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Jean Béliveau: 75 mila chilometri a piedi per i BAMBINI

Jean Béliveau, 56 anni canadese, è tornato casa.

Quest’uomo è partito ben 11 anni fa con un obiettivo: fare il giro del mondo a piedi. E ce l’ha fatta. Un’avventura davvero incredibile e per portarla a termine Béliveau ha consumato 54 paia di scarpe.

Durante il suo viaggio, che ha avuto inizio il 18 agosto del 2000, il canadese ha attraversato Usa, America Latina, Messico, Europa, Africa e Asia. A quanto pare l’uomo ha iniziato la sua impresa dopo che la sua azienda di neon è fallita. La necessità di superare una sorta di depressione, di crisi di mezza età, l’ha spinto ad intraprendere l’incredibile viaggio. Il suo ritorno a casa, a Montreal, è avvenuto domenica scorsa.

Ora l’intenzione di Béliveau è quella di adoperarsi per la pace. Con il suo viaggio il canadese ha voluto sollecitare tutti a vivere in pace e lottare per essa, nonostante le diversità. Il suo obiettivo principale è sempre stato un progetto di pace in favore dei bambini. Dopo 11 anni di viaggio Béliveau non sembra affatto stanco e ha mostrato il suo desiderio di non fermarsi mai. Per molti Béliveau è il nuovo Forrest Gump, altri lo hanno paragonato a Jack Kerouac. L’impresa è valsa a Béliveau il riconoscimento dell’Unesco, che ha inserito la sua impresa nel progetto per la pace e la non violenza a favore dei bambini.

In questi 11 anni Jean Béliveau ha macinato 75mila chilometri ed attraversato 64 Paesi. Con sé il canadese ha portato una carrozzina a tre ruote, una sorta di “casa-valigia” che non lo ha mai abbandonato.

Nel corso del suo viaggio Béliveau ha provato esperienze di ogni tipo. E’ stato ad esempio scortato da soldati armati nelle Filippine ed aggredito da due giovani ubriachi in Sudafrica dove, per dormire al caldo, ha trascorso una notte in carcere e la mattina seguente, poiché la guardia che lo aveva accolto si era scordata di avvertire il collega del turno successivo, non lo volevano più far uscire.

La moglie, che lo ha incoraggiato, ha sempre raggiunto Béliveau, ovunque si trovasse, per trascorrere il Natale insieme. La moglie ha anche creato un sito per descrivere il lungo viaggio del marito.

Fra qualche mese probabilmente questa incredibile avventura diventerà un libro.

Un giorno di luglio 2003, Jean Beliveau si è svegliato in un carcere del Sud Africa, nel quale è entrato, di sua spontanea volontà, per avere un giaciglio e ed un riparo notturno. Il capo della polizia gli ha concesso di fermarsi per la notte, ma ora le guardie del turno di mattina non intendono lasciarlo andare via. Non intendono stare a sentire le sue pretese di innocenza o la sua bizzarra storia di essere l’uomo che sta cercando di fare il giro del mondo a piedi. A questo punto Beliveau ha già percorso 21 mila chilometri. “Non sono un prigioniero”, urla. “Sono il ragazzo canadese che sta facendo il giro del mondo a piedi. Dai, per favore. Per me è ora di andare. Sono pronto a ripartire”. Infine, un altro detenuto – un criminale vero – inizia a gridare e le guardie arrivano per vedere che cosa stia succedendo. Ben presto, gli uomini di legge si scusano con Beliveau e lo lasciano andare per la sua strada.
La sua lunga, lunga strada.
Per 11 anni, Beliveau ha camminato attraverso tutto il mondo, cercando di attirare l’attenzione sui bambini che subiscono violenza.
Il suo cammino ha coinciso con una iniziativa delle Nazioni Unite iniziata nel 2000 e si è conclusa il mese scorso, ma, l’uomo, ha ancora gran parte del Canada da attraversare.
Beliveau spinge un passeggino a tre ruote che trasporta poco più di una tenda, sacco a pelo, un kit di primo soccorso, cibo ed un diario. Niente high-tech o GPS. Solo alcune mappe, e, poi, durante il viaggio, segue i consigli della gente incontrata.
Ha percorso 76 mila chilometri, consumato 49 paia di scarpe, attraversato 64 paesi in sei continenti, ha dormito in alberghi, chiese, carceri e case di migliaia di sconosciuti. Ha ballato e cantato con i bambini in Malesia ed ha incontrato quattro vincitori del Premio Nobel per la pace, tra i quali Nelson Mandela a Durban, in Sud Africa. Quel breve incontro, nell’ottobre 2003, è stato uno dei momenti più memorabili degli anni che Beliveau trascorso viaggiando a piedi. “È stato molto breve”, ricorda Beliveau: “ha detto, ‘Il mondo ha bisogno di persone come voi.’ Sono parole molto grandi, ispirate, che ti danno una buona spinta”.

