sono MOLTI ANNI che guardo MOLTE ORE di youtube al mese
questo è CERTAMENTE il più INCREDIBILE e BELLISSIMO video ch’io abbia mai incrociato
Sono MOLTI ANNI che guardo MOLTE ORE di youtube al mese e questo è CERTAMENTE il più INCREDIBILE e BELLISSIMO video ch’io abbia mai incrociato: un delfino cerca il contatto con l’uomo per farsi liberare da una lenza incastrata in una pinna!!!
I delfini sono una delle più eleganti creature del pianeta ma mancano loro i pollici opponibili.
Tuttavia sono abbastanza intelligenti da riconoscere che possono avvicinarsi all’uomo per ottenere aiuto.
In questo video un delfino con mobilità limitata a causa di un amo e lenza incastrati in una pinna pettorale si avvicina ad alcuni subacquei “chiedendo” aiuto.
L’istruttore subacqueo Keller Laros notò che il delfino mostrava un comportamento anomalo: continuava a “girovagare” lentamente intorno a loro e, ad un esame più attento, ha rivelato il problema.
Il delfino ha permesso ai sommozzatori di tentare di liberare la pinna spostato il corpo per rendere l’operazione più facile.
I subacquei sono stati in grado di rimuovere il filo da pesca permettendo maggiore libertà di movimento all’animale.
Sfortunatamente non è stato possibile rimuovere l’amo.
IMDb mi ha “consigliato” questa serie di 5 documentari di 50 minuti l’uno della BBC.
Sono ASSOLUTAMENTE PAZZESCHI e STUPENDI e INCREDIBILI e MAGNIFICI e IMPERDIBILI
…se vi piacciono/interessano gli insetti…si intende 😉
…super consigliato!
…e qui tutta una serie di spezzoni per farvi venire voglia di guardarvi i documentari integralmente…
Ho finalmente scoperto chi, come e quando monitora lo stato di conservazione degli esseri viventi del nostro magnifico pianeta:
la francese IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura; in inglese International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources) è l’ente che si fa carico (dal 1948) di questa grandissima responsabilità.
IUCN è considerata la massima autorità al mondo sullo stato di conservazione della natura.
La IUCN definisce annualmente la “Red List” (Lista Rossa) delle specie a rischio estinzione (complessivamente quasi 45mila!!!!).
La Lista Rossa IUCN si basa su precisi criteri di valutazione del rischio di estinzionedi migliaia di specie e sottospecie ed è considerata come il più autorevole e obiettivo sistema di classificazione delle specie a rischio di estinzione.
I dati tecnici e scientifici sono raccolti ed analizzati da una grande quantità di esperti (circa 7’500 in tutto il mondo), generalmente scienziati o esperti nei vari ambiti della zoologia, della botanica o altre discipline affini. Questi esperti, compongono la Commissione per la salvaguardia delle specie (IUCN Species Survival Commission, SSC) e sono volontari.
La Lista Rossa del 2006:
Complessivamente 40’168 specie.
Di queste 16’118 sono risultate minacciate (di esse 7’725 erano animali, 8’390 erano piante e 3 erano funghi e licheni).
La Lista Rossa del 2007:
Complessivamente 41’415 specie
Di queste 16’306 sono state valutate a rischio (188 in più rispetto all’anno precedente).
La Lista Rossa del 2008:
confermata la tendenza globale del rischio di estinzione per un mammifero su quattro (1’141 sulle 5’487 specie note), senza considerare le 836 specie di cui non si hanno dati sufficienti.
NB: infatti questi dati seppure estremamente attendibili non sono assoluti, poiché può accadere che una piccola percentuale di specie considerate estinte venga “riscoperta” come ancora in via di estinzione, o sia dichiarata come non classificabile in mancanza di dati.
Qui il link alla pagina dedicata alla “tragica” galleria fotografica 2010 del sito della Lista Rossa.
Gli Albatros sono uccelli marini di grandi dimensioni.
Ne esistono una ventina di specie.
L’albatro urlatore e quello reale sono gli uccelli dalla maggiore apertura alare (fino a 3,5 metri) viventi sulla terra.
Vivono principalemente negli oceani meridionali.
Personalmente li ho visti a Taiaroa (NZ) ed è stata una esperienza semplicemente magica che mi ha REALMENTE cambiato la vita.
Sono creature maestose e magnifiche…in grado di volare a pochi centimetri dalle onde oceaniche, per centinaia e centinaia di miglia…ininterrottamente .
