Categoria: Alimentazione Pagina 1 di 6

I vini pregiati (scientificamente)

La questione (ricerche a doppio cieco fatte e rifatte) è la seguente: gli esperti di vino sono tali semplicemente perché li riconoscono a memoria dal sapore. Ma solo se li hanno già assaggiati e memorizzati. Più è infallibile questa “memoria gustativa” e più è esteso il “catalogo memoria” e più è bravo l’esperto.
Un sapore sconosciuto risulta NON CATALOGABILE. Addirittura è stato dimostrato (tingendo dei vini bianchi con coloranti insapori) che essi non sono in grado di distinguere nemmeno un bianco da un rosso: sentono nel bianco tinto rosso i sapori tipici del rosso. Questo fenomeno è perfettamente catalogato dagli psicologi e dagli scienziati del cervello che hanno scoperto che le info provenienti dal gusto sono postelaborate dalla parte (del cervello) emotiva che si basa su pregiudizi e desideri. De facto quindi l’essere umano è biologicamente impossibilitato ad essere obiettivo in fatto di cibo.
Siccome anche gli esperti di vino possono solo riconoscere qualcosa già conosciuto, allora (anche per loro) se è un vito caro allora è buono e viceversa, null’altro. Se si presenta loro un sapore nuovo non posson decidere se è buono o no finché non ne vedono l’etichetta (anche su questo placebo sono stati fatte tutte le indagini dovute).
Il valore commerciale del vino quindi dipende da tanti fattori: di mercato, di strategia e contingentazione volontaria e consapevole, di costi di produzione e di industria e commercio ma NON dal “sapore”.
Insomma è tutta una gigatruffafuffa fatta di pubblicità e boccaloni. Nient’altro.
Esattamente come i diamanti.

La questione (ricerche a doppio cieco fatte e rifatte) è la seguente: gli esperti di vino sono tali semplicemente perché li riconoscono a memoria dal sapore. Ma solo se li hanno già assaggiati e memorizzati. Più è infallibile questa “memoria gustativa” e più è esteso il “catalogo memoria” e più è bravo l’esperto.

Un sapore sconosciuto risulta NON CATALOGABILE. Addirittura è stato dimostrato (tingendo dei vini bianchi con coloranti insapori) che essi non sono in grado di distinguere nemmeno un bianco da un rosso: sentono nel bianco (tinto rosso) i sapori tipici del rosso. Questo fenomeno è perfettamente catalogato dagli psicologi e dagli scienziati del cervello che hanno scoperto che le info provenienti dal gusto sono postelaborate dalla parte (del cervello) emotiva che si basa su pregiudizi e desideri. De facto quindi l’essere umano è biologicamente impossibilitato ad essere obiettivo in fatto di cibo.


Siccome anche gli esperti di vino possono solo riconoscere qualcosa già conosciuto, allora (anche per loro) se è un vino caro, allora è buono e viceversa, null’altro. Se si presenta loro un sapore nuovo non posson decidere se è buono o no finché non ne vedono l’etichetta (anche su questo placebo sono stati fatte tutte le indagini dovute).


Il valore commerciale del vino quindi dipende da tanti fattori: di mercato, di strategia e contingentazione volontaria e consapevole, di costi di produzione e di industria e commercio ma NON dal “sapore”.

Insomma è tutta una gigatruffafuffa fatta di pubblicità e boccaloni. Nient’altro.


Esattamente come i diamanti.

Acqua in plastica

Acqua in bottiglia.
Siamo un paese pieno di acqua potabile, la sprechiamo con le fontanelle a getto continuo, scarichiamo il wc con acqua potabile, eppure beviamo acqua in bottiglia. Bottiglie di plastica. Ma quante? Quanta plastica consumiamo in Italia per bere acqua potabile quanto quella del rubinetto?

La piemontese “Fonti di Vinadio Spa” con il marchio Sant’Anna è il primo brand sul mercato italiano ed ha una quota (del settore delle acque minerali) superiore al 14% ed un fatturato di oltre 230 milioni di euro nel 2013 (triplicato rispetto a dieci anni prima) ed è passato da 60 milioni all’anno di bottiglie vendute del 2000 ai circa 750 milioni.

Fonte: pagina linkedin della Sant’Anna quindi ritengo affidabili questi dati.
Li ho interpolati e questi sono i risultati:

750’000’000/0.14 = 5’357’142’857 bottiglie di acqua consumate in Italia in 1 anno
Cioè circa 2 bottiglie a settimana a testa (che, contando la ristorazione etc mi sembra effettivamente ragionevole)
Una bottiglia di plastica da 1.5 litri pesa circa 35 grammi. In totale quindi consumiamo circa 175k tonnellate di plastica all’anno.

