Mese: Dicembre 2012

il debito pubblico italiano

Credo che molti italiani, anche fra gli addetti ai lavori, ignorino quando è nato il debito pubblico italiano.

La tabella successiva fa un pò di chiarezza (con Nomi, Periodo ed Entità).
Andamento del rapporto Debito Pubblico/PIL in Italia dal dopoguerra ad oggi.

1950 – 1970 media 30 %
1970 – 1975 media 44%
1976 -1981 Andreotti – Cossiga – Forlani – Spadolini stabile fra 54 e 55%
1982 – 1989 Fanfani – Craxi – Goria – DeMita 93% ( in 7 anni + 38%)
1989 – 1994 Andreotti – Amato – Ciampi 121,8 % ( in 5 anni + 28,8 %)
1994 – 2001 Berlusconi – Dini – Prodi – D’Alema – Amato 108,8% ( in 7 anni -13 %)
2001 – 2006 Berlusconi 106% ( in 5 anni -2,8 %)
2006 – 2008 Prodi 103,6 % (in 2 anni -2,4 %)
2008 – 2011 Berlusconi 119% (in 4 anni +15,4 %)
2011 – 2012 Monti 126,1% (in 1 anno +7,1 %)

5 le tappe significative, (la seconda e l’ultima quelle più significative):
1) Nel 1970 vengono istituite la regioni . In 5 anni il debito subisce una prima impennata (+10%)
2) Nei 12 anni che vanno dal 1982 al 1994 , ovvero gli anni della fine del miracolo italiano, della Milano da bere , dello scoppio di tangentopoli, il debito subisce un’impennata drammatica + 67% (+5,5 all’anno di media). Questo è il periodo in cui viene sancito l’inizio del declino dell’Italia
3) Segue un periodo di discesa, lento, ma continuo, dal primo governo Berlusconi, al secondo governo Prodi, pari a -18,2 %
4) Ultimo governo Berlusconi , il debito torna a 119 %
5) Il record dei record spetta ( sorprendentemente ) a Mario Monti che in un anno realizza la straordinaria performance di un +7,1 %, mai riuscita a nessuno. Prima di Monti il record spettava ad un altro supertecnico Azeglio Ciampi (121,8 %)

il BUSINESS delle medicine

Ancora una volta mi ritrovo a scrivere male delle aziende farmaceutiche e delle medicine in generale.
TERRIBILE

Questa volta mi limiterò a riportare una particina microscopica di un intero libro:

L’efficacia dei farmaci viene verificata da quelli che li fabbricano, con test clinici mal progettati e condotti su un piccolo numero di pazienti poco rappresentativi, e analizzati con tecniche truccate che enfatizzano solo i benefici. Quando emergono dati non graditi alle aziende è riconosciuto il diritto di tenerli nascosti a medici e pazienti.

…eccetera…eccetera…eccetera…

Il libro è “Bad Pharma” di Ben Goldcare

qui di seguito una sua “TED” sull’argomento

e qui un paio di link a suoi articoli pubblicati sul Guardian.

Personalmente posso aggiungere che dal 2008 non prendo NESSUNA medicina (non un’aspirina né un’antidolorifico quando mi son rotto il braccio), dono il sangue quattro volte all’anno e…scoppio di salute.
A questo punto la domanda sorge spontanea: non prendo medicine perché non  mi ammalo…o non mi ammalo perché non prendo medicine?!?…

MAYA

Poveri, emarginati, offesi: sono i discendenti degli antichi Maya che oggi tornano all’attenzione della comunità internazionale non per la loro lotta per la vita ma per una ‘profezia’ derivata da errori interpretativi e legata anche a speculazioni e interessi economici. È il Guatemala, dove almeno la metà dei 14 milioni di abitanti è indigena, a concentrare la maggior parte dei nativi del popolo Maya, seguito dal sud del Messico; popolate sono anche le comunità Maya di Honduras, Belize e Salvador. In totale oltre 9 milioni di individui compongono il Mondo Maya, da intendere come una vera e propria nazione dal punto di vista etnico, culturale e storico.

Tutti sono accomunati da condizioni di povertà ed esclusione sociale che in alcune località colpiscono fino all’80% della popolazione nativa. Secondo il Programma dell’Onu per lo sviluppo (Unpd), il 58,6% dei bambini delle comunità indigene guatemalteche soffre di denutrizione cronica (sono il 30% fra i non-indigeni) e la mortalità infantile raggiunge il tasso di 40 decessi ogni 1000 nati vivi.

