Classe: 3° Z
Liceo Superiore di Filosofia di Gothemberg
14 Aprile 2079
Professor Isak Ostorne

Ed oggi concludiamo il nostro discorso sulla emancipazione politica dei Paesi del Mediterraneo, analizzando quello che fu il fatto più eclatante degli ultimi cento anni avvenuto in uno dei paesi degli Stati Uniti d’Europa: la rivoluzione order online at usa pharmacy! online india . instant shipping, dapoxetine price in india. italiana del 2009.

Abbiamo visto nelle precedenti lezioni come la corruzione fosse ancora, settanta anni fa, un fenomeno largamente diffuso nella penisola italiana che, per le sue peculiarità storiche, costituisce quasi un unicum tra quelli che erano definiti gli stati avanzati dell’occidente, dalla fine del medio evo fino all’inizio del secondo millennio.
Il feudalesimo medievale, in una certa misura, non ha mai cessato di esistere e anche la Repubblica, preferita alla monarchia nel voto del 1946, ha sempre visto nel sistema clientelare la sua espressione più concreta. Tutti coloro i quali si erano succeduti nei vari seggi e troni del potere facevano parte in qualche modo di quel circuito di clientelarismo condiviso che non lasciava spazio né a quelli che non ne facevano parte, né a chi magari, facendone parte, sceglieva di non abbracciarne i principi nella sua totalità.

Erano così accettate e tollerate la corruzione e la violazione della legalità da parte dei rappresentanti del popolo, che questi abusi di potere riuscirono a divenire quasi comportamenti patologici congeniti, di acquisizione naturale ed ereditaria, per le generazioni successive. Il quasi è dovuto nov 25, 2011 – for klonopin withdrawal in houston for gout cheap free fedex delivery baclofen 5 mg/ml oral suspension. baclofen  al fatto che questa preoccupante paralisi etica fu bloccata proprio grazie ai “giorni della resistenza e dell’esistenza”, come vennero ribattezzate dalle cronache del tempo le settimane calde del giugno 2009.

Sapete, ragazzi, un popolo non viene privato della sua libertà solo quando si ritrova ad essere imbavagliato, imprigionato, colpito, privato dei suoi diritti inalienabili. Un popolo può essere morto dentro anche quando in apparenza sembra essere felice, e all’esterno rappresenta uno specchietto per le allodole per popolazioni depauperate, loro malgrado, delle più elementari forme di libertà. E che quindi vessano in condizioni di gran lunga peggiori.
In Italia si corse il serio rischio che ciò avvenisse, ma i fatti che si verificarono riuscirono a determinare un cambio di rotta a dir poco sorprendente che merita la nostra attenzione e la nostra analisi.

Abbiamo avuto già modo di vedere come nel governo italiano di quegli anni si fossero radicati gruppi omogenei di detentori di potere che avevano portato nella cosa pubblica una forma altrettanto radicata di oligarchia, in grado di trasformare il parlamento, le due camere e lo stato nella sua interezza, in una specie di, scusate il termine, bordello legalizzato.
In questa situazione pervertita, la prostituzione dei gruppi parlamentari era normalità, la legiferazione ad hoc dei politici in carica a vantaggio dei propri interessi privati non sorprendeva più nessuno, la generalizzata diffusione di procedimenti penali a carico dei rappresentanti dello stato costituiva qualcosa che agli elettori-telespettatori interessava ancor meno dei reality show del tempo. Per dirla in breve, la non ottemperanza delle leggi da parte di chi le promulgava – a noi sembra essere un paradosso in termini di civiltà e di legalità – era un atteggiamento conosciuto, riconosciuto e, purtroppo, largamente condiviso.

Allo stesso modo, sul versante della criminalità organizzata, la mafia e lo stato, che da sempre in Italia hanno rappresentato le due facce di una stessa moneta, in quel momento più che mai correvano il rischio di diventare la stessa faccia della stessa moneta. Dal lato opposto il nulla assoluto.

