Africa: terreno commerciale di USA e CINA

Il commercio bilaterale tra la Cina e l’Africa ha raggiunto l’anno scorso 106,8 miliardi di dollari. Il Paese del Sol Levante si posiziona come il secondo Partener Ships del continente africano dietro gli Stati Uniti che hanno realizzato 120 miliardi di scambi commerciali con l’Africa.

Copiright @ Jivis Tegno
Su Facebook: Mi Piace l’Africa

Precedente

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

Successivo

riserva gigantesca di diamanti in Camerun

  1. guest

    2012 febbraio 02 (copiaincollato da http://linformatoresociale.wordpress.com/2012/02/26/somalia-corporation-di-mezzo-mondo-in-fila-per-lestrazione-del-petrolio-che-vale-500-miliardi/)

    Somalia: corporation di mezzo mondo in fila per l’estrazione del petrolio. Che vale 500 miliardi.

    Non sembra essere del tutto disinteressato il recente ed improvviso interesse britannico per le sorti della Somalia: pare infatti che, ancora una volta, sia l’oro nero a muovere le intenzioni dell’Occidente per l’Africa Orientale, dal momento che nel sottosuolo del Puntland, una regione della Somalia nord-orientale, è stato individuato un giacimento petrolifero stimato in quattro miliardi di barili ma che, in realtà, potrebbe celarne fino a dieci miliardi.
    A confermarlo sono le esplorazioni della compagnia canadese Africa Oil nel sottosuolo della regione, secondo la quale i primi barili dovrebbero essere estratti entro venti-trenta giorni.
    Se la stima fosse confermata, un giacimento di quattro miliardi di barili avrebbe un valore attuale di mercato di circa cinquecento miliardi di dollari, una cifra che di sicuro non lascia indifferenti.
    A conferma dell’interesse inglese per queste risorse, arriva la dichiarazione del ministro del Puntland per la Cooperazione internazionale, Abdulkadir Abdi Ashi, il quale afferma: “Abbiamo parlato con diversi funzionari britannici e alcuni ci hanno offerto aiuto per gestire i profitti generati dall’estrazione del petrolio”.
    Il ministro somalo ha anche aggiunto che, data la necessità di personale specializzato e con elevate competenze tecniche, di cui la nazione africana è sprovvista, quando sarà il momento di cominciare le operazioni di estrazione, l’interlocutore privilegiato sarà la britannica BP.
    La Gran Bretagna non è però l’unica concorrente per ottenere la gestione dei giacimenti somali: pure gli USA si sono dimostrati interessati e l’Africa Oil, che ha eseguito le ricerche, non ha intenzione de rimanere esclusa, mentre la Cina, che già possiede molte concessioni in Sudan e nel Sud Sudan, è intenzionata a far valere le proprie ragioni. Quest’ultima infatti ha inserito fra i suoi programmi la costruzione di un oleodotto che colleghi il Sud Sudan all’Oceano Indiano e che dovrebbe attraversare proprio il Corno d’Africa.
    A queste riserve petrolifere si aggiungono i quasi cento miliardi di barili che, è stato stimato, sono sepolti sotto i fondali dell’Oceano antistante la Somalia, cosa che farebbe del paese africano la settima nazione al mondo più ricca i petrolio.
    Se tali previsioni risultassero corrette, la gestione delle risorse dovrà essere oculata ed i loro proventi distribuiti in maniera equa, cosa che difficilmente si realizzerà; “Tuttavia, se così non fosse – sottolinea Adjoa Anyimadu, analista di Chatham House – si fornirebbero ad al-Shaabab nuove e valide argomentazioni per continuare la sua guerra, guadagnandosi anche la simpatia della popolazione”.

    (di Giacomo Dolzani)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Powered by Cubosphera.net