L’italia butta nell’immondizia ogni anna 5 miliardi di bottiglie di plastica solo ed esclusivamente per l’acqua.

Voglio smettere

gli spinaci non sono straordinariamente ricchi di ferro

popeye

Gli spinaci sono estremamente ricchi di ferro: FALSO

Se Braccio di Ferro è forte, non è certo perché gli spinaci sono ricchi di ferro.

Questo ortaggio ha effettivamente un relativamente alto contenuto di ferro (2.7 milligrammi per ogni etto di foglie), ma meno di quanto ne contengano le lenticchie (3.3 milligrammi) o le vongole (28 milligrammi).

Come mai, dunque, gli spinaci vengono consigliati agli anemici?

Pare che l’errore risalga alla fine del 1800 quando un ricercatore determinò la composizione delle ceneri delle foglie di spinaci e nel riportare i risultati sul foglio dattiloscritto fece un errore di battitura e i milligrammi di ferro da 3 diventarono 30.
L’errore venne corretto quando altri scienziati rifecero le analisi.
Nel frattempo però era nato (inizio del 1900) Braccio di Ferro, e il messaggio sbagliato aveva ormai raggiunto il grande pubblico.

riguardo le bacche di Goji

goji

Le bacche di Goji sono il frutto del Lycium barbarum cui appartiene anche il pomodoro, il peperoncino e la melanzana.
Questi frutti vengono coltivati da migliaia di anni e sono considerati un elemento essenziale nella medicina tradizionale cinese.
Queste bacche sono anche piantate per controllare l’erosione e recuperare terreni irrigabili da desertificazione.
La Cina è il principale fornitore di bacche di Goji in tutto il mondo con esportazioni totali per un valore di 120 milioni di US$ nel 2004.
Siccome la “Green Food Standard” cinese permettere l’uso di alcuni pesticidi ed erbicidi ormai vietati in EU e USA, alti livelli di residui di insetticidi (tra cui fenvalerate, cipermetrina) e residui di fungicidi (come triazole), sono stati individuati dalla Food and Drug Administration statunitense in alcune bacche di origine cinese.
Al momento non esistono prove scientifiche riguardo le qualità paramediche di questo frutto mentre esistono numerosi casi accertati di problemi sanitari anche gravi legati al consumo elevato di questo frutto.

Le bacche di Goji sono infatte circondate da un alone di miti e leggende frutto di astute campagne di marketing…cerchiamo qui, in piccolo, di sfatare qualche leggenda:
I – sono di origine cinese ma sono conosciute anche con il nome commerciale di “bacche himalayane” o “bacche tibetane”. In inglese si trovano anche sotto il nome di “wolfberry”
II – viene spesso pubblicizzato il loro alto contenuto di polisaccaridi (un nutriente sano) sebbene risultati confermati da studi scientifici veri e propri al momento non ce ne siano
III – gira addirittura la leggenda di un tal Li Qing Yuen che, consumando abitualmente le bacche di Goji, arrivò a vivere ben 252 anni!

Ma, leggende a parte, cosa contengono questi frutti “della salute”?
I – certamente sono ricchi di amminoacidi (elementi costitutivi delle proteine) ed antiossidanti, in grado di rafforzare le difese immunitarie e aiutare a bruciare i grassi
II – le bacche di Goji contengono molti numerosi nutrienti come le vitamine del gruppo B ed E, sali minerali, carotenoidi e flavonoidi
III – contengono anche acido linoleico: una sostanza che sarebbe in grado di stimolare la massa grassa e apportare benefici sul sistema immunitario
IV – questi frutti sono caratterizzati da un basso indice glicemico cioè possono assicurare un discreto effetto saziante ma con un basso carico calorico

Conclusioni:
Anche se le caratteristiche delle bacche di Goji sembrerebbero indicare la presenza di proprietà benefiche per la salute (come le proprietà antiossidanti utili per il contrasto dei radicali liberi) e vengono considerati ricchissimi di vitamina C (ma ne contengono quanto arance e limoni), non ci sono al momento studi clinici che confermino in modo incontestabile ed univoco che questi siano veri e propri ‘frutti della salute” che ne giustifichi il prezzo molto alto né una assunzione assidua come alimento particolarmente sano.

25 consigli per ottimizzare la conservazione del cibo

Spreco Alimentare

Spreco Alimentare: per ogni consumatore di Europa e Nord America finiscano in pattumiera, ogni anno, dai 95 ai 115 chili di cibo.
In italia il cibo sprecato ha un valore economico pari al 0.5% del PIL nazionale.
Imparare a consumare e conservare correttamente il cibo è fondamentale per ridurre al minimo questa imbarazzante forma di spreco.

