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Guerra generazionale

Quando ero piccolo io negli anni Ottanta, bastava studiare e la questione era risolta. Una vita gloriosa si stendeva davanti a noi, che avremmo potuto studiare, non avremmo dovuto emigrare, avremmo avuto una vita piena e ricca di soddisfazioni. L’Italia pompava fatturato, i Mondiali di Italia 90 erano la rappresentazione chiarissima di come stava evolvendo e crescendo e godendo questo Paese.

Poi, sarà che siamo arrivati terzi ai Mondiali, sarà che all’improvviso il Pentapartito non c’era più con il bel faccione di Craxi a rassicurarci, sarà che quello che era considerato il più grande imprenditore italiano si è buttato in politica, insomma, la situazione è degenerata. E non solo qui da noi, che alla fine dei conti eravamo abituati ad arrangiarci, ma in tutto l’Occidente, mentre il rising billion del Terzo mondo cominciava a dirci “Ehi, pure noi vogliamo le robe fighe che avete voi!”. I segnali c’erano ma non li sapevamo cogliere, quando ancora Roberto Baggio sbagliava i rigori a Usa 94.

Insomma, ci siamo ritrovati laureati e abbiamo cominciato a scrivere “Dott.” o “Dott.ssa” alla fine dei curriculum ma a nessuno fregava più niente del fatto che fossimo Dott. o Dott.ssa. Bisognava studiare ancora, fare un Master, fare i debiti, e poi raccapezzarsi a passare una vita saltando da un lavoro all’altro.

Insomma, dopo che tutti ci avevano detto “Studia così starai bene”, ci siamo accorti che non era così. E hanno pure cominciato a dire che era colpa nostra che eravamo stati abituati bene e che dovevamo adattarci. E a me viene da dire che non l’avevamo chiesto noi di essere trattati bene, non eravamo stati noi a creare le pubblicità del Mulino Bianco dove tutto andava sempre bene, non eravamo noi ad aver girato i film con Jerry Calà ed Ezio Greggio che ci avevano riempito la testa di successo, di vita bella e soldi facili. L’avevate fatto voi, che oggi siete sessantenni o settantenni e dopo averci riempito di palle sul fatto che voi avevate lavorato duramente ma adesso noi non avremmo fatto la stessa fine vi siete ritrovati con la casa di proprietà mentre noi fatichiamo a mettere insieme il pranzo con la cena. Vi siete ritrovati con più macchine nel garage mentre noi faticavamo a fare l’abbonamento dei mezzi. Ci avete bruciato, maledizione, e ci abbiamo messo anni ad accorgercene. E non avete fatto nulla per prepararci allo sfascio, ce lo siamo ritrovati davanti, e l’unica cosa che avete saputo dirci era: “Adeguati, non c’è budget”. E dove cazzo sono finiti tutti quei soldi? Stanno lì, nelle vostre pensioni con il sistema retributivo, nei pensionati a 50 anni che poi hanno aperto un’altra attività, stanno negli aiuti di Stato alle aziende che mettono gli operai in cassa integrazione, nei telegiornali che appena c’è uno sciopero in un qualsiasi cazzo di stabilimento FIAT fanno parlare i sindacati che se ne escono dicendo “Gli operai!!! Il lavoro!!! Le pensioni!!!” e poi quando vai a parlare con loro dicendo “Sono un precario, mi servirebbe una mano per un prestito” ti rispondono che non sei un operaio, che dovresti imparare a lavorare, che loro non sono preparati sui contratti atipici, che non sanno di cosa stai parlando perché loro devono preoccuparsi degli operai, degli insegnanti di ruolo e dei pensionati. E se vai a parlare in banca ti chiedono se hai una casa di proprietà, e ti ritrovi a quarant’anni a far firmare dei documenti ai tuoi che devono garantire per te neanche fossimo ancora al liceo a farci firmare le giustificazioni.

Sapete che c’è? Avete vinto voi. Questa guerra l’avete vinta voi. Ora, però, basta.

