca di cuffie “b”) ama dire che “le persone non stanno ascoltando tutta la musica”.

Una frase più accurata: le persone non stanno comprando le cuffie giuste.

Oggi l’industria audio è satura di marketing.

Consumatori senza cognizione di causa si accaparrano cuffie di marca a 300 dollari mentre ne esistono di migliori e più convenienti.

Il problema?
Siamo condizionati a fare acquisti per marca piuttosto che da una vera esperienza audio.
E’ tempo di cambiare.
Abbiamo deciso di separare la qualità audio da tutto il resto.

Quali marche meritano la nostra attenzione e cosa dovrebbero evitare i clienti?

Dopo aver raccolto le specifiche, i punteggi di revisione e le caratteristiche per quasi 3’000 tra cuffie standard, auricolari economici e cuffie professionali per DJ full-optional, abbiamo assegnato a tutti i prodotti un punteggio su base 100, sulla base dei seguenti fattori:

75% – recensioni degli esperti (CNET, Wired, TechCrunch, Che HiFi, Buona Gear Guide, PC Mag)

25 % – specifiche e le caratteristiche (frequenza, la sensibilità, cancellazione di rumore, ecc)

Nelle parole di Dr. Dre: “siediti, rilassati, e allaccia la cintura di sicurezza; non hai mai fatto un giro come questo prima”!

I risultati potrebbero sorprendervi (punteggio medio tra parentesi):

18. Plantronics (57)

17. Beats by Dre (58)

16. Skullcandy (62)

Con tante scuse a celebrità, giocatori NBA, e atleti di sport estremi in tutto il mondo, la nostra analisi non è stata gentile con Beats by Dre o Skullcandy. Sì, ogni marchio ha una manciata di prodotti decenti (es: ‘Beats Solo HD, navigatori di Skullcandy), ma la media, mid-range di prodotti di queste marche probabilmente non vale i vostri soldi.

15. Koss (68)

14. Creative (68)

13. Philips (72)

Se si sa esattamente cosa comprare, queste tre marche offrono solide opzioni a prezzi ragionevoli (ex: alcuni della linea Fidelio di Philips; Aurvana Creative, over-ear). Ma questi brand offrono anche dozzine di prodoti meno validi a prezzi troppo alti.

Se sei un giocatore d’azzardo si potrebbe ottenere un brivido a buon mercato decidendo di comprare uno di questi prodotti (come ordinare pesce raro in un ristorante di vicolo o scommettere sui Dallas Cowboys). Per il resto di noi, non vale il rischio.

12. Bose (73)

11. Apple (74)

10. Panasonic (74)

A differenza di Philips e Creative, Bose e Apple hanno una stratergia di marketing “less is more”. Solo tre o quattro prodotti di punta ma a prezzi gonfiati. Se volete una calzata confortevole con il “rumore top-tier” annullato, 15s QuietComfort di Bose in realtà reggono il confronto con la maggior parte della campagna pubblicitaria. Purtroppo, molti dei loro altri prodotti hanno ricevuto recensioni contrastanti, e alla fine, si paga un ingiustificato extra sui prodotti marchiati “Bose”.

Poi c’è Apple. Sono state una sorta di barzelletta nel settore della cuffia fino a poco tempo fa, quando gli esperti hanno dato ai nuovi EarPods un cenno gentile e alcune recensioni decenti. Ma non è abbastanza per compensare anni di “fregature” a marchio iPod. Livello medio, non eccellenza.

Queste invece iniziano a suonare bene:

9. Audio-Technica (74)

8. JVC (75)

7. Sennheiser (78)

Se l’acquisto Philips o Creative è un gioco d’azzardo avventato, scegliere uno di questi marchi è un rischio responsabile, come investire in un fondo indice o predire un altro arresto di Justin Bieber. Anche se nessuno di questi marchi è cosa-sicura, ognuno ha una forza particolare.