1) CIPOLLE
Messe in un paio di vecchi collant (puliti!) e appese in un luogo asciutto, fresco e buio, come un armadio o una soffitta, le cipolle dureranno fino a 8 mesi. Inseritele una a una nelle “gambe” delle calze, e separate un ortaggio dall’altro con un nodo. In questo modo saranno libere di “respirare” e prolungheranno la loro vita. Quando ve ne servirà una, sarà sufficiente tagliare con un paio di forbici lo scomparto della cipolla più bassa.

2) PATATE
In ogni caso, tenete le cipolle della dispensa lontano dalle patate: i gas prodotti dalle prime fanno germogliare le patate più velocemente.
Meglio, invece, conservare le patate accanto alle mele: rimarrano più a lungo senza germogli (fino a 2 mesi). Su questo punto, però, non tutti sono d’accordo: alcuni esperimenti scientifici hanno dimostrato che l’etilene, un gas inodore prodotto dalle mele durante il processo di maturazione, fa germogliare le patate più velocemente.

3) ASPARAGI
Per mantenere gli asparagi freschi e croccanti più a lungo vanno tenuti come i fiori: tagliate di un centimetro i gambi, e riponete l’intero “mazzo” in un vaso pieno d’acqua fresca. Così come sono potete metterli in frigorifero, magari coperti da una busta di plastica. Cambiate l’acqua quando quella del vaso vi sembra un po’ torbida. Così dureranno per circa una settimana (anche se naturalmente, è sempre meglio mangiarli freschi).

4) AROMI
Lo stesso metodo di conservazione si può sfruttare anche per mantenere fresche le piante aromatiche in foglia – come basilico, prezzemolo, coriandolo ed erba cipollina – appena acquistate. A meno che non decidiate di coltivarle direttamente in vaso, sul balcone.
Le aromatiche dalla foglia più “carnosa”, come il timo, possono essere appese ed essiccate al sole in estate, per poi essere sgranate e conservate in barattoli di vetro durante il resto dell’anno.
Se state per congelare delle erbe aromatiche, potete optare per una soluzione molto pratica (che farà storcere il naso ad alcuni “puristi” della cucina): inserite ciuffetti di basilico, prezzemolo o altre aromatiche in foglia in un dito o due di olio, e congelate. Ricaverete pratici “cubetti” da utilizzare per condire al momento qualunque piatto.

5) AGLIO
L’aglio. In genere se ne usa poco per volta, e conservato per settimane in frigo rischia di germogliare. Per farlo durare più a lungo, gli esperti consigliano di tenerlo al riparo dalla luce in un luogo fresco e asciutto, che abbia una temperatura intorno ai 10 °C (per esempio, in una cantina). Oppure, dopo averlo acquistato, lo si può pelare e congelare, in spicchi separati, in un sacchetto da freezer.

6) AVANZI
Disponeteli sempre in bella vista nella parte centrale del frigorifero. Sarà più facile ricordarsi che, prima di aprire qualcosa di nuovo, occorre finire quelli.

7) CARNE e PESCE
Così come la carne, il pesce deve essere riposto nella parte più fredda del frigo (in genere il comparto più basso). Dopo averlo eviscerato e lavato, sistematelo negli appositi sacchetti da frigorifero e consumatelo entro 24 ore. Altrimenti, meglio congelarlo.

8 ) VETRO meglio della PLASTICA
Tenete da parte i barattoli delle conserve sott’olio e delle marmellate: saranno un ottimo contenitore per gli avanzi, molto più adatti alla conservazione rispetto alle classiche vaschette di plastica: il vetro, a differenza della plastica, è un materiale non poroso e tende a non assorbire odori e colori dei cibi. Approfondimenti sulla plastica e il cibo a questo link.

9) BANANE
Le banane fanno parte dei cosiddetti “frutti climaterici”: frutti, cioè, che continuano a maturare anche dopo essere stati staccati dalla pianta e che nella fase finale della maturazione aumentano la produzione di etilene. In un’ora un chilo di banane lasciato a una temperatura di 15 °C produce 5 microlitri di etilene, e ne bastano pochi microgrammi per accelerare il processo di annerimento dei frutti. Avvolgendo un po’ di pellicola intorno al picciolo si eviterà al gas di diffondersi, facendo maturare prematuramente anche il resto del frutto. Anche conservare le banane separatamente l’una dall’altra e non in un unico casco può prolungare la loro vita.

10) PORRI
Interi e freschi i porri marciscono in fretta. Ma se li tagliate e li mettete in una bottiglia di plastica da mezzo litro, potrete facilmente congelarli, e utilizzarne nelle giuste quantità ogni volta che vi servono.

11) FRAGOLE, MELE (e frutta in genere)
Le fragole? Ecco un consiglio per evitare di buttarne in pattumiera interi cestini. Preparate in un’insalatiera una soluzione con 10 parti d’acqua e una di aceto bianco o di mele. Tuffateci le fragole, mescolate qualche volta, scolate e risciacquate. L’aceto eliminerà batteri e muffe, e la frutta durerà quasi due settimane (senza sapere di aceto, poiché la soluzione è molto diluita).
Una mela ammaccata contagerà le altre più facilmente, poiché l’etilene viene prodotto in grandi quantità quando un frutto è sottoposto a stress e traumi (come una botta): consumatela per prima, dopo aver rimosso la parte scurita e ossidata.

12) ACETO e SALE
Aceto e sale conservano il cibo.
Il sale agisce per via osmotica, disidratando l’alimento e impedendo ai microrganismi di utilizzare l’acqua di cui hanno bisogno per vivere. L’aceto invece riduce il pH del cibo: molti batteri non tollerano l’ambiente acido.

13) BROCCOLI
I broccoli andrebbero consumati entro pochi giorni dall’acquisto, perché sono ortaggi che “respirano” (cioè consumano ossigeno e zuccheri per produrre nutrienti utili alle proprie cellule) molto velocemente. Per prolungare la loro vita, può essere utile avvolgerli in un foglio di alluminio, o in una pellicola che li isoli dall’atmosfera, limitando il contatto con l’ossigeno e rallentando di fatto la respirazione. Una valida alternativa è quella di surgelarli, dopo averli lavati bene con acqua, sale e aceto, e dopo un’accurata bollitura. Una volta raffreddati, cotti e insacchettati, dureranno anche nove mesi.

14) FORMAGGI
Cercate di comprarli a piccole dosi, mano a mano che vi servono, evitando scorte eccessive che ammuffiranno facilmente. Avvolgeteli nella carta oleata di confezionamento, separati per tipo, e riponeteli nella parte del frigo più adatta a prevenire essicazione, eccesso di calore o di freddo. I formaggi stagionati andrebbero tenuti a una temperatura di 10-12 °C (nello scomparto più alto), quelli freschi, a 2-4 °C (nella parte bassa del frigo).
Il parmigiano va conservato in frigo a una temperatura di 4-8 °C, possibilmente al riparo da cibi particolarmente odorosi (la parte grassa del formaggio tenderà ad assorbire gli odori). Lo si può lasciare avvolto in una pellicola per alimenti, controllando che il frigo non sia eccessivamente ventilato e mantenga il giusto grado di umidità.

15) ZENZERO
Tenute in freezer, le radici di zenzero saranno più facili da grattuggiare e pelare al momento opportuno, perché meno fibrose di quando lo zenzero è fresco. Unico inconveniente: una volta congelate, saranno difficili da tagliare. Se dovete farlo, meglio dividerle in pezzi prima di riporle in congelatore.

16) FUNGHI FRESCHI
Il classico sacchetto di plastica farebbe inumidire eccessivamente i funghi che ammuffirebbero. Conservateli in una busta di carta, riposti in frigorifero o in un altro luogo fresco e asciutto.

17) PANE
Il pane fresco andrà conservato in un sacchetto di carta, o all’aria (al massimo coperto da un panno pulito): in ogni caso, a una temperatura di circa 20 °C, e in un luogo asciutto. I sacchetti di plastica sono adatti al pane in cassetta, che contiene conservanti e difficilmente ammuffisce. Mentre il pane cotto in forno, tenuto direttamente nella plastica o in frigorifero, tenderà a diventare gommoso e ad ammuffire più facilmente. Meglio, se lo si vuole conservare per due o tre giorni, avvolgerlo prima in un sacchetto di carta (che ne assorbirà l’umidità) e poi nella plastica, che lo terrà al riparo dall’aria. Oppure, lo si può congelare, dopo averlo tagliato a fette e aver rimosso tutta l’aria dai sacchetti da freezer.

18) INSALATA
Un foglio di carta da cucina o un tovagliolo di carta (da sostituire ogni tanto) assorbiranno l’umidità dell’insalata aiutando a conservarla più a lungo. In ogni caso, una volta acquistata toglietela dal sacchetto di plastica e riponetela, insieme alla carta assorbente, in un’insalatiera o in una busta di carta: la plastica fa aumentare la condensa.

19) LATTE
Conserva il latte nella parte intermedia del frigo e non nell’anta laterale, dove rischia di prendere calore ogni volta che apri lo sportello.

20) POMODORI
Per far maturare più velocemente i pomodori conservateli con la frutta: l’etilene accelererà il processo. Quelli già giunti a maturazione andrebbero lasciati a temperatura ambiente, lontani da fonti di calore dirette, col picciolo rivolto verso l’alto (meglio se ancora uniti in un grappolo). In ogni caso il frigorifero ne altera il sapore: se proprio li volete conservare lì (non in buste di plastica!) toglieteli almeno un’ora prima di consumarli.

21) FRUTTA SECCA
Un buon modo per utilizzare la frutta secca, e non lasciarla abbandonata per ere geologiche in qualche anta della dispensa, è arrostirla nel forno non appena comprata, lasciarla raffreddare e stiparla in barattoli. Sarà così pronta all’uso ogni volta che vorrete utilizzarla in qualche ricetta.

22) UOVA
La temperatura ideale di conservazione delle uova in frigorifero è di 4-5 °C, pertanto meglio evitare di tenerle nella porta del frigo, dove alloggia l’apposito contenitore, e riporle nel ripiano più alto, dove staranno più al fresco. Conservatele nel contenitore d’acquisto, e non a contatto con altri cibi per scongiurare il rischio di contaminazione degli alimenti con il batterio della salmonella, che si può annidare sul guscio. Prima di consumarle, se avete dubbi sulla loro freschezza fate la “prova dell’acqua”: se, messe in un bicchiere d’acqua, galleggeranno, significa che è meglio non mangiarle, perché si è accumulato gas all’interno del guscio. Se invece vanno a fondo, significa che sono freschissime.

23) FRIGORIFERO OTTIMIZZATO
Cerca di tenere il tuo frigo ordinato: nei cassetti in basso, riponi frutta e verdura; nei ripiani più bassi, quelli più freddi, puoi tenere carne e pesce, e prodotti deperibili come i salumi o i formaggi freschi.
Nello spazio più in alto puoi tenere formaggi stagionati e cibi cotti, e le bibite nello sportello.
Evita di tenere il frigo troppo pieno: l’aria fredda non riuscirebbe a circolare e ciò potrebbe compromettere la conservazione del cibo.
Inoltre, faresti fatica ad accorgerti di ciò che hai e rischieresti di far scadere gli alimenti.
Tieni i cibi cotti separati da quelli crudi, per evitare contaminazioni batteriche; e cerca di non sostare a lungo davanti al frigorifero aperto.
Assicurati che non si formi ghiaccio alle pareti, effettua regolarmente le operazioni di sbrinatura e ricordati di pulire il frigo regolarmente (va benissimo una miscela, atossica e disinfettante, di acqua e aceto, o acqua e bicarbonato), e asciugalo con attenzione dopo il lavaggio: il cibo resisterà più a lungo e consumerà meno corrente elettrica.
Un bicchierino di bicarbonato posto in fondo al frigorifero aiuterà a tenere alla larga i cattivi odori.

24) CONGELATORE OTTIMIZZATO
Si possono congelare carne e pesce freschi, frutta e verdura (a patto che non si tratti di ortaggi troppo acquosi come pomodori, insalata, cetrioli, banane o pesche, o – ancora – di patate), cibi cotti, sughi, pane. Una volta scongelato, è bene non ricongelare, per scongiurare contaminazioni batteriche e perdita di sostanze nutrienti. Per evitare passaggi bruschi di temperature, è quasi sempre meglio scongelare usando il frigo (trasferendovi, cioè, i cibi che si trovavano in freezer), anche se occorrerà più tempo.

25) MUFFA sì e no
Dipende. In alcuni formaggi, come il gorgonzola o il camembert, è un elemento caratteristico e di pregio. Se però la muffa si forma in alimenti che non dovrebbero contenerne, ci si può intossicare con le micotossine o le aflatossine prodotte dai funghi microscopici che la costituiscono.
Ecco la guida precisa sui cibi ammuffiti da buttare via:
In generale, si devono eliminare quelli freschi o di consistenza fluida o liquida (come lo yogurt, la ricotta e i succhi di frutta), perché le tossine si propagano facilmente al loro interno.
Per i formaggi stagionati invece è sufficiente togliere la parte cattiva.
Anche le marmellate possono essere consumate dopo aver eliminato la parte ammuffita, perché qui l’elevato contenuto di zucchero impedisce la formazione di tossine.
Si devono invece buttare via il pane ammuffito e la frutta con polpa succosa, come le pesche o i pomodori, mentre dalle mele è sufficiente togliere la parte andata a male.

sale iodato buono per il cervello

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Più iodio alle mammebambini più intelligenti. Lo iodio, infatti, è un elemento essenziale per lo sviluppo del cervello sale estrace estrace cream generic purchase estrace sale where to buy generic estrace cream buy estrace tablets order estrace buy estrace nel feto e anche deficit lievi possono determinare effetti avversi nello sviluppo cognitivo e psicomotorio nei bambini. Il tema è stato affrontato in una sessione del 70/o Congresso Nazionale di Pediatria in corso a Palermo.