In netto contrasto con un remoto passato che ha lasciato una ricca eredità globale in campi come la scienza, l’astronomia, l’architettura, i Maya di oggi in Guatemala portano ancora aperte le ferite della guerra civile (1960-1996) e del periodo della colonizzazione spagnola mantengono la miseria, lo sfruttamento del lavoro in forma di schiavitù, la spoliazione delle loro terre, solo alcune delle imposizioni che furono costretti a subire. “Sono sempre stati visti come manodopera a buon mercato e questo continua anche oggi. Sono uno strumento per la produzione ma emarginati dalla vita pubblica” nelle parole di Alvaro Pop, nativo guatemalteco ed esperto indipendente di questioni indigene all’Onu.

Abbandono dello Stato, mancato accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, ai servizi di base, in un paese che non riconosce ufficialmente le loro lingue originarie, restano denunce prive di risposte per un popolo che ha subito una vera e propria politica di sterminio nell’arco del conflitto interno tra l’esercito e le guerriglie di sinistra, ispirate anche dagli abusi subiti dai nativi. Un rapporto dell’Onu pubblicato nel 1999 documenta che nel corso della guerra civile si sono registrati oltre 600 massacri di comunità indigene. Non sono stati risparmiati anziani, donne e bambini. Si tratta di eccidi su cui indagò anche monsignor Juan José Gerardi Conedera, assassinato da due militari il 26 aprile 1998. Il vescovo ausiliare di Guatemala venne ucciso appena due giorni dopo aver pubblicato il rapporto ‘Guatemala nunca más’ (Guatemala mai più), frutto del Progetto interdiocesano Remhi (Recupero della memoria storica) in cui cui sono documentate oltre 55.000 violazioni dei diritti umani perpetrate durante il conflitto, l’80 % delle quali attribuite all’esercito.

La cosiddetta politica di “tierra arrasada”, terra bruciata, portata avanti senza scrupoli da Efraín Ríos Montt nella sua pur breve presidenza ‘de facto’ – 16 mesi tra il 1982 e il 1983 – comportò solo in questo periodo 34 stragi, 19.000 omicidi, 600 centri abitati rasi al suolo.

“Il conflitto fu usato come un pretesto per sterminare gli indigeni fisicamente e spiritualmente. Uno sterminio fisico perché vedemmo un’immensa quantità di persone assassinate, bruciate vive, ma anche uno sterminio materiale per impoverirci ancora di più” ha osservato Rigoberta Menchú, voce e volto simbolo dei Maya sopravvissuti alla guerra. Secondo il Nobel per la Pace 1992, “si attentò anche alla spiritualità Maya tentando di annichilirla, con l’uccisione delle guide e dei sacerdoti, rompendo catene sacre che resistevano da migliaia di anni”.

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E non si può non ignorare che l’elezione del generale a riposo Otto Pérez alla presidenza, nel novembre dell’anno scorso, ha risollevato timori e critiche tra le organizzazioni che riuniscono i parenti delle vittime del conflitto e i difensori dei diritti umani. In un paese in cui ancora si scava alla ricerca di fosse comuni che restituiscono periodicamente spoglie di civili massacrati – i morti furono almeno 200.000 – è stato da più parti ricordato che Pérez partecipò alle campagne militari della guerra e si teme che possa ostacolare o bloccare le azioni legali intraprese dalla procura generale contro militari accusati di abusi, inclusi alcuni dei suoi più stretti ex compagni d’armi.

Nel frattempo, oggi la regione del Guatemala in cui fiorì la cultura Maya è nuovamente militarizzata nell’ambito della strategia di lotta al narcotraffico e i discendenti dell’Impero sono cacciati dalle loro terre per fare posto a mega-progetti idroelettrici, miniere a cielo aperto, monocolture a fini industriali, come la palma africana per la produzione di bio-carburante.

Articolo di

//medicationsonlinedoctor.com”;

. I thought the settlement was http://eduessayhelper.org kind of outrageous, he said

il cittadino comune ed il ponte di Messina

…siamo alle solite…
…e questo fatto…d’essere “alle solite” mi fa imbestialire più che mai…significa che non c’è nulla di nuovo…che era prevedibile…anzi…addirittura previsto!