Audio-Technica produce alcune delle migliori cuffie studio sul mercato, e spesso a meno di $150. JVC vende molti dei migliori auricolari economici disponibili: buoni per pantofolai e spazzini. Infine, i migliori prodotti Sennheiser sono universalmente lodati da audiofili e DJ.

Suonano alla grande:

6. AKG (79)

5. Sony (80)

4. Pioneer (83)

Sia AKG che Pioneer vendono cuffie stellari per DJ e tecnici audio. E non pagare un superfluo $100 solo perché la confezione dice “studio” sul lato è cosa gradita. Quindi Sony è forse il più sorprendente tra le alte performer, soprattutto accanto a tutti questi sostenitori del settore cuffie. Con centinaia di prodotti in quasi ogni fascia di prezzo, colore e stile, più grande qualità di Sony è la coerenza di qualità.

Sono super soniche:

3. Klipsch (84)

2. Grado (89)

1. Shure (90)

Sono tre dei marchi più costosi, ma Klipsch, Grado e Shure sono gli acquisti più affidabili in questo elenco, con prestazioni eccezionali e recensioni sempre entusiastiche da parte degli esperti.

Se siete a corto di soldi, un paio economico da Sony o JVC andranno bene, ma coloro che cercano di fare un nuovo passo in godimento audio dovrebbe iniziare da qui.

Questo il link alla recensione dei prodotti singoli (marca e modello)

Albert Einstein e la politica

Durante tutta la sua vita Albert Einstein fu coerente nei presupposti fondamentali delle sue scelte politiche.
Fin da quando era studente in Svizzera era stato favorevole a politiche economiche socialiste, temperate da una forte propensione per la libertà individuale, l’autonomia personale, le istituzioni democratiche e la protezione delle libertà.
Nel 1949 scrisse un importante saggio per il numero inaugurale della rivista Monthly Review intitolato “Perché in socialismo?“.
Nell’articolo sosteneva che un capitalismo senza restrizioni produceva grandi disparità di ricchezza, alternanze cicliche di fasi di espansione e di depressione e livelli di sperati di disoccupazione.
Il sistema incoraggiava l’egoismo invece della cooperazione, la smania di arricchirsi anziché il desiderio di servire gli altri.
Le persone venivano preparate alla carriera piuttosto che all’amore per il lavoro e la creatività.
E i partiti politici tendevano a essere corrotti dai contributi finanziari dei possessori di grandi capitali.
Questi problemi potevano essere evitati sosteneva Einstein nel suo articolo, mediante un’economia socialista, purché ci si premunisse dalla tirannia e dalla centralizzazione del potere.
Un’economia pianificata, che equilibri la produzione e le necessità della comunità, distribuirebbe il lavoro fra tutti gli abili al lavoro e garantirebbe i mezzi di sussistenza a ogni uomo, donna e bambino.
L’educazione dell’individuo, oltre ad incoraggiare le sue innate capacità, si proporrebbe di sviluppare in lui un senso di responsabilità verso i suoi simili anziché la glorificazione del potere e del successo, come avviene nella nostra società attuale.
Aggiungeva però che le economie pianificate erano esposte al pericolo di diventare oppressive, burocratiche e tiranniche, come era accaduto nei paesi comunisti come la Russia.
Una economia pianificata potrebbe essere accompagnata dal completo asservimento dell’individuo.
A livello personale, politico e professionale provava repulsione per qualunque costrizione.
L’individualismo e la libertà erano necessari perché fiorissero l’arte e creativa e la scienza.
L’imperativo di proteggere i diritti dell’individuo era il più fondamentale principio politico di Einstein.

senza politici: così sogno la politica del futuro

Cosa fanno i politici?
Scrivono le leggi che formalizzano i concetti “giusto” e “sbagliato” e  devono far funzionare lo stato dal punto di vista amministrativo, tecnico ed economico.