La ribellione dei giovani che diedero vita al primo partito Etico di Rinnovamento Repubblicano, che originò poi la terza Repubblica, si inserisce proprio in questo contesto molto particolare, e si fece avanti in un momento e con un programma che nessuno si sarebbe aspettato.
I primi militanti del movimento, che poi originò il partito, erano consapevoli di poche, ma fondamentali, verità:
uno– che non avrebbero ricevuto nessun consenso importante se si fossero limitati a porsi come forza di opposizione nelle classiche votazioni, che vedevano sempre gli stessi attori mettere in scena la solita farsa buffonesca di slogan nuovi che parlavano di cambiamento ma che di fatto privilegiavano solo agli interessi privati dei furbetti del quartierino (è una espressione del lessico giornalistico del tempo che mi piace molto).
due– che serviva uno scossone per riscuotere gli animi e praticare l’ultimo tentativo di massaggio cardiaco ad una moribonda coscienza politica, sempre più lontana dalla maggioranza dei giovani e sempre più a servizio delle logiche dei potenti.
tre– che una buona percentuale della popolazione aveva fatto sopire la propria lucidità di mente nei talk show pilotati e si era completamente inebetita a causa di un’informazione manipolata a piacimento dai burattinai che detenevano potere politico e di stampa insieme.

La spinta propulsiva del movimento si rintraccia proprio in queste consapevolezze, e nacque apparentemente quasi per caso, attraverso blog sorti qua e là in rete che sempre di più raccoglievano il malcontento di quella parte di nazione che non si era sopita e nemmeno inebetita. Si fecero avanti tutti: giovani e meno giovani dimenticati, vecchi inascoltati e immigrati perennemente colpevolizzati. Scusate la rima voluta e, forse, eccessivamente forzata.

Comunque…come dicevo, la nascita del movimento avvenne quasi per caso, ma aveva un chiaro e lecito dogma politico: la intolleranza nei confronti di questa situazione. Una condizione decisamente anormale per quella che doveva essere una delle democrazie più avanzate dell’occidente, ma che di fatto pativa una corruzione generalizzata ben peggiore di alcuni paesi del terzo mondo.
Il principio cardine su cui si reggeva il movimento fu quello del rinnovamento dell’etica di fare politica in chiave di una rigenerata onestà nell’amministrazione della cosa pubblica. Un concetto abbastanza utopico se vogliamo, estremamente semplice, ma giudicato quasi irrealizzabile al tempo. Invece, seppe presto farsi strada e nel giro di pochi mesi riuscì a sgominare le vecchie logiche clientelari di potere pubblico. E privato. La lezione servì a tutti, a tutti i livelli.

Il 2 giugno 2009 un gruppo di poco più di 200 persone, soprattutto giovani, iniziò una singolare forma di protesta ad oltranza: un pacifico sit-in davanti al parlamento italiano che sarebbe terminato solo quando avrebbero ricevuto udienza all’interno e alla presenza di tutti i gruppi parlamentari. A questa specie di insurrezione, seguì il primo rifiuto da parte del governo di incontrare i rivoltosi e il primo allontanamento da parte delle forze dell’ordine. Il governo si oppose fermamente alla richiesta di un incontro con i ribelli, giudicata violenta ed insostenibile, ribadendo che coloro che sedevano in parlamento erano i rappresentanti democraticamente eletti attraverso regolari elezioni per le quali tutto il popolo era stato chiamato ad esprimersi. Il movimento ribatté che, dal canto suo, stava rappresentando tutta quella parte d’Italia che era stata “democraticamente” presa in giro proprio da quelle elezioni e da decenni di promesse infrante. Tutta quell’Italia che non si sentiva più rappresentata; tutta quell’Italia che, sempre democraticamente, aveva cambiato idea su quelli che aveva votato perché rimasta indignata dalle loro scelte da un lato, e delusa da tutte le non-scelte dall’altro.
Pian piano il movimento riuscì ad ottenere voce e spazio anche grazie all’attenzione dei media internazionali.

La cosa che maggiormente impressionò di quella ribellione fu la sua crescita continua. Ogni giorno, dall’inizio del sit-in, si aggiungevano centinaia di persone che nel giro feb 26, 2014 – website soft australia cod online where can i order baclofen from baclofen cheap canada pharmacy di due settimane riuscirono ad occupare tutto il centro storico di Roma. La solidarietà per quei giovani che per strada trascorsero settimane e settimane senza mai tornare a casa colpì tutta la comunità internazionale. La gente partecipava, anche quelli che all’inizio non vi avevano creduto, quelli che si erano inizialmente dissociati. E chi non partecipava passando le notti in strada aiutava portando ai manifestanti cibo, acqua, cuscini, coperte, qualsiasi cosa potesse occorrere.

