Categoria: Salute e Sanità Pagina 7 di 9

? Acqua alla spina nei ristoranti italiani. Si può?

E’ legale (nonchè sanitariamente accettabile) servire ai tavoli dei ristoranti italiani caraffe di acqua del rubinetto?

Ammesso che sia possibile farlo…il ristoratore può farsela pagare quell’acqua?…se sì…quanto può farsela pagare?

inquinamento atmosferico…capiamoci

Variazioni annuali ed andamento generale

I grafici seguenti 1. mostrano l’andamento della concentrazione della CO2 (biossido di carbonio) atmosferica dal 900 al 2000 (Source: CNRS – Université de Grenoble) e maggiormente nel dettaglio dal 1960 al 2000 (Source: Dave Keeling and Tim Whorf – Scripps Institution of Oceanography).

La curva di Keeling, costruita nel laboratorio posto in cima al vulcano di Mauna Loa nelle Hawaii, al centro dell’Oceano Pacifico (luogo ideale per campionare l’aria “media” dell’intero emisfero settentrionale), mostra chiaramente oscillazioni annuali sovrapposte all’andamento generale crescente della curva.

Gli esperti che compilano i bilanci del carbonio hanno scoperto che le variazioni stagionali nella liberazione di prodotti derivanti dai combustibili fossili sono sorprendentemente piccole. I dati indicano che anche l’ipotesi che dietro le oscillazioni possa nascondersi l’Oceano – immensa e complessa componente del ciclo del carbonio – è da scartare. Il ciclo evidenziato a Mauna Loa riflette il flusso netto di CO2 attraverso gli ecosistemi continentali legato al bilancio globale fotosintesi-respirazione della biosfera. Se i processi di fotosintesi e di respirazione fossero sempre e ovunque in equilibrio, non si registrerebbe alcuna oscillazione nei rilevamenti. Ma non lo sono: durante le stagioni calde le temperature elevate favoriscono un’intensa attività respiratoria, tuttavia l’attività fotosintetica è ancora più intensa e nel bilancio complessivo prevale l’inspirazione di CO2; durante le stagioni fredde l’attività fotosintetica precipita quasi a zero, mentre l’attività respiratoria continua, benché ridotta rispetto ai ritmi intensi dei periodi caldi, e nel bilancio complessivo prevale l’espirazione di CO2.

Il grafico tridimensionale del respiro della biosfera 2 (Source: Carbon Dioxide Information Analysis Center – National Laboratory of the Oak Ridge) – che illustra le oscillazioni della concentrazione atmosferica della CO2 in funzione del tempo (intervalli di un mese) e della latitudine (distanze di 10°) – mostra che alle basse latitudini (dove le variazioni di temperatura nel corso dell’anno sono limitate) e nell’emisfero australe (dove le terre emerse alle alte latitudini hanno estensioni ridotte e l’Antartide è coperta dal ghiaccio per il 95% della sua superficie) il bilancio fotosintesi-respirazione è quasi in pareggio in tutte le stagioni e le oscillazioni annuali del ciclo della CO2 sono pressoché trascurabili.

Cause e relazioni con il surriscaldamento globale

Il costante aumento della concentrazione atmosferica della CO2 è ampiamente studiato e le ipotesi relative alle sue cause sono discusse. Particolarmente dibattuta la questione dell’individuazione delle corrette relazioni causali tra tale aumento e surriscaldamento globale.

La stretta relazione tra il fenomeno dell’aumento della concentrazione dei gas serra ed il fenomeno del surriscaldamento globale appare infatti in modo evidente: come si può vedere nel grafico sottostante 3 (Source: Jouzel et al. – Nature 1993), costruito elaborando i dati raccolti attraverso carotaggi nel ghiaccio del lago antartico Vostok, gli andamenti delle curve che rappresentano le variazioni nel tempo della temperatura e della concentrazione dei gas serra sono sostanzialmente identici. Ci si potrebbe però domandare se sia l’aumento nella concentrazione dei gas serra a causare l’innalzamento della temperatura o se viceversa non possa essere un aumento della temperatura globale legato ad altre cause a rendere l’atmosfera maggiormente capace di contenere elevate concentrazioni di gas serra, che altrimenti sarebbero riassorbiti nel ciclo del C in quote superiori (la solubilità dei gas in acqua diminuisce all’aumentare della temperatura) e che certamente contribuirebbero a loro volta al surriscaldamento globale ma che non ne sarebbero in tal caso la causa prima (questa seconda ipotesi viene sostenuta da chi si oppone alla politica dell’abbassamento delle emissioni di gas serra).

