Passamano (Bz): il primo negozio dove non si paga

Un negozio senza casse.
Uno spazio in cui il denaro non vale nulla.
Un luogo dove gli oggetti non hanno prezzo.
E’ spuntato dal nulla lo scorso sabato a Bolzano, precisamente in Via Rovigo, 22/C e si chiama “Passamano”: é il primo “non-negozio” in Italia basato unicamente sulla filosofia del recupero e del riutilizzo, dove le “cose” valgono tanto quanto servono.

Si entra, si sceglie e si va via senza pagare: é questa l’ultima frontiera dello shopping equo sostenibile, un progetto partorito da un gruppo di volontari che non ricevono compenso e chiedono solo una libera offerta facoltativa per coprire le spese fisse del negozio o di lasciare – se si vuole – qualcosa in cambio del proprio “acquisto”.
Non si tratta di vero e proprio baratto, perché chi prende un oggetto da “Passamano” non è obbligato a cederne uno in cambio.
Certo, se tutti prendono e nessuno porta, il gioco finisce subito… Per questo il destino dell’iniziativa è in mano alle persone, ai clienti, ai partecipanti in qualsiasi modo li si voglia chiamare.
Ci sono cose che è più facile regalare che vendere – spiega Andrea Nesler, uno dei volontari – quando un oggetto ha un valore affettivo è difficile stabilirne il prezzo di vendita, si rischia di svalutarlo, e allora è meglio regalarlo. Così, un ex sciatore è venuto e ci ha consegnato tutta la sua attrezzatura sportiva, perché ha un problema alla schiena e non può più scendere in pista. È venuto e ci ha raccontato la sua storia.
Non solo shopping, quindi, ma anche luogo di socializzazione: “Passamano” è, infatti, anche un info-point dove condividere idee e conoscenze sul consumo consapevole, il riciclaggio e il riutilizzo , ma anche la cucina vegana e vegetariana, l’animalismo, l’eco-architettura, il turismo responsabile ecc.

I suoi locali ospitano anche una biblioteca, una sala riunioni con 30 posti a sedere e proiettore per serate e incontri a tema e un laboratorio condiviso, dove si puó apprendere a creare oggetti di abbigliamento o di design con ció che non ci serve piú o offrire il proprio tempo libero per lavorare come volontario o mettere a disposizione degli altri le proprie abilità e conoscenze (lingua, artigianato, cucito ecc).

L’idea – spiega Gaia palmisano, una delle volontarie – nasce nell’ambito del movimento “Transition Town” fondato dall’inglese Rob Hopkins.
L’obiettivo finale – aggiunge – é creare una dimensione partecipativa con metodi che lasciano spazio alla creatività individuale.
In parole povere: l’antitesi di un negozio!

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  1. …se è vero (on line si trova sempre e solo questo stesso articolo) + se sopravviverà per un pò = è un’ottima notizia!!!
    …mi piace pensare ad una società sufficientemente evoluta dove il rispetto per le cose e le persone etc è radicato in tutti a sufficienza da permettere l’esistenza di realtà come questa.

    Comunque in UK ed USA (visto io coi miei occhi…poi forse anche altrove) cose del genere sono all’ordine del giorno da molti decenni:
    A Londra molti banchetti al mercato NON sono presidiati e gli oggetti hanno l’etichetta col prezzo e tutto funziona “self service”…se porti via un oggetto lasci i soldi in una apposita scatola. In Italia la scatola durerebbe 5 minuti!
    Nel Nevada ho dormito in svariati camping senza mai fare “check-in” nè “check-out”…entri, ti piazzi dove libero e quando vai via consulti il tariffario all’ingresso e lasci i soldi nella buca delle lettere.
    Inoltre (ma questa è da confermare) ho sentito dire che negli USA agli studenti fanno giurare che non copieranno prima di iniziare gli esami/verifiche e loro, siccome han promesso, NON copieranno!…quasi come in India! 😉

    Tornando al negozio Passamano…qui un link con approfondimento sulle regole interne:
    http://www.couchsurfing.org/group_read.html?gid=2738&post=11781433

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