Beliveau è partito da Montreal. Ha camminato lungo la costa orientale degli Stati Uniti e, poi, l’occidentale del Sud America, è volato in Sud Africa, e da lì ha camminato verso nord lungo la costa orientale del continente, poi verso ovest lungo la parte superiore. Dopo aver sorvolato la Libia, perchè non riusciva ad ottenere il visto, si è diretto a nord dal Marocco verso l’Europa, raggiungendo l’Inghilterra nel 2006. Poiché l’inverno si stava avvicinando, ha deciso di non attraversare la Russia e si è diretto verso il Medio Oriente. Ha attraversato l’India e la Cina e, nell’agosto 2008, la Corea del sud. Poi, ha raggiunto le Filippine, la Malesia e l’Australia. Alla fine del 2010, era in Nuova Zelanda ed, ora, in Canada.
Il 30 gennaio, il viaggiatore intrepido è atterrato a Vancouver per completare l’ultima tappa del suo precorso. Sua moglie, che non lo aveva visto da più di un anno, era all’aeroporto, insieme ad un gruppetto di sostenitori. “È stato incredibile… strano, un po’ surreale”, dice Beliveau dell’incontro. “Questo è un grande, grande momento”Beliveau racconta che l’idea del viaggio gli è venuta nel novembre del 1999 mentre camminava attraverso il ponte Jacques Cartier a Montreal. Era in crisi di mezza età ed aveva appena venduto il suo negozio. Aveva bisogno di un cambiamento. Su una mappa del mondo, ha tracciato una rotta approssimativa e pensava di impiegare, nella sua impresa, una decina di anni. In seguito, si è allenato camminando, poi correndo.“Così mi è passata la depressione. Avevo un sogno ora, un progetto di vita davanti a me. Non riuscivo a smettere di pensarci”.
La parte più difficile è stata di dirlo a sua moglie, Luce Archambault, che compiva 45 anni dopo un mese dalla partenza. “Sono stato fortunato, io sono ancora fortunato, di avere Luce”, ha detto. “Lei è quella che continuava a sostenere il ragazzo sulla strada”. Archambault lo ha aiutato ad organizzare il viaggio da casa, ha costruito un sito web dedicato al camminare e, soprattutto, gli ha fornito, sempre, un supporto emotivo. I due si sono visti una volta all’anno da quando è iniziata l’impresa, incontrandosi, lungo il percorso, per tre settimane in inverno. Quelle vacanze sono state l’unico riposo per l’uomo.
Di media, ha camminato 30 km al giorno.“Molto può succedere in 10 anni”, dice. È diventato nonno due volte ed ha perso il padre nel 2006, mentre era in Belgio. Ha incontrato la sua prima nipote nello stesso anno durante una riunione di famiglia in Germania, ma deve ancora incontrare il suo secondo nipote.