Perché dopo averci riempito la testa di cacate sul posto fisso, sul lavoro, su tutto, abbiamo capito che oggi non funziona così. Noi l’abbiamo capito, voi no.

E quindi ci siamo adattati, ma non come volevate voi. Abbiamo messo su famiglia lo stesso, abbiamo cominciato a fare 15 lavori diversi, lavori che non riusciamo manco a descrivervi e che a un certo punto ci saremmo anche rotti il cazzo di descrivervi mentre siamo lì ad aiutarvi perché “Non funziona Google”, e a 30 anni abbiamo più voci noi nel curriculum che voi a 60. E quasi mai, se ci offrono il posto fisso, lo vediamo come il posto in cui lavoreremo fino alla fine dei nostri giorni, ma come il posto in cui abbiamo qualche certezza di lavorare per qualche anno senza essere sbattuti fuori a calci appena il vento gira, e dopo qualche anno siamo noi che ce ne andiamo, perché non abbiamo più stimoli e vogliamo averne di nuovi.

Siamo noi che sappiamo come usare i social network che voi usate solo per giocare e mandarvi i buongiornissimi, sappiamo che alcuni giornali sono attendibili e altri no, non ci facciamo fregare dai titoli del Corriere e di Repubblica o dal telegiornale su Rai Uno che pensavate dicesse sempre la verità.

Volevamo fare quello che sognavamo da piccoli, e lo facciamo. Magari non ci prendiamo dei soldi ma continuiamo perché vogliamo farlo, non abbandoniamo quello che volevamo fare solo perché vorreste vederci sistemati.

Non ci sistemeremo, fatevene una ragione, non per ribellione ma perché è impossibile fare quello che avete fatto voi negli ultimi anni del Novecento. Purtroppo o per fortuna, non è dato saperlo.

Abbiamo quarantanni e ci vestiamo ancora con le magliette dei gruppi rock e andiamo ancora ai concerti e guardiamo i film e le serie tv perché il limite della giovinezza si è spostato, anche se voi ci considerate giovani fino a 35 anni se dobbiamo chiedere un prestito o partecipare a un bando di concorso, giovane fino a 50 se invece dobbiamo chiedere un aumento al lavoro.

Siamo noi che stiamo sistemando la situazione anche se ci avete regalato una macchina rotta. E non ci avete fatto neanche gli auguri quando ci siamo saliti sopra ma ci avete detto “Vai piano”. Col cazzo che andiamo piano, non possiamo andare piano, rendetevene conto.

Abbiamo fatto pace con quello che ci avevate promesso e non avete mantenuto. Non avremo la pensione? E vaffanculo, faremo senza. Non avremo una casa di proprietà? E vaffanculo, ce ne andremo da un’altra parte dove gli affitti costano meno. Non avremo la macchina? E vaffanculo, tanto la macchina non serve più a nessuno.

Lavoriamo spesso più duramente di voi, perché voi davanti avevate il sogno realizzabile di sistemarvi, noi invece abbiamo il sogno irrealizzabile di mettere in banca qualcosa una volta pagato tutto. E non ce la faremo, e quindi vaffanculo, andiamo avanti lo stesso.

Metteremo in piedi startup, aziende, studi e cooperative, e assumeremo i ventenni pagandoli davvero perché non passino le stesse disgrazie che abbiamo passato noi, e se non riusciremo a pagarli per qualche motivo non ci nasconderemo dietro il “Almeno fai esperienza” oppure dietro il “Fai un lavoro che ti piace, vuoi anche essere pagato?” come troppo spesso fate voi che pensate che oggi sia possibile lavorare come una volta.

Insegneremo ai nostri figli che la vita è difficile, molto difficile, ma che possono fare qualsiasi cosa e non gli romperemo il cazzo dicendo “E allora quando ti sposi?” oppure “Non vieni mai a trovarci!”. Si sposeranno e faranno figli quando vorranno, se vorranno, e non ci metteremo in mezzo. Ci verranno a trovare quando avranno voglia loro, non costringendoli col ricatto sentimentale dopo avergli costruito attorno la gabbia della famiglia che ancora oggi continua a ingabbiare migliaia di persone che a cinquantanni si sentono ancora figli prima che uomini o donne.

