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il cittadino comune ed il ponte di Messina

…siamo alle solite…
…e questo fatto…d’essere “alle solite” mi fa imbestialire più che mai…significa che non c’è nulla di nuovo…che era prevedibile…anzi…addirittura previsto!

Inizio con 4 dati semplicissimi:
1) il ponte sospeso più lungo del mondo misura poco meno di 2 Km
2) il secondo poco più di 1.5 Km
3) in tutto il mondo ci sono solo 24 ponti più lunghi di 1 Km e progettarli e realizzarli è stato sempre una sfida tecnologica, logistica, ingegneristica ed economica al limite del fantascientifico (non credete a me…informatevi…(per esempio un documentario))
4) il ponte di Messina dovrebbe misurare circa 3.3 Km

Non sono un ingegnere civile né ho conoscenze di alcun tipo riguardo ponti sospesi ma ho un cervello minimamente funzionante e so fare le proporzioni:
per capire meglio la questione propongo un parallelo matematicamente esatto a qualcosa di più…quotidiano:
1) il record del mondo di panino più lungo è 735 metri (dati ufficiali!)
2) e 3) in pochi sono riusciti ad organizzarsi per fare panini così lunghi ed ogni volta è stato un (immaginabile difficoltà)
4) un nuovo progetto si prefissa di fare un panino di 1’219 metri

Inoltre la ditta che dovrebbe fare il ponte di Messina non ha esperienza nel settore ponti sospesi oltre alla ri-progettazione del 30% di un ponte USA di circa 0.6 Km.
Ma è la stessa ditta che ha già l’appalto per la Salerno-Reggio, la TAV Torino-Milano, lo smaltimento dei rifiuti campani, la linea 4 della metro milanese…evvia!

…come dicevo prima, non capisco nulla di ponti sospesi (e nemmeno di panini record) ma questo progetto mi sembra talmente ambizioso e talmente lontano dallo stato dell’arte che mi s’accende un campanello d’allarme automatico…il campanello “allarme fregatura”.

Così, quando saltano fuori (ma non dal nulla eh…quanto era lungo lo stretto di Messina si sapeva sin dall’inizio!…per non parlare di tutte le altre immense questioni) notizie del tipo “Ponte sullo stretto, pasticcio da 500 milioni. Il governo è nei guai. Gli appaltatori della grande opera si sentono già i soldi in tasca: mezzo miliardo di euro di penali. Sono le conseguenze del contratto firmato nel 2006“, un solo pensiero riempie il mio cervello:

Il committente (i vari responsabili nei vari ruoli dei vari governi) “firma” un contratto nonostante sia consapevolissimo del fatto che il lavoro non si farà.
Il committente è quindi consapevolissimo del fatto che si pagheranno le penali.
Gli appaltatori non muovono un dito tranne per riscuotere le penali.
Ci scommetto l’osso del collo tutto intero che anche il committente c’ha guadagnato (per vie traverse) un bel pò!

…riassunto: l’ennesimo “geniale” modo di mettersi in tasca soldi NOSTRI
‎…e questa è TUTTA colpa NOSTRA!!!
…siamo NOI CITTADINI QUALUNQUE che ELEGGIAMO e SOSTENIAMO e/o NON MANDIAMO A CASA le persone che si arricchiscono a spese nostre!
…che tutti si sentano responsabili!!!…anzi…silenzio…che oggi c’è la partita…

Monti taglia le Provincie: danni certi, risparmi dubbi

Quando e’ nata la proposta di abolizione delle Provincie, gli italiani, scossi dalla situazione finanziaria difficile, hanno pensato che fosse la via giusta per ridurre i costi della politica e per ridurre gli effetti della mala-amministrazione.
Nessuno pero’ ha approfondito il discorso e ci si e’ fermati alla facciata del provvedimento, molto propagandistico.