Man mano che prese forma e supporto da parte delle masse, che ormai non si contenevano più, il movimento dichiarò il suo programma politico che si sostanziava nelle seguenti richieste:
uno- dimissione immediata di tutti i gruppi parlamentari, nessuno escluso
due- nuove elezioni alle quali avrebbero potuto partecipare nuovi gruppi politici, con nuovi rappresentanti e nuovi programmi
tre- riforma immediata del sistema giudiziario come urgenza improrogabile qualsiasi forza politica fosse salita al potere

Rivoluzionario come programma, non c’è che dire, perché andava a scardinare tutti i pilastri di potere che avevano regnato indisturbati fino ad allora. La gente si rese conto che la corruzione ai vertici della politica e il sistema refrattario nei confronti delle classi meno abbiette erano diventate realtà non più sostenibili. Il movimento diede la spinta decisiva nella direzione di un cambiamento promesso da anni solo nelle campagne elettorali, ma che di fatto non era mai avvenuto.
Cominciò a farsi viva nella coscienza di ognuno che in sessanta milioni di cittadini si sarebbero individuati rappresentanti più degni per quella che sarebbe diventata la terza Repubblica di quanto non lo fossero stati coloro che avevano mangiato a piacimento nella seconda.
L’estremismo del movimento nell’aver avanzato la richiesta esplicita, e che aveva trovato numerosi consensi, di dimissioni da parte di tutti, era mirato a colpire sia la destra, rea di aver legiferato per anni a suo uso e consumo nascondendo dietro finti motivi ideologici interessi meramente pecuniari e di potere a tutela delle classi ricche, sia la sinistra, colpevole di non aver saputo proporre nessuna opposizione concreta, opporre alcuna forza propositiva agli scempi commessi in quegli anni, ormai perfettamente adeguata ai metodi e alle pratiche in voga nella politica italiana in termini di corruzione, clientelarismo, privilegi etc.
In sostanza tutte le concause che portarono alla nascita del movimento erano riconducibili all’appiattimento generale delle forze politiche pagate solo per auto-finanziarsi e approvare leggi ad personam che servivano ad arricchirle ulteriormente e renderle impunibili a vita.

Il Partito Etico di Rinnovamento Repubblicano nasce proprio da quei giorni trascorsi in strada, dalla stanchezza di vedere soprusi continui, dalla voglia crescente di una nuova politica non più impegolata in vecchi schemi portati avanti dai soliti vecchi uomini. Il valore simbolico della strada e della piazza che genera nuova coscienza politica è un fortissimo richiamo al passato, che nel caso della rivoluzione del 2009, fu del tutto spontaneo, e portò quello che era nato come un mero atto di ribellione a costituirsi come un’alternativa valida di un nuovo modo di fare politica.
Il manifesto di nascita del partito fu redatto il 9 luglio. Nei giorni che seguirono, il partito iniziò ad essere sostenuto non più da centinaia, ma da migliaia di giovani che giunsero da ogni parte d’Europa per aiutare i propri coetanei. La lotta per un futuro migliore riguardava trasversalmente tutti. Il sogno romantico della giovane rivoluzione alla ribalta del potere incancrenito in quei giorni fecero sentire tutti un po’ italiani.

Le Camere di sciolsero il 29 luglio. Il 1° agosto l’Italia si presentava come un’operosa macchina che si stava dando da fare per ridisegnare le sue linee guida. Quell’anno al mare si preferirono gli studi. Tutti, studenti, operai, dirigenti, insegnanti, tutti quanti impegnati a risollevare le sorti di un Paese che era stato in guerra pur senza aver mai visto apparentemente armi né morti. Videro la luce numerosi nuovi partiti politici, tutti all’atto di nascita consapevoli di una nuova profonda verità di fatto: la politica non poteva più essere un buy cheap lioresal, online, lioresal intrathecal, buy cheap baclofen , generic baclofen , baclofen price , baclofen tablets. affare per esponenti che agivano senza etica.