Nessuno dovrà passare quello che abbiamo passato e stiamo passando noi, quello che voi non riuscite ancora a capire perché per voi gli anni Settanta non sono mai finiti, pensate ci siano ancora le lotte operaie, Guccini alla Festa dell’Unità e il Festival di Sanremo con il superospite internazionale.

Sapete che c’è? Avete vinto quella guerra, ma quella che stiamo combattendo noi, voi non sapete neanche che è in corso. Cazzi vostri, non possiamo starvi appresso in eterno, abbiamo da fare.

Di Ciccio Rigoli

https://medium.com/@cicciorigoli/come-hanno-fottuto-i-trenta-quarantenni-51c295050a6c

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Europa vs Africa: una storia di merda

Carissimi africani, come va? Qui è l’Europa che vi parla! Da Bruxelles, avete presente?

Pensate che proprio da qui giusto un secolo e mezzo fa ci si divertiva a farvi lavorare gratis nelle piantagioni e nelle miniere per la maggior ricchezza di re Leopoldo, però dai, ragazzi, noi ci si conosceva già da parecchio prima: quando tutti insieme – inglesi, olandesi, portoghesi, spagnoli etc – abbiamo messo in catene 12 milioni di voi per venderli in America, e anche lì è stato un bel business. D’accordo, un paio di milioni ci sono rimasti durante la navigazione, ma pazienza: su quel lucrosissimo commercio triangolare abbiamo costruito la nostra rivoluzione industriale, quella che voi non avete avuto.

Poi però portarvi di là in catene non ci bastava più e allora abbiamo pensato di prendere direttamente le vostre terre, perché abbiamo scoperto che erano piene di roba che ci poteva essere utile. I francesi hanno iniziato dal nord e gli inglesi da sud, un po’ di stragi a schioppettate ed è diventato tutto roba nostra. Anche i belgi, si diceva, si sono dati da fare, pensate che a un certo punto il loro impero era composto al 98 per cento di terre africane. Poi si sono mossi i tedeschi, infine gli italiani, insomma dopo un po’ non c’era più un fazzoletto di continente che fosse vostro, che ridere.

A proposito degli italiani, come sempre sono arrivati ultimi, però si sono rifatti con il record di prima nazione al mondo che ha usato i gas sui civili, a un certo punto donne e bambini si ritrovavano dentro una nuvola di iprite e morivano a migliaia tra orrendi spasmi. «Mica vorranno che gli buttiamo giù confetti», disse il generale De Bono, che simpatico burlone. Il bello è che chi si trovava nei dintorni moriva anche una settimana dopo, il corpo pieno di devastanti piaghe, per aver bevuto l’acqua dei laghi piena di veleno, che fresconi che siete stati a non accorgervene.

Finito il colonialismo – ormai vi avevamo rubato quasi tutto, dai diamanti alle antiche pergamene amhare – non è che ci andasse proprio di levare le tende e allora abbiamo continuato a controllare la vostra politica e la vostra economia, riempiendo d’armi i dittatori che ci facevano contratti favorevoli, quindi comprando a un cazzo e un barattolo quello che ci serviva in Europa, devastando i vostri territori e imponendo le nostre multinazionali per quello che abbiamo deciso dovesse essere il vostro sviluppo. Voi creduloni ci siete cascati ancora e ci siamo divertiti così per un altro mezzo secolo.

Se poi un dittatore si montava un po’ la testa e pensava di fare da solo, niente di grave: lo cambiavamo con un altro, dopo aver bombardato un po’ di città e aver rifornito di cannoni le milizie che ci stavano simpatiche per massacrare quelle che ci stavano antipatiche. Del resto da qualche parte le mitragliatrici o i carrarmati che produciamo li dobbiamo pure piazzare, qui in Europa siamo in pace da settant’anni e mica possiamo rinunciare a un settore così florido.