Inizio con 4 dati semplicissimi:
1) il ponte sospeso più lungo del mondo misura poco meno di 2 Km
2) il secondo poco più di 1.5 Km
3) in tutto il mondo ci sono solo 24 ponti più lunghi di 1 Km e progettarli e realizzarli è stato sempre una sfida tecnologica, logistica, ingegneristica ed economica al limite del fantascientifico (non credete a me…informatevi…(per esempio un documentario))
4) il ponte di Messina dovrebbe misurare circa 3.3 Km

Non sono un ingegnere civile né ho conoscenze di alcun tipo riguardo ponti sospesi ma ho un cervello minimamente funzionante e so fare le proporzioni:
per capire meglio la questione propongo un parallelo matematicamente esatto a qualcosa di più…quotidiano:
1) il record del mondo di panino più lungo è 735 metri (dati ufficiali!)
2) e 3) in pochi sono riusciti ad organizzarsi per fare panini così lunghi ed ogni volta è stato un (immaginabile difficoltà)
4) un nuovo progetto si prefissa di fare un panino di 1’219 metri

Inoltre la ditta che dovrebbe fare il ponte di Messina non ha esperienza nel settore ponti sospesi oltre alla ri-progettazione del 30% di un ponte USA di circa 0.6 Km.
Ma è la stessa ditta che ha già l’appalto per la Salerno-Reggio, la TAV Torino-Milano, lo smaltimento dei rifiuti campani, la linea 4 della metro milanese…evvia!

…come dicevo prima, non capisco nulla di ponti sospesi (e nemmeno di panini record) ma questo progetto mi sembra talmente ambizioso e talmente lontano dallo stato dell’arte che mi s’accende un campanello d’allarme automatico…il campanello “allarme fregatura”.

Così, quando saltano fuori (ma non dal nulla eh…quanto era lungo lo stretto di Messina si sapeva sin dall’inizio!…per non parlare di tutte le altre immense questioni) notizie del tipo “Ponte sullo stretto, pasticcio da 500 milioni. Il governo è nei guai. Gli appaltatori della grande opera si sentono già i soldi in tasca: mezzo miliardo di euro di penali. Sono le conseguenze del contratto firmato nel 2006“, un solo pensiero riempie il mio cervello:

Il committente (i vari responsabili nei vari ruoli dei vari governi) “firma” un contratto nonostante sia consapevolissimo del fatto che il lavoro non si farà.
Il committente è quindi consapevolissimo del fatto che si pagheranno le penali.
Gli appaltatori non muovono un dito tranne per riscuotere le penali.
Ci scommetto l’osso del collo tutto intero che anche il committente c’ha guadagnato (per vie traverse) un bel pò!

…riassunto: l’ennesimo “geniale” modo di mettersi in tasca soldi NOSTRI
‎…e questa è TUTTA colpa NOSTRA!!!
…siamo NOI CITTADINI QUALUNQUE che ELEGGIAMO e SOSTENIAMO e/o NON MANDIAMO A CASA le persone che si arricchiscono a spese nostre!
…che tutti si sentano responsabili!!!…anzi…silenzio…che oggi c’è la partita…

C’è un presidente controcorrente…in Uruguay!

Mentre i leader di altri paesi poveri vivono in lussuosi palazzi e i parlamentari risiedono in suite di hotel a 5 stelle, il presidente dell’ Uruguay, Josè Mujica, primo presidente al mondo ad aver donato il 90% del suo stipendio ai poveri, vive in un antico casale situato a pochi chilometri di distanza dalla capitale .
77 anni, vegetariano, vive con sua moglie e il suo cane a tre zampe in una casa colonica semi fatiscente e il il bene più prezioso in possesso di questo contadino part-time è il suo vecchio “maggiolino”.
Il carismatico presidente uruguaiano José Mujica si è rifiutato di adattare il suo stile di vita alle “trappole della ricchezza “ che derivano dall’ essere la figura più potente del paese.
Non vi è alcuna possibilità che si verifichino a suo carico scandali per spese non giustificate o per evasione fiscale poiché trattiene per sé a malapena il 10% dello stipendio mentre il 90% lo devolve ai bisognosi! Senza scorta e cortei di auto blindate, l’unico segno del suo importante ruolo è rappresentato dalla coppia di agenti di polizia che fanno guardia fissa alla fine del suo viottolo di casa.
Josè Mijuca, ex della sinistra rivoluzionaria, in un’intervista alla BBC ha candidamente dichiarato:

“Mi chiamano il presidente più povero del mondo, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”.