Le analisi delle piccole bolle d’aria che rimangono intrappolate nel ghiaccio al momento della sua formazione possono fornire indicazioni sulla composizione dell’atmosfera terrestre nelle trascorse ere. I risultati di tali analisi mostrano che le concentrazioni atmosferiche di gas ad effetto serra, come la CO2 ed il CH4 (metano), negli ultimi 650.000 anni non sono mai state tanto elevate quanto lo sono ora.

Nel periodo compreso tra 650.000 anni fa ed il 1800 (inizio della rivoluzione industriale) i valori della concentrazione atmosferica della CO2 hanno oscillato tra un minimo di 180 ppm (parti per milione) ed un massimo di 300 ppm, e nei 10.000 anni immediatamente precedenti la rivoluzione industriale il valore è rimasto più o meno costantemente intorno a 270-280 ppm. Misure in tempo reale sono state eseguite solo a partire dal 1958, quando la concentrazione atmosferica della CO2 era già arrivata a 315 ppm. I valori attuali sono stimati intorno a 380 ppm.

La velocità di crescita della concentrazione atmosferica della CO2 dall’epoca industriale ad oggi è assolutamente eccezionale: a partire dal 1800 la CO2 atmosferica è aumentata circa del 35% e nell’ultimo decennio l’incremento medio è stato di quasi 2 ppm/anno, una velocità di crescita che è circa 200 volte più grande della più alta velocità di variazione osservabile durante gli ultimi 650.000 anni. Dalle analisi risulta quindi che nell’ultimo periodo vi sono state variazioni eccessivamente marcate della concentrazione di CO2, variazioni mai verificatesi in precedenza, che sono all’evidenza dei fatti imputabili all’attività umana e che sono queste causa del surriscaldamento. Se si osserva nel dettaglio la linea dell’aumento della temperatura dall’inizio del 1900 ad oggi (con le flessioni in corrispondenza di fenomeni significativi come la crisi economica del ’29, la seconda guerra mondiale, la crisi energetica del ’70) si vede che il suo andamento è fortemente influenzato dall’aumento dell’utilizzo dei combustibili fossili (andamento analogo) e dal cambiamento dell’uso del suolo (la perdita di terreno agricolo e soprattutto il taglio degli alberi riducono la quota di assorbimento della CO2).

L’ipotesi secondo la quale vi sarebbe una relazione causale tra le attività antropiche (utilizzo dei combustibili fossili e deforestazione) e il vertiginoso aumento della CO2 atmosferica verificatosi negli ultimi due secoli è pertanto decisamente fondata. Non si può perciò più sostenere che il riscaldamento globale sia parte di una variabilità normale e strettamente naturale: la causa è umana.

Dall’epoca industriale ad oggi abbiamo prodotto e introdotto nell’ambiente circa 30 miliardi di equivalenti tecnologici del metabolismo umano, come risulta dalla misura del rilascio di CO2 dai combustibili fossili; nutriamo infatti questi servi tecnologici con l’energia contenuta nei resti della Vita antica: petrolio, carbone e gas naturale. Abbiamo incrementato considerevolmente la quota respiratoria, oltre a ridurre quella fotosintetica, e stiamo assistendo a quel che accade ad un’atmosfera nella quale i respiratori sono preponderanti rispetto ai fotosintetizzatori.

Il futuro

Alcuni dicono che vi siano state epoche nelle quali le concentrazioni atmosferica di CO2 erano più elevate delle attuali. È vero, ad esempio 250 milioni di anni fa e 500 milioni di anni fa, però sulla Terra non c’erano uomini ma batteri e meduse e animali che poi si sono estinti. Forse fumavano troppo!

