In piazza Dopo la vittoria degli ex dirigenti sovietici, l’ opposizione assalta i palazzi del potere. Morta una ragazza
Moldova, rivolta anti-comunista
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA – Un morto e decine di feriti in Moldova nell’ assalto al parlamento e al palazzo presidenziale incendiati da gruppi di giovani oppositori scesi in piazza per contestare il risultato delle elezioni politiche di domenica. Elezioni che invece tanto l’ Europa quanto la Russia giudicano sostanzialmente corrette. Le violenze sono state condannate esplicitamente da Bruxelles: «Atti simili contro edifici governativi sono inaccettabili», ha detto il responsabile della politica estera, Javier Solana. E Mosca ha parlato di «gruppi di provocatori». Il presidente moldavo, il comunista Vladimir Voronin, ha affermato che «fascisti hanno tentato di perpetrare un colpo di Stato». Poi si è incontrato con gli ambasciatori europei chiedendo il loro intervento per aiutare il Paese a tornare alla normalità. In serata un’ ipotesi di accordo che prevedeva di ricontare i voti è stata smentita da una parte dell’ opposizione che vuole invece nuove elezioni. Il voto ha visto la vittoria del partito comunista (50 per cento) che è al potere dal 2001, quando la delusione per le mancate riforme economiche spinse la Moldova a scegliere di nuovo i vecchi dirigenti sovietici. In realtà in questi anni il Paese si è avvicinato molto all’ Unione Europea, pur mantenendo buoni rapporti con la Russia che le fornisce tutto il gas di cui ha bisogno. Il governo controlla gran parte dei mezzi di comunicazione, ma le opposizioni in queste settimane hanno potuto svolgere liberamente la loro attività e il voto è stato controllato da osservatori dell’ Osce e del Consiglio d’ Europa. I tre maggiori partiti d’ opposizione, divisi tra loro, sono sotto il 13 per cento. Così ieri si è svolta l’ annunciata manifestazione alla quale hanno partecipato non più di diecimila persone. La polizia aveva l’ ordine di non reagire e così gruppetti di giovani hanno preso a sassate gli agenti e poi hanno raggiunto il parlamento e il palazzo presidenziale. Una volta dentro hanno incendiato mobili e documenti. Il fumo dell’ incendio ha provocato la morte di una ragazza, mentre decine di agenti sono stati ricoverati per le ferite riportate, assieme ad alcuni dimostranti. Secondo alcune fonti, il governo ritiene che dietro i disordini ci possa essere in qualche modo la Romania (tutti gridavano slogan come «siamo romeni»), tanto che l’ ambasciatore a Bucarest è stato ieri sera richiamato per consultazioni. La Romania si è però affrettata a precisare di sostenere in pieno la posizione dell’ Ue e di condannare «le violenze contro le istituzioni dello Stato». Voronin aveva scelto esplicitamente la strada della non risposta anche perché era stato lui nel 1989, come ministro dell’ Interno della repubblica che allora faceva parte dell’ Urss, a guidare le forze dell’ ordine che fecero numerosi morti («una delle giornate più nere della mia vita», disse poi). In nottata, però, ha annunciato in tv che il potere «difenderà fermamente l’ integrità dello Stato». Fabrizio Dragosei 50% I voti ottenuti dai comunisti alle elezioni contestate
Dragosei Fabrizio
Pagina 23
(8 aprile 2009) – Corriere della Sera