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Quanta acqua serve per farsi una doccia?

, per fare una doccia eco sono sufficienti (e “abbondanti”) 10 litri di acqua.
Per fare una doccia tranquilla (senza troppa attenzione all’acqua) bastano 25 litri.
50 litri li usiamo a casa quando cantiamo e ci rilassiamo sotto la doccia riinsaponandoci 2 volte.
75 litri sono veramente uno spreco…se usate 75 litri per farvi la doccia state gravemente sbagliando qualcosa.
Dati certi: anni di esperienza in campeggio con bottiglie e o shower bags.per fare una doccia eco sono sufficienti (e “abbondanti”) 10 lituUna doccia di emergenza si riesce a fare con 6 litri di acqua (= 4 bottiglie da 1.5 litri).
In caso di emergenza con 6 litri (4 bottiglie di acqua) si riece tranquillamente a lavarsi compreso insaponarsi e sciacquarsi accuratamente.
10 litri sono più che sufficienti, senza sprechi ma nemmeno facendo gli ossessivi.
Per fare una doccia tranquilla (senza troppa attenzione all’acqua) 25 litri bastano e avanzano.
40 litri li usiamo a casa quando cantiamo e ci rilassiamo sotto la doccia ri-insaponandoci 2 volte.
60 litri sono veramente uno spreco…se usate 60 (o più) litri per farvi la doccia state gravemente sbagliando qualcosa.
Dati certi: anni di esperienza in campeggio con bottiglie e o shower bags.

comprare italiano per risollevare l’economia nazionale

made in italy

Un paese con struttura industriale basata su piccole e medie imprese vive di mercato interno.
L’export aiuta, ma le piccole aziende non reggono la concorrenza delle grandi multinazionali e quindi sono destinate a settori di nicchia, idee e qualità, che non bastano per risollevare l’economia.
Da noi, invece, accade esattamente il contrario, ci comportiamo come quei paesi che hanno al contrario grandi gruppi industriali e finanziari che rendono solo se proiettati sui grandi scenari mondiali.
La nostra é una realtá diversa, che si perde se messa a confronto con produzioni di massa, di basso costo e scarsa qualitâ. Per rilanciare la nostra economia, viste le rigide regole imposte dalla moneta unica di possibilitâ quasi non ce ne sono.

Una, indicata da qualche illuminato, consiste nella trasferire la fase di finanziamento alle imprese dal privato al pubblico, dalle banche alla Cassa depositi e Prestiti, alla tedesca per fare un esempio, ma questa è una scelta “POLITICA”, una scelta di autonomia, che necessita tra l’altro di un potenziamento della stessa Cassa fino ad una dimensione maggiore di 3-4 volte quella attuale.

C’é anche un altro metodo, interessante ma altrettanto complesso, che un Governo per non infrangere le regole della Concorrenza non puo’ indicare, è semplice come l’uovo di Colombo: l’Autarchia come scelta individuale.
Cominciamo a COMPRARE ITALIANO, SOLO ITALIANO. Almeno per il breve-medio periodo , per il tempo necessario che le nostre imprese si riprendano, e che torni ad esserci lavoro. Anche a costo di ulteriori sacrifici, COMPRIAMO ITALIANO, basta stoffe, attrezzi, elettrodomestici cinesi, basta prodotti della concorrenza europea, basta straniero, almeno per un po’, almeno in parte.

Se possibile COMPRATE ITALIANO.

consumiamo troppa energia

È interessante vedere la Terra come un’enorme astronave che trasporta nello Spazio 7 miliardi di persone. La necessità energetica sull’astronave è in continuo aumento, sia perché cresce il numero dei passeggeri sia perché cresce la richiesta individuale. Questo incremento del fabbisogno costituisce un problema serio, perché l’energia necessaria per sostenere lo stile di vita dei passeggeri viene quasi totalmente ricavata dalle riserve energetiche dell’astronave, che sono in rapido esaurimento. L’astronave non è isolata e riceve continuamente energia dal Sole, una grande risorsa che però i passeggeri non sanno utilizzare sufficientemente. Per di più, sull’astronave si sono differenziate diverse classi di passeggeri: alcuni usano molta più energia di quanta ne sarebbe concessa loro dalle comuni norme etiche di uguaglianza e di rispetto reciproco.