In previsione, dal 1900 al 2100 avremo la stessa variazione nella concentrazione di CO2 nell’aria di quella che si è verificata dall’ultima glaciazione ad oggi. Nei tempi più lunghi trascorsi dall’ultima glaciazione molti animali hanno avuto modo di migrare per sopravvivere. Più difficile potrebbe essere far emigrare in modo equilibrato e in tempi relativamente brevi l’animale uomo organizzato in città come Roma o New Orleans.

Alcuni popoli, come i Vichinghi o gli abitanti dell’Isola di Pasqua, sono decaduti a causa dei cambiamenti climatici. Si può quindi dire che tutto ciò sia “normale”? Interessante notare che, mentre gli Inuit – che non sono mai stati commercianti – ancora vivono in Groenlandia, i Vichinghi – che scambiavano il grasso di balena con il bronzo – sono caduti in declino. Vale il pensiero degli indiani Creek: quando avrete pescato l’ultimo pesce, ucciso l’ultimo bisonte, inquinato l’ultimo fiume, allora via accorgerete che i soldi non si mangiano.

L’aumento della temperatura avrà come conseguenze l’incremento della siccità, la crescita del numero degli incendi, il dilagare del rischio alluvioni, la salinizzazione delle acque costiere, l’innalzamento del livello marino di 20-30 cm in pochi anni (alcune zone sono particolarmente vulnerabili, come in Italia la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna). Il fenomeno dell’innalzamento del livello del mare è dovuto per più della sua metà alla dilatazione dell’acqua; solo meno della metà dell’innalzamento del livello del mare è dovuto allo scioglimento dei ghiacci (lo stesso fenomeno fisico, responsabile dei passaggi di stato della materia, interviene in entrambi i casi: l’allentamento delle forze di legame tra le molecole d’acqua).

Inoltre, il problema della temperatura non riguarda semplicemente l’aumento medio di 3-4 gradi previsto per il 2050-2100 (anche 5 gradi in alcune regioni). I rischi maggiori sono legati ai momenti corrispondenti ai picchi dell’andamento di crescita (come è stato nell’anno 2003). Infine, aumenterebbero le temperature medie ma senza che si verifichi un innalzamento delle temperature più basse ovvero aumenterebbe la varianza e si andrebbe verso un clima più estremo.

Chi ritiene possibile una crescita infinita in un mondo finito può essere solo un pazzo o un economista! Negli Stati Uniti, alcune strade di Phoenix hanno dodici corsie e si forma coda su tutte e dodici.

I politici, legati ai grandi poteri economici (nel caso in questione soprattutto ai gestori delle risorse energetiche fossili, petrolio e metano), sostengono che a partire dal 2050 le immissioni di CO2 saranno dimezzate. Per forza: non ci sarà più petrolio! O meglio, sarà finito il petrolio economico, cioè quello produttivamente utile. Entro pochi anni o decenni l’offerta finirà. Il metano – per il quale si combattono guerre come per il petrolio – avrà il suo picco di produzione solo poco dopo quello del petrolio, quindi scenderà subito anch’esso. La Terra del petrolio dovrà diventare la Terra del sole e del vento. Le tecnologie per le energie alternative prenderanno obbligatoriamente piede: non diminuirà il loro costo, ma aumenterà sempre più quello delle fonti fossili.

L’Italia è uno dei paesi più soleggiati d’Europa e al contempo l’ultimo per quanto riguarda lo sviluppo delle strategie di produzione di energia pulita alternativa a quella prodotta con i combustibili fossili. Dietro a paesi che hanno molto meno sole del nostro, come tutti i paesi nordici. Dietro a paesi tecnologicamente arretrati rispetto al nostro, come la Turchia. Dietro paesi che non hanno problemi di immediato approvvigionamento energetico come Israele, ricca di petrolio.

