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Mobilità sostenibile: Torino vince il bando europeo per il progetto Opticities

Con questa iniezione di liquidità, speriamo venga qualche buona idea e vantaggi per tutti i cittadini.

L’obiettivo è mettere a punto un navigatore multimodale che integri i dati sulla viabilità con quelli sul trasporto pubblico, carpooling e mobilità ciclistica.

Torino vince ancora: dopo i recenti premi per la sostenibilità del suo aeroporto o per le iniziative di mobilità sostenibile, il capoluogo piemontese questa volta ha superato le selezioni per far parte nel progetto europeo Opticities.

Opticities è un progetto che supporta le città europee nell’affrontare il percorso verso la mobilità sostenibile, sia per le persone che per le merci. Nasce dall’accordo fra 23 partner provenienti da otto paesi dell’Unione Europea e sviluppa forme di partenariato tra pubblico e privato per la sperimentazione di sistemi intelligenti di trasporto (ITS), per la mobilità alternativa e “intermodale”.

Il progetto di Torino avrà un budget di 1 milione e 147 euro, 835 mila circa dei quali finanziati dall’Ue. L’obiettivo è creare un sistema che integri i dati della viabilità come quelli sul traffico, sulle limitazioni alla circolazione, sugli accessi delle auto, con quelli del trasporto pubblico, dei servizi per la mobilità ciclistica e del carpooling. Il sistema sarà sperimentato grazie a 150 volontari che useranno il navigatore multimodale messo a punto. Gli utenti, grazie ad uno smartphone registreranno i dati sul buon funzionamento del navigatore e del sistema informativo generale.

Articolo copiaincollato da GreenEnergyJournal.it

la FAO e la fame in Africa

La FAO e la Fame in Africa!