Trovano nutrimento esclusivamente dal mare e vengono sulla terra ferma solo per nidificare.
Sono immensi ma magnificamente aggraziati, planano senza quasi mai battere le ali sfruttando al meglio i forti venti oceanici.
Sano in grado di volare centinaia di chilometri al giorno per settimane di seguito…un animale con satellitare ha percorso 6’000 km in 12 giorni.
Vivono circa 50 anni ed iniziano a riprodursi non prima dei 5/10.
Da quel momento, per il resto della vita, la coppia è fissa e monogama.
La “rottura” della coppia avviene solo se si manifesta sterilità o se uno dei due non fa ritorno all'”appuntamento uovo”.
L’albatro vive tutta la vita in mare aperto…in totale solitudine ma, regolarmente, puntualmente, la coppia si ritrova nel posto giusto e nel giorno e mese giusto sulla terra ferma per riprodursi.
A volte uno dei due è qualche giorno in ritardo allora il compagno attenderà.
Se il ritardatario non tornerà, l’altro aspetterà per settimane intere poi volerà via e tornerà l’anno successivo.
Se ancora manca il partner allora, forse, si cercherà un nuovo sposo…forse…se il cuore glielo permetterà nuovamente.
Un uovo solo è deposto dalla femmina (di solito ogni due anni) e al “piccolo” serviranno molti mesi (dai 5 ai 10 dipende dalle specie) prima di prendere il volo.
In questo lungo periodo i due genitori vanno a pesca nei “dintorni” del nido e rientrano un paio di volte al giorno per nutrirlo. Ma a volte per cercare cibo stanno via giorni…a volte gli adulti fanno 3000 km per cercare il cibo per il piccolo.
Mentre il pulcino ingrassa (fino anche a 12 kg) i genitori dimagriscono considerevolmente perchè rigurgitano parte del loro pasto per nutrire il figlio.
Nel periodo finale, quando le piume da volo iniziano a farsi vedere, i genitori tengono il figlio “a dieta” per portarlo al “peso forma” di circa 10 kg (per l’albatro reale…quello che ho avuto il privilegio di vedere in NZ).
Un giorno il figlio decollerà, senza avvertire i genitori che troverranno il nido vuoto. Non è dato sapere se in mare si reincontreranno mai…è possibile che il figlio tornerà a nidificare lì dove è nato.
Ingegneristicamente l’albatro è semplicemente straordinario…un autentico capolavoro…
Il notevolissimo allungamento alare (ala molto larga (destra – sinistra) e poco lunga (avanti – dietro)) permette una efficienza da record (perdendo quota fa tantissima strada in avanti).
L’ala infatti è così tanto portante che a volte, quando c’è tanto vento, l’unica possibilità che ha di atterrare è chiudere le ali e lasciarsi “cadere” a terra…se le ali stanno aperte è impossibile andar giù!!!
L’ala è talmente grande che si piega in tre parti…tutti gli altri uccelli in due.
L’albatro ha un sistema osseo unico nel regno animale che blocca, meccanicamente, le ali nella posizione “aperta”. Grazie a questo “trucchetto” l’albatro usa pochissimo i muscoli (ha infatti dei pettorali piccolissimi…fatte le dovute proporzioni).
L’albatro ingerisce troppo sale ma questo viene smaltito grazie ad un organo “magico” (una specie di desalinizzatore) posto alla base del cranio. Qui viene prodotto un liquido saturo di sale che viene espulso attraverso le narici. Il becco dell’albatro è solcato da due scanalature che uniscono le narici alla punta adunca.
In oceano aperto spesso sulla punta del becco si forma una “lacrima”. I marinai hanno per questo motivo creduto per secoli che questo magnifico uccello fosse triste e piangesse per il dolore di una vita passata in solitudine nell’immensità dell’oceano.
C’è un problema…un problema grave…gravissimo…mortale:
la maggioranza degli albatri sono a rischio di estinzione.
L’uomo lo sta estinguendo.
Le reti da pesca affioranti, la scarsità di pesce, la distruzione (o anche il “disturbo”) dei luoghi (una manciata in tutto il mondo) di riproduzione, l’alterazione (volontaria o involontaria, consapevole o inconsapevole) degli ecosistemi in generale, e, dagli anni ’60 sempre di pù, l’ingestione di plastica galleggiante.
Gli albatri vivono distanti migliaia di chilometri dall’uomo e nonostante ciò, pescano e mangiano etti e etti di plastica…accendini, sacchetti e tappi di coca cola galleggiano ovunque, anche nei più remoti e selvaggi oceani del sud, e vengono ingeriti dagli uccelli marini che, non potendola digerire, muoiono. Quando “fortunati” muoiono velocemente di blocco intestinale, quando sfortunati muoiono di fame, lentamente, nonostante mangino, perchè lo stomaco, pieno di plastica, non riesce a digerire tutto il pesce.
A metà strada tra Cremona e Mantova ci sono persone che hanno saputo trasformare un sogno, un idea, un ideale (produrre e vendere prodotti 100% biologici) in realtà.
Hanno avuto pazienza, umiltà, incredibile tenacia e perseveranza.
Non smettono mai di crederci e quel sogno, quell’obiettivo diventa realtà, una realtà fatta di duro lavoro quotidiano che permette anche a tutti noi di migliorare la qualità della nostra vita.
Bruno Munari, Disegnare un albero, ed. Corraini, Mantova, 1978.
Sarà un libro difficile da “scovare”, provate nelle librerie per ragazzi. Ma quando lo avrete davanti, copertina bianca col sintetico disegno di un albero scomposto nelle sue varie parti, capirete che si tratta di un piccolo tesoro! Sfogliatelo lentamente e scoprirete, guidati dal suo autore, che la realtà è fatta di cose semplici, gioiose e belle. Basta solo saper guardare e copiare…
Il programma ha lo scopo di catalogare, indicare e preservare siti di eccezionale importanza, sia naturale sia culturale, che possono essere considerati Patrimonio comune dell’umanità (secondo criteri precisi). I siti elencati possono ottenere finanziamenti dal World Heritage Fund a certe condizioni. Il programma venne fondato con la Convenzione riguardante la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale che venne adottata dalla Conferenza generale dell’UNESCO il 16 novembre 1972.
Secondo l’ultimo aggiornamento effettuato nella riunione dell’UNESCO a Ville de Québec l’8 luglio 2008, con l’inserimento di 27 nuovi siti, la lista è composta da un totale di 890 siti (di cui 689 beni culturali, 176 naturali e 25 misti) presenti in 148 Nazioni del mondo.
Utilissima (da consultare in viaggio per non perdervi nulla) la mappa interattiva dei patrimoni dell’umanità nel sito UNESCO.
Nell’oceano pacifico settentrionale si sta accumulando da anni una quantità GIGANTESCA di immondizia.
Ormai si tratta di una immensa isola galleggiante composta da spazzatura ovviamente prodotta dall’uomo (principalmente plastica lentissima a decomporsi). Si chiama “Pacific Trash Vortex” o “Great Pacific Garbage Patch”.
Questa spazzatura finisce inevitabilmente nella pancia di pesci, mammiferi marini ed uccelli che, forse, non ne sono proprio entusiasti.
Clicca qua per saperne di più sul Trash Vortex (wikipedia).
NB: il problema ovviamente non è circoscritto al solo pacifico del nord bensì ormai esteso ad ogni oceano, fiume, lago, foresta, isola, ghiacciaio… 🙁
e qui trovi centinaia di altri video sull’argomento
Al principio c’era solo l’oceano: onde e vento.
Poi la zolla tettonica oceanica del pacifico ha deciso di scontrarsi contro quella continentale indo-australiana ed è nato l’arcipelago neo zelandese (mentre vi scrivo le Southern Alps continuano a “crescere” al ritmo di 10 mm all’anno).
Allora fu solo natura: vulcani, felci, spiagge, cascate e uccelli.
Da allora questo pezzo di mondo e’ completamente isolato dal resto delle terre emerse ed ha sviluppato una flora e fauna semplicemente unica.
Cosi’: isolata ed indisturbata, rimarra’ per millenni.
Nel frattempo in Austronesia un’animale follemente intelligente ed inquieto imparava a navigare e a cuocere ceramica.
Era l’uomo!
…la sottospecie dei Lapita ad essere precisi.
Beh ragazzi…questi signori evidentemente avevano qualcosa nella testa!
…un progetto, un disegno…qualcosa di formidabile!…qualcosa di straordinario!
…una malattia…una fede…un’istinto potentissimo che li rese capaci di vincere il terrore dell’ignoto, infinito, avverso oceano rendendoli “IL” popolo di navigatori/esploratori per eccellenza!
Questi pazzi furibondi in 4 mosse han colonizzato il pacifico tutto! Step 0, Nuova Caledonia:
Da qui, 3500 anni fa, per chissa’ quale motivo, i Lapita salparono iniziando un viaggio che durera’ millenni. Step 1, Fiji, Tonga e Samoa:
Qui mille anni di relativa calma nel sangue e poi via… Step 2, Tahiti:
Altro piccolo pit stop di una manciata di secoli e poi di nuovo in barca (siamo attorno al 500 d.C.).
…ancora verso Est ed ancora oceano aperto..sempre piu’ aperto!… Step 3, Isola di Pasqua e Hawaii:
NB: per un pelo non non si “son fatti” pure gli Stati Uniti ed il Messico!
Solita pausa di qualche secolo (giusto il tempo di rifare i bagagli!) ed eccoli di nuovo in movimento…prua a Sud/Ovest, avanti tutta! Step 4, Nuova Zelanda:
L’altro ieri, (circa mille anni fa), dopo mesi di folle navigazione oceanica affrontati con una barca di legno e paglia, la prima impronta umana in Aotearoa (Terra della Lunga Nuvola Bianca).
Nei decenni seguenti di barche ne arrivarono altre sbarcando in luoghi differenti dell’arcipelago e generando varie distinte tribu’ Maori.
[Quanto scritto finora e’ ovviamente solo un’ipotesi!
Come sia andata veramente nessuno lo sa ancora.
La dinamica che vi ho riassunto e’ quella che, per ora, meglio concilia le ricostruzioni storiche/archeologiche/logiche/linguistiche/scientifiche moderne con le leggende Maori (ogni tribu’ ha la sua circa la colonizzazione iniziale della Nuova Zelanda)].
Comunque…
I Maori avevano la guerra nel sangue, sapevano coltivare e cacciavano.
L’impatto fu devastante per questo delicatissimo e vergine ecosistema: foreste bruciate per fare spazio alle coltivazioni e mammiferi terrestri importati contribuirono sin da subito alla progressiva e velocissima estinzione di alcuni animali unici come il grande Moa e il suo naturale predatore la gigantesca aquila Haast.
Nel 1642 l’olandese (il nome New Zealand viene dalla provincia olandese Zeeland) Abel Tasman scese a terra ma il benvenuto fu scarlatto: 3 dei suoi vennero uccisi e mangiati direttamente in spiaggia!
Beh…gli olandesi decisero che non ne valeva la pena e i Maori dovettero aspettare piu’ di un secolo prima di vedere altre barche europee.
Era il 1769, la nave batteva la Union Jack, si chiamava Endeavour e a bordo vi erano il diplomatico esploratore comandante James Cook ed il suo prezioso interprete tahitiano Tupaia.
Questa coppia riusci’ ad “intortare” i Maori: quasi nessuno mori’ ma la Nuova Zelanda divenne proprieta’ della Gran Bretagna.
Da notare la “sfortuna” dei Francesi che negli stessi giorni (12 dicembre 1769 alle 11:30 di mattina) avevano Jean-Francois Marie de Surville (con un nome cosi’ spocchioso pero’ gli sta bene!) che con la sua St Jean Baptiste bazzicava proprio nelle stesse acque dell’Endeavour.
C’era brutto tempo e i due non si incontrarono mai.
Fattosta’ che per una questione di pochi fortuiti casi la Nuova Zelanda e’ stata inglese!…l’isola sud avrebbe seriamente poturo essere francese!
…vabbeh!…
Gli inglesi furono assolutamente geniali!
Approfittarono dello spirito battagliero delle tribu’ Maori, regalarono loro un po’ di fucili (onde aumentare notevolmente l’efficienza delle loro guerre) e sempicemente aspettarono che si semiestinguessero vicendevolmente!
Seguirono decenni di semi anarchia: all’inizio dell’ottocento su queste isole era normale uccidere il vicino per appropriarsi della sua terra. Il governo Britannico era debole, nessuno controllava e il piu’ forte imperava.
Con gli sbarchi regolari degli europei arrivarono anche i guai seri per l’ecosistema neozelandese.
Balene, Foche, pascoli immensi e oro furono alla base dell’economia nazionale per il secolo a cavallo dell 1900.
Nel 1947 la Nuova Zelanda ottenne la piena indipendenza politica dalla Gran Bretagna.
Oggi l’oro e’ “finito”. Le balene e le foche non si possono piu’ cacciare. Rimangano pascoli immensi e una quarantina di parchi nazionali di bellezza straordinaria.
La Nuova Zelanda e’ un po’ piu’ piccola dell’Italia e un pelo piu’ grande della Gran Bretagna.
Gli uomini qui oggi sono 4, le pecore 45 e le mucche 2 (milioni).