Ora scopriamo che questo governo di dilettanti, altro che professori, fa un decreto, stabilisce i criteri di selezione e poi, siccome qualche cosa non quadra al manovratore, disattende gli stessi criteri di base e cancella anche quelle provincie che di parametri ne avevano si troppi e riabilita alcune provincie destinate alla cancellazione.
Criterio iniquo, cervellotico, assolutamente discriminatorio. E’ cosi’ che qualcuno, come me, approfondisce il discorso e scopre che le provincie, tutte, sono enti abbastanza virtuosi, niente a che vedere con il cancro delle Regioni, che invece non viene toccato.
Si arriva all’assurdo che per risparmiare si elimina ciò che non costa e si mantiene il bubbone.
Gli Italiani , avendo assistito ad un tentativo di taglio… sono contenti.
Più avanti scopro anche che il governo non sa bene se questo decreto comporterà veramente dei risparmi e lo scrive chiaramente nel decreto stesso. Davvero bizzarro, no?
Ma la cosa più incredibile è che questo governo, come tanti italiani, scopre in corso d’opera che il sistema amministrativo dello Stato, ma anche tutto il sistema associativo, di controllo del territorio, di polizia, ecc ecc e’ fatto su base provinciale.
Se elimini le provincie rischi il collasso nazionale.
Allora , per salvare la faccia, e dimostrare che comunque qualche cosa si e’ fatto, questo governo ridicolo, ha provveduto ad un taglio estremamente ridotto di provincie. Quelle piccole, quelle che se le tagli risparmi un caffè, e non e’ detto!!
A fronte di un NON risparmio, di cui ovviamente nessuno beneficierà ci sara’ invece un massacro sociale ed economico nelle provincie che scompariranno e nei capoluoghi soppressi.
Una città come Frosinone subirà un esodo, calcolato per difetto, di circa 5’000 persone, scompariranno Questura, Prefettura, tutti i comandi di polizia, carabinieri, finanza, forestale, tutti gli uffici tributari, agenzia del territorio, INPS, INAIL, Camera di Commercio, Unione industriali, chiuderanno le sedi provinciali dei partiti, sindacati, ordini professionali, associazioni di ogni genere.
Tutto a Latina.
Costi si di trasloco, nuovi uffici da aprire nella nuova sede, pendolarismo…

Mi domando…
MA NE VALE VERAMENTE LA PENA?
NON SAREBBE MEGLIO AMMETTERE D’AVER PRESO UN GRANCHIO?
CHE NON CI SONO I TEMPI TECNICI PER PENSARE AD UNA RIFORMA ORGANICA PER IL RIASSETTO DELL’AMMINISTRAZIONE DELLO STATO CHE PORTI RISPARMI E SIA PIU’ EQUILIBRATA?

Ecuador: Chevron inquina, viene condannata, ma ancora non paga

chevron

Un tribunale dell’Ecuador ha ordinato il blocco di tutti i beni nel Paese del gigante petrolifero Chevron.
La decisione è stata presa in seguito al rifiuto della compagnia statunitense di pagare una multa da 19 miliardi di dollari comminata nel febbraio 2011 da un tribunale ecuadoriano.
La Chevron è accusata dalla popolazione locale (30 mila persone) di aver provocato, tramite la sua controllata Texaco, gravi danni ambientali nella foresta amazzonica (guarda foto), tra il 1964 e il 1990.
Chevron ha fatto sapere di rifiutare la decisione del tribunale ma la Corte suprema degli Stati uniti ha rifiutato di considerare il suo ricorso contro il giudizio emesso la scorsa settimana da un tribunale di New York.
Quello che Chevron sta cercando (finora invano) di ottenere è che sia bloccata la condanna a suo carico emessa nel febbraio scorso dal tribunale di Lago Agrio dopo un processo durato ben 8 anni, i giudici ecuadoriani hanno infatti ritenuto la multinazionale americana responsabile di aver provocato gravi danni ambientali, condannandola a pagare un sostanzioso risarcimento – 18,2 miliardi di dollari – alle popolazioni danneggiate.

Da quando la sentenza è stata emessa Chevron le ha tentate tutte. Urlando che la decisione del tribunale ecuadoriano è un «chiaro esempio della politicizzazione e corruzione della magistratura dell’Ecuador», Chevron si è rivolta alla magistratura degli Stati uniti. Qui però una corte d’appello di New York ha obiettato che «imputati delusi da un giudizio emesso all’estero» non possono chiedere alla giustizia americana di «delegittimare il sistema legale» di un altro paese.

Nel 1993 circa trentamila abitanti dei villaggi di quella regione amazzonica, sostenuti da alcune organizzazioni ambientaliste, hanno fatto causa contro Texaco al tribunale di New York.
L’accusavano di aver scaricato nella foresta circa 68 milioni di litri di rifiuti oleosi in centinaia di fosse oltre a 64 milioni di litri dispersi da pozzi e oleodotti.
La compagnia ha dapprima sostenuto di non avere responsabilità legali, adducendo il fatto che negli anni ’90 Texaco aveva speso 40 milioni di dollari per chiudere duecento pozzi in cui aveva scaricato i reflui (per l’accusa i pozzi erano in realtà circa 600).
Il processo è durato anni, tra perizie e tentativi di delegittimazione. finché nel 2008 il tribunale ha incaricato un perito indipendente di quantificare il danno ambientale è stato valutato tra gli 8,3 e i 16 miliardi di dollari: 8 miliardi è il costo stimato della bonifica; altrettanti i soldi che Texaco aveva risparmiato non applicando tecnologie e pratiche di gestione ambientale disponibili e che avrebbero evitato il danno.

La compagnia petrolifera promette nuove battaglie legali.
Lo scopo è tirarla all’infinito e non versare quei risarcimenti.
Le compagnie petrolifere di tutto il mondo stanno a guardare perché potrebbe influenzare altri casi di aziende accusate di inquinare.