I politici italiani hanno però deviato verso lo sviluppo degli inceneritori i 6 euro che ogni italiano paga con ogni bolletta energetica per lo sviluppo delle fonti energetiche alternative! Ci sono riusciti con uno dei soliti stratagemmi meschini dei quali è pratico chi è abituato all’inganno legalizzato: aggiungendo la postilla «e assimilati» all’articolo che definiva l’utilizzo di tali risorse economiche. Va qui precisato che gli inceneritori non distruggono nulla: rispondono sempre alle leggi della termodinamica (nulla si crea e nulla si distrugge) per cui trasformano i rifiuti che vengono bruciati in altri rifiuti, che hanno forma di gas e di ceneri. In particolare, nei processi di combustione ad altissima temperatura si producono polveri sottili (invisibili) che le ricerche mediche non sponsorizzate sempre più indicano come generatrici di gravi patologie: dai pm10 ai pm01 (ultime indagini evidenziano uno stretto rapporto tra le pm2.5 e la diffusione di numerose forme cancerogene). Gli inceneritori sono inoltre sconvenienti dal punto di vista energetico, soprattutto se rapportati alle strategie che prospettano il riutilizzo e il riciclaggio delle materie anziché la loro eliminazione.

Dovranno essere sviluppate strategie per l’utilizzo delle risorse energetiche solari ed eoliche. Nel settore eolico sono stati ultimamente elaborati dei modelli di mulino a vento volante d’alta quota: specie di enormi aquiloni a forma di giostra rotante, capaci di sfruttare la grande forza dei venti che sono sempre presenti ad alte quote e caratterizzati al contempo dall’ulteriore vantaggio di essere meno impattanti da un punto di vista paesaggistico.

Ottime sono le strategie dell’autosostentamento energetico e della rete: ogni cittadino può produrre l’energia che gli è necessaria, può immagazzinarla e può eventualmente venderla immettendola in rete.

Inoltre, la maggior parte delle energie prodotte viene sprecata. Pertanto, si dovrà intervenire anche e soprattutto sul risparmio energetico a tutti i livelli di scala: dal privato al pubblico, dalle abitazioni alle strutture produttive, dai mezzi di trasporto alle tecnologie industriali e domestiche.

Tutte queste vie di sviluppo tecnologico, riguardanti tanto la produzione di energia pulita quanto il risparmio energetico, conducono ad un enorme incremento dell’indotto lavorativo, un aumento dell’occupazione superiore e più diffuso rispetto a quello che si può realizzare con l’apertura di nuove centrali a carbone (e di nuove centrali nucleari) o degli inceneritori, strutture la cui realizzazione i. aumenta – anziché ridurre – la nostra dipendenza energetica da stati esteri (giacché non siamo produttori di carbone né possediamo importanti giacimenti di uranio), ii. porta a un peggioramento dello stato dell’ambiente e delle nostre vite e iii. non concorre a distribuire la ricchezza prodotta all’interno del sistema sociale ma al contrario la accentra nelle mani di pochi imprenditori (che hanno il potere di influenzare in modo più o meno diretto le vie politiche e l’informazione pubblica al fine di raggiungere i propri fini privati). Oltre a ciò, le nuove vie per lo sviluppo energetico sostenibile hanno insieme il non trascurabile vantaggio di portare ad un miglioramento del mondo che ci circonda: il lavoro dovrebbe sempre servire a questo, a migliorare la nostra vita e quella di tutti.

le medicine possono essere molto pericolose

Alla fine degli anni ’50 alle donne in gravidanza a volte veniva  somministrato come sedativo anti nausea un farmaco…la Talidomide
…beh…
…nacquero migliaia di focomelici per colpa di questo “farmaco”…
Ne approfitto x accennare ad un altro fatto notevole:
in USA nel 1976 i media hanno pompato parecchio il pericolo della “SWINE FLU” (in italiano “influenza suina”) chiamando la popolazione al vaccino (guarda qui la pubblicità che passava in TV)
ma
si scopre
che il vaccino ammazza più dell’influenza (guarda qui un estratto del documentario-scandalo censurato)
e che la SWINE FLU ammazza meno della “stagionale” (leggi la scheda wiki al riguardo)
allora la popolazione sopravvissuta al vaccino chiese risarcimenti milionari
e i media soffocarono la “questione”

