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Keith Haring

“Un vero artista è soltanto un veicolo per tutto ciò che passa attraverso di lui.
L’artista contemporaneo è responsabile verso l’umanità,
deve costantemente celebrare l’umanità e opporsi alla disumanizzazione della nostra cultura”

 

Keith Haring (scheda wiki) nasce il 4 maggio 1958 a Kutztown in Pennsylvania.
Impara a disegnare da suo padre, e si appassiona ai fumetti e ai cartoni animati.
A 18 anni, dopo il liceo, va a New York e si iscrive alla School of Visual Art dove lavora sia al disegno sia alla performance e al video. Qui conosce artisti come Simone Forti, Keith Sonnier e Joseph Kosuth.
A cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta a New York si sviluppano due tendenze, quella del Neo-espressionismo e quella del movimento creativo dei “Graffitisti” (che disegnano e scrivono con vernice spray sui muri degli edifici o sui treni della metropolitana).
Haring nutre immediatamente un deciso interesse per quest’ultima corrente artistica e incomincia a disegnare a carboncino bianco sulla carta nera applicata dalla censura commerciale sulla pubblicità abusiva.
Nascono così le sue figure sinteticamente tratteggiate da cui traspare uno spirito dissacrante e ironico.
I suoi lavori, a metà fra graffito primordiale e fumetto, lo accomunano al lavoro di Andy Warhol per l’immediatezza espressiva e per il riferimento a temi conosciuti dal grande pubblico.
Divenuto un protagonista dell’arte newyorkese e internazionale si impegna alla sensibilizzazione sull’Aids, malattia che egli stesso contrae e di cui muore a soli 32 anni (febbraio 1990).

  

In maniera semplice e lineare gli uomini stilizzati di Keith Haring diventano il simbolo di una condizione esistenziale universale. Inizialmente affronta diversi temi per poi lasciarsi affascinare dagli eventi quotidiani e di attualità come le guerre, lo sfruttamento del terzo mondo, l’intolleranza, la lotta alla droga.
Keith sente l’importanza di comunicare concetti, idee, immagini che appartengono all’esperienza comune, alla conoscenza di tutti.
I suoi disegni decorano la città, rendendo uniche , singolari e cariche di energia le superfici metropolitane spesso squallide e insignificanti.

Galassia TV

Il Grande Fratello prossimo venturo che dura 5 mesi ricorda l’aforisma sulle partite di rugby, quelle che secondo uno molto cattivo servono soprattutto a tenere un buon numero di energumeni lontani dal centro delle città.
In realtà ci si tranquillizza a pensare ai reclusi che si autorecludono più a lungo possibile dando la possibilità al resto del mondo di disinteressarsi di loro per mesi e mesi.
Se esistesse un movimento di opinione e pressione come si deve, il progetto potrebbe essere di rinchiudere sempre di più e sempre più a lungo:  intanto fuori, accanto a qualche milione di spettatori affezionati e che vorrebbero anch’essi entrare nella Casa – ma il progetto prevederebbe proprio quello – glia altri piano piano iniziano a lasciare il paese alla chetichella, e a fondare altrove una patria.
Nel Finale, tutti i Gieffini e affini si ritrovano in una sterminata casa a eliminarsi tra di loro, mentre fuori non c’è più nessuno.
Il mondo perfetto.

di Antonio Dipollina

la Grande Punto

Se vogliamo valutare anche l’auto che ha un basso impatto sull’ambiente (per noi italiani) è sicuramente la Grande Punto.
Costa più della Panda ma è anche più grossa, anch’essa ora uscirà in versione a metano, ha il massimo dei punti Euro NCAP e la producono a Torino… quando si dice dal produttore al consumatore!

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