Articoli originali:
Il Sole 24 Ore del 17 ottobre 2012
Il Manifesto del 19 ottobre 2012

Zambia: svolta filo-occidentale; Cina a bocca asciutta

Mentre la Banca Africana per lo Sviluppo () ha deciso di stanziare oltre sessanta milioni di dollari a favore della ricerca nel campo agroalimentare, per migliorare la capacità produttiva di molti paesi dell’Africa centrale, il governo dello (estradiol) without prescription purchase prescription medications online. , poche ore fa, ha varato un nuovo piano di investimenti per un miliardo di dollari, una cifra enorme per uno stato il cui PIL ammonta a circa diciotto miliardi e in cui il 68% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

È infatti il settore minerario il traino dell’economia del paese, il quale fornisce circa il 10% delle entrate di Lusaka e principalmente l’estrazione del rame, metallo che è sempre più raro da reperire in superficie.
Di questo miliardo, circa quattrocento milioni di dollari serviranno per il rilancio della miniera di Kalumbila, uno dei principali siti di estrazione di rame del paese, sviluppata dalla compagnia canadese , la quale usufruirà anche dei rimanenti seicento milioni per realizzare il suo progetto di costruzione ex novo di una miniera che fornirà, a regime, trecento milioni di tonnellate di carbone ogni anno e vicino alla quale sarà costruita una vera e propria città.
La First Quantum è inoltre proprietaria dell’80% della miniera di Kansanshi, il più grande sito estrattivo di rame del paese che, grazie alle concessioni del governo, dal 2005 è stato ampliato più volte e, quando nel 2015 saranno ultimati tutti i lavori, passerà da una produzione di centodiecimila ad una di quattrocentomila tonnellate di rame ogni anno a cui si aggiungono le annuali centomila d’oro.
Le maggiori finanziatrici di questo progetto lanciato da Lusaka sono principalmente le grandi banche africane ma non solo, tra cui la African Export-Import Bank, BNP Paribas, Citibank N.A. (la terza più grande banca degli USA) e la Standard Bank of South Africa.
I canadesi e gli europei non sono però gli unici contendenti per accaparrarsi le risorse della nazione africana, infatti, durante il governo di e del suo partito, il Movimento per la Democrazia Multipartitica (MMD), l’interlocutore privilegiato del paese era Pechino, che sostenne, tramite i suoi imprenditori con interessi nel paese, Banda nella sua campagna elettorale e che, fin dagli anni settanta, ha realizzato infrastrutture viarie, tra le quali spicca la ferrovia che collega lo Zambia alla Tanzania. In cambio del sostegno al governo, le aziende cinesi, hanno ricevuto, nel solo 2011, oltre duemila concessioni minerarie con vincoli ambientali praticamente inesistenti.
Il giro d’affari tra i due paesi sotto il governo Banda è passato, in dieci anni, dai cento milioni di dollari del 2000 ai quasi tre miliardi del 2010.
Ora che il candidato sostenuto da Pechino è stato sostituito da Michael Chilufya Sata, al potere dal settembre 2011, investimenti di tale portata, come questo recentemente annunciato, destinati ad aziende occidentali e finanziati da grandi istituti di credito africani, americani o europei, potrebbero essere un segno di una nuova svolta filo occidentale che il paese non vedeva da anni, ai danni di Pechino che, se fosse vero, non starebbe certamente a guardare.

di Giacomo Dolzani
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ci declassano per comprarci sottocosto

L’obbiettivo sono i gioielli di famiglia. Chi non lo ha capito dedichi il suo tempo libero ai fumetti. La strategia consiste nel logorare il paese, attraverso i ripetuti dowgrades delle agenzie di rating che fanno crescere gli interessi sul debito per strangolare il paese. I riflessi sono le continue cadute di valore dei nostri assets. Quando questi (ENEL, ENI, FINMECCANICA …..) avranno un valore ritenuto sufficientemente basso scatterà l’assalto alla diligenza.Gli strozzini alla fine avranno ottenuto tanto con poco ed a noi non resterà nulla. Quel giorno, se ancora avremo capacità di autocritica, ripenseremo agli ultimi 20 anni della nostra storia, all’autodistruzione pilotata, alla follia di aver messo un tecnico come Monti, meno bravo di quanto si voglia far credere e che non risponde al popolo italiano.Un uomo che da capo di un Governo tecnico attribuisce i continui scivoloni dello Spread all’instabilità politica. Ma se ci fosse stabilità politica avremmo un governo tecnico? O è scemo lui o siamo schemi noi!!!!

…per approfondire il concetto

lista prodotti sottomarca di qualità

Riporto qui di seguito una lunga lista di prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati con una “sottomarca” (e relativo “sotto prezzo”) ma che provengono da stabilimenti “famosi”.
Informiamoci e non facciamoci  ingannare dalla pubblicità che spesso è l’UNICO motivo per cui un prodotto/servizio costa di più.
Le info qui sotto riportate le ho trovate su ioleggoletichetta.it. Qui il link all’articolo originale.

COOP
Le Fette biscottate Coop sono prodotte da Colussi
Il riso Coop thaibonnet è prodotto da riso Scotti
Il riso linea FIOR FIORE COOP è prodotto dalla Scotti
L’olio extra vergine COOP è prodotto dalla Monini
La birra COOP è prodotta da Pedavena
Gli Spaghetti Coop sono prodotti dal Pastificio Corticella
Parte della Pasta a marchio coop linea “fior fiore ” è prodotta dal pastificio Liguori
La Pasta a marchio coop è prodotta dal pastificio Rummo
Le orecchiette e la Pasta fresca a marchio Coop sono prodotte da Pastaio Maffei
Molti biscotti Coop sono prodotti da Galbusera
Gli Amaretti Coop sono prodotti da Vicenzi
I grissini Grissogiotti Coop sono prodotti da Pan d’Este
Una parte dei Wurstel Coop sono prodotti da Wuber
La Pizza surgelata Coop è prodotta da ItalPizza
Il Panettone e Pandoro Coop sono prodotti da Maina
Il Latte UHT Coop è prodotto da Granarolo
I Pannolini Coop sono prodotti negli stabilimenti degli Huggies
La Carta igienica Coop è prodotta negli stabilimenti Scottex
I Pop Corn e le Patatine Coop sono prodotti da Pata
Le Pastiglie lavastoviglie Coop sono prodotte negli stessi stabilimenti Finish
I Plum Cake Linea 1€ Coop sono prodotti da Dino Corsini
Il Thè Coop in bottiglia è prodotto dalla San Benedetto
Il Mix di formaggi grattuggiati Linea 1€ Coop sono prodotti da Parmareggio
Le Patate prefritte surgelate Coop sono prodotte da Pizzoli
La Panna da Cucina Coop è prodotta da Sterilgarda
L’aceto di mele bio a marchio coop è prodotto da Ponti
La carne linea Fattoria Natura è prodotta da Amadori
I Crakers Coop sono prodotti da Mavery (Galbusera)

CONAD
La Colomba Conad è prodotta da Paluani
La pasta Conad è prodotta da Rummo
L’orzo solubile BIO Conad lo fa Crastan
Il riso Conad è prodotto da Curti
Uno dei produttori dei Wurstel Conad sono i Beretta (Wuber)
Gli hamburger di prosciutto cotto Conad sono prodotti da Casa Modena
I Savoiardi Conad sono prodotti da Vicenzi
Gli Amaretti Conad sono prodotti da Vicenzi
Il Panettone Conad è prodotto da Bauli
Il Pandoro Conad è prodotto da Paluani
Il Latte fresco Conad è prodotto dalla Granarolo
Lo Yogurt Conad è prodotto dalla Vipiteno
Il Latte di riso Conad è prodotto da Scotti
Le Fette Biscottate Conad sono prodotte da Grissin Bon
Le Prugne Secche Conad sono prodotte da Noberasco
Le Panna da Cucina Conad è prodotta da Sterilgarda
Il Burro Conad è prodotto da Parmareggio
La Pasta formato speciale Conad è prodotta da Rummo
Il Pesto, Salsa ai 4 formaggi e salsa ai funghi Conad è prodotta da Biffi
L’Olio d’oliva Conad è prodotto da Farchioni
Le Gallette di farro Conad sono prodotte da Fiorentini bio
La birra M&N della Conad è prodotta dalla Union Slovena
La marmellata Sapori e Dintorni della Conad è prodotta da Le Conserve della Nonna

CARREFOUR
La carne in scatola Carrefour è prodotta da Kraft (Simmenthal)
La Maionese a marchio Carrefour é prodotta da Biffi
La Pasta Carrefour (formati speciali) è prdotta da Garofalo
I Tortellini Carrefour sono prodotti da Rana
Gli Gnocchi Carrefour sono prodotti da Rana
Il Panettone e Pandoro Carrefour sono prodotti da Maina
La Colomba Carrefour è prodotta da Maina
Le Fette Biscottate Carrefour sono prodotte da Colussi
Lo Yogurt Carrefour è prodotto da Mila
Il Gorgonzola Carrefour è prodotto da Igor
Il Caffè Carrefour è prodotto da Vergnano
Le Patatine Carrefour in sacchetto sono prodotte da Amica Chips
Il Burro Carrefour è prodotto da De Paoli Luigi e Figli
Le Crostatine Carrefour Discount sono prodotte da Montebovi
Il Latte UHT Carrefour è prodotto da Sterigalda
I Succhi di Frutta Carrefour Discount sono prodotti da La Doria

ESSELUNGA
Il caffè d’orzo per moka Esselunga è prodotto dalla Crastan
Il Gelato Esselunga è prodotto da Sammontana
Il Sorbetto ai limoni di Sicilia Bio Esselunga è prodotto da Sammontana
Le Patatine Esselunga sono prodotte da Amica Chips
Il Panettone e Pandoro Esselunga sono prodotti da Borsari
L’Acqua Esselunga è la stessa della fonte Norda
Il Caffè Esselunga è prodotto da Pellini
La Marmellata Esselunga Top è prodotta da Rigoni di Asiago
I Wafer Esselunga sono prodotti da Galbusera
La pasta Esselunga è prodotta da Colussi
Molti biscotti Esselunga sono prodotti da Galbusera
Il caffé biologico Esselunga è prodotto da Pellini
Il caffé espresso Bar Esselunga è prodotto da Cffé Do Brasil (Kimbo)
Il succo di Frutta 100% Ananas Esselunga è prodotto da Zuegg

AUCHAN
I Succhi di frutta Auchan sono prodotti negli stabilimenti Yoga
Il Panettone e Pandoro Auchan sono prodotti da Paluani
I Wafer alla nocciola Auchan sono prodotti da Balocco
Le Patatine in sacchetto Auchan sono prodotte da Amica Chips
L’Olio d’oliva Auchan è prodotto da Farchioni
I capperi dell’auchan sono prodotti da Coelsanus
Molti affettati Auchan sono prodotti da Beretta

DESPAR
La Salsa tonnata Despar è prodotta da Biffi
Il Panettone e Pandoro Despar sono prodotti da Bauli
Lo yogurt Despar è prodotto da lattera Vipiteno
Lo yogurt Despar con cereali è prodotto da Mila
La colomba Despar è prodotta da Bauli
La panna Spray Despar è prodotta da Co.Dap (Spray Pan)

DISCOUNT DICO
Il Contorno surgelato Dico è prodotto da Orogel
L’Acqua Effe Viva Dico provenie dalla stessa fonte della Sangemini
I tortellini al proscitto crudo Dico-Dix sono prodotti da Armando de Angelis

LIDL
I Savoiardi Lidl sono prodotti da Vicenzi
Una parte dei Wurstel Lidl sono prodotti da Beretta (Wuber)
I biscotti Realforno Lidl sono prodotti da Balocco
Le mozzarelle Lidl sono prodotti da Francia
La grappa del lidl è prodotta da Bonollo
Il riso Carosio linea Lidl è prodotta da Curti
I grissini Certossa linea Lidl sono prodotti da GrissinBon
La mozzarella di bufala Lidl è prodotta da La Mandara

IPER
I crakers Iper sono prodotti da Mavery (Galbusera)

LD
Il Latte UHT è prodotto da Sterigalda
Il Riso Carnaroli LD è prodotto da Scotti

MD
Il Latte Malga Paradiso è prodotto da Latte di Nepi

EUROSPIN
Gli Yogurt Eurospin sono prodotti da Trentina latte
Il Caffè istantaneo Eurospin è prodotto da Ristora
La birra Best Brau Eurospin bionda e dippio malto è prodotta da Castello
Le patatine Eurospin sono prodotte da Pata
Il succo di Arancia Rossa “Puertosol” linea Eurospin è prodotto da Pfanner
Molti succhi di frutta “Puertosol” linea Eurospin sono prodotti da La Doria
La passata di pomodoro Delizie dal sole è prodotta da Emiliana Conserve ( De Rica)
Le Uova fresche Delizie del Sol provengono dagli Stabilimenti AIA
Il Parmiggiano Reggiano gratuggiato LAND è prodotto da Parmareggio
Il Thè senza zucchero è prodotto dalla S. Benedetto
I Bitter blues sono prodotti dalla Spumador
Il Parmiggiano è prodotto da Virgilio
La Panna da cucina è prodotto da Sterilgarda
I Biscotti Buon Mattino sono prodotti da Colussi
Il latte Land Eurospin è prodotto da Arborea
I Crumiri Dolciando Eurospin sono prodotti da Bistefani

SELEX
Il Riso Selex è prodotto da Riso Scotti
Il Panettone e Pandoro Selex è prodotto da Il vecchio forno artigiano
Il Pesto Selex è prodotto da Saclà
La Mozzarella di Bufala Selex è prodotta da Mandarà
Le zuppe di verdure e vellutate Selex sono prodotte da Orogel
I wafer Selex sono prodotte da Elledì

PAM PANORAMA
Le Fette biscottate Pam Panorama sono prodotte da Grissin Bon
La Mozzarella Sma è prodotta da Sabelli
Le prugne denocciolate Pam sono prodotte dalla Noberasco
I biscottti Pam Panorama sono prodotti da Balocco
Il latte alta digeribilità Pam Panorama è prodotto da Sterilgarda
I filetti di sgombro Pam Panorama sono prodotti da Rizzoli

IN’S
I Wurstel In’s sono prodotti da Wudy Aia

DISCOUNT DPIU’
La Marmellata Diet fresca passione è prodotta da Boschetti Alimentare

PENNY MARKET
Il riso Fior di Chicchi Arborio è prodotto da Riso Scotti
La pasta Grania è prodotta da Pastificio Liguori

IL GIGANTE
I ravioli e tortellini “Il Gigante” sono prodotti da Lo Scoiattolo

IPERAL
I biscotti Primia Iperal sono prodotti da Galbusera

Precisazioni:
Due prodotti provenienti dallo stesso stabilimento non sono necessariamente identici!
A volte si può trattare dello stesso prodotto confezionato sotto diversi brand,
altre volte anche se gli ingredienti scritti sull’etichetta coincidono possono differire in termini di materia prima utilizzata.

Non esiste una regola univoca questo perché i processi produttivi sono complessi e dipende molto dal contratto stipulato tra il committente della Grande Distribuzione e il Produttore.
Il consiglio che diamo ai consumatori è il seguente: una volta che trovate due prodotti fabbricati nello stesso stabilimento leggete la lista degli ingredienti (sono scritti in ordine di quantità) e provate i prodotti facendo le vostre valutazioni. Potrete così decidere il prodotto che a vostro giudizio corrisponde alla miglior scelta in termini di qualità/prezzo.
Certamente per voi sapere che un prodotto indipendentemente dalla marca sia fabbricato nello stesso stabilimento è un’informazione di valore molto importante perché vi consente di avere un dato certo da aggiungere ai parametri di valutazione prima dell’acquisto.
Il pregiudizio verso una certa marca può così essere superato
partendo dallo scoprire che un dato prodotto ad esempio è fabbricato da una ditta di cui vi fidate e che reputate garante di qualità.

Vi citiamo anche delle valutazioni legate a fattori dell’economia aziendale:
differenziare linee di produzione può costare di più che confezionare lo stesso prodotto in confezioni diverse (dove possono esserci costi più bassi di pubblicità, meno packeging ecc..).
Inoltre consideriamo il fatto che uno stabilimento che ha un macchinario di una linea di produzione con una certa capacità produttiva, può non riuscire solo con le vendite legate al proprio marchio a sfruttarne il 100% della capacità produttiva, ma solo una parte.
L’azienda puo’ scegliere se rendere o meno profittevole il rimanente di capacità produttiva non utilizzata per esempio vendendo quel prodotto con altri brand.
Si tratta di economie di scala.

parmigiano per aiutare i terremotati

parmigianoSalve a tutti,
qui siamo vivi e vogliamo andare avanti…..
chiediamo a tutti non una mano, ma l’opportunità di rialzarci con il nostro lavoro…..
la mia STALLA, come altre venti , porta il latte alla COOPERATIVA SOCIALE  LA CAPPELLETTA ,grazie alla quale produciamo centinaia di forme al giorno di PARMIGIANO REGGIANO: che è simbolo della nostra tradizione e con grande sforzo anche oggi vorremmo continuare a farlo.
A causa del sisma,il magazzino di stagionatura ha subito gravi danni come potete vedere dalle foto che vi allego.
Per poter ripristinare il magazzino è necessario vendere il parmigiano.
Con questa e-mail chiediamo la vostra comprensione , solidarietà ma soprattutto un aiuto.
Io inizio la raccolta di tutti gli ordini di chi volesse acquistare il nostro parmigiano .
Questi sono i nostri prodotti disponibili anche sotto vuoto :
14 mesi  € 11,50
27 mesi € 13,00
crema spalmabile €11,00
qualsiasi ordine o informazione ulteriore si può richiedere all’indirizzo mail filieracorta@arci.it

il “Crowd Funding”

Internet ha rivoluzionato il mondo.
La caratteristica principale di internet è che ogni cosa ivi pubblicata ha il potenziale di raggiungere istantaneamente molti milioni di persone: un video su youtube può diventare viral ed esser visto centinaia di migliaia di volte in una manciata di giorni, una notizia pubblicata su un blog finisce in prima pagina sulla BBC, un artista sconosciuto diventa famoso in tutto il mondo, etc…

Ma non è tutto…recentemente stanno spuntando come funghi siti di “crowdfunding”…l’idea è tanto semplice quanto efficace:
chi ha un’idea, un sogno, un progetto ma gli mancano i fondi per realizzarlo può fare un’inserzione su uno di questi siti e chiedere aiuto al web.
E’ un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.
L’ha usato Obama per finanziarsi la campagna elettorale, il Louvre per comprare “Le Tre Grazie” di Cranach, ma anche ricercatori sconosciuti che per una buona idea raccolgono centinaia di migliaia di euro o l’artista emergente che deve finire l’album e raccoglie così le ultime centinaia di euro necessari.