Negli ultimi venti-trent’anni poi abbiamo creato un modello nuovo che si chiama iperconsumismo e globalizzazione, allora abbiamo scoperto che l’Africa era perfetta per comprarsi tutto quello che noi non volevamo più perché noi dovevamo possedere roba nuova e con più funzioni, così abbiamo trasformato il porto di Lomé in un immenso centro di svendita dei nostri vecchi telefonini e delle nostre vecchie tivù, tanto voi sciocchini vi comprate tutto pur di cercare di essere come noi.

Già che c’eravamo, abbiamo usato i vostri Paesi come discarica dei nostri prodotti elettronici ormai inutilizzabili, quelli che nemmeno voi potevate usare. Pensate che curiosa, la vita di un nostro accrocco digitale: inizia grazie al coltan per cui vi ammazzate nelle vostre miniere e finisce bruciando tra gas cancerogeni nelle vostre discariche; in mezzo ci siamo noi che intanto ci siamo divertiti o magari abbiamo scritto post come questo.

Insomma, ragazzi, siete nella merda fino al collo e ci siete da tre-quattrocento anni, ma a noi di avere avuto qualche ruolo in questa merda non importa proprio niente, non abbiamo voglia di pensarci e abbiamo altro da fare.

Negli ultimi tempi poi, con questa storia dei televisori, dei computer e delle parabole satellitari, purtroppo siete cascati in un altro increscioso equivoco, e cioè vi siete messi in testa che qui in Europa si sta meglio: ma come fa a venirvi in mente che vivere in una casa con l’acqua corrente e l’elettricità sia meglio di stare in mezzo al fango e tra quattro pareti di lamiera ondulata? Bah, che strani che siete. Anche questa cosa che avere un ospedale è meglio che morire di parto, o che uscire di casa a prendere un autobus sia meglio che uscire di casa e prendere una mina, o che mangiare tre volte al giorno sia meglio che morire di dissenteria per malnutrizione, che noia, mamma mia.

Così alcuni di voi, di solito i più sfigati, hanno iniziato a lasciare la baracca e le bombe per attraversare prima il deserto poi il mare e venire qui a rompere i coglioni a noi.

D’accordo, quelli che lo fanno alla fine sono poche decine di migliaia rispetto a oltre un miliardo di voi, perché non a tutti piace l’idea di morire nella sabbia o in acqua, e gli emigranti sono pochini anche rispetto a noi, che siamo mezzo miliardo, ma insomma, ve lo dobbiamo dire: ci stanno sui coglioni lo stesso e quindi non li vogliamo, perciò abbiamo deciso che devono tornare nel buco di culo di posto da cui vengono, anche se lì c’è la guerra, la fame, la malaria e tutto il resto di quelle cose lì. Tanto più che quelli che vengono qui mica stanno sempre bene, alcuni hanno pure la scabbia, e a noi non è che ci interessaperché hanno la scabbia, ci interessa che non vengano qui, è chiaro?

Concludendo, con tutta l’amicizia e senza nessun razzismo – ci mancherebbe, noi non siamo razzisti – dovreste gentilmente stare fuori dalle palle e vivere tutta la vita nell’inferno che vi abbiamo creato. E se fate i bravi, un lavoro in un cantiere di Addis o in una miniera di Mbomou per due dollari al giorno potete anche trovarlo, con un po’ di culo, purché naturalmente a quella cifra lavoriate dieci ore dal lunedì al sabato a chiamata giornaliera, e non diciate troppo in giro quanta gente ci schiatta ogni giorno.

Se poi trasportate sacchi anche la domenica full time vi diamo qualcosa di più, così magari tra un po’ potete comprarvi un altro nostro televisore di scarto, però – mi raccomando – da usare lì, nella baracca piena di merda di capra in cui vivete.

Contenti?