Beliveau ha un infinito bagaglio di aneddoti edificanti sulla gentilezza degli estranei, le offerte di ospitalità, con vitto ed alloggio. Ha ricevuto un intervento odontoiatrico in Egitto ed in Australia, un paio di occhiali in India tutto gratuitamente.
Ha anche dovuto affrontare molte sfide, inclusa la sensazione di isolamento che l’ha quasi spinto ad abbandonare il viaggio nel 2004: stava passeggiando per l’Etiopia, circondato da bambini, ma non poteva trovare un modo per comunicare. I bambini potevano imitarlo dicendogli “Ciao”. Le molte differenze culturali che ha incontrato lungo la strada, e la solitudine, sono diventati troppo pesanti per lui. Lo descrive come un “shock culturale cumulativo” e dice che non poteva andare avanti. “Forse ero proprio arrivato ad un punto di saturazione” ma una telefonata da Archambault gli ha fatto cambiare idea e lo ha rimesso sulla strada.
Questa esperienza gli è servita come una lezione importante per perseverare nel suo intento nei successivi sette anni. Questo l’ha anche spinto a cercare di entrare più in contatto con le persone che ha incontrato e per assorbire quanto più possibile della loro cultura. Si è anche sforzato per cercare di imparare le varie lingue.
Dobbiamo sviluppare un grande senso di tolleranza, apertura mentale, dovremmo imparare dalle altre culture” spiega. Beliveau è riuscito ad imparare l’inglese, lo spagnolo ed il portoghese e sa dire “ciao, come stai” in tantissimi modi diversi che, dice, “è un grande passo avanti per accostare gli sconosciuti”. La sicurezza è stato un problema in alcuni posti. Ha richiesto una scorta della polizia in nove paesi, tra i quali l’Egitto, la Tunisia, il Marocco e la Macedonia. Nelle Filippine, è stato accompagnato da almeno 30 soldati – tutti con bandoliere di munizioni legate sul petto. L’uomo si è anche chiesto se fosse giusto accettare le offerte di sicurezza. “Non so se posso usare la parola vergogna, ma stavo camminando per la pace”, dice. “Immagina la scena: l’uomo che cammina a piedi per la pace, con l’esercito in giro che lo protegge”.

Beliveau sta cercando di sensibilizzare sullo stato dei bambini, non vuole raccogliere soldi per una particolare associazione caritativa, anche se alcune organizzazioni, lungo la strada, si sono unite a lui per raccolte di fondi locali.
Il 6 gennaio 2007, ha raggiunto i 40.000 chilometri, circa la lunghezza della circonferenza della Terra all’equatore, mentre si trovava a Rakoczifalva, Ungheria, circa 300 persone si sono impegnate a raccogliere fondi di beneficenza per bambini.
Un fatto simile si è verificato a Manila, nelle Filippine, ma questa volta erano più di 1.000 persone.
Beliveau e Archambault hanno creato la Fondazione WWWalk in modo da poter continuare a lavorare per i bambini di tutto il mondo alla fine dell’impresa.

La fine del viaggio è prevista verso la metà di questo mese.
Ricordando le sue prime settimane a piedi attraverso gli Stati Uniti, Beliveau dice che non aveva programmato abbastanza che cosa doveva fare ma poi non c’è voluto molto per entrare nel ritmo del cambiamento costante.
“Chiunque considerando una simile avventura dovrebbe sapere che il primo passo è il più difficile. Basta andare, muovere i primi passi. Tu costruisci la tua strada sulla strada”.

siti di riferimento:
EXCITE
WELLTHINESS BLOG

qui di seguito una parte del documentario:

Giorgio Bettinelli

Giorgio Bettinelli…un vero italiano vero cittadino del mondo.
A cavallo della Vespa ha fatto 2 volte il giro del mondo!…sul serio!
Chilometro dopo chilometro ha scritto quattro magnifici libri di viaggio…tutti da leggere:
1997) Da Roma a Saigon
2002) Brum brum
2005) Rhapsody in black
2008) La Cina in Vespa