“Uno studio del 2013 apparso su The Lancet ha misurato la concentrazione urinaria di iodio in 1040 donne gravide durante il primo trimestre di gestazione e valutato alcuni parametri intellettivi dei figli a 8 anni – spiega il pediatra Filippo De Luca -. Ne è risultato che i figli di quelle che, in occasione del controllo, avevano dimostrato una carenza iodica lieve o moderata nel primo trimestre di gestazione, avrebbero poi dimostrato all’età di 8 anni un rischio aumentato di punteggio basso nel QI per quanto riguarda le performance relative al linguaggio, alla lettura ed alla comprensione dei testi, rispetto ai coetanei di madri con livelli di iodio normali in gravidanza. Due meta-analisi hanno inoltre stimato che l’effetto di una severa carenza nei bambini possa essere responsabile di un QI più basso di circa 12-13 punti”.

Eppure secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità del 2012, i medici di famiglia non sono molto preparati sulla problematica della carenza di iodio nell’alimentazione uk approved by fda. either of the terms exist in a document, a plant dapoxetine over the counter. . Solo il 23% conosce la e la legge sulla iodoprofilassi, il 45,6% conosce solo la raccomandazione o solo la legge ed il 31,1% non conosce né la raccomandazione né la legge. “Solo il 22.9% dei medici consiglia il sale iodato al posto del sale comune a tutti gli assistiti e alle gestanti”, precisa De Luca. “La legge 55/05 che ha deliberato interventi di iodoprofilassi in Italia risale al 2005 ma rimane sostanzialmente disattesa – conclude – e nel nostro Paese esistono ancora  sep 8, 2012 – look baclofen buy no prescription in the face but there a mansion of all extraneous matter was rejected. yet south africa was the  sacche di carenza endemica: uno stato di carenza iodica lieve-moderata persisteva ancora nel 2011 in molte regioni italiane, in particolare in quelle del Sud”.

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vegetarismo: obiettivamente e scientificamente