nel frattempo son passati 33 anni
quindi le aziende riprovano a fare un pò di soldi
senza manco sbattersi a inventarsi un “problema” nuovo
ma con la stessa identica storia!!!
…vediamo se il popolo ora è più intelligente…

le medicine sono chimica
la loro interazione con il nostro organismo è complessa, potente e reale
le medicine vanno prese il MENO POSSIBILE
evitare come la peste i prodotti alternativi, nuovi, magici, economici, pubblicizzati
diffidare COMPLETAMENTE della televisione e gli organi di stampa: sono aziende pagate, dicono qualsiasi cosa, basta pagarle…

non siamo più negli anni ’60…ma forse il “popolo bue” è sempre ignorante uguale…e allora andate pure a vaccinarvi!!!…

influenza suina vecchia di 30 anni e vaccino pericoloso

Negli USA nel 1976 i media “pomparono” parecchio il pericolo della “SWINE FLU” (in italiano “influenza suina”) chiamando la popolazione al vaccino (guarda qui la pubblicità !!! che passava in TV)
ma
si scoprì
che il vaccino ammazza più dell’influenza (guarda qui un estratto del documentario-scandalo censurato)
e che la SWINE FLU è addirittura MENO pericolosa dell’influenza “stagionale” (0.9% contro l’1%…leggi la scheda wiki al riguardo)
allora la popolazione sopravvissuta al vaccino chiese risarcimenti milionari
e i media soffocarono la “questione”

nel frattempo son passati 33 anni
quindi le aziende riprovano a fare un pò di soldi
senza manco sbattersi a inventarsi un “problema” nuovo
ma con la stessa identica storia!!!
…vediamo se il popolo ora è più intelligente…
…ah…gli han cambiato nome…da “influenza suina” a “influenza A” ma è esattamente la stessa (by ministero della salute) “innocua” cosa.
Ne approfitto x accennare ad un altro fatto notevole:
alla fine degli anni ’50 alle donne in gravidanza a volte veniva  somministrato come sedativo anti nausea un farmato…la Talidomide
…beh…
…nacquero migliaia di focomelici per colpa di questo “farmaco”…

 

le medicine sono chimica
la loro interazione con il nostro organismo è complessa, potente e reale
le medicine vanno prese il MENO POSSIBILE
evitare come la peste i prodotti alternativi, nuovi, magici, economici, pubblicizzati
diffidare COMPLETAMENTE della televisione e gli organi di stampa: sono aziende pagate, dicono qualsiasi cosa, basta pagarle…

non siamo più negli anni ’60…ma forse il “popolo bue” è sempre ignorante uguale…e allora andate pure a vaccinarvi!!!…

febbre suina?

FEBBRE SUINA DEL 1976 E VACCINAZIONI FORZATE. LA STORIA SI RIPETE

DI FRANCESCO COLAFEMMINA

La febbre suina del 1976 è un episodio racchiuso negli archivi della storia delle presunte pandemie. Questo ceppo influenzale appariva stranamente molto simile alla pericolosa spagnola del 1918: una coincidenza che finì per creare il panico soprattutto negli Stati Uniti. La domanda da porsi è infatti: dove e come si diffuse questo terribile virus? La risposta è semplicissima: come già fu per la Spagnola (i cui primi casi furono riscontrati a Fort Riley in Kansas), anche la febbre suina del ’76 nacque all’interno di una base dell’esercito americano nel New Jersey, Fort Dix. Una recluta morì appena dopo aver avvertito i sintomi dell’influenza nel gennaio 1976, ed altre quattro furono colpite da questa intensa forma di influenza. La concomitanza di un’altra influenza stagionale che durò sino al marzo del ’76, indusse il Presidente Ford ad ordinare la vaccinazione di massa negli Stati Uniti. Il programma di immunizzazione cominciò il 1 ottobre 1976 e fino all’11 ottobre era stato vaccinato circa un terzo della popolazione (il 24%). Fu allora che tre anziani morirono a causa degli effetti collaterali del vaccino.

