Autore: africa Pagina 1 di 5

Miriam Makeba

Miriam Makeba chiamata anche Mama Africa è stata una cantante sudafricana di Jazz e di world music. È nota per il suo impegno politico contro il regime dell’apartheid quando era ancora un sistema politico nel suo paese. Miriam Makeba ha avuto la notorietà internazionale con Pata Pata, canzone uscita nel 1967. Mama Africa è morta a Castel Volturno (Italia) il 9 novembre 2008.

Bembeya Jazz “Bellakè”

A Tutti Coloro che amano la Musica Africana. Bembeya Jazz fu un Grande Gruppo Musicale Africana degli anni 70…….Mi commuove sempre la musica mandingue!

Joseph Kabaselé (Gran Kallé) “Indépendence cha cha”

Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo della musica africana del passato.
Siamo nel 1960, molti paesi africani proclamano loro indipendenze. Erano in realtà 17 nazioni in quel anno. È cosi che il cantante del Congo kinshasa, Joseph Kabaselé chiamato semplicemente Gran Kallé, cantai questo brano musicale, famosissima canzone delle indipendenze dei paesi africani.

i 10 più grandi dittatori africani

Freedom in Africa

Freedom in Africa

Il mondo arabo è attraversato da un vento di proteste e di libertà. Popoli che si ribellano contro i poteri dei dittatori che governano da decenni. Il movimento è partito dalla Tunisia e ha subito raggiunto alcuni paesi arabi. Dei 54 paesi che compongono l’Africa, più della meta dei presidenti hanno fatto ciascuno più di 10 anni al potere, mentre una decina di loro addirittura un ventennio. Tiranni che governano paesi spesso ricchissimi di materie prime i cui guadagni provenienti dalle loro  estrazioni vengono spartiti tra una ristretta classe di dirigenti corrotti.

Ecco per ordine decrescente, la classifica dei 10 più grandi dittatori africani in funzioni da 20 anni.

10 – Meles Zenawi ( 20 anni al potere). Presidente dell’Etiopia dal 1991.

9 – Idris Debby (21 anni al potere ). Presidente del Ciad dal 1990.

8 – Omar Hassan al – Bashir (22 anni al potere). Presidente del Sudan dal 1989.

7 – Blaise Compaoré ( 24 anni al potere ). Presidente del Burkina Faso dal 1987.

6 – Yoweri Museveni ( 25 anni al potere ). Presidente dell’Uganda dal 1986.

5 – Paul Biya (29 anni al potere). Presidente del Camerun dal 1982

4 –  Teodoro Obiang Nguema (31 anni al potere). Presidente della Guinea Equatoriale dal 1979.

3 – Robert Mugabe (31 anni al potere ). Presidente dello Zimbabwe dal 1980

2 – Muammar Gheddafi (42 anni al potere ). Presidente della Libia dal 1969.

1 – La famiglia Bongo ( 44 anni al Potere ).  La dinastia dei Bongo governa il Gabon da 44 anni.

Il patriarca Omar Bongo ha governato il paese per 42 anni, dal 1967 fino alla sua morte

nel 2009. Il suo figlio Ali Bongo è al potere da 2 anni.

Questi sono Presidenti dittatori che governano i loro paesi con pugno di ferro. Ci sono molti altri tiranni con meno anni di potere. Tuttavia, non si può dimenticare quei paesi dove, anche con grande fatica, si è istaurata una democrazia con vere alternanze politiche.

La guerra per la libertà e la democrazia condotta dall’Occidente in Libia, se fosse veramente nell’interesse del popolo libico, come hanno tuonato a gran voce i paesi che lo sostengono economicamente e militarmente con la benedizione delle Nazioni Unite, ci sarebbero in Africa oggi molte altre guerre in tanti paesi e sotto la protezione dell’ONU o dell’OTAN, per cacciare via altri dittatori sanguinari. Purtroppo molti di loro sono sostenuti proprio da queste nazioni ricche e democratiche. Il colonnello Gheddafi che è combattuto oggi, era osannato e glorificato qualche mese fa dagli stessi che lo combattono. I paesi ricchi e democratici se ne fregano della liberta dei popoli africani, loro si preoccupano esclusivamente dei loro interessi e nient’altro. L’Africa non sarà mai libera con l’intervento delle potenze straniere. I rivoltosi tunisini ed egiziani non hanno avuto bisogno delle forze straniere per cacciare dal  potere Ben Ali e Mubarack, due tiranni che godevano di ogni tipo di supporto in Occidente.

Qualunque rivoluzione ( militare o democratica) che si farà nei paesi dittatoriali in Africa, dovrebbe essere prima di tutto un affare interno ad ogni paese. Solo cosi, questi paesi potranno dichiararsi veramente liberi.

Forse ho sbagliato nella mia analisi? Ditemi voi!

Jivis Tegno

Editorialista di “Informare Per Resistere”, pagina di informazione su Facebook.fr con 456.000 Fans iscritti.

il giornalismo “morto” dell’Italia 2010

la libertà di stampa in EU nel 2010

la libertà di stampa in EU nel 2010

Quando uno straniero critica l’Italia o pubblica qualcosa di negativa sull’Italia, anche se l’informazione è vera, viene fuori il sciovinismo di molti italiani. Quanti di voi sapevano che i due grandi giornali italiani ” Repubblica e Corriere della Sera”, avevano ricevuto come “le Monde, New York Time, El Pais, The Guardian  i cablogrammi che contenevano informazioni rilevanti sull’Italia, ma avevano preferito di non pubblicarle. Solo dopo, hanno iniziato a pubblicarle, quando ormai, le informazioni di Assange erano a disposizione di chiunque.

I giornali Italiani non hanno il coraggio di affrontare in primis le notizie. Aspettano sempre che gli altri giornali  (stranieri ) iniziano. Mai ho visto un vero scandalo in Italia denunciato per prima nei  giornali. È  solo quando i magistrati iniziano loro indagini che i giornali cominciano anche a  parlare. Dove è finito il giornalismo investigativo di un tempo? Il giornalismo che faceva scoprire varie informazioni, ma anche grandi scandali politici ed economici ! Ah che tempo.

Oggi, la maggior parte della stampa italiana  ( destra e sinistra ) è orientata sul killeraggio e il clientelismo.

Jivis Tegno

Franklin Boukaka

Si chiamava Franklin Boukaka, era un cantante congolese e molto impegnato contro le ingiustizie sociali. Con le sue canzoni, era diventato un problema molto serio per i militari congolesi. Fu fucilato dai militari congolesi nel 1972, durante un falso tentativo di golpe di Stato, inventato dai militari al comando del paese, per poter eliminare tutti coloro che criticavano loro governo.

Con questa canzone “ Le bucheron”, Franklin Boukaka è rimasto nel cuore di molti noi africani!

Grazie Franklin, continueremo la tua lotta!!!

Cesária Évora “Petit Pays”

Per trascorrere una bellissima serata, dedico a tutti voi questa canzone…

Ecco perchè una nuova generazione di africani non vuole più che l’Africa venga aiutata dall’occidente!!!