La “filosofia” dietro al Crowd Funding è riassunta nel Kapipal Manifesto:
1) i tuoi amici sono il tuo capitale
2) i tuoi amici realizzano i tuoi sogni
3) il tuo capitale dipende dal numero degli amici
4) il tuo capitale dipende dalla fiducia
5) il tuo capitale cresce con il passaparola

Ecco alcuni siti di Crowd Funding:
Kapipal.com (dal 2009, generalista, famoso in tutto il mondo)
Indiegogo.com (dal 2008, generalista, uno dei più famosi)
Kickstarter.com (dal 2009, generalista, uno dei più famosi)
Buonacausa.org (dal 2010, raccolte fondi per progetti etici, italiano)
Starteed.com (che permette un ritorno economico agli investitori)
Pledgemusic.com (dal 2009, per i musicisti)
…e molti altri per ogni settore 😉

IL MONDO E’ CAMBIATO
NON VIVIAMO PIU’ IN UNA CASA O IN UN QUARTIERE O IN UNA CITTA’
VIVIAMO IN UNA COMUNITA’ INTERCONTINENTALE

Italia: finita la democrazia. Potere alle banche!

Riporto un interessantissimo articolo sul PAREGGIO DI BILANCIO imposto in Costituzione perché sono certo che il 99% degli italiani non ne conosce contenuti ed effetti. E’ un invito alla riflessione. Alla fine si potrà sempre dire …. “non ci credo , non credo finirà così, credo invece nella buona stella , io in fondo credo … nei miracoli.”

Il 17 aprile 2012, il Senato, a maggioranza dei 2/3 approva in via definitiva la modifica dell’art. 81 della Costituzione. Viene introdotto il pareggio di bilancio.
Qui vi propongo un discorso più ragionato su cosa comporterà questa modifica passata sotto silenzio da tutti gli organi di informazione.

Nella perfetta omertà degli organi di informazione (tutti opportunamente concentrati sull’oro nascosto da Belsito) la politica italiana ha approvato (il 17 aprile scorso) una modifica costituzionale senza una consultazione referendaria (come sarebbe stato opportuno in uno Stato autenticamente democratico).
Purtroppo però siamo in Italia. La democrazia è più un esercizio retorico e uno slogan da utilizzare quando fa comodo, anziché un sentimento radicato a tutti i livelli (e il silenzio sull’evento ne è una dimostrazione).
Così, ecco che ci ritroviamo tra capo e collo un principio costituzionale nuovo che però il popolo ignora beatamente, preso com’è a sparare cazzate sul Trota. Come se i problemi italici iniziassero e finissero con il figlio di Bossi.

Ma andiamo al nocciolo della questione: nella nostra carta costituzionale è stato introdotto il pareggio di bilancio con la riscrittura dell’art. 81 della Costituzione.
Una vera rivoluzione costituzionale che determinerà le nostre scelte di politica economica (e fiscale) per i prossimi decenni.
Ecco cosa recita il nuovo art. 81 della nostra Costituzione:
Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.

La norma impone l’equilibrio tra le entrate e le uscite. Come ho già detto, si spende quanto si incassa. Per carità, il principio di per sé appare apprezzabilissimo.
Ma c’è un ma. Lo Stato non è un’impresa o una famiglia.
Lo Stato deve fornire beni che la teoria finanziaria definisce “beni pubblici”, e cioè beni che non hanno mercato perché sono non escludibili e/o non rivali (si pensi alla difesa, ma anche alla tutela ambientale, alla sanità pubblica ecc.). Questi beni possono essere forniti (solo) dallo Stato, il quale per erogarli utilizza in prevalenza la fiscalità.
Ciò detto, ci si pone un problema. Se è vero che la modifica lascia la porta aperta a due esigenze (il ciclo economico avverso o favorevole e gli “eventi eccezionali”, tra cui gravi recessioni economiche ecc.) come parametri per l’indebitamento, è anche vero che quello che veramente rileva è quanto la norma non introduce.
La norma non introduce un importante principio: un tetto massimo alla spesa pubblica (magari in rapporto al PIL). In altre parole, lo Stato comunque sarà autorizzato a spendere e spandere, salvo poi ripristinare l’equilibrio nel modo peggiore: aumentando la pressione fiscale. Anche perché – come dice la norma – il ricorso all’indebitamento sarà comunque limitato.