La notizia si diffuse ma nonostante tutto solo il 16 dicembre la vaccinazione fu bloccata: il 33% della popolazione era stata vaccinata. Più di 500 furono i casi di sindromi di paralisi neuromuscolari, più di 25 i morti, quasi 4000 le richieste di danni avanzate alla Pubblica Amministrazione da privati cittadini che avevano subito il vaccino. E l’influenza scomparve nello stesso nulla dal quale era sopraggiunta L’11 aprile 1979 la CBS nella sua famosissima trasmissione “60 Minutes” affrontò la questione della vaccinazione di massa e le sue conseguenze sulla salute pubblica. In effetti quell’episodio del 1976 si rivelò frutto di un allarmismo estremo, se non proprio di una strategia ben meditata (qui trovate la trascrizione completa della trasmissione).Poniamoci una domanda a caso: chi era il Capo di Gabinetto del Presidente Ford? E chi il Vice Capo di Gabinetto? Non avete indovinato? Rispondo subito: erano un tal Donald Rumsfeld ed un altro tal Dick Cheney. Ma che casualità!
Donald Rumsfeld è stato Presidente della “Gilead Sciences”, la società che ha brevettato il Tamiflu, dal 1997 al 2001. E nell’attuale Consiglio di Amministrazione siedono un ex segretario di Stato (George Shultz), il cofondatore della Intel (Gordon Moore) e la 5a presidentessa del Council for Foreign Relations (Carla Anderson Hills). Bel trio, no? Rumsfeld è ancora azionista della Gilead che dopo aver ceduto il brevetto alla Roche, trattiene il 10% di royalties sulle vendite.

Nel 2006 fu varato dall’amministrazione Bush il Piano Strategico di Prevenzione dell’Influenza Pandemica. Il piano prevedeva l’acquisto dell’80% di scorte di Tamiflu e del 20% di scorte di Relenza (un competitor del Tamiflu).

Veniamo però alla “nuova influenza”. Anch’essa nasce in maniera alquanto strana. Se in un altro articolo ho dimostrato chiaramente che il contagio è nato negli Stati Uniti (non in Messico) e precisamente nella zona di San Diego, non stupirà sapere che a San Diego c’è il U.S. Naval Health Research Center (NHRC) che collabora assieme al Trudeau Institute alla ricerca di un vaccino contro una probabile pandemia da aviaria. E non stupirà neppure sapere che il 19 Ottobre 2008 i capi di Stato Maggiore di USA, Francia, Inghilterra, Germania ed Italia si sono riuniti a Lake Placid (New York), località in cui ha sede il suddetto Trudeau Institute. Per discutere su cosa? Secondo un comunicato frettolosamente rilasciato si doveva discutere di Afghanistan… peccato però che nè Francia, nè Germania abbiano truppe in Afghanistan. E poi perchè riunirsi nella località in cui si studia un vaccino per difendere i militari in caso di pandemia?
Basta leggere il sito dell’Istituto per documentarsi sulla questione.

A questo punto non possiamo pronosticare il futuro. Di certo però la questione è estremamente poco chiara ed il sospetto è che questo virus fabbricato in laboratorio venga diffuso quale sedativo della crisi economica, un sedativo che potrebbe essere utile a decimare un po’ di popolazione umana ed a riassestare il sistema internazionale ormai scricchiolante. Forse viene considerata una soluzione meno distruttiva di una guerra. O si tratta semplicemente di un mezzo per arricchire talune elites (leggi case farmaceutiche), impaurire le masse ed accrescere il controllo su di esse. Di sicuro, comunque, almeno il 90% dei giornalisti (italiani e non) dovrebbe cambiare mestiere, dopo l’evidente assenza di informazione su uno scandalo dalle proporzioni colossali.

(22 luglio 2009)

 

click qua per leggere l’articolo sul sito da cui l’ho copia-incollato
click qui per vedere il video di allerta della D.ssa Rima Laibow sulle Vaccinazioni contro la Suina…

allevare costa + che coltivare

Per produrre il cibo necessario a sfamare 20 uomini “vegetariani” è necessaria una superficie di suolo pari a quella necessaria per produrre il cibo di 1 uomo “carnivoro”.
In media 1 ettaro (= 10’000 m^2) di terreno produce 140 kg di manzo o 22’500 di patate.
Per produrre 1 kg di farina servono 250 lt di acqua. 25’000 lt di acqua “fanno” 1 kg di carne.

RIASSUMO i rapporti dei consumi:
superficie terreno: 20 volte tanto
produzione massa commestibile: 160 volte di meno
consumo acqua: 100 volte tanto

 

Fonte:
libro
365 modi per cambiare il mondo” (by Norton)
pagina 158

antipulci fatto in casa (al rosmarino)

Pare (e sottolineo pare) che una tisana al rosmarino spruzzata (quando fredda magari è meglio!) sul pelo della “bestia” tiene lontane le pulci!!!

PS: se qualcuno ha provato o ne sa qualcosa si faccia vivo (axdc@libero.it)

malnutrizione e morti di fame in riduzione

una manciata di numeri al volo:

6’700’000’000 (6.7 miliardi) di persone sulla terra oggi (2009)
7’400’000’000 (7.4 miliardi) di persone sulla terra nel 2015
6’000’000’000 (6 miliardi) di persone sulla terra nel 2000
5’200’000’000 (5.2 miliardi) di persone sulla terra nel 1990

1’000’000’000 (1 miliardo) di persone malnutrite oggi (2009)
270’000 morti al giorno (per qualsiasi causa) in totale oggi (2009)
24’000 morti al giorno (= quasi 9 milioni all’anno! = 1 ogni meno di 4 secondi) di cui la metà (circa) sono bambini sotto i 5 anni, per problemi legati alla “fame”!

Ora relativizzando questi dati troviamo che:

Nel 2009, in tutto il mondo, circa 24’000 esseri umani al giorno muoiono per problemi di salute legati alla “fame“; con una incidenza di 3.58 morti di fame ogni milione di persone.
Nel 2000, in tutto il mondo, circa 35’000 esseri umani al giorno morivano per problemi di salute legati alla “fame”; con una incidenza di 5.83 morti di fame ogni milione di persone.
Nel 1990, in tutto il mondo, circa 41’000 esseri umani al giorno morivano per problemi di salute legati alla “fame”; con una incidenza di 7.88 morti di fame ogni milione di persone.

NB: è dunque evidente che negli ultimi 20 anni la mortalità per fame si è quasi dimezzata (ridotta del 45%).

info by:

Hunger site
e
Wikipedia

meno tumori tra i vegetariani

Lunga e sistematica ricerca in Gran Bretagna conferma le stime: chi evita la carne ha il 12% in meno di possibilità di ammalarsi, il 45% nel caso delle leucemie.

LONDRA – E’ un diffuso luogo comune: mangiare più frutta e verdura fa bene alla salute. Ora una vasta ricerca rivela che non solo ciò è vero, ma chi fa una dieta vegetariana ha meno probabilità di ammalarsi di cancro rispetto a chi fa una dieta a base di carne. Non è la prima volta che un’affermazione di questo genere proviene dalla comunità scientifica internazionale: la novità, tuttavia, è che non c’era mai stato uno studio così ampio e prolungato nel tempo sulla questione. I risultati sono impressionanti: i vegetariani hanno il 45 per cento di probabilità in meno di ammalarsi di cancro del sangue e un 12 per cento in meno di ammalarsi di qualsiasi tipo di cancro, rispetto a coloro che fanno una dieta carnivora.

Pubblicato sul British Journal of Cancer e ripreso oggi con grande rilievo dalla stampa nazionale britannica, lo studio ha seguito lo stato di salute di 61 mila persone nel corso di 12 anni. “Ricerche precedenti avevano indicato che la carne può aumentare il rischio di cancro all’intestino, cosicché i nostri risultati sono apparsi plausibili da questo punto di vista”, dice al quotidiano Guardian di Londra la dottoressa Naomi Allen, ricercatrice del Cancer Research della Oxford University e co-autrice del rapporto. “Ma non sappiamo perché il cancro del sangue ha un’incidenza più bassa nei vegetariani”. La differenza, un 45 per cento di probabilità di ammalarsi in meno, è enorme, e riguarda sia la leucemia che altri tipi di cancro del sangue. Non solo, ma chi si nutre di verdura, frutta e pesce, evitando la carne, ha anche il 12 per cento di rischio in meno di ammalarsi di qualsiasi altro tipo di tumore, afferma la ricerca.