L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) nacque nel 1945 in Quebec (Canada) come agenzia delle Nazioni Unite che aiuta a crescere le produzioni agricole dei paesi membri con sostegni tecnici e pratici per migliorare il livello di vita delle popolazioni rurali. In sostanza la FAO combatte la fame nel mondo. La sede dell’organizzazione si trova a Roma. La FAO conta 191 paesi membri. L’iniziativa dell’organizzazione per combattere la fame era giusta, visto la grande crisi alimentare che colpì molte nazioni subito dopo la devastante guerra mondiale. Infatti, molti paesi sviluppati hanno oggi sconfitto la fame nei loro paesi, anche con il grande contribuito di questo organismo. Tuttavia, il problema che si pone è vedere ai giorni nostri, in molti paesi in via di sviluppo, una carenza alimentare. La fame colpisce ancora in maniera cronica più di 800 milioni di persone nel mondo tra cui, la maggior parte in Africa. L’economia agricola africana in realtà non si è veramente avviata. Nel grande continente, il budget accordato al Ministero dell’agricoltura è in molti paesi, il più basso tra tutti i fondi accordati ai vari dipartimenti ministeriali. Un paradosso per un continente che ha bisogno di un’agricoltura forte e moderna per potere avviare il suo processo di sviluppo. Uno delle tante ragioni che spiegano la povertà del contadino africano è il fatto che, i suoi prodotti non sono competitivi sul mercato internazionale come quelli dei suoi colleghi occidentali che beneficiano in molti casi, delle sovvenzioni accordate all’agricoltura dai loro governi.
La FAO, oltre al suo grande ruolo di combattere la fame nel mondo, dovrebbe anche nel suo statuto, indirizzare une vera politica agricola da far seguire ai paesi membri. Purtroppo, l’istituzione da un paio di anni è “malata”. La FAO è un gigantesco organismo che non svolge più concretamente la sua vera funzione. L’agenzia è paralizzata da una burocrazia spaventosa. Nonostante esistano più di 79 uffici regionali sparsi in tutto il mondo, le decisioni vengono sempre adottate nella sede principale di Roma. Inoltre, l’agenzia è minata da un soprannumero di impiegati. La FAO conta più di 3600 funzionari e più della metà sono incredibilmente impiegati solo nella sede centrale di Roma. Funzionari che pesano molto economicamente nel budget dell’organizzazione. Infatti, nell’esercizio di bilancio per il biennio 2008/2009, i paesi membri hanno contribuito per circa 930 milioni di dollari ( a cui vanno aggiunti oltre 800 milioni di donazioni volontare), tutto ciò per un totale di 1miliardo730 milioni di dollari. Solo il 29% e quindi meno di un terzo, cioè 501 milioni e 700 mille dollari vengono impiegati strettamente nell’alimentazione e nell’agricoltura, mentre i due terzi 71% cioè 1 miliardo 228 milioni e 300 mille dollari sono destinati per la gestione. Troppi dicono gli esperti!!! Come mai un’agenzia creata per sostenere i programmi contro la fame in molti paesi si ritrova ad utilizzare più della metà del suo budget solo per il suo funzionamento? I responsabili dell’organizzazione provano a giustificarsi, ribadendo che i fondi vengono utilizzati per i vari servizi: direzione generale, gestione della comunicazione, pagamenti dei funzionari ed altri settori più o meno definiti. In realtà, la FAO non importa più un granché ai paesi ricchi. Loro non hanno più veramente bisogno di questa organizzazione com’è stata in passato. La FAO è alla deriva ed abbandonata a se stessa. Si parla di piani di ristrutturazione, ma concretamente niente viene fatto. Molti dei funzionari che vivono per esempio a Roma, fanno una vita da signori, guadagnano tanto senza fare un bel niente. Ogni paese o dirigente influente dell’agenzia cerca di “parcheggiare” nell’organizzazione un suo connazionale, un parente od un amico! Questo triste meccanismo spiega il perché c’è un numero alto dei funzionari. In più, molti succursali esteri sono inutili e costituiscono solo dei buchi finanziari.
A Sessantaquattro anni dalla sua creazione nel 1945, la FAO si è trasformata in una miniera d’oro per i suoi funzionari, 64 anni di esistenza con programmi improduttivi in Africa. Una politica che ha provocato sempre di più la miseria dei contadini africani che non hanno più nessun speranza di vedere migliorare la loro vita! Contadini che non possono aspettare niente nemmeno dai loro governi corrotti ed inefficaci. Basta vedere le condizioni di misera nelle quali lavorano la maggior parte di essi per una produzione irrisoria ed insignificante! Per esempio, ci vuole circa un mese intero di lavoro con 10 ore al giorno sotto il sole con 40 gradi all’ombra ad un agricoltore africano per zappare solo con la forza delle sue mani un terreno di 1 ettaro (100 metri quadrati) per raccogliere dopo la semina, una magra produzione di 100 chilogrammi di granoturco; mentre il suo collega europeo impiegherebbe per un terreno analogo solo un paio d’ore con il suo trattore per una produzione finale di circa 12 tonnellate (12.000 chilogrammi) di granoturco. Per capirci meglio, occorrono 120 anni ad un agricoltore africano per produrre su un terreno di 1 ettaro, quello che produrrebbe in un anno il suo collega occidentale. Francamente questa si chiama miseria, sofferenza e povertà. Nel suo libro intitolato: l’Africa est mal Partie (l’Africa è partita male), l’Agronomo francese, Rene Dumont sottolinea che ci vogliono 35 anni di lavoro ad un contadino africano per guadagnare l’equivalente di solo un mese di stipendio percepito da un parlamentare africano!!! Le uniche colture attivate con tecniche moderne sono quelle destinate nella maggior parte dei casi all’esportazione: ananas, banane, avocado, cacao, cafè ecc. Vengono coltivate in molti casi, da grandi gruppi agro alimentari occidentali.
La FAO e i governi africani hanno fallito nelle loro politiche agricole. In alcuni paesi africani come per esempio in Sudan, Somalia, Eritrea, Zimbabwe, Etiopia, Ciad, Uganda, i governi locali debbono sempre aspettare gli aiuti alimentari provenienti dai paesi ricchi per sfamare le loro popolazioni. Che vergogna a 50 anni dall’indipendenza di molti paesi africani!!! Fortunatamente la guerra alla fame nel continente africano è combattuta oggi dalle ONG locali che collaborano con quelle straniere presenti nel territorio. Entrambe si adoperano ad insegnare agli agricoltori, le tecniche più evolute di coltivazione. Speriamo soltanto che le politiche corrotte ed incompetenti di molti paesi africani non ostacolino queste belle iniziative.
Forse ho sbagliato nella mia analisi? Ditemi voi!

Copiright @ jivis Tegno
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