Di Alessandro Gilioli

copiincollato da qui http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/06/14/qui-e-leuropa-che-vi-parla/

fuori i carabinieri italiani, dentro la polizia europea

eurogendfor

Carabinieri. Inizia lo scioglimento dell’Arma…La legge n.84 del 12 giugno 2010 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Allo stesso tempo, l’art.4 della medesima legge introduce i compiti dell’Eurogendfor

La cessione di parti di sovranità procede a passo spedito.
Ogni giorno di più mi convinco che questa Europa è una stupidaggine molto pericolosa.
Stiamo rinunciando a pezzi di storia e di sovranità, ad una delle poche istituzioni che funzionava davvero, stiamo mettendo a comune parti di Stato senza avere uno Stato e neppure un progetto. Siamo dei pazzi sconsiderati.
La polizia comune sarà un organo sovranazionale di controllo che sfuggirà alla sovranità del popolo e non essendoci un unico Stato, con rappresentanti eletti, sarà guidata come tutti gli organi europei da un commissario ad hoc, eletto da nessuno, nominato dai soliti.
A me sembra di vivere dentro un romanzo di Orwell, o dentro ad un film come Matrix, mi sembra di vivere un incubo.

Ci fanno di tutto e sopportiamo di tutto.
L’Europeo è uno zombi.
E’ morto ma nessuno glielo ha ancora comunicato!!

Wicked Campers (il camper si affitta a 50€ al giorno!)

Per i giovani viaggiatori indipendenti e sorridenti,
esiste una opzione magica e divertente:
affittare un camper…

…lo so lo so…costa un sacco…
…vado subito al sodo:
i Wicked Campers costano tra i 10 e i 100 € a testa al giorno.
Qui potete farvi subito un preventivo per il vostro “wicked”.
La wicked ha sedi in molti paesi del mondo: Australia, Nuovo Zelanda, Italia, UK, Irlanda, Olanda, Germania, Spagna, Austria, USA, Canada, Thailandia, Sudafrica e altri in africa e sud america.

Personalmente ne ho usato uno per un mese intero nel 2008…col “mio” wicked ho fatto 7’000 magnifici km in Nuova Zelanda.

I wicked sono simpatici, caratteristici, efficienti e spartani:
disegni in tecnicolor sulle fiancate, frasi hippie sul retro, interni trasformabili di giorno salotto di notte lettone, niente wc, niente doccia, cucinino gas camping, borsa frigo e via camminare…
…MAGNIFICO!!!!

straconsigliatissimo!!!!

la FAO e la fame in Africa

La FAO e la Fame in Africa!

L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) nacque nel 1945 in Quebec (Canada) come agenzia delle Nazioni Unite che aiuta a crescere le produzioni agricole dei paesi membri con sostegni tecnici e pratici per migliorare il livello di vita delle popolazioni rurali. In sostanza la FAO combatte la fame nel mondo. La sede dell’organizzazione si trova a Roma. La FAO conta 191 paesi membri. L’iniziativa dell’organizzazione per combattere la fame era giusta, visto la grande crisi alimentare che colpì molte nazioni subito dopo la devastante guerra mondiale. Infatti, molti paesi sviluppati hanno oggi sconfitto la fame nei loro paesi, anche con il grande contribuito di questo organismo. Tuttavia, il problema che si pone è vedere ai giorni nostri, in molti paesi in via di sviluppo, una carenza alimentare. La fame colpisce ancora in maniera cronica più di 800 milioni di persone nel mondo tra cui, la maggior parte in Africa. L’economia agricola africana in realtà non si è veramente avviata. Nel grande continente, il budget accordato al Ministero dell’agricoltura è in molti paesi, il più basso tra tutti i fondi accordati ai vari dipartimenti ministeriali. Un paradosso per un continente che ha bisogno di un’agricoltura forte e moderna per potere avviare il suo processo di sviluppo. Uno delle tante ragioni che spiegano la povertà del contadino africano è il fatto che, i suoi prodotti non sono competitivi sul mercato internazionale come quelli dei suoi colleghi occidentali che beneficiano in molti casi, delle sovvenzioni accordate all’agricoltura dai loro governi.
La FAO, oltre al suo grande ruolo di combattere la fame nel mondo, dovrebbe anche nel suo statuto, indirizzare une vera politica agricola da far seguire ai paesi membri. Purtroppo, l’istituzione da un paio di anni è “malata”. La FAO è un gigantesco organismo che non svolge più concretamente la sua vera funzione. L’agenzia è paralizzata da una burocrazia spaventosa. Nonostante esistano più di 79 uffici regionali sparsi in tutto il mondo, le decisioni vengono sempre adottate nella sede principale di Roma. Inoltre, l’agenzia è minata da un soprannumero di impiegati. La FAO conta più di 3600 funzionari e più della metà sono incredibilmente impiegati solo nella sede centrale di Roma. Funzionari che pesano molto economicamente nel budget dell’organizzazione. Infatti, nell’esercizio di bilancio per il biennio 2008/2009, i paesi membri hanno contribuito per circa 930 milioni di dollari ( a cui vanno aggiunti oltre 800 milioni di donazioni volontare), tutto ciò per un totale di 1miliardo730 milioni di dollari. Solo il 29% e quindi meno di un terzo, cioè 501 milioni e 700 mille dollari vengono impiegati strettamente nell’alimentazione e nell’agricoltura, mentre i due terzi 71% cioè 1 miliardo 228 milioni e 300 mille dollari sono destinati per la gestione. Troppi dicono gli esperti!!! Come mai un’agenzia creata per sostenere i programmi contro la fame in molti paesi si ritrova ad utilizzare più della metà del suo budget solo per il suo funzionamento? I responsabili dell’organizzazione provano a giustificarsi, ribadendo che i fondi vengono utilizzati per i vari servizi: direzione generale, gestione della comunicazione, pagamenti dei funzionari ed altri settori più o meno definiti. In realtà, la FAO non importa più un granché ai paesi ricchi. Loro non hanno più veramente bisogno di questa organizzazione com’è stata in passato. La FAO è alla deriva ed abbandonata a se stessa. Si parla di piani di ristrutturazione, ma concretamente niente viene fatto. Molti dei funzionari che vivono per esempio a Roma, fanno una vita da signori, guadagnano tanto senza fare un bel niente. Ogni paese o dirigente influente dell’agenzia cerca di “parcheggiare” nell’organizzazione un suo connazionale, un parente od un amico! Questo triste meccanismo spiega il perché c’è un numero alto dei funzionari. In più, molti succursali esteri sono inutili e costituiscono solo dei buchi finanziari.
A Sessantaquattro anni dalla sua creazione nel 1945, la FAO si è trasformata in una miniera d’oro per i suoi funzionari, 64 anni di esistenza con programmi improduttivi in Africa. Una politica che ha provocato sempre di più la miseria dei contadini africani che non hanno più nessun speranza di vedere migliorare la loro vita! Contadini che non possono aspettare niente nemmeno dai loro governi corrotti ed inefficaci. Basta vedere le condizioni di misera nelle quali lavorano la maggior parte di essi per una produzione irrisoria ed insignificante! Per esempio, ci vuole circa un mese intero di lavoro con 10 ore al giorno sotto il sole con 40 gradi all’ombra ad un agricoltore africano per zappare solo con la forza delle sue mani un terreno di 1 ettaro (100 metri quadrati) per raccogliere dopo la semina, una magra produzione di 100 chilogrammi di granoturco; mentre il suo collega europeo impiegherebbe per un terreno analogo solo un paio d’ore con il suo trattore per una produzione finale di circa 12 tonnellate (12.000 chilogrammi) di granoturco. Per capirci meglio, occorrono 120 anni ad un agricoltore africano per produrre su un terreno di 1 ettaro, quello che produrrebbe in un anno il suo collega occidentale. Francamente questa si chiama miseria, sofferenza e povertà. Nel suo libro intitolato: l’Africa est mal Partie (l’Africa è partita male), l’Agronomo francese, Rene Dumont sottolinea che ci vogliono 35 anni di lavoro ad un contadino africano per guadagnare l’equivalente di solo un mese di stipendio percepito da un parlamentare africano!!! Le uniche colture attivate con tecniche moderne sono quelle destinate nella maggior parte dei casi all’esportazione: ananas, banane, avocado, cacao, cafè ecc. Vengono coltivate in molti casi, da grandi gruppi agro alimentari occidentali.
La FAO e i governi africani hanno fallito nelle loro politiche agricole. In alcuni paesi africani come per esempio in Sudan, Somalia, Eritrea, Zimbabwe, Etiopia, Ciad, Uganda, i governi locali debbono sempre aspettare gli aiuti alimentari provenienti dai paesi ricchi per sfamare le loro popolazioni. Che vergogna a 50 anni dall’indipendenza di molti paesi africani!!! Fortunatamente la guerra alla fame nel continente africano è combattuta oggi dalle ONG locali che collaborano con quelle straniere presenti nel territorio. Entrambe si adoperano ad insegnare agli agricoltori, le tecniche più evolute di coltivazione. Speriamo soltanto che le politiche corrotte ed incompetenti di molti paesi africani non ostacolino queste belle iniziative.
Forse ho sbagliato nella mia analisi? Ditemi voi!