“Sono dati significativi”, osserva la dottoressa Allen, “anche se vanno presi con un po’ di cautela poiché si tratta del primo ampio studio di questo genere in materia. Abbiamo bisogno di farne altri e di saperne di più. Per esempio dobbiamo scoprire quale aspetto di una dieta a base di verdura, frutta e pesce protegge dal cancro. E dobbiamo stabilire quanto influisce positivamente una dieta vegetariana, così come quanto influisce negativamente una a base di carne”. Lo studio fa parte di un progetto internazionale a lungo termine chiamato “European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition”, che andrà avanti, ad Oxford e in altri centri di ricerca sul cancro.

Altri studi hanno comunque già dimostrato che mangiare carne, o perlomeno mangiarne troppa, può essere nocivo. Non solo per la salute degli umani, tanto per cominciare, ma pure per quella del pianeta: l’anno scorso un rapporto della Commissione dell’Onu sul Cambiamento Climatico ha esortato a rinunciare alla carne almeno una volta alla settimana poiché la produzione di carne, ovvero gli allevamenti di bovini, produce da sola un quinto delle emissioni di gas nocivi. Un rapporto della World Cancer Research Fund, dua nni or sono, ha raccomandato di non mangiare più di 300 grammi di carne alla settimana a causa del rapporto tra una dieta altamente carnivora e il cancro all’intestino. E nel 2005 uno studio finanziato dal Medical Research Council britannico e dalla International Agency for Research on Cancer, ha riscontrato che mangiare due porzioni di carne al giorno, l’equivalente di un panino con la pancetta e di una bistecca, aumenta del 35 per cento il rischio di cancro all’intestino.

ENRICO FRANCESCHINI
la Repubblica.it

la qualità della vita secondo l’indice di sviluppo umano (HDI)

Esiste un metodo matematico per “calcolare” la “qualità della vita” nazione per nazione. Si chiama Indice di Sviluppo Umano (HDI – Human development index).

Ovviamente è un conto oggettivo che non tiene conto delle emozioni dei singoli ma tiene in considerazione l’aspettativa di vita media (quanto a lungo si vive), la ricchezza economica (PIL procapite) e l’alfabetizzazione media

Secondo L’HDI calcolato sui dati del 2005 questi sono i 20 paesi al mondo con la migliore qualità della vita:

  1. bandiera Islanda 0,968
  2. bandiera Norvegia 0,968
  3. bandiera Canada 0,967
  4. bandiera Australia 0,965
  5. bandiera Irlanda 0,960
  6. bandiera Paesi Bassi 0,958
  7. bandiera Svezia 0,958
  8. bandiera Giappone 0,956
  9. bandiera Lussemburgo 0,956
  10. bandiera Svizzera 0,955
  11. bandiera Francia 0,955
  12. bandiera Finlandia 0,954
  13. bandiera Danimarca 0,952
  14. bandiera Austria 0,951
  15. bandiera Stati Uniti 0,950
  16. bandiera Spagna 0,949
  17. bandiera Belgio 0,948
  18. bandiera Grecia 0,947
  19. bandiera Italia 0,945
  20. bandiera Nuova Zelanda 0,944

…e questi gli ultimi 10 (quelli quindi con il peggiore HDI):

  1. bandiera Rep. Dem. del Congo 0,411
  2. bandiera Etiopia 0,406
  3. bandiera Ciad 0,388
  4. bandiera Repubblica Centrafricana 0,384
  5. bandiera Mozambico 0,384
  6. bandiera Mali 0,380
  7. bandiera Niger 0,374
  8. bandiera Guinea-Bissau 0,374
  9. bandiera Burkina Faso 0,370
  10. bandiera Sierra Leone 0,336

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