Da quel momento in avanti, la politica iniziò ad essere studiata nelle scuole dell’obbligo come materia principale, la filosofia e la storia le fecero seguito.
La gente capì all’improvviso che il proprio Paese era la propria casa, e se quello che era stato fatto da qualche centinaia di giovani si era concretizzato in un vero rinnovamento, allora ognuno poteva riappropriarsi del sacro santo diritto di sognare.

A proposito di sacro, la ribellione del 2009 diede finalmente alla chiesa il potere che giustamente le spettava: quello di curare le anime di coloro che in essa credevano. Punto. Nessuna intromissione o manipolazione poteva oltremodo rientrare nella sua sfera di competenza come era stato fino a quel momento, la sua ingerenza millenaria nei fatti dello stato finalmente finì. E così cessarono anche le finte battaglie pragmatiche mascherate da credo divini per gruppi parlamentari che varavano leggi e provvedimenti in nome della chiesa, ma che in realtà nascondevano al loro interno solo consensi per voti e posti di potere terreni.
Ad Ottobre si andò alle urne. Il Partito Etico di Rinnovamento Repubblicano vinse con una netta maggioranza di voti.
Nel Novembre del 2009 venne istituito dal governo il testamento biologico: una banca dati on line che garantiva ad ognuno la tutela della propria volontà di vivere o morire. Si risolse così un tema che aveva preso le prime pagine dei giornali per mesi portato in auge da fatti di cronaca, che servivano solo a distogliere l’attenzione della gente dai problemi veri: la crisi economica, i processi a carico del presidente del consiglio, le leggi ad personam per tutelare sempre le stesse persone, i continui sperperi nella amministrazione pubblica per cui pagavano solo i contribuenti, le evasioni fiscali che avevano portato al collasso il Paese, le leggi salva- manager che rendevano impunibili i manager rei di aver fatto fallire aziende per le quali pagavano puntualmente le casse dello stato, e salva- salva generali che di fatto garantivano solo la salvezza ad oltranza ai già noti intoccabili.

In soli due anni di governo della coalizione capeggiata dal Partito Etico le spese pubbliche si dimezzarono e si ricominciò ad investire nella ricerca. Nessuno sperpero fu più tollerato, in nessuna sua forma. Ci fu anche un completo rinnovamento nella magistratura e si stabilì che i processi, sia civili che penali, dovevano durare non più di due anni, pena l’interdizione dai pubblici uffici di tutti i burocrati ritardatari, i magistrati fannulloni, e gli avvocati lenti. I rinvii ad oltranza che avevano, prima di allora, avuto il potere di paralizzare le cause e i processi non furono più tollerati. Si stabilì anche che la politica non poteva più interferire nei processi giudiziari per regolarne gli esiti. E un fatto “nuovo”cominciò a divenire una vera e propria legge morale, oltre che penale: chi sbagliava pagava, chi sbagliava abusando di un potere istituzionale pagava ancora di più. Nessuna poltrona parlamentare fu salvata nel caso di un procedimento penale in corso.
Diciamo che l’Italia, grazie a questa presa di coscienza collettiva, scoppiata all’improvviso tra le masse, riconobbe negli anni a seguire un nuovo risorgimento.
Rinacque dalle ceneri di un’onestà andata in fumo e che riuscì ad essere recuperata in molti aspetti.

I problemi che fronteggia l’Italia adesso sono gli stessi ai quali sono posti di fronte tutti gli altri paesi europei: la crisi economica, che con puntualità storica ritorna nei suoi corsi e ricorsi ad investire i mercati finanziari, lo sviluppo del continente africano e l’impegno economico nei paesi del sud del mondo, l’immigrazione, il sovraffollamento dei centri metropolitani, la ricerca continua di fonti di energia rinnovabile.
Ma ha recuperato, grazie a quei giorni, la sua dignità. E la consapevolezza che l’unica guida valida per un Paese, può rintracciarsi esclusivamente nell’onestà legale, morale ed intellettuale di coloro che lo governano. Che sia di esempio a tutti.

 

Angela Vecchione

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