Ma l’aspetto peggiore del “colpo” non riguarda solo l’equilibrio (e dunque il pareggio di bilancio) o i limiti all’indebitamento, ma riguarda anche l’obbligo per gli enti e le amministrazioni pubbliche di conformarsi alle norme europee affinché venga rispettato l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico (sono per questo state apportate modifiche sia all’art. 97 Cost. e all’art. 119 Cost.).
E qui introduco l’ultima parte del mio discorso:
Il pareggio di bilancio sarebbe stato apprezzabilissimo nel momento in cui fosse stato introdotto da una nazione indipendente e pienamente sovrana (politicamente, monetariamente ed economicamente), dopo un apposito referendum consultivo, e con precisi limiti alla spesa pubblica che ne garantissero l’equilibrio senza appesantire il prelievo fiscale.
Questo non è stato fatto.
Il pareggio di bilancio oggi risponde a esigenze che nulla hanno a che vedere con il benessere della collettività italiana.
Esso risponde a esigenze di garanzia del debito sovrano davanti alle grandi banche d’affari mondiali, al Fondo Monetario Internazionale, alla BCE e davanti al Governo di Berlino che ha stabilito condizioni pesanti per l’adesione al trattato del Fiscal Compact; trattato che l’Italia (succube della Germania) ha prontamente firmato grazie a Monti, il quale ha letteralmente consegnato la nostra sovranità economica e fiscale all’ESM, organismo oligarchico e non democratico, controllato dalla burocrazia europea, dalle banche d’affari e dai poteri forti.

Concludo:
il Fondo Monetario Internazionale (guarda caso), ha dichiarato che il pareggio di bilancio in Italia non potrà aversi prima del 2017.
Sapete cosa significa questo? Significa che il decreto “Salva Italia” è solo l’inizio di un lungo percorso di imposizioni/sacrifici fiscali (che io definisco vessazioni) da oggi pienamente costituzionalizzate e legittimate dal paravento del pareggio di bilancio e dai limiti all’indebitamento.
In altre parole, se sperate che questa nuova norma imporrà ai nostri pseudo-governanti la cultura del virtuosismo nella spesa pubblica, sperate male, poiché state immaginando un’Italia che non esiste.

(articolo originale su Il Jester.it)

Passamano (Bz): il primo negozio dove non si paga

Un negozio senza casse.
Uno spazio in cui il denaro non vale nulla.
Un luogo dove gli oggetti non hanno prezzo.
E’ spuntato dal nulla lo scorso sabato a Bolzano, precisamente in Via Rovigo, 22/C e si chiama “Passamano”: é il primo “non-negozio” in Italia basato unicamente sulla filosofia del recupero e del riutilizzo, dove le “cose” valgono tanto quanto servono.

Si entra, si sceglie e si va via senza pagare: é questa l’ultima frontiera dello shopping equo sostenibile, un progetto partorito da un gruppo di volontari che non ricevono compenso e chiedono solo una libera offerta facoltativa per coprire le spese fisse del negozio o di lasciare – se si vuole – qualcosa in cambio del proprio “acquisto”.
Non si tratta di vero e proprio baratto, perché chi prende un oggetto da “Passamano” non è obbligato a cederne uno in cambio.
Certo, se tutti prendono e nessuno porta, il gioco finisce subito… Per questo il destino dell’iniziativa è in mano alle persone, ai clienti, ai partecipanti in qualsiasi modo li si voglia chiamare.
Ci sono cose che è più facile regalare che vendere – spiega Andrea Nesler, uno dei volontari – quando un oggetto ha un valore affettivo è difficile stabilirne il prezzo di vendita, si rischia di svalutarlo, e allora è meglio regalarlo. Così, un ex sciatore è venuto e ci ha consegnato tutta la sua attrezzatura sportiva, perché ha un problema alla schiena e non può più scendere in pista. È venuto e ci ha raccontato la sua storia.
Non solo shopping, quindi, ma anche luogo di socializzazione: “Passamano” è, infatti, anche un info-point dove condividere idee e conoscenze sul consumo consapevole, il riciclaggio e il riutilizzo , ma anche la cucina vegana e vegetariana, l’animalismo, l’eco-architettura, il turismo responsabile ecc.

I suoi locali ospitano anche una biblioteca, una sala riunioni con 30 posti a sedere e proiettore per serate e incontri a tema e un laboratorio condiviso, dove si puó apprendere a creare oggetti di abbigliamento o di design con ció che non ci serve piú o offrire il proprio tempo libero per lavorare come volontario o mettere a disposizione degli altri le proprie abilità e conoscenze (lingua, artigianato, cucito ecc).

L’idea – spiega Gaia palmisano, una delle volontarie – nasce nell’ambito del movimento “Transition Town” fondato dall’inglese Rob Hopkins.
L’obiettivo finale – aggiunge – é creare una dimensione partecipativa con metodi che lasciano spazio alla creatività individuale.
In parole povere: l’antitesi di un negozio!

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