Per migliorare la percezione dei quantitativi energetici richiesti dalle nostre azioni quotidiane e per meglio comprendere quanto queste ultime incidano sui bilanci energetici globali e quale sia la situazione di privilegio concessaci dalla disponibilità di energia a basso costo, si può paragonare l’energia consumata dalle macchine di uso comune con quella sviluppata dal lavoro di un essere umano, utilizzando la metafora degli schiavi energetici suggerita da N.Armaroli e V.Balzani (“La crisi energetica: sfida e opportunità”, pubblicato in La Chimica e l’Industria 7, 2006). Un uomo in buona salute può generare una potenza di circa 800 W per un tempo breve, ad esempio salendo di corsa una rampa di scale, ma in una attività continuativa che duri più ore non riesce a sviluppare una potenza superiore a circa 50 W. La giornata lavorativa di 10 ore di uno schiavo energetico, garantirà quindi la disponibilità di 500 Wh.

Alcuni esempi. Per tenere acceso un televisore, che richiede una potenza di circa 80 W, è necessario il lavoro continuativo di uno schiavo energetico e mezzo. Per il computer occorre una potenza di 150 W, vale a dire il lavoro di 3 schiavi. Una lavatrice di classe A (modello energeticamente più efficiente) per un lavaggio a 60 °C necessita di circa 800 W, equivalenti al lavoro di 16 schiavi. Per riscaldarsi con una stufa elettrica da 2,5 KW si utilizza l’energia generata dal lavoro di 50 schiavi. Se ci spostiamo usando un’auto di media cilindrata dotata di un motore da 80 KW, procedendo alla velocità di crociera utilizziamo il lavoro di 1.600 schiavi. Un Boeing 747 decolla utilizzando l’equivalente energetico del lavoro muscolare di 1.600.000 schiavi, l’intera popolazione di una città come Milano. L’alimentazione energetica di tutti gli stand-by statunitensi è sostenuta dal lavoro di 96.000.000 schiavi, circa una volta e mezza la popolazione dell’Italia.

All’energia necessaria per sostenere il funzionamento delle varie macchine si deve sommare quella impiegata nelle fasi di costruzione e nelle fasi di smaltimento. Anche la produzione di cibo richiede molta energia; ad esempio, se si considera l’investimento energetico complessivo del processo di allevamento, risulta che per produrre ogni chilogrammo di carne bovina sono necessari 70 KWh, una quantità di energia pari a quella generata in circa 140 giornate lavorative da 10 ore di uno schiavo energetico. In altri settori dell’agricoltura e dell’allevamento il rapporto fra energia contenuta nel prodotto ed energia consumata nella produzione è ancor più sfavorevole. Ci possiamo permettere questo deficit energetico perché il costo dell’energia oggi è basso: un litro di benzina costa sempre meno di un litro d’acqua minerale e ai prezzi attuali dell’energia elettrica la giornata lavorativa da 10 ore di uno schiavo energetico costa circa 0,05 Euro.

Tutto questo può dare una misura di quanta energia consumino i cittadini dei Paesi economicamente e tecnologicamente sviluppati e può far capire che in queste parti del mondo, a causa del suo bassissimo costo, l’energia viene usata anche quando non ce ne sarebbe bisogno, ovvero viene sprecata. Si può stimare che, in media, ogni cittadino statunitense per sostenere il proprio stile di vita necessiti del lavoro continuativo di circa 100 schiavi energetici. Per un cittadino italiano necessitano 30 schiavi energetici, dei quali 12 sono impiegati per soddisfare i fabbisogni elettrici. Uno statunitense consuma energia come 2 europei, 10 cinesi, 15 indiani, 30 africani: la popolazione mondiale è quindi suddivisa in classi molto diverse. E il numero degli abitanti del mondo sta aumentando, così come il divario fra ricchi e poveri. Ora sulla Terra vivono 6,5 miliardi di persone, ma la popolazione del pianeta potrebbe superare gli 8 miliardi nel 2025. I tassi di crescita demografica sono saliti vertiginosamente dalla fine della seconda guerra mondiale e dopo il picco del 2.1% raggiunto intorno al 1970, la crescita demografica mondiale annuale si è stabilizzata intorno all’1.3% a partire dal 1999. Tutti vogliono avere più energia: molti per un bisogno effettivo, collegato alla necessità di sviluppo delle loro nazioni povere e tecnologicamente arretrate; altri invece, cittadini delle nazioni ricche e tecnologicamente progredite, per sostenere ed aumentare lo stile di vita e gli sprechi ai quali sono abituati dalla nascita.