Il continente africano è sempre stato alla ribalta della cronaca per tutto ciò che riguarda gli aiuti internazionali ( finanziari, alimentari ecc.). Questi aiuti dovrebbero secondo i paesi donatori, far uscire l’Africa dalla fame e dalla miseria. Che generosità da parte dei paesi ricchi !!! La miseria esiste soltanto in africa? Ci sono intere aeree del pianeta dove coabitano povertà e ricchezza, allora perché solo il continente africano sale alla ribalta della cronaca? In realtà, l’Occidente nutre un grande senso di colpa per tutti i disastri che hanno combinato in africa: schiavitù, colonizzazione e guerre civili. Questo spiega il perché cercano ogni volta di “pulirsi” la coscienza con gli aiuti che da secoli, gridano al mondo intero di mandare in Africa. Inoltre, molte associazioni ed organismi non profit guadagnano molto con questo business. Il logo dell’Africa è una marca che da notorietà, visibilità, prestigio ed anche ricchezza a chi pretende di portargli un aiuto. L’hanno capito bene alcune celebrità internazionali come gli attori Georges Cloney, Angelina Jolie, ma anche cantanti come Madonna, Bob Geldolf o Bono del gruppo musicale U2. Questi illustri personaggi e tanti altri, si sentono investiti della divina missione di “salvare l’Africa” con le loro opere di beneficenza. Fa piacere a tutti gli africani vedere tanti interressi per il continente, ma cosa si nasconde in realtà dietro queste azioni? Solo una grande campagna pubblicitaria dei mass media occidentali per dare una bellissima visibilità internazionale a questi “benefattori” che miracolosamente diventano tutti “africani” per la circostanza. Visibilità che si traduce con un riscontro positivo nelle loro varie attività. Le campagne pubblicitarie che annunciano frequentemente questi progetti per liberare l’Africa dalla miseria, dalle malattie e dalla fame, vengono studiate nei minimi dettagli dagli specialisti del Marketing. Fu per esempio il caso dell’organizzazione “Keep a child alive” che sosteneva la lotta contro l’Aids in Africa. Fu il cantante David Bowie a figurare sulle grandi locandine pubblicitarie con lo slogan: “I’AM AFRICAN”, cioè “Io sono africano”. Il volto di David Bowie era dipinto da segni tribali per testimoniare la sua appartenenza al continente. Così, per mesi, molte città europee furono “invase” da queste locandine che invitavano la gente a sostenere, con donazioni, la liberazione dell’Africa dall’Aids. Si parla di salvare l’Africa come se gli africani non facessero niente per il loro continente! Quanti tra voi sanno per esempio che giocatori come Samuele Eto’o dell’Inter di Milano, Didier Drogba del Chelsee e tanti altri giocatori africani fanno beneficenza investendo consistenti somme di denaro per la realizzazione di progetti grandiosi in Africa? Di tutto questo non se ne parla nei media occidentali. Sicuramente pochi tra voi lo sanno! Queste cose non vengono mai pubblicizzate dai mass media perché nessuno ne trae beneficio! È come se la “salvezza” venisse soltanto dall’Occidente e gli africani non facessero niente per il loro continente.. Si parla soltanto delle attività benefiche di Cloney, di Bono e di altri. Sarebbe meglio che attori e cantanti famosi smettessero di sfruttare e strumentalizzare l’Africa per i propri interessi. Farebbero meglio a “salvare” alcune regioni povere dei loro paesi. Possono cantare per gli abitanti terremotati dell’Aquila oppure per la povertà che colpisce il Sud dell’Italia, possono raccogliere fondi per le popolazione povere dell’Irlanda del Nord o alcuni quartieri poveri della città di Liverpool in Inghilterra od ancora per le zone povere dell’ex Germania comunista. Molte sono le città e le regioni occidentali, dove la miseria fa parte del quotidiano. Lì si possono organizzare concerti di musica e dare i ricavi in beneficenza alle popolazioni disagiate !!! Che questi “illusionisti” lascino l’Africa in pace. L’Africa ha bisogno oggi di essere rispettata e trattata con dignità. Quello che gli africani chiedono è, una cooperazione equa. È da più di 50 anni che si parla di aiutare l’Africa con assistenza e donazioni di ogni genere! Questi aiuti sono solo palliativi che non risolvono mai la miseria e la povertà dell’Africa, anzi contribuiscono a rinforzare il potere dittatoriale dei governanti corrotti che trovano in questi aiuti, una risorsa preziosa per rinforzare il loro potere ma anche per controllare e manipolare le popolazioni affamate. Gli aiuti internazionali rendono pigra la popolazione africana, senza volontà di ribellarsi di fronte alla miseria e totalmente dipendente da questi aiuti internazionali. Quello che gli africani chiedono all’occidente è una cooperazione sincera e fatta su base concreta. L’Africa ha per esempio le materie prime, l’occidente la tecnologia. Si può, a partire da qui, fare un scambio equo per l’interesse di entrambe. Si parlerà di sviluppo bilaterale. Questo è per esempio il desiderio che nutre una nuova generazione di africani nata e cresciuta in Africa e che ha studiato nelle migliori Università africane ed occidentali. Ma per arrivare a questa forma di cooperazione, gli africani dovrebbero essere i primi a cambiare e fare autocritica. È inammissibile che un continente dotato di un paesaggio mozzafiato e di materie prime non riesca a decollare economicamente a 50 anni dall’indipendenze di molti paesi africani! È arrivato il tempo che gli africani prendono in mano i loro problemi e non aspettino in ogni summit internazionale, qualche burocrate o politico che soggiornando in lussuosi alberghi decida come far uscire l’Africa dalla miseria!!! Cooperando allo stesso tempo con gli stessi dittatori africani. Molte nazioni africane sono minate oggi dalla corruzione, dal clientelismo, dalla cattiva gestione e personalizzazione del potere da parte del dittatore di turno! Difficile in questo contesto che le cose cambino. Fortunatamente, alcuni paesi hanno saputo fare la transizione dalla dittatura ad una democrazia che ha gia portato i suoi primi frutti con una vera alternativa politica ( senza avere bisogno di Golpe o guerre civili ); su cinquantatre paesi africani indipendenti, sono per ora soltanto quindici i paesi che sono sulla strada giusta. Sono pochi, ma è già qualcosa di molto positiva. Sono nazioni come: Sud Africa, Ghana, Mozambico, Senegal, Mali, Zambia, Benin, Namibia, Botswana, Tanzania, Burundi, Capo Verde, Isole Maurizie, Seychelles, Malawi. Queste nazioni hanno capito che l’istruzione e la sanità sono pilastri elementari ed indispensabili che portano dritto allo sviluppo. Hanno investito ingenti somme di denaro per la costruzioni di grandi scuole ed ospedali. La loro crescita economica supera il 7 % annuo. Crescita che attrae sempre di più investitori e capitali stranieri in questi paesi “New Generation”. Quello che chiedono gli africani, è che le nazioni occidentali lì lascino soli con le loro miserie, senza trarre profitto sulla loro pelle e loro disgrazie. È solo quando gli africani saranno soli con i loro problemi che la popolazione di fronte a tante sofferenze si alzerà come un solo uomo per richiedere un cambiamento radicale. In questo caso, ci saranno purtroppo i morti, ma e da lì, che le cose potranno migliorare per le generazioni future. La storia ci insegna che i grandi cambiamenti sociali e soprattutto politici si sono sempre fatti, purtroppo, con spargimento di sangue!!! Questo sarà forse il prezzo da pagare per la liberazione totale dell’Africa. Vi scrivo con le lacrimi agli occhi, ma è purtroppo la triste realtà. È duro accettare questa situazione. Non è facile cambiare un sistema politico sequestrato da un gruppuscolo di persone ed “infettato” da tutti i mali della cattiva gestione. Il problema dell’Africa non è solo strutturale ma è soprattutto qualcosa di mentale e come tale, il cambiamento si fa, in alcuni casi, solo con una rivoluzione popolare se non c’è nessuna prospettiva pacifica per la transizione democratica! Alcuni paesi hanno capito bene questo e hanno già intrapreso la strada giusta, altri purtroppo no! In quei paesi governati ancora da dittatori, se non ci sarà una prospettiva migliore per il cambiamento, questi subiranno prima o poi un’osmosi geopolitica sull’input dei nuovi paesi democratici africani. Solo in quei paesi non democratici, avverrà la rivoluzione sanguinaria menzionata prima. Rivoluzione pacifica orchestrata e guidata da una nuova generazione di intellettuali africani. Il presente e il futuro dell’Africa appartengono agli africani e nessuno lo farà a loro posto! Dico bene, nessuno!!! Forse ho sbagliato nella mia analisi? Ditemi voi.

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Ecco le ragioni nascoste della nuova tensione razziale tra Bianchi e Neri nel paese di Nelson Mandela

L’assassinio di Eugene Terre Blanche sabato scorso, bianco e leader di estrema destra, fondatore del Movimento di resistenza afrikaner (AWB) ha fatto risorgere nella memoria dei sudafricani, lo spettro dell’apartheid in Sudafrica!
La repubblica del Sud Africa si trova all’estremità australe del continente africano, ha una popolazione di circa 49 milioni di abitanti composta per il 79% da neri, il 9,5% da bianchi, il 8,9% da mulatti e per il 2,6% da indiani. Tuttavia bisogna sottolineare che i bianchi che vivono oggi in Sud Africa sono nella maggior parte dei casi discendenti dei primi migranti bianchi originari dell’Europa e che erano composti per il 60% da Francesi, Tedeschi e Olandesi chiamati Boeri o Afrikaners che arrivarono nel 1652 stabilendosi nella regione del Capo. Essi svilupparono loro lingua chiamata Africaans. Il restante 40% dei primi migranti furono per la maggior parte Britannici, ma anche una minoranza di Portoghesi.
Per molti anni, questo paese è stato amministrato da soli bianchi che avevano instaurato una politica di segregazione verso altre razze, soprattutto verso i neri. Le prime leggi razziali furono adottate nel 1910 e la parola Apartheid fu pronunciata pubblicamente nel 1917 e significa in lingua Afrikaans: tenere da parte! Di fronte a questa politica razzista, i neri fondarono nel 1912 la South African Native National Congress ( SANNC ) che diventerà nel 1923 l’African National Congress (ANC) con lo scopo di difendere i diritti e le libertà della maggioranza nera in Sudafrica. Nelson Mandela e suoi compagni di lotta Walter Sisulu e Olivier Tambo creano nel 1944 la lega giovanile dell’ANC che assicurò più tardi un ricambio generazionale tra la vecchia e la nuova classe dirigente. Mandela e suoi compagni intrapresero in un primo momento la politica della non – violenza come arma per combattere l’Apartheid. L’abbandonarono rapidamente per la sua inefficacia, adottando successivamente la lotta armata tramite “Umkhonto we Siswe” l’ala militare dell’ANC. I loro obbiettivi furono principalmente i sabotaggi degli impianti militari. Mandela fu arrestato nel 1963 e condannato nel 1964 ai lavori forzati ed all’ergastolo.
Prima della condanna di Mandela, molte furono le politiche intraprese contro i neri come la Famosa “Native Land Act” che espropriò i neri delle loro terre e li parcheggiò in seguito nelle riserve. Poi ci furono nel 1923 le “Native Urban Areas Act” che introdussero le segregazioni residenziali nelle città. Ci furono ugualmente molti casi di violenza di massa come per esempio quando fu deciso di sostituire il 16 giugno 1976 l’inglese nelle scuole con l’Afrikaans. La protesta degli studenti provocò più di 1000 morti a Soweto.
Di fronte a tutte queste politiche, la comunità internazionale cominciò a sanzionare lo stato Sudafricano, nell’obiettivo di costringere le autorità a mettere fine a questa disumana e umiliante politica. Ma è soprattutto il Presidente Sudafricano di allora, Federick De Klerk eletto nel 1989 ad intraprendere le vari riforme per abolire l’Apartheid. Nel 1990, molti leggi dell’Apartheid furono abolite, l’ANC e il Partito Comunista legalizzati, Nelson Mandela liberato l’11 febbraio dopo 27 anni di prigionia. Nel 1991, furono abolite le ultime leggi!
Quando Madiba ( come viene chiamato Mandela nella sua lingua Xhosa ) vinse le elezioni presidenziali nel 1994, i neri videro nel personaggio, l’uomo che avrebbe potuto mettere fine alle loro miserie. È vero la situazione economica dei neri era disastrosa e la disoccupazione colpiva circa 8 neri su 10. Rapidamente Nelson Mandela intraprese una politica “d’affirmative action” o “affermative aksie” ( discriminazione positiva ). Una politica che aveva come obbiettivo quello di promuovere ed inserire i neri, maggioritari della popolazione nei vari settori del paese come l’amministrazione e i servizi pubblici. Tuttavia, bisogna menzionare che per secoli, i neri per colpa di una politica d’Apartheid furono totalmente esclusi dal tessuto economico e politico del paese. La nuova politica intrapresa da Mandela permise la nascita di una ristretta classe media tra la popolazione nera chiamata i “Black diamonds” che guadagnano circa 6000 rand ( 520 euro) al mese. Ma fu anche l’avvenimento sulla scena economica del “Black Economic Empowerment” ( Politico d’integrazione economica dei neri ) con l’arrivo sulla scena di qualche uomo d’affari come per esempio Patrice Motsepe il potente capo degli industriali sudafricani e di Cyrill Ramaphosa che opera nella comunicazione. Tuttavia, il problema più difficile per Mandela era la riforma agraria. Recuperare cioè il 30% delle terre agricoli ai farmers ( agricoltori ) bianchi e ridarle entro il 2014 ai neri ai quali furono espropriate con le vari leggi durante l’Apartheid. Operazione complicata e molto difficile. Come fare senza danneggiare il tessuto economico e soprattutto l’agricoltura? Ci sono 50.000 farmers in Sudafrica. L’esempio ha dimostrato dopo come questa politica applicata selvaggiamente e frettolosamente abbia potuto provocare soltanto carenza alimentare, fame e miseria nello Zimbabwé del presidente Robert Mugabe. Mandela ha preferito fare le cose con cautela. La sua Politica fu proseguita da Thabo Mbeki il suo successore alla guida del paese e di Jacob Zuma attuale presidente Sudafricano. Finora, i risultati di questa politica non rispecchiano le aspettative previste. Dal 1994, solo 3,6% delle terre coltivabili sono state attribuite ai neri. È quasi impossibile raggiungere il 30% entro il 2014. I Farmers controllano ancora più del 80% delle terre coltivabili! Tuttavia, molti di loro, per paura di vedere diminuire i loro spazi agricoli, hanno acquistato terre in dodici paesi africani.
Molti neri Sudafricani avevano pensato che il cambiamento della classe politica con il loro arrivo al commando avrebbe migliorato magicamente le loro condizioni. Ma dopo 16 anni, le cose non sembrano essere migliorate. C’è ancora tanta miseria tra i neri come nel resto della popolazione. La disoccupazione colpisce più del 40% della popolazione nera, la classifica resa nota dall’Indice di sviluppo Umano (HDI) tra 1990 e 2005 sottolinea che la popolazione Sudafricana che vive sotto la soglia di povertà è raddoppiata passando da 1,9 milioni a 4,2 milioni. Più del 43% della popolazione vive con meno di 3600 rands ( 260 euro) all’anno e più del 40% delle città sudafricane sono ancora costituite da Townships ( ghetti che si trovano alle porte delle principali città sudafricane e dove vivono maggiormente ammucchiati i neri in condizioni disumane ). Altro dato allarmante sono i 5,7 milioni di Sudafricani colpiti dal virus dell’ HIV. Inoltre, il paese ha un tasso di criminalità tra i più elevato al mondo!
Tutte queste triste situazioni tra miserie e disoccupazione hanno deluso i neri che si sono accaniti sui poveri lavoratori immigrati colpevoli di “rubare” loro il lavoro. Risultato più di 100 immigrati massacrati nel maggio del 2008. Una vera violenza xenofoba.
D’altra parte, bisogna sottolineare che 1148 farmers sono stati assassinati dal 1990 fino ad oggi! Per un paese che si dice ufficialmente in pace, non si può parlare di casi isolati con tutti questi omicidi. L’assassinio di Eugène Terre Blanche un altro farmer, da parte di due dei suoi lavoratori neri ha risollevato le vecchie tensioni razziali. La situazione è molto tesa tra i vari gruppi estremisti: da una parte i bianchi fiancheggiatori del Partito della supremazia bianca e fautori della segregazione e dell’altra parte i nostalgici e radicali neri del partito al potere ( ANC), che vogliono combattere contro i bianchi come ai tempi dell’Arpartheid, quando ormai, il paese è riconciliato con il suo passato e con tutti i suoi figli! Il messaggio razzista di Julius Malema, presidente della lega della Gioventù dell’ANC, che rievocava il diritto di cantare di nuovo un vecchio canto popolare usato al tempo dell’Apartheid e che incitava ad ammazzare i farmers o boeri, ha certamente influenzato molto la mano degli assassini di Eugene Terre di Blanche.
Oltre a dovere risolvere i gravi problemi di cui soffre oggi il grande gigante sudafricano, le autorità della prima potenza economica del continente africano hanno bisogno più che mai di tutte le forze vive della nazione per continuare lo sviluppo di questo bel paese. Tutto ciò senza escludere né privilegiare totalmente una razza sulle altre come fu nel passato con l’Apartheid. Questa è la sfida che dovrebbe affrontare non solo Jacob Zuma l’attuale presidente, ma anche i suoi futuri successori.
Forse ho sbagliato nella mia analisi? Ditemi voi!!!

Copiryth © Jivis Tegno
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ITALIA: Ecco le Ragioni Nascoste del Perché la Stampa Italiana non Può Essere Libera!!!

la libertà di informazione in Italia nel 2010

la libertà di informazione in Italia nel 2010

Il mondo dell’informazione in Italia è sempre stato gestito in un modo poco trasparente e democratico. Il problema della libertà dell’informazione inizia ad essere violato quando si parlò della lottizzazione (ripartizione) delle tre reti pubbliche italiane alle formazioni politiche. Cosi, Rai1 fu data alla Democrazia Cristiana, Rai2 al Partito Socialista, Rai3 ai Comunisti. Già da quel momento, l’informazione venne manipolata e “spogliata” della sua imparzialità. Il problema non si limitò solo sulla lottizzazione. Nelle vari reti pubbliche, il personale fu assunto nella maggior parte dei casi, secondo i criteri d’appartenenza politica. Questa è storia nota!!!
Tuttavia, bisogna sottolineare che il modo attuale della gestione delle tre reti pubbliche non è degno dei paesi democratici. Il Consiglio di amministrazione Rai, l’organo che gestisce le tre reti pubbliche è amministrato da 9 membri, dei quali 7 vengono eletti dalla commissione parlamentare di vigilanza ( composta da parlamentari della maggioranza e dell’opposizione ), gli altri 2 membri, tra cui il presidente del consiglio di amministrazione Rai, sono nominati direttamente dal Ministero del tesoro con approvazione della commissione. Il consiglio di amministrazione nomina i direttori delle tre reti e delle testate giornalistiche. Il problema in tutto questo è che la formazione o la coalizione politica che governa il paese detiene quasi sempre la maggioranza dei membri del Consiglio di amministrazione e perciò, influenza di molto ed a suo vantaggio la televisione pubblica.
Inoltre, AGCOM (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ) è un organo “indipendente” che dovrebbe regolarizzare tutto il mercato audiovisivo italiano come per esempio l’assegnazione delle frequenze e le licenze ai nuovi operatori televisivi, controllare l’imparzialità dell’informazione e tutelare il diritto dei giornalisti di informare liberamente. Purtroppo l’Agcom non è veramente indipendente!!! I membri di questa autorità sono scelti solitamente in proporzione al peso che i vari partiti politici hanno in parlamento. I suoi otto commissari sono eletti per metà dalla Camera dei Deputati e per metà dal Senato. Il suo presidente viene proposto direttamente dal Presidente del Consiglio. Cosi, la maggioranza politica di turno, avrà un influenza notevole nell’Agcom.

Inoltre, la maggior parte dei giornali italiani sono controllati da potenti gruppi editoriali, dove sono azionisti delle lobbyes influenti! Per esempio, la Stampa è controllata dalla FIAT, Il Sole 24 ore dalla Confindustria, la Repubblica dal gruppo Editoriale l’Espresso di cui sono azionisti Carlo de Benedetti, le Assicurazioni generali, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste; il Corriere della Sera invece è controllato dal Rcs Media Group in cui sono azionisti Medio Banca, Pirelli, Benetton, Intesa San Paolo, Assicurazioni Generali, gruppo Merloni, Toro Assicurazioni ecc. Ho solo elencato qualche esempio delle lobbyes che controllano l’informazione in Italia. Sinceramente voi pensate che un giornalista del Corriere della Sera possa dare liberamente un informazione ai danni di Pirelli, società quotata in borsa ed azionista dello stesso giornale? Io vi dico semplicemente no!!! Ogni gruppo ha la sua linea editoriale, linea che viene seguita all’interno di ogni giornale, dal direttore della pubblicazione, che deve assicurarsi che i giornalisti seguano le direttive stabilite. Chiunque non segue questa linea, viene semplicemente emarginato, o in qualche caso licenziato. La storia italiana è ricca di numerosi fatti di cronaca di giornalisti che hanno rassegnato le dimissioni o sono stati costretti a farlo. La liberta di stampa in Italia esiste solo quando un giornalista scrive un articolo che non può danneggiare gli interessi degli azionisti del suo giornale. Il mestiere del giornalista è complesso e caratterizzato purtroppo in molti casi da compromessi! Il vero problema della stampa italiana non è la libertà di stampa, ma la lotta tra i potenti gruppi editoriali impuri, gruppi che vogliono controllare il mercato dell’informazione e perché sanno che, chi ha l’informazione ha il potere e i soldi!!! Sono editori che non si occupano solo di editoria, ma che hanno interessi in vari settori. Per questo vengono chiamati editori impuri.

Copyright © Jivis Tegno
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