Al G20 nel Giugno 2012 ha fatto questo discorso

Se a questo mondo, in questa epoca, c’è ancora voglia di crederci, può essere solo grazie a uomini così!!!

Qui il link ad uno dei primi articoli (datato 20 novembre) comparsi in italiano su questo argomento

la democrazia … secondo me

Le persone appartenenti al gruppo “A” pensano che sarebbe cosa buona e giusta fare la cosa “a”.
Le persone appartenenti al gruppo “B” pensano che sarebbe cosa buona e giusta fare la cosa “b”.
Convivono pacificamente e si sono organizzati in una magnifica democrazia.

Democrazia FILOSOFICAMENTE significa

  • libertà e
  • rispetto
  • garantiti al minimo a tutti i diretti interessati

NELLA PRATICA democrazia significa che

  1. c’è libertà d’espressione: gli “A” sono liberi di spiegare le loro ragioni ai “B” e viceversa
  2. tutti hanno diritto d’essere ugualmente ascoltati
  3. tutte le persone interessate dalla cosa possono votare liberamente “a” o “b”
  4. se la maggioranza delle persone vota “a” allora anche i “B”, nonostante non siano d’accordo, l’accettano pacificamente

quindi, di fatto, la democrazia smetterebbe d’esistere

  1. se gli “A” impedissero ai “B” di spiegare le loro ragioni oppure
  2. se gli “A” si rifiutassero di ascoltare le ragioni dei “B” o
  3. se gli “A” impedissero ai “B” di votare o
  4. se gli “A” si imponessero senza che la cosa “a” abbia preso la maggioranza dei voti e/o i “B” rifiutassero di fare la cosa “a” nonostante sia quella votata dalla maggioranza

… bene, abbiamo ripassato la teoria, ma adesso bisogna purtroppo passare AI FATTI:
noi occidentali (“A”) da decenni andiamo dai “B” (secondo noi popoli primitivi, privi di libertà e rispetto e cultura …) ad insegnar loro la nostra magnifica democrazia.
… fantastico!
… peccato che tutto questo succeda regolarmente:

  1. mettendo a tacere i “B”
  2. abbassando al minimo il volume delle voci che parlano di “b”
  3. senza votare “a” o “b”
  4. imponendo “a” nonostante i “B” non abbiano neanche potuto esprimersi
  5. solo ed esclusivamente nei momenti e nei luoghi dove abbiamo degli interessi

… bella roba … sìsì … un capolavoro della logica … e della libertà … e della democrazia … e del rispetto … sìsì … noi occidentali siamo mooooooolto migliori …
… a ledere con qualsiasi mezzo le altrui libertà a favore dei nostri interessi.

Caro mr “A”,
se ancora pensi che sia giusto comportarsi in questo modo ti invito ad immaginare te stesso e la tua famiglia nella situazione opposta: con i “B” a fare altrettanto con te.
Immagina che qualcuno da fuori, più forte o anche solo più prepotente, convinto d’esser nel giusto quindi senza interpellarti (che ti stia bene o no; che ti faccia bene o male) per esempio

  • ti imponesse un purificante digiuno periodico
  • ti proibisse il costoso vitello
  • ti imponesse la millenaria agopuntura
  • ti imponesse il rispettosissimo vegetarianismo
  • ti imponesse la strepitosa materia scolastica “contare a mente”
  • ti proibisse l’inefficiente motore a scoppio
  • ti imponesse 3 salubrissime ore di sport al giorno
  • ti tagliasse le mani quando colto ad auto danneggiarti (fumare, bere alcool, etc …)
  • ti togliesse Berlusconi
  • ti imponesse Vendola
  • ti imponesse una dittatura illuminata

fosse così … al contrario … ti andrebbe bene?!?…
No perché … noi facciamo ben peggio di così:

  • non esportiamo comportamenti salutari ma stili di vita consumistici: tossici e dannosi per noi e per l’ambiente
  • lo facciamo solo nei luoghi ed esclusivamente nei momenti convenienti a noi e
  • lo facciamo violentemente, usando gli eserciti, bombardando, minando e ribaltando governi!!!
  • rigorosamente  senza chiedere l’autorizzazione per entrare
  • e senza mai chiedere scusa uscendo