Copiright @ jivis Tegno
Su Facebook: Mi Piace l’Africa ( secondo gruppo )

tasso di motorizzazione: italia record europeo

Pare che l’Italia sia la nazione europea con il maggior numero di autoveicoli (rapportato alla popolazione) d’Europa…
ecco il link all’articolo relativo…

Germania e Spagna leader europei nell’energia eolica

L’energia eolica ha battuto un nuovo record di produzione in Spagna: la potenza complessiva prodotta dal vento ha infatti superato quella prodotta da tutte e sei le centrali nucleari spagnole.
La Spagna è il secondo paese al mondo – dopo la Germania – per produzione di energia eolica ed al suo interno c’è una regione, la Navarra, dotata di caratteristiche peculiari: la regione di Pamplona vanta infatti una produzione da solare/eolico che copre il 70% del suo fabbisogno energetico; inoltre, sempre in quest’area, contano di arrivare al 100% di energia rinnovabile entro il 2010. La chiave di questo successo è sicuramente una lungimirante pianificazione, considerando che in Navarra hanno puntato su eolico e solare fin dalla fine degli anni ’80 ed oggi ci sono ben 1100 mulini oltre a numerosi pannelli fotovoltaici sparsi sui tetti delle case private.
Il record citato in precedenza è stato segnato alle 17:40 del 19 marzo scorso quando – grazie ai forti venti, tipici di questo periodo nella penisola iberica – i parchi eolici avevano prodotto 8375 MW contro i 7742,32 MW provenienti dal nucleare. L’energia eolica è così brevemente diventata la fonte energetica numero uno del paese della paella e dei tori, coprendo 27% del fabbisogno energetico nazionale (circa 31000 MW), come indicato dalla Red Eléctrica de España. Il record precedente risaliva all’otto dicembre scorso ed era di 8136 MW.

(fonte tesionline.it)

La Germania è il paese in Europa che fa il più largo uso di energia eolica. Attualmente siamo su una capacità energetica pari a quasi 17 GigaWatt (2005) e le previsioni sono di 54 GigaWatt per il 2030 che coprirebbero più del 30% del fabbisogno energetico di tipo elettrico della Germania.

Occorre ricordare che le fonti rinnovabili sono per lo più intermittenti e che un sistema elettrico nazionale ne sopporta una quota modesta intorno al 10-20%. L’eolico è la fonte rinnovabile attualmente più matura e più economica con costo per KiloWatt dell’impianto intorno ai 1000 euro e in continua diminuzione.

(fonte kensan.it)

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