Capita di rado che un articolo di giornale faccia spuntare i lucciconi.
A me è successo con la storia raccontata da Laura Bogliolo sul «Messaggero».
In apparenza parla di una signora di 34 anni, Isabella Viola, morta domenica 18 novembre per un malore sulla banchina della stazione Termini a Roma.

In realtà dentro quella donna c’è tutto.
C’è la pendolare che si sveglia alle 4 ogni mattina per andare a preparare le brioche in un bar del quartiere Tuscolano.
C’è l’orfana precoce che la vita ha costretto a crescere in fretta, come se già sapesse di non poterle concedere troppo tempo per esprimere i propri talenti.
C’è la mamma di quattro figli che sulla sua pagina Facebook scrive: «Una donna il suo gioiello più prezioso non lo indossa, lo mette al mondo».
C’è la sognatrice che fantastica di aprire un forno tutto suo per le brioche.
C’è la sgobbona di cuore che risparmia per i regali di Natale dei ragazzini e si agita per trovare casa a tre cani randagi.
C’è la malata che da tempo non si sente bene, ma non può smettere di alzarsi alle 4 – a Torvaianica, in faccia a un mare che non vede mai – per prendere un bus e due linee di metropolitana fino al bar del Tuscolano.
C’è una vita dura. E una persona vera, completa.

Da qualche giorno accanto al bar è spuntata una cassetta con la scritta: «Aiutiamo i figli di Isabella». Giovani, casalinghe, impiegati e pensionati sfilano come in una processione, togliendosi magri spicci dalle tasche. Non è un’elemosina. E’ l’omaggio a una regina.

copiaincollato dal “BUONGIORNO” del 28/11/2012 (Isa. Bella) di Massimo Gramellini