Qui di seguito il suo “curriculum” di viaggiatore. Dal suo ultimo libro:

Nel maggio del 1992, a Bali, mi viene regalata una vecchissima Vespa, e da quel giorno la mia vita, che ormai programmavo tranquilla e stanziale in quel villaggio sulla costa est dell’isola, è cambiata dal giorno alla notte, ha subito uno scossone violento di quelli che portò può dare soltanto una storia d’amore o una supervincita al Totocalcio o un’improvvisa follia…
Da allora, dopo un breve apprendistato scooteristi tra Giava e Sumatra e
1) un viaggio dall’Italia al Vietnam (24.000 km in sette mesi),
2) c’è stato un secondo raid in Vespa, dall’Alaska alla Terra del Fuoco (36.000 km in nove mesi);
3) poi un terzo da Melbourne a Città del Capo (52.000 km in un anno esatto);
4) e poi ancora un quarto viaggio dalla Terra del Fuoco alla Tasmania via terra (144.000 km in tre anni e otto mesi no-stop).
E così i chilometri complessivi macinati dalle mie Vespa (a volte con lentezza esasperante, a volte con velocità da crociera e poche altre a tutto gas), sono diventati 256.000 tondi tondi.
In 134 nazioni diverse, alcune delle quali attraversate tre volte in tre rispettivi viaggi, come Iran, Pakistan, India e Thailandia.
Più di sei volte la circonferenza dell’equatore e due volte tutti i continenti, con la sola esclusione dell’Antartide.

Tristemente Giorgio è morto a fine 2008 in Cina in circostanze poco chiare (non viaggiando!).
Stava scrivendo del Tibet…Nazione talmente unica da meritare un libro intero.

Gianluca Ratta e Shira: camminare per essere se stessi

Ho incrociato questa carinissima notizia…mi fa piacere che si diffonda…nella sua semplicità secondo me è meravigliosa!!!
Come dice Gianluca nell’articolo qua sotto spiega, siamo quello che siamo, non il lavoro che facciamo o i soldi che guadagniamo…
Una storia commovente…veramente bella…sono contento esista gente così…coraggiosa d’essere quel che ha dentro…
W Gianluca…e Shira!!!…grazie!!!
…auguro di cuore un magnifico 2010 a tutti e due…
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

Ciao, siamo Gianluca Ratta (37 anni all’anagrafe) e Shira (husky di 9 anni all’anagrafe canina).
Dal primo Gennaio ‘2000 ad oggi ho percorso 37.000 km in 1.040 giorni di cammino effettivo e consumato 26 paia di scarpe; Shira ne ha percorsi 31.000,perché ci siamo incontrati nel ‘2000, dopo che io avevo già percorso 6.000 km da solo. Ci siamo incontrati che era abbandonata in un pantano, magra e piena di vermi.
Dopo averle detto: “…ciao”, lei s’è avvicinata.
Le ho detto: “Se vuoi venire con me, si cammina tanto…”.
Lei mi ha scodinzolato e da allora viviamo in simbiosi, tanto che la devo rincorrere. Altro che “povero cane”, come mi sento dire qui in Italia!
Abbiamo percorso: l’Italia 2 volte e ½ (penisola, isolette minori e maggiori), gli Appennini, Svizzera, Austria, Germania, Francia, Slovacchia, Liechtenstein, Repubblica di San Marino, Città del Vaticano.
Delineo il percorso su Carte stradali scala 1:200:000 per poi lasciare che il viaggio sia una sorpresa (camminiamo in qualsiasi condizione morale e climatica, 36/46 km giornalieri dal lunedi al venerdi).
Ad ogni fine tappa ci presentiamo alle istituzioni locali per richiedere un’attestazione di sosta e di passaggio, in quanto membri del Guinness World Records come “La più lunga camminata a piedi in compagnia di un cane” e ad ogni fine settimana incontriamo le comunità dei luoghi dove ci fermiamo.
Ho zainetto e due bastoni trekking. Camminiamo per essere il binomio uomo-cane ad aver compiuto più km, per vivere il mio sogno e per portare nelle scuole tematiche come l’abbandono degli animali, il rispetto dell’ambiente, la pratica di uno sport pulito.
Oltre confine abbiamo riscontrato maggiore considerazione, rispetto ed apprezzamento.
La nostra iniziativa, per ora, non è in alcun modo sponsorizzata; spesso, per la nostra sopravivenza, chiedo ospitalità alle istituzioni…ma non sempre siamo accolti.

All’età di 7 anni ho perso il padre ed il mio affetto l’ho cercato aprendo l’atlante di geografia e passando il dito su territori di diverso colore.
Diventò poi la mia materia preferita a scuola, finché, seduto su una panchina al confine con l’Austria, ho deciso di lasciare il mio lavoro (pressatore di prosciutti) e gli studi superiori di Biologia, per essere me stesso e vivere il mio sogno.
È iniziato cosi, all’età di 28 anni, il mio percorso, perché ora posso dire – e Shira sarà d’accordo con me – che la strada porta il nome di chi la percorre. Quando mi chiedono (solo in Italia) come faccio per i soldi, rispondo che sono fatto d’altro…e vorrei poter credere lo stesso di chi mi fa domande di questo genere.
Camminiamo per attraversare paesaggi, i nostri stati d’animo e quelli di chi incontriamo.
È una bella scuola di vita, dove affini i tuoi sensi, tanto che mi sento “morto” solo quando ci fermiamo.
A Maggio ‘2009, da Bellinzona, riprendiamo il terzo Giro d’Italia a piedi ed a zampe (ci mancano 53 passi e colli alpini), con tappa finale Genova (Municipio).
Questo è un po’ il riassunto del nostro “vivere camminando”.
(qui il link all’articolo originale su “il ponente”)

Un loro video:

Thor Heyerdahl

Norvegese, contemporaneo, esploratore, avventuriero, antropologo, regista, archeologo, navigatore, scienziato…
Un uomo un mito!
Ecco, per esempio, una delle mille folli avventure che han reso Thor un “umano notevole”:
per dimostrare che le antiche popolazioni sudamericane potrebbero aver raggiunto le isole polinesiane, nel 1947 percorre (assieme ad altri illustri studiosi), in 100 giorni di rischiosissima navigazione, le quasi 4500 miglia che separano il Perù dalla Polinesia a bordo di una zattera di legno e balsa copia esatta delle imbarcazioni che sappiamo avevano gli Inca…

Qui la scheda wiki di Thor

Dee Caffari

Il 20 novembre 2005 Dee issa randa e fiocco, poggia un pò, guarda l’orizzonte a prua e si lascia Portsmouth alle spalle.
Dee ha 32 anni ed è la sua “prima volta” in barca a vela.
178 giorni e 29’000 miglia (= 54’000 [km]) dopo, ad aspettarla in banchina c’era la mamma assieme alla principessa e altre migliaia di persone!

…la vita di Dee non sarà mai più la stessa…e anche il mondo della marineria è cambiato per sempre!

Dee Caffari è la prima donna (e per il momento l’unica!) ad aver completato il giro del mondo a vela da sola senza scali e nel verso “sbagliato” (Dee ha infatti scelto la direzione più difficile, quella contro i venti dominanti).
Come lei solo altri quattro uomini hanno vissuto questa incredibile impresa (!!!…sulla Luna ci sono andati in 12!!!).

LINKS:
visita il sito di Dee
la paginetta wiki di Dee
l’articolo della BBC News dell’impresa
un video ispiratore della Caffari prima di diventare “famosa”

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