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scuola svedese: colloqui con gli insegnanti

Articolo parzialmente copia-incollato dal bel sito web “genitoricrescono.com“.

Prima di tutto per il colloquio ci si prepara.
Circa una settimana prima, il Vikingo è tornato a casa con un foglio di domande a cui rispondere in preparazione per il colloquio.
Le domande erano di vari gruppi.
Alcune riguardavano lui, tipo come si trova a scuola, se gli piace, se si diverte, se trova difficili le materie di studio, se trova difficili i compiti a casa, eccetera.
Poi c’erano le domande sull’atmosfera in classe, se c’è confusione, se riesce a concentrarsi, se i suoi compagni di classe lo aiutano, e così via.
Poi le domande sulla situazione in giardino durante l’intervallo, se si sente solo, con chi gioca, a cosa gioca, se si trova mai in situazioni difficili, e poi ovviamente anche sulla mensa, sulla qualità del cibo, sulla durata del pasto, sull’atmosfera a mensa.
Insomma una panoramica generale sulla sua percezione della vita a scuola, e non solo dello studio.
Io e il VIkingo ci siamo messi insieme a leggere le domande e già grazie a questo semplice esercizio ho avuto molte informazioni dirette su come se la vive e come funzionano le cose lì.
Poi è arrivato il giorno del colloquio.
E qui abbiamo scoperto una cosa importante.
Il colloquio, della durata di una mezzora circa, che però per noi si è prolungato un po’, non è tra maestre e genitori, è tra la maestra e l’alunno, che essendo minorenne avviene in presenza dei genitori.
La maestra ha letto le risposte del Vikingo e ha discusso con lui ogni singolo punto. Ha mostrato interesse in ogni cosa che lui dicesse, soffermandosi maggiormente sui punti critici.
Non c’è mai stato in nessun momento un rimprovero nei suoi confronti, o un invito ad impegnarsi di più. C’è stata molta empatia, e molta voglia di capire le sue difficoltà per porre rimedio.
Ma anche moltissimo incoraggiamento per tutto ciò che riesce a fare bene, e tutti i progressi fatti.
La maestra ha mantenuto tutto il tempo il dialogo con lui, e praticamente mai direttamente con noi, se non per chiarire qualche riferimento specifico a una attività di cui noi non eravamo a conoscenza.
Sembrava quasi di essere di troppo.
Ovviamente questa è una esperienza con una insegnante, in una scuola specifica, in quel di Stoccolma, e quindi non vorrei generalizzare troppo, anche se ho parlato con altri genitori e sembra che questo sia più o meno per tutti il modo comune di procedere.
Il rapporto è tra l’insegnante e il bambino, e così facendo si dà al bambino stesso la responsabilità del suo andare bene o male a scuola.

Alla fine del colloquio maestra e allievo, discutono gli obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi, e la strategia da adottare per raggiungerli.
E qui viene il bello, perché gli obiettivi sono individuali, non di classe.
Se un bambino ha difficoltà nella lettura il suo obiettivo sarà basato su questo, ad esempio dovrà leggere un po’ ogni giorno con lo scopo di arrivare dopo 2 mesi a riuscire a leggere un libricino di 10 pagine.
Se un bambino sa leggere bene ma ha problemi con la matematica, l’obbiettivo verrà fissato di conseguenza.

Le implicazioni di questo sistema sono incredibili.
– Il bambino non subisce confronti con il resto della classe ma impara a guardare ai suoi progressi personali e ai suoi obiettivi personali.
– Il bambino non si sente meno bravo perché qualcun altro fa qualcosa meglio di lui, perché impara sin dall’inizio che ognuno è bravo a fare qualcosa di diverso.
– Il genitore non si sente mai accusato di come va il figlio a scuola, o di come si comporta in classe. Quella resta una faccenda tra insegnante e alunno.
– Il bambino viene responsabilizzato rispetto ai suoi studi, ai suoi progressi, e al suo comportamento in classe e con i compagni.
Poi è chiaro che il genitore ha comunque il suo ruolo di controllo e guida, e soprattutto è utile essere presenti al colloquio per portare avanti la collaborazione con la scuola in modo efficiente.
Io finora non ho visto fattori negativi con questo sistema, se non una certa irrequietezza nostra, di genitori, che un po’ per il nostro background culturale, un po’ per l’ansia che ci contraddistingue, ricercheremmo volentieri il confronto con gli altri per avere una misura del livello di preparazione di nostro figlio.
Però stiamo imparando a rilassarci, e a goderci questo sistema che ha i suoi vantaggi.
E infatti quello che solo qualche mese fa ci impensieriva, si è risolto da solo nel giro di pochissimo tempo, grazie al fatto di rispettare i suoi tempi personali di sviluppo e di apprendimento, incoraggiando semplicemente la sua naturale curiosità.

