by Sartori Giovanni (considerato il più grande politologo italiano ed uno dei massimi esperti di politologia a livello internazionale):

LE MALATTIE DELLA SCUOLA

Arrivò il ‘ 68 e da allora vige e impera la demagogia scolastica. Della quale sono finalmente venuti al pettine i nodi.

I fattori distorsivi specifici del cattivo riformismo della scuola sono tre.

Il primo è stato, appunto, il Sessantottismo, che è stato esiziale perché ha predicato l’ ignoranza del passato, così recidendo quella trasmissione del sapere che dovrebbe essere la prima missione dell’ educatore; ed esiziale perché, cavalcando la tigre dell’ antielitismo, ha distrutto il principio del merito producendo la «società del demerito» che premia i peggiori e gli incapaci a danno dei competenti e dei migliori.

Il secondo fattore distorsivo è stato il progressivismo pedagogico (largamente di ispirazione psicoanalitica), che ha infestato tutta la disciplina, ma che ha avuto il suo più dannoso rappresentante nel celebre dottor Benjamin Spock, il guru che ha convertito al permissivismo tutte le madri dell’ Occidente con la dottrina che il bambino non doveva essere frustrato da punizioni. E’ vero che poi Spock ha rinnegato, da ultimo, la sua dottrina; ma era troppo tardi. In passato i genitori erano dalla parte dei maestri; ora li assaltano nel chiedere la promozione ad ogni costo dei loro poveri figli. Prima la scuola media si reggeva sull’ alleanza genitori-maestri. Ora i maestri che resistono all’ andazzo «mammistico» sono lasciati soli e sono vilipesi come «repressivi».

C’ è infine un fattore distorsivo che sfugge ai più: la teoria della società post-industriale come «società dei servizi» fondata sul sapere, o quantomeno su alti livelli di istruzione. D’ accordo; ma il post-industriale non doveva e non poteva sostituire l’ industriale, vale a dire il nocciolo duro della produzione della ricchezza. Senza contare che la società dei servizi si trasforma facilmente in una società parassitaria di «piena occupazione» fasulla (tale anche perché gli economisti misurano bene la produttività industriale, ma assai meno bene la produttività di un universo burocratico). Il punto è, comunque, che è proprio l’ idea della società dei servizi nella quale nessuno si sporca le mani che alimenta la insensata corsa universale al «pezzo di carta» del titolo universitario. Se ogni tanto ci fermassimo a pensare, ci dovremmo chiedere: ma perché tutti devono andare all’ Università? C’ è chi proprio non è tagliato per studi superiori (che difatti si sono «abbassati» per accoglierlo). Nemmeno è vero, poi, che il lavoro «terziario» dia più felicità. Anzi. Più si moltiplicano gli attestati cartacei che creano alte aspettative, e più creiamo legioni di scontenti senza lavoro, o costretti a un lavoro che considerano indegno del loro rango. Fin qui gli antefatti che hanno prodotto la crisi e le malattie della scuola italiana.