Autore: tank

quanto vale la tua vita?…

C’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nelle menti delle persone che sono disposte ad aspettare ore ed ore in fila per ottenere un telefono cellulare.
Lo stesso identico telefono che si potrebbe facilmente ottenere in pochi minuti solo 2 settimane dopo.
Attenzione, non sto discutendo il valore del telefono (sono sicuro che è un bel gadget) ma il valore che alcuni danno al proprio tempo, alla propria vita.

Posso capire stare in attesa in coda per molte ore, anche campeggiare la sera prima, per un concerto epico, per gli eventi che capitano una sola volta nel corso della vita, qualcosa di speciale che non si ripeterà, ma per qualcosa che è di massa e che si può ottenere identico solo pochi giorni dopo?!?!
E ‘come se non si può decidere quando si acquista il telefono ma è il telefono a decidere il momento dell’acquisto.

Questo è probabilmente ciò che Tolkien intendeva con il Signore degli Anelli.
Ciò significa valorizzare la tua vita e il tuo tempo come completamente inutile, quella gente merita il peggiore giudizio possibile.
Si tratta di forme di vita inferiori, schiavi mentali, che non valgono neanche la nostra pietà.

La falsa illusione delle libertà di scelta (USA in primis)

L’altra sera mi sono ritrovato in mezzo alla piazza, a dover scegliere dove cenare. Le opzioni erano molteplici: Wendy’s, Eat ‘n Park, Burger King, Panera, Boston Beanery, Subway, Hardy’s e Taco Bells, tutto comodamente a portata di mano nella stessa piazza. Che meravigliosa libertà, quella di cui godiamo: poter scegliere!
Poi improvvisamente ho capito: ci stanno facendo scegliere tra opzioni che sono davvero tutte uguali. Il cibo servito è lo stesso, sempre e comunque. Sono le venti bibite diverse nel grande frigorifero, ma se vai a leggere sotto il tappo, sono tutte prodotte e imbottigliate dalla Coca Cola Company. Dove puoi scegliere che motore di ricerca usare, tanto i risultati sono gli stessi.
E la falsa illusione di una libertà apparente, che risulta comoda per tutti. A noi, perché ci permette di crogiolarci in un senso di sicurezza dovuto al blando bilanciamento tra la convinzione di possedere un libero arbitrio totale, e la rassicurante consapevolezza che, in realtà, le nostre scelte non contano davvero nulla e quindi non possiamo fare, e farci, danni.
La filosofia del Libero Mercato, forse in origine qualcosa di davvero buono e ambizioso, si è ormai ridotta a poter scegliere la marca della TV al plasma, fingendo che numeri, specifiche, statistiche e opinioni contino davvero qualcosa, in un mondo dove i pannelli delle TV vengono prodotti in serie da tre soli grandi produttori. E, se anche non fosse, in un mondo in cui abbiamo imparato a considerare questo tipo di scelte un valore da difendere.
Ma a noi viene lasciata la libertà di scelta, questo grande diritto per cui molti hanno combattuto e tanti sono morti, quindi oggi molti saranno pronti a discutere per ore, pur di convincervi che Samsung è realmente meglio di LG. Ed è importante sapere come spendere al meglio i propri risparmi!
Parliamo di sistema costruito su fondamenta di vetro, pronte a crollare o forse già polverizzate, purché sempre più gente inizi a rendersene conto.
Il mondo dove si finge di premiare l’individualismo ed il pensiero indipendente, ma in realtà lo si fa purché la massa tutta muova nella stessa direzione. Non ci si preoccupa del singolo, se il gruppo va nella direzione voluta. In una tubatura è impossibile controllare il moto di ogni singola particella d’acqua, ma c’è la tranquillità che il flusso segua la direzione dettata dalle tubature. Ognuno è libero di intepretare, usare e vedere in questa metafora quello che vuole.
Lo si fa attraverso sistemi raffinati e sofisticati, un attento e intelligente misto di paranoie e fobie collettive, paure mirate, ideali a buon mercato, eroi e storie in cui credere.
Negli ultimi cinquanta anni, gli americani sono stati spaventati prima dalla minaccia dell’invasione giapponese, poi dal terrore dell’inverno nucleare sovietico, infine quando sono crollate le loro stesse paure, sono bastati quattro imbecilli e un paio di aerei a far crollare anche le loro certezze.
Il resto l’hanno fatto politicanti da quattro soldi, accecati dal regalo improvviso che la nuova minaccia del terrorismo globale ha rappresentato e la possibilità di terrorizzare di nuovo le menti con un nemico invisibile, onnipresente ed evanescente.
In uno sforzo successivo, che costa milioni di dollari al giorno, se non forse all’ora, il crollo delle certezze è stato puntualmente seguito dal collasso di un sistema economico altrettanto fallato. Un paese spende miliardi e miliardi di dollari l’anno nello sventare una minaccia che in 15 anni ha fatto probabilmente meno morti della diarrea, ma ancora si interroga se un complesso di sanità pubblica efficiente o meno sia affrontabile in termini di spesa, se vada finanziato o meno, oppure troppo costoso per le tasche dei contribuenti. Se non fosse tristemente vero, ci sarebbe quasi da ridere sul paradosso della discussione.
Cosa resta, alla fine di tutto ciò? Un paese dove ci si preoccupa di includere nella dichiarazione dei redditi un apposito spazio per i soldi vinti nei casinò col gioco d’azzardo, ma dove se ti devi rompere una gamba, ti conviene farlo in orario d’ufficio. Un paese in cui a pochi regalano premi Nobel e molti non si sanno trovare su un mappamondo.
Un paese che crede nel proprio diritto a difendersi con le armi, casa per casa, strada per strada, O.K. Corrall per O.K. Corrall, al proprio Diritto Costituzionale di possedere un’arma e usarla per respingere un aggressore o un intruso in casa propria, ma che si arrabbia e si offende, quando un Iracheno o un Afghano pensano, certamente per ignoranza e arroganza, di fare lo stesso dall’altra parte del mondo. Giocare sì, ma solo a patto che si possano scrivere da soli le regole del gioco?

Se non avessi il dubbio che anche la scelta di non scegliere sia stata in qualche modo già contemplata e assimilata, sarebbe l’unica cosa sensata da fare. E allora, mi sa che la TV al Plasma la comprerò Toshiba.

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