Nazioni Unite: tutte le nazioni del mondo tranne 3!!!

In giro (link) ho trovato questa informazione…mi sembra esilarante e…incomprensibile:
Le “nazioni” del mondo sono 195. Le Nazioni Unite ne contano 192!
Ne mancano 3!!!
Sapete chi sono quei tre che rimangon fuori da più di 60 anni?!?…
…il Kosovo, Taiwan e…LO STATO VATICANO!!!!
🙂 🙂 🙂 🙂
…qualcuno mi illumina please?!?

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UNICEF

  1. mamboh

    (da http://it.wikipedia.org/wiki/La_Cina_e_le_Nazioni_Unite)

    Seggio della Cina
    Nel 1945 la Cina rappresentata dal governo della Repubblica della Cina(Republic of China, ROC), fu uno dei cinque fondatori originari dell’ONU ed entrò a far parte dell’ONU come membro originario il 24 ottobre 1945. Nel 1949, però, in seguito alla Guerra Civile Cinese, il governo della ROC controllato dal Kuomintang si rifugiò a Taiwan, mentre il governo comunista della Repubblica Popolare Cinese (RPC) proclamato il 1° ottobre 1945 assumeva il controllo della maggior parte del territorio cinese. I rappresentanti del governo della ROC continuarono a rappresentare la Cina all’ONU, benché la ROC esercitasse la sua giurisdizione solo su Taiwan (e altre isole non considerate parte della Provincia di Taiwan), un territorio ristretto in confronto con la giurisdizione esercitata dalla RPC sulla Cina continentale, fino a quando il 25 ottobre 1971, fu approvata dall’Assemblea Generale la Risoluzione 2758, che riconosceva il governo della RPC come l’unico rappresentante legittimo della Cina all’ONU ed espelleva dall’ONU i rappresentanti del governo della ROC guidato da Chiang Kai-shek. Ciò trasferì completamente il seggio della Cina all’ONU (compreso il seggio permanente nel consiglio di Sicurezza) dalla ROC alla RPC.
    Richieste di diventare membro avanzate da Taiwan
    Dal 1991 la Repubblica di Cina (Taiwan) ha ripetutamente presentato petizioni per essere riammessa nell’ONU, come rappresentante solo degli abitanti di Taiwan, e non di tutta la Cina, usando di volta in volta le designazioni “Repubblica di Cina a Taiwan”, “Repubblica di Cina (Taiwan)”, o semplicemente “Taiwan” (come proposto dall’attuale governo del Partito Progressista Democratico). Tutti questi tentativi, però, sono andati incontro a rifiuti, o perché la petizione non è riuscita ad ottenere voti sufficienti per essere inserita nell’ordine del giorno formale, o perché la domanda è stata respinta dall’ONU, principalmente a causa dell’influenza della Repubblica Popolare Cinese. Alla ROC è stato anche negato di partecipare all’ONU come “stato osservatore”, una posizione occupata dalla Santa Sede, o come una “entità non membro”, titolo attualmente accordato alla Palestina.
    Nel luglio 2007, l’allora governo della ROC guidato da Chen Shui-bian, ha presentato la 15esima richiesta della ROC di entrare a far parte dell’ONU, per la prima volta sotto il nome “Taiwan”, ma l’Ufficio Legale dell’ONU ha respinto la richiesta, facendo riferimento alla Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale, che ha trasferito il seggio della Cina dalla ROC alla RPC nel 1971, ma non ha chiarito la questione della rappresentanza di Taiwan. Rispondendo alla richiesta, il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha affermato:
    « L’ammissione di membri nell’ONU deve essere in definitiva decisa dagli Stati Membri delle Nazioni Unite. Lo status di membro è dato a paesi sovrani. La posizione delle Nazioni Unite è che la Repubblica Popolare Cinese rappresenta l’intera Cina come unico e legittimo governo rappresentativo della Cina. Finora la decisione sull’aspirazione degli abitanti di Taiwan di entrare a far parte delle Nazioni Unite è stata presa su quella base. La Risoluzione (Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale) che avete appena citato stabilisce chiaramente che il Governo della Cina è il solo e legittimo governo e la posizione delle Nazioni Unite è che Taiwan è parte della Cina. »

    In risposta al rifiuto della sua richiesta da parte dell’ONU, il governo della ROC ha affermato che Taiwan non è stata sotto la giurisdizione della RPC né ora né mai e che dal momento che la Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale non ha chiarito la questione della rappresentanza di Taiwan nell’ONU, non impedisce la partecipazione di Taiwan all’ONU come nazione indipendente sovrana. Il governo della ROC ha criticato Ban anche per aver restituito la richiesta senza passarla al consiglio di Sicurezza o all’Assemblea Generale, in contrasto con la procedura standard dell’ONU (Provisional Rules of Procedure of the Security Council, Capitolo X, Regola 59), e per aver sostenuto che Taiwan è parte della Cina. Dall’atro lato il governo della RPC, che ha affermato che Taiwan è parte della Cina, ha lodato la decisione dell’ONU “che, presa in accordo con la Carta dell’ONU e la Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale dell’ONU, ha dimostrato l’adesione universale dell’ONU e dei suoi stati membri al principio di un’unica Cina” (Xinhua 7 agosto 2007). Mentre il governo della RPC si oppone fermamente alla richiesta di qualsiasi autorità di Taiwan di entrare a far parte dell’ONU o della sue agenzie, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il governo della ROC continua ad appellarsi alla comunità internazionale affinché riconosca il diritto dei 23 milioni di cittadini dell’isola di partecipare agli incontri e alle attività dell’ONU e delle organizzazioni affiliate. Attualmente 23 stati membri dell’ONU e la Santa Sede mantengono relazioni diplomatiche con la ROC.

    CHE STATUS HA IL VATICANO PRESSO L’ONU?
    La cosiddetta “Santa Sede” (l’organo di comando della chiesa mondiale) opera presso le Nazioni Unite con lo status di Osservatore Permanente di Stato non membro. In questa veste può partecipare attivamente alle conferenze organizzate dall’ONU e alzare la propria voce durante i lavori. Non è quindi rappresentato uno Stato (quello del Vaticano non avrebbe peraltro nemmeno i requisiti relativi alla “popolazione permanente”), bensì un ente religioso (la Chiesa Cattolica), che si trova così avvantaggiata rispetto ad altre religioni o correnti di pensiero non religioso che non hanno un territorio a propria disposizione. Nei fatti il Vaticano è un insieme di palazzi della superficie totale di 0,44 kmq, retto da una monarchia assoluta elettiva, con una popolazione che prescinde da donne e bambini e che non ammette cittadini di confessione diversa da quella cattolica. Lo stesso Vaticano ha affermato più volte di non agire in veste politica, quanto in veste religiosa.

    CHE VANTAGGI HA TRATTO DA QUESTO STATUS?
    Quale membro votante nelle conferenze ONU, il Vaticano ha avuto modo di influenzare direttamente i documenti delle assemblee, pilotando alcuni voti attraverso energiche pressioni sui governi “amici” e, contemporaneamente, spostando le discussioni sui temi più cari alla Chiesa, quali il divieto di aborto, contraccezione e pianificazione familiare.
    Nel 1992 a Rio De Janeiro, Brasile (sull’argomento Ambiente e sviluppo), il responsabile della delegazione vaticana Martino attaccò violentemente la tesi dominante della conferenza per cui la crescita demografica è la ragione principale dei problemi ambientali nel pianeta. Successivamente, a rimarcare l’opposizione, arrivò addirittura il segretario di Stato Sodano, secondo il quale gli Stati più forti subordinano gli aiuti alle politiche di riduzione della popolazione.
    Nel 1994 al Cairo, Egitto (conferenza su Popolazione e sviluppo), la delegazione vaticana creò un’alleanza di Stati cattolici e islamici in opposizione alle politiche di contenimento demografico e pianificazione familiare, includendo tra queste anche la sterilizzazione e l’interruzione di gravidanza. Secondo il papa i documenti della conferenza erano troppo permissivi sui diritti degli omosessuali e lasciavano eccessiva libertà individuale in materia di sessualità. Questa visione medioevale e integralista non riuscì comunque a far breccia nel documento finale.
    Nel 1995 a Pechino, Cina (forum mondiale sulle donne), il Vaticano si scontrò con l’Unione Europea per la decisione di quest’ultima di non supportare un paragrafo sul ruolo positivo della religione nella vita delle donne. Il dissidio si allargò rapidamente a matrimonio e maternità, secondo l’UE non necessari alla donna per realizzarsi, secondo il Vaticano invece fondamentali. La dichiarazione finale, nonostante l’inserimento di un riferimento alla libertà di culto, è stata approvata con le riserve scritte del Vaticano e di altre 26 nazioni.

    COSA SI PUÒ FARE PER MODIFICARLO?
    Sostanzialmente, fare pressioni affinché le Nazioni Unite, nell’ambito del loro processo di riorganizzazione e di riforma, rivedano lo status del Vaticano, equiparandolo a quello di una qualsiasi religione o ente non governativo.

    CHI COMBATTE QUESTA BATTAGLIA?
    Da un appello lanciato nel 1995 da alcune organizzazioni, è nata nel 1999 una campagna internazionale, che sta mobilitando molte energie e raccogliendo ampi consensi, anche all’interno del mondo cattolico.
    Tra i più importanti, Clare Short, Segretaria di Stato inglese per lo Sviluppo Internazionale, nel corso di una conferenza del luglio 2000 al palazzo dell’ONU di New York ha definito «interferenza reazionaria» l’invadenza vaticana sui temi sociali.
    Il sito ufficiale della campagna è http://catholicsforchoice.org/ (in inglese): oltre 400 associazioni da tutto il mondo vi hanno già aderito, tra cui l’UAAR.

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