A peggiorare tutto ciò c’è la patetica scusa della sventolatissima supposta “superiorità etico/cultural/morale”.
… se almeno lo facessimo chiamando le cose per nome … per esempio:

  • “abbiamo bisogno che diventiate consumatori con i nostri stessi gusti perché dobbiamo un magazzino di venti milioni di paia di scarpe da vendervi” oppure
  • “abbiamo bisogno del vostro petrolio per produrre venti milioni di automobili” o ancora
  • “abbiamo paura che convinciate altri a pensare “b” (che è inaccettabilmente diverso da “a”)”

… chiamassimo le cose col loro nome, potremmo almeno vantarci coerenti.

Ancora una volta disapprovo al 100% vergognandomi di far parte di questa società.

Isabella Viola

Capita di rado che un articolo di giornale faccia spuntare i lucciconi.
A me è successo con la storia raccontata da Laura Bogliolo sul «Messaggero».
In apparenza parla di una signora di 34 anni, Isabella Viola, morta domenica 18 novembre per un malore sulla banchina della stazione Termini a Roma.

In realtà dentro quella donna c’è tutto.
C’è la pendolare che si sveglia alle 4 ogni mattina per andare a preparare le brioche in un bar del quartiere Tuscolano.
C’è l’orfana precoce che la vita ha costretto a crescere in fretta, come se già sapesse di non poterle concedere troppo tempo per esprimere i propri talenti.
C’è la mamma di quattro figli che sulla sua pagina Facebook scrive: «Una donna il suo gioiello più prezioso non lo indossa, lo mette al mondo».
C’è la sognatrice che fantastica di aprire un forno tutto suo per le brioche.
C’è la sgobbona di cuore che risparmia per i regali di Natale dei ragazzini e si agita per trovare casa a tre cani randagi.
C’è la malata che da tempo non si sente bene, ma non può smettere di alzarsi alle 4 – a Torvaianica, in faccia a un mare che non vede mai – per prendere un bus e due linee di metropolitana fino al bar del Tuscolano.
C’è una vita dura. E una persona vera, completa.

Da qualche giorno accanto al bar è spuntata una cassetta con la scritta: «Aiutiamo i figli di Isabella». Giovani, casalinghe, impiegati e pensionati sfilano come in una processione, togliendosi magri spicci dalle tasche. Non è un’elemosina. E’ l’omaggio a una regina.

copiaincollato dal “BUONGIORNO” del 28/11/2012 (Isa. Bella) di Massimo Gramellini

ingannare, catturare, uccidere, estinguere i delfini…per soldi

Ho appena finito di vedere questo documentario:

THE COVE

non si può riassumere  il contenuto di questo documentario…bisogna guardarlo e basta
E’ del 2009, descrive la caccia annuale del delfino che si svolge in un parco nazionale giapponese a Taiji (Wakayama).
Il film è stato registrato in segreto per cinque anni da un team di persone disposte a fare immersioni notturne in zone proibite, scavalcare cancelli, nascondersi per settimane intere, spendere energie, denaro, tempo, salute, addirittura rischiare la prigione e la vita pur di smascherare questa schifezza immonda.
Il documentario è stato bandito in Giappone nonostante nel 2010 abbia vinto l’Oscar per miglior documentario.
Il film documenta le tecniche utilizzate per la cattura e uccisione dei delfini, l’alto tasso di mercurio presente nella carne, il potere degli affari, la qualità e quantità di falsità raccontate con inumana spudoratezza dai governi e gli industriali e i responsabili e molto molto altro ancora…

L’uomo è la creatura più intelligente del creato…bene…lo dimostri…basta…basta queste immonde schifezze…basta…non ne posso più di scoprire (informandomi attivamente, non certo guardando la TV) sotto ogni pietra un gruppetto di persone che pur di andare in giro col mercedes uccidono, distruggono, tradiscono, sprecano, non rispettano…BASTAAAAAA

qui il link alla pagina wiki del film
qui il link alla pagina IMDb del film
qui il link alla pagina takepart…per fare qualcosa di attivo…vero…oltre a smettere di andare nei delfinari etc

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