mi trovo a ristudiare un testo di antropologia evoluzionistica per controllare quanto scritto ad un certo Alberto Nonno Meg Ravaioli qualche giorno fa. E ora non riesco più a fermarmi. È una parte della Scienza incredibilmente affascinante. Beh.. lo vedi che anche solo parlare d’essere vegani
Si parlava invece dell’opportunità della dieta vegetariana/vegana sulla base dell’anatomia e della fisiologia del nostro digerente, e si ragionava sulla nostra discendenza dalle protoscimmie arboricole frugivore. Sì che poi gli autralopitechi hanno iniziato a mangiar carne, ma il nostro digerente è molto più simile a quello degli erbivori che non a quello dei mammiferi carnivori o dei cosiddetti onnivori.
io sono scettico sul confronto con erbivori e onnivori… non sono troppo filogeneticamente distanti da noi? dovremmo restringere il confronto nell’ambito dei primati… o no?
Beh si… Però i caratteri più basilari si sono distaccati più lontano. Per esempio la lunghezza dell’intestino nei mammiferi carnivori è circa 3 volte il tronco e 10 volte più acido che negli erbivori, nei quali è fino a 20 volte il tronco. Questa come molte altre analogie fanno quantomeno pensare.
Dovrei cercare i dati, ho scritto quel che ricordo da studi di anatomia comparata. Altri elementi interessanti erano ovviamente la dentatura, gli enzimi digestivi, presenza/assenza di strutture atte a ricavare la carne dall’ambiente (tipo artigli anzichè unghie, cose che indicano attitudine carnivora o meno), e altro che non ricordo.
I problemi della carne e in genere di tutti gli alimenti di origine animale, così a memoria, stanno nella presenza dei grassi saturi, che tanti problemi ci creano a partire dall’arteriosclerosi, e nel processo di digestione ed assorbimento dell’alimento carne: i carnivori hanno intestini più acidi per demolire la carne e come dicevo più brevi per evitare stagnazione e la putrefazione a cui può andare incontro qualcosa che necessita tempi più lunghi per essere digerito. Gli enzimi proteolitici e pancreatici (misti ai succhi biliari) che abbiamo noi sembrano più adatti a lavorare sui trigliceridi vegetali o del pesce (eccetto oli di palma e cocco) [verificare]. Ci sono studi riguardanti l’assorbimento: una volta demolite, le sostanze passano dal lume intestinale al sangue attraverso processi selettivi che ovviamente non sono uguali per tutte le specie – il fatto che deriviamo direttamente da frugivori dovrebbe avere riscontro in una capacità di assorbimento selettivo più improntato su sostanze vegetali (anche se ridotte ai minimi termini i mattoncini delle proteine sono sempre quelli, così non è per gli acidi grassi) [verificare]; in tale direzione so anche di studi che riguardano l’associazione dei nutrienti in una corretta alimentazione, proprio in funzione dei processi di assorbimento.
Se a queste riflessioni si aggiungono altre che ora non ricordo, ed il fatto che con una equilibrata dieta vegetale si possono introdurre nel nostro corpo esattamente tutti i nutrienti (forse eccezioni tipo omega 3?) più vitamine e sali minerali (che nontroviamo nelle carni), appare sensato almeno porsi il problema del passaggio ad una dieta verde.
E poi c’è il maggior problema delle sostanze nocive nella carne, vuoi per processi industriali scorretti, vuoi per il fenomeno del bioaccumulo.
Infine la questione ecologica/sociale, degli equilibri ecosistemici violati per sostenere il consumo di carne di quella parte di mondo che se lo può permettere.
Quindi abbiamo intestino lungo e meno acido rispetto al carnivoro puro? Ok ma è “solo” così o abbiamo intestino lungo e ph COME le bestie vegane/vegetariane/frugivore?..
Come le bestie Veg, che non hanno un solo valore rispetto a lunghezza e ph, ma un range, in cui noi rientriamo.
Benché qui non sia nulla di ufficiale , sono ben riassunti alcuni dati significativi. Guarda lungh intestino e ph stomaco. Non trovo ph intestino, ma nel nostro il bicarbonato del pancreas e le cell epiteliali rendono più basico ciò che uscendo dallo stomaco già è meno acido rispetto al chimo carnivoro.
Più l’argomento nel complesso contempla anche la questione dei radicali liberi (tossine) e dell’acidificazione generale dell’ambiente cellulare che accelera invecchiamento.
Quasi tutti gli argomenti di anatomia fanno pensare che l’uomo sia più un erbivoro che un carnivoro. Tuttavia…ho alcuni dubbi: fra i carnivori alcuni orsi hanno una dieta con tantissimi vegetali e almeno sono onnivori (il panda credo abbia una dieta di soli vegetali, l’orso marsicano al 90% di vegetali); fra i primati ci sono moltissime specie che hanno una cospicua porzione di carne nella dieta); E poi l’uomo ha iniziato un’evoluzione culturale, con la costruzione di utensili, atti soprattutto alla caccia ed alla preparazione della carne… da oltre 2 milioni di anni! Forse da qualche parte nel mondo c’è qualche comunità di Panda che si sta chiedendosi, dietro ad un pc, se siano in realtà carnivori e che sarebbe meglio passare a mangiare carne? Forse sbagliamo la domanda? Ritengo più utile dire: con l’acquisizione di una dieta maggiormente carnivora, la fitness di Homo è aumentata in modo tale da rendere questa caratteristica evolutivamente vantaggiosa? Dato che forse l’evoluzione dell’anatomia (intestino, mandibole, ecc…) è lenta, ma quella culturale (Utensili) è più veloce, forse la risposta è sì. Ma questo, attenzione, non vuol essere un commento nè a favore nè contro l’alimentazione vegetariana, carnivora o onnivora…
I panda tecnologici eh eh… Sono completamente d’accordo con te! Il fatto è che, diversamente dagli orsi vegetariani o i babbuini onnivori, l’evoluzione culturale e tecnologica ci ha fatto fare passi veloci che la nostra evoluzione biologica non è stata in grado di seguire (non ancora) Noi possiamo anche andare in orbita oggi, ma ciò non significa che il nostro corpo sia strutturato in modo adatto; se si continuasse all’infinito forse sopravvivrebbero sempre più quelli che sviluppano meno tumori da radiazioni cosmiche. Ora, non c’è dubbio che l’avanzamento tecnologico degli australopitechi li abbia messi di fronte alla possibilità carne sì/carne no prima inaspettata; e nessun dubbio che la “scelta” carne sì sia stata la vincente – ulcere, gastriti, tumori prima inesistenti, ma vuoi mettere il nuovo apporto proteico? Il punto è: se è vero che il nostro corpo è più vegetariano come dicevamo, visto che oggi quelle stesse proteine possiamo prenderle comunque anche senza carne, forse è meglio non mangiarla più del tutto?
Ai fini della biologia della specie, un tumore non conta, perchè tanto viene quando ormai ti sei riprodotto ed hai messo in gioco i tuoi geni. Ma la specie Homo sapiens, è stata mai vegetariana? Forse lo erano i nostri antenati ma noi? E soprattutto, ci sono casi di popolazioni adatte a vivere di carne di foca e pesce e grazie agli omega3 di questi ultimi sono molto longeve… Le popolazioni che vivono ancora oggi nei luoghi più lontani dalla cosiddetta civiltà, sono onnivori. Esistono casi di popolazioni completamente erbivore? Non lo so, sarebbe interessante saperlo. Ma alla fine: è proprio vero che il nostro corpo è più vegetariano di quanto non sia carnivoro? Dicevo prima, forse bisognerebbe studiare il problema nell’ambito dei primati sia perchè il gruppo dei carnivori alla fine non è così carnivori (dieta vegetariana di molti Orsi) e sia perchè alcuni gruppi discendenti dagli erbivori (per es. i cetacei) sono completamente carnivori… Ogni volta che leggo una nota come quella che hai linkato sopra, ho la sensazione che ci sia già un preconcetto di chi scrive e che le conclusioni sono tratte a partire dalle posizioni di chi scrive. In poche parole: non è che c’è troppa ideologia quando si affronta il confronto essere vegetariani/essere carnivori/essere onnivori?
Alla fine la questione diventa però: la carne, a noi, oggi, fa anche male? Se si, è sostituibile con qualcosa che non abbia effetti collaterali? That’s it O no?
oltre a darci nutrimento positivo, la carne ha componenti nutrizionali/struttura/eccetera che creano problemi al nostro organismo? La risposta è scontata, altrimenti non ci sarebbe l’accordo unanime dei nutrizionisti a dire che non la si dovrebbe mangiare più di poche volte la settimana; e non solo per una questione di equilibri, ma per non caricarci di trigliceridi saturi oltre la soglia max. Più altri aspetti inerenti la digestione sopra detti. Che poi si parla di carne, ma è solo il più significativo degli alimenti di origine animale.

Articolo da finire

ricetta: carciofi alla romana

foto carciofi

Ingredienti per quattro persone:

  • otto carciofi teneri
  • tre spicchi di aglio
  • un ciuffo di mentuccia
  • 50 gr di pane grattugiato
  • un bicchiere d’olio
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  • un limone
  • sale
  • pepe

Procedimento:

  1. pulire bene i carciofi togliendo le prime foglie
  2. tagliare ciascun gambo lasciandone attaccati circa 3 cm
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  4. immergere per mezz’ora i carciofi in acqua acidulata con il succo del limone
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  6. nel frattempo preparare un trito finissimo con l’aglio e la mentuccia
  7. incorporare il pane grattugiato
  8. una presa di sale
  9. abbondante pepe e irrorare il trito con mezzo bicchiere di olio
  10. allargare leggermente le foglie centrali dei carciofi
  11. introdurre una cucchiaiata del composto preparato
  12. allineare i carciofi in una teglia con il gambo verso l’alto
  13. irrorare con il rimanente olio
  14. coprire per metà con acqua, salare e pepare
  15. passare la teglia in forno per circa un’ora avendo cura di bagnare ogni tanto i carciofi con il sugo di cottura

Firmato Caterina e Antonio

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tutte le diete principali a confronto

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un paio di consigli per vivere a lungo

aspettativa di vita media

Come al solito (purtroppo) le cose vengono fatte solo se generano profitto economico immediato.
In questo caso tradurrò e riassumerò qui di seguito le info snocciolate in questo breve video.
Sono informazioni estratte dalle statistiche usate dalle assicurazioni. Si tratta di dati UK del 2010 circa:

ALLUNGARE LA VITA
Nel 1950 l’aspettativa di vita media era di 67 anni. Oggi è di 82.
Ogni anno, grazie al miglioramento costante della medicina e dello stile di vita e delle condizioni lavorative, l’aspettativa di vita media si allunga di 3 mesi.
Mezz’ora di  jogging fa guadagnare mezz’ora di vita.

ACCORCIARE LA VITA
Ogni due mesi passati 5 kg sovrappeso, si perde 1 giorno di vita.
Bere tutti i giorni 3 birre medie, fa perdere 1 giorno di vita ogni due mesi.
Fumare 20 sigarette “brucia” 5 ore di vita. Questo significa che un fumatore medio perde 10 anni di vita.

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