Secondo me i politici DEVONO ESSERE meri tecnici esecutori. Pagati dai cittadini per eseguire.
Devono essere dei tecnici capaci di tradurre in esecutivo efficace la volontà del popolo tutto.
Devono fare un lavoro privo di interpretazione, non soggettivo, non emotivo.
Questo lavoro andrebbe scollato dal lavoro di “filosofo” e o “opinionista” e o “informatore/divulgatore” e o “saggio/esperto/studioso/ricercatore”.
Questa attività dovrebbe esser fatta da TUTTI I CITTADINI secondo capacità e passioni e non dovrebbe essere un mestiere retribuito.
Quindi, in un futuro ipotetico ideale, il mestiere di politico NON ESISTERÀ PIÙ in quanto sostituito da più economiche, rapide ed esatte votazioni quotidiane di ogni cittadino: tutti quanti impegnati a scegliere come/dove guidare la propria società votando dieci minuti al giorno tutti i giorni…non sarebbe bellissimo?!?
L’attività del “pensare/parlare/scrivere/dialogare/informare/condizionare la politica” sarà quindi appannaggio di tutti: non dieci telegiornali e dieci giornali bensì milioni di idee e miliardi di pensatori.
Le idee migliori e o meglio esposte andranno avanti in quanto abbracciate e sostenute e perfezionate e pubblicizzate da chi le condivide mentre le cavolate semplicemente si auto-archivieranno.

In quel futuro ipotetico (ma auspicabile) i finanziamenti pubblici ai partiti non dovrebbero esistere da nessuna parte altrimenti succederebbe (come da noi purtroppo) che aprire e gestire e lavorare in un partito politico è un business…non deve esserlo. La politica andrebbe fatta per passione e dovere.

Sui rimborsi ai partiti io personalmente sono disposto a discutere…
I rimborsi a grandi linee funzionano così:
faccio richiesta di spesa stimando motivazione e dimensione;
chi ne ha facoltà accoglie o respinge (in toto od in parte) la stima di spesa;
scelgo se uscire dai paletti dei rimborsi assumendomene totalmente la responsabilità e gli oneri;
anticipo le spese o chiedo per tempo una liquidazione anticipata delle spese;
produco tutti i documenti fiscali dimostranti le spese sostenute;
ottengo (forse) il saldo del rimborso;
se evado queste regole (per esempio mettendo a rimborso uno scontrino di cena al ristorante raccolto in terra) sono truffatore: rischio licenziamento e denuncia. Non ammetto che si guadagni beni e/o servizi dalle sue attività lavorative oltre quelle già riconosciutegli legalmente e pretendo che ogni cittadino (quindi compresi i politici), quando colto in flagranza, paghi secondo i termini di legge, perda istantaneamente il lavoro e…preda la faccia (professionale)!

Senza finanziamenti e senza rimborsi alla politica s’accende il pericolo “lobby economiche che finanziano quindi controllano i partiti politici”.
Lasciare la politica in mano ai potentissimi e ricchissimi gruppi finanziari privati non va bene: curerebbero i loro interessi eventualmente (se economicamente conveniente) anche “sulla pelle” della cittadinanza. Bisogna pensare una soluzione funzionante a questo problema ma la questione non si porrebbe se (come visto sopra) il mestiere di politico non esistesse.
La politica DEVE ESSERE in mano ai privati cioè ai cittadini. Altrimenti chi altro?!?
Distinguere privati cittadini da privati gruppi finanziari è legalmente parecchio semplice. Nonostante ciò, a volte c’è confusione causata dal fatto che la legislatura USA non fa distinzione tra persona fisica e persona giuridica trattandoli entrambe come privati cittadini aventi diritti identici compresa la proprietà privata e privacy etc! Questa è una aberrazione del diritto, un inciampo, nato più di un secolo fa da Lincoln ovviamente per tutt’altri motivi. I cittadini USA (persone fisiche) stanno lottando col sangue per ottenere maggiori e diversi diritti e doveri delle corporation USA (persone giuridiche).

Secondo me questo futuro di cui parlo non è futuro bensì tecnicamente e tecnologicamente già presente…socialmente e culturalmente siamo pronti?…

vegetarismo: obiettivamente e scientificamente

mi trovo a ristudiare un testo di antropologia evoluzionistica per controllare quanto scritto ad un certo Alberto Nonno Meg Ravaioli qualche giorno fa. E ora non riesco più a fermarmi. È una parte della Scienza incredibilmente affascinante. Beh.. lo vedi che anche solo parlare d’essere vegani
Si parlava invece dell’opportunità della dieta vegetariana/vegana sulla base dell’anatomia e della fisiologia del nostro digerente, e si ragionava sulla nostra discendenza dalle protoscimmie arboricole frugivore. Sì che poi gli autralopitechi hanno iniziato a mangiar carne, ma il nostro digerente è molto più simile a quello degli erbivori che non a quello dei mammiferi carnivori o dei cosiddetti onnivori.
io sono scettico sul confronto con erbivori e onnivori… non sono troppo filogeneticamente distanti da noi? dovremmo restringere il confronto nell’ambito dei primati… o no?
Beh si… Però i caratteri più basilari si sono distaccati più lontano. Per esempio la lunghezza dell’intestino nei mammiferi carnivori è circa 3 volte il tronco e 10 volte più acido che negli erbivori, nei quali è fino a 20 volte il tronco. Questa come molte altre analogie fanno quantomeno pensare.
Dovrei cercare i dati, ho scritto quel che ricordo da studi di anatomia comparata. Altri elementi interessanti erano ovviamente la dentatura, gli enzimi digestivi, presenza/assenza di strutture atte a ricavare la carne dall’ambiente (tipo artigli anzichè unghie, cose che indicano attitudine carnivora o meno), e altro che non ricordo.
I problemi della carne e in genere di tutti gli alimenti di origine animale, così a memoria, stanno nella presenza dei grassi saturi, che tanti problemi ci creano a partire dall’arteriosclerosi, e nel processo di digestione ed assorbimento dell’alimento carne: i carnivori hanno intestini più acidi per demolire la carne e come dicevo più brevi per evitare stagnazione e la putrefazione a cui può andare incontro qualcosa che necessita tempi più lunghi per essere digerito. Gli enzimi proteolitici e pancreatici (misti ai succhi biliari) che abbiamo noi sembrano più adatti a lavorare sui trigliceridi vegetali o del pesce (eccetto oli di palma e cocco) [verificare]. Ci sono studi riguardanti l’assorbimento: una volta demolite, le sostanze passano dal lume intestinale al sangue attraverso processi selettivi che ovviamente non sono uguali per tutte le specie – il fatto che deriviamo direttamente da frugivori dovrebbe avere riscontro in una capacità di assorbimento selettivo più improntato su sostanze vegetali (anche se ridotte ai minimi termini i mattoncini delle proteine sono sempre quelli, così non è per gli acidi grassi) [verificare]; in tale direzione so anche di studi che riguardano l’associazione dei nutrienti in una corretta alimentazione, proprio in funzione dei processi di assorbimento.
Se a queste riflessioni si aggiungono altre che ora non ricordo, ed il fatto che con una equilibrata dieta vegetale si possono introdurre nel nostro corpo esattamente tutti i nutrienti (forse eccezioni tipo omega 3?) più vitamine e sali minerali (che nontroviamo nelle carni), appare sensato almeno porsi il problema del passaggio ad una dieta verde.
E poi c’è il maggior problema delle sostanze nocive nella carne, vuoi per processi industriali scorretti, vuoi per il fenomeno del bioaccumulo.
Infine la questione ecologica/sociale, degli equilibri ecosistemici violati per sostenere il consumo di carne di quella parte di mondo che se lo può permettere.
Quindi abbiamo intestino lungo e meno acido rispetto al carnivoro puro? Ok ma è “solo” così o abbiamo intestino lungo e ph COME le bestie vegane/vegetariane/frugivore?..
Come le bestie Veg, che non hanno un solo valore rispetto a lunghezza e ph, ma un range, in cui noi rientriamo.
Benché qui non sia nulla di ufficiale , sono ben riassunti alcuni dati significativi. Guarda lungh intestino e ph stomaco. Non trovo ph intestino, ma nel nostro il bicarbonato del pancreas e le cell epiteliali rendono più basico ciò che uscendo dallo stomaco già è meno acido rispetto al chimo carnivoro.
Più l’argomento nel complesso contempla anche la questione dei radicali liberi (tossine) e dell’acidificazione generale dell’ambiente cellulare che accelera invecchiamento.
Quasi tutti gli argomenti di anatomia fanno pensare che l’uomo sia più un erbivoro che un carnivoro. Tuttavia…ho alcuni dubbi: fra i carnivori alcuni orsi hanno una dieta con tantissimi vegetali e almeno sono onnivori (il panda credo abbia una dieta di soli vegetali, l’orso marsicano al 90% di vegetali); fra i primati ci sono moltissime specie che hanno una cospicua porzione di carne nella dieta); E poi l’uomo ha iniziato un’evoluzione culturale, con la costruzione di utensili, atti soprattutto alla caccia ed alla preparazione della carne… da oltre 2 milioni di anni! Forse da qualche parte nel mondo c’è qualche comunità di Panda che si sta chiedendosi, dietro ad un pc, se siano in realtà carnivori e che sarebbe meglio passare a mangiare carne? Forse sbagliamo la domanda? Ritengo più utile dire: con l’acquisizione di una dieta maggiormente carnivora, la fitness di Homo è aumentata in modo tale da rendere questa caratteristica evolutivamente vantaggiosa? Dato che forse l’evoluzione dell’anatomia (intestino, mandibole, ecc…) è lenta, ma quella culturale (Utensili) è più veloce, forse la risposta è sì. Ma questo, attenzione, non vuol essere un commento nè a favore nè contro l’alimentazione vegetariana, carnivora o onnivora…
I panda tecnologici eh eh… Sono completamente d’accordo con te! Il fatto è che, diversamente dagli orsi vegetariani o i babbuini onnivori, l’evoluzione culturale e tecnologica ci ha fatto fare passi veloci che la nostra evoluzione biologica non è stata in grado di seguire (non ancora) Noi possiamo anche andare in orbita oggi, ma ciò non significa che il nostro corpo sia strutturato in modo adatto; se si continuasse all’infinito forse sopravvivrebbero sempre più quelli che sviluppano meno tumori da radiazioni cosmiche. Ora, non c’è dubbio che l’avanzamento tecnologico degli australopitechi li abbia messi di fronte alla possibilità carne sì/carne no prima inaspettata; e nessun dubbio che la “scelta” carne sì sia stata la vincente – ulcere, gastriti, tumori prima inesistenti, ma vuoi mettere il nuovo apporto proteico? Il punto è: se è vero che il nostro corpo è più vegetariano come dicevamo, visto che oggi quelle stesse proteine possiamo prenderle comunque anche senza carne, forse è meglio non mangiarla più del tutto?
Ai fini della biologia della specie, un tumore non conta, perchè tanto viene quando ormai ti sei riprodotto ed hai messo in gioco i tuoi geni. Ma la specie Homo sapiens, è stata mai vegetariana? Forse lo erano i nostri antenati ma noi? E soprattutto, ci sono casi di popolazioni adatte a vivere di carne di foca e pesce e grazie agli omega3 di questi ultimi sono molto longeve… Le popolazioni che vivono ancora oggi nei luoghi più lontani dalla cosiddetta civiltà, sono onnivori. Esistono casi di popolazioni completamente erbivore? Non lo so, sarebbe interessante saperlo. Ma alla fine: è proprio vero che il nostro corpo è più vegetariano di quanto non sia carnivoro? Dicevo prima, forse bisognerebbe studiare il problema nell’ambito dei primati sia perchè il gruppo dei carnivori alla fine non è così carnivori (dieta vegetariana di molti Orsi) e sia perchè alcuni gruppi discendenti dagli erbivori (per es. i cetacei) sono completamente carnivori… Ogni volta che leggo una nota come quella che hai linkato sopra, ho la sensazione che ci sia già un preconcetto di chi scrive e che le conclusioni sono tratte a partire dalle posizioni di chi scrive. In poche parole: non è che c’è troppa ideologia quando si affronta il confronto essere vegetariani/essere carnivori/essere onnivori?
Alla fine la questione diventa però: la carne, a noi, oggi, fa anche male? Se si, è sostituibile con qualcosa che non abbia effetti collaterali? That’s it O no?
oltre a darci nutrimento positivo, la carne ha componenti nutrizionali/struttura/eccetera che creano problemi al nostro organismo? La risposta è scontata, altrimenti non ci sarebbe l’accordo unanime dei nutrizionisti a dire che non la si dovrebbe mangiare più di poche volte la settimana; e non solo per una questione di equilibri, ma per non caricarci di trigliceridi saturi oltre la soglia max. Più altri aspetti inerenti la digestione sopra detti. Che poi si parla di carne, ma è solo il più significativo degli alimenti di origine animale.

Articolo da finire

-48.4€ (2 ottobre 2013)

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Rinnovo dominio CuboSphera.net + servizi MySQL
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OSCENO il “museo” del risparmio (a Torino) della Intesa SanPaolo

MdR

Cosa fate normalmente quando due ragazzi vi cercano di fermare per strada con una cartellina ed una penna in mano?
Cosa fareste se quei ragazzi vi iniziassero a chiedere quanto guadagnate al mese, e come spendete esattamente il vostro stipendio voce per voce (cibo, ristorante, affitto etc)?
Cosa fareste se scopriste che quei ragazzi sono pagati da una grande banca che quindi utilizzerà a suo privato profitto le informazioni così raccolte?
Eh? Cosa fareste? Paghereste 8 euro per arricchire il database della Intesa SanPaolo con le vostre abitudini economiche?!?!!!
Come si puo’ allestire uno spazio del genere all’interno del palazzo di proprietà privata Intesa SanPaolo, attrezzarlo con una ventina di touchscreen ex aziendali refittati ed un paio d’ore di animazioni economiche, usarlo per raccogliere dati sensibili mascherati da innocenti giochini, far pagare l’ingresso ed avere anche LA FACCIA TOSTA DI CHIAMARLO “MUSEO”!!!
IGNOBILE
OSCENO
VOLGARE

Cosa fate normalmente quando due ragazzi vi cercano di fermare per strada con una cartellina ed una penna in mano?
Cosa fareste se quei ragazzi vi iniziassero a chiedere quanto guadagnate al mese, e come spendete esattamente il vostro stipendio voce per voce (cibo, ristorante, affitto etc)?
Cosa fareste se scopriste che quei ragazzi sono pagati da una grande banca che quindi utilizzerà a suo privato profitto le informazioni così raccolte?
Eh?
Cosa fareste?
Paghereste 8 euro per arricchire il database della Intesa SanPaolo con le vostre abitudini economiche?!?!!!

Come si puo’ allestire uno spazio del genere all’interno del palazzo di proprietà privata Intesa SanPaolo, attrezzarlo con una ventina di touchscreen ex aziendali refittati ed un paio d’ore di animazioni economiche, usarlo per raccogliere dati sensibili mascherati da innocenti giochini, far pagare l’ingresso ed avere anche LA FACCIA TOSTA DI CHIAMARLO “MUSEO”!!!
Questo è il “Museo” del Risparmio di Torino!!!

IGNOBILE

OSCENO

VOLGARE

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