I tuoi SCHIAVI

WHAT? SLAVES WORK FOR ME?

Sappiamo che esistono ancora condizioni di lavoro discutibili. Aziende che sfruttano manodopera, eccetera. Ma comprare, vendere e trafficare esseri umani? Se questo accade, dev’essere solo in culture selvagge e diverse dalla mia, ben lontano dalla mia possibilità di azione.

Si?

Inserisci il luogo dove vivi e scopri quanti schiavi hai.

…questa la mappa che mostra la distribuzione del lavoro minorile.

Disegnare un albero

Bruno Munari, Disegnare un albero, ed. Corraini, Mantova, 1978.

Sarà un libro difficile da “scovare”, provate nelle librerie per ragazzi. Ma quando lo avrete davanti, copertina bianca col sintetico disegno di un albero scomposto nelle sue varie parti, capirete che si tratta di un piccolo tesoro! Sfogliatelo lentamente e scoprirete, guidati dal suo autore, che la realtà è fatta di cose semplici, gioiose e belle. Basta solo saper guardare e copiare…

ISTRUTTIVO!

Kenia in ginocchio

I mass media (ovviamente) non ne parlano ma l’Africa Orientale (Kenia in primis) sta vivendo una crisi gravissima:
(qui l’articolo originale by CNN)
3 anni consecutivi di siccità hanno ridotto 17 milioni di persone alla fame.
L’acqua scarseggia e anche le coltivazioni sono disastrate.
La situazione è drammatica.
La malnutrizione che affligge i bambini ha guadagnato 5 punti percentuali!!!
Le Nazioni Unite stanno “facendo fatica” a trovare i 250 milioni di dollari stimati necessari a tamponare il problema.

Contemporaneamente (l’altro ieri: 24 agosto ’09) gli USA hanno trasferito al governo Palestinese 200 milioni di dollari per “favorire il raggiungimento della pace” israelo-palestinese.
(qui l’articolo)

Bruno Munari

Artista geniale! Difficile classificarlo in una categoria precisa. Famose le sue “macchine inutili”. Esposte per la prima volta nel 1933, si tratta di strutture mobili formate da elementi geometrici da appendere nello spazio e quindi in continua trasformazione. Precursore dell’arte cinetica è stato un instancabile sperimentatore, sempre attento alle forme della visione e alle possibilità percettive. Straordinario il suo rapporto con il mondo infantile!

“Inventore, artista, scrittore, designer, architetto, grafico, gioca con i bambini”. Così Munari si presenta in occasione della sua mostra a Cantù nel 1995, evidenziando l’importanza del gioco, dell’azione insieme ai bambini. Perché tanto interesse per il mondo dell’infanzia?…
“Non potendo cambiare gli adulti, ho scelto di lavorare sui bambini perché ne crescano di migliori. E una strategia rivoluzionaria quella di lavorare sui e con i bambini come futuri uomini”. E ancora: “Ci dobbiamo occupare dei bambini e dare loro la possibilità di formarsi una mentalità più elastica, più libera, meno bloccata, capace di decisioni. E direi, anche un metodo per affrontare la realtà, sia come desiderio di comprensione che di espressione. Quindi, a questo scopo, vanno studiati quegli strumenti che passano sotto forma di gioco ma che, in realtà, aiutano l’uomo a liberarsi”.

Per saperne di più consulta il sito wiki, la Collezione Bruno Munari, Munari e i bambini.

Negli USA si impara a sparare da bambini!!!

In alcuni stati degli Stati Uniti d’America (link) (link1) le leggi legittimano l’uso di armi da fuoco (per andare a caccia) anche ai minori di 12 anni (accompagnati da un adulto).

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