Oggi gli schiavi energetici sono garantiti dai combustibili fossili: la combustione di un litro di petrolio fornisce circa 1 KWh, vale a dire l’energia generata dal lavoro orario di circa 20 schiavi energetici; è facile capire come la società industriale si sia sviluppata grazie alla disponibilità del carbone prima e del petrolio poi. I combustibili fossili però non sono eterni e si sta andando verso la fine dell’era del petrolio e del metano economici. Queste riserve energetiche sono quindi contese dalle nazioni con tutti i mezzi, anche con la guerra, e i privilegi di cui godono pochi si appoggiano su una rete di ingiustizie che colpisce tanti.

Il problema dell’energia è emergente a livello locale e a livello planetario. Per rispettare il pianeta e garantire all’umanità un futuro energetico equilibrato ed equo, è necessaria una ristrutturazione che comporti sia un ridimensionamento degli stili di vita e un’ottimizzazione dei consumi energetici che riduca gli sprechi sia una trasformazione dei sistemi con i quali si ricava energia dall’ambiente che sia fondata sul passaggio dall’utilizzo delle riserve all’utilizzo delle risorse.

Certo, disporre di energia in qualsiasi momento è utile e comodo, ma per uscire dalla crisi energetica ed ecologica che si profila sempre più distintamente all’orizzonte è indispensabile puntare sul risparmio energetico e su una maggior efficienza nell’uso dell’energia. Un mito da sfatare è che la qualità della vita aumenti parallelamente alla quantità di energia che si può consumare. Questo è vero nei Paesi poveri, ma non nelle nazioni ricche, nelle quali semmai accade il contrario: al di sopra di una certa soglia, un consumo eccessivo porta ad inefficienza e a stress nella vita personale e in quella sociale. Le crisi energetiche delle nazioni ricche, quindi, andrebbero anzitutto affrontate con il risparmio e con l’aumento nell’efficienza energetica, non con la costruzione di impianti per produrre più energia. Chi ha veramente bisogno di più energia sono i miliardi di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo o non sviluppati, non noi.

Nel contempo, è necessario svincolarsi progressivamente dall’uso dei combustibili fossili incentivando la ricerca delle migliori tecnologie per poter utilizzare l’energia che arriva con continuità dal sole, sia perché le riserve sono limitate – non rinnovabili se non in tempi geologici – sia perché il loro uso causa pesanti danni all’ambiente e al clima.

by Paolo Pazzaglia

allevare costa + che coltivare

Per produrre il cibo necessario a sfamare 20 uomini “vegetariani” è necessaria una superficie di suolo pari a quella necessaria per produrre il cibo di 1 uomo “carnivoro”.
In media 1 ettaro (= 10’000 m^2) di terreno produce 140 kg di manzo o 22’500 di patate.
Per produrre 1 kg di farina servono 250 lt di acqua. 25’000 lt di acqua “fanno” 1 kg di carne.

RIASSUMO i rapporti dei consumi:
superficie terreno: 20 volte tanto
produzione massa commestibile: 160 volte di meno
consumo acqua: 100 volte tanto

 

Fonte:
libro
365 modi per cambiare il mondo” (by Norton)
pagina 158

Supermercato ecologico a Brescia

Andate a visitare questo interessante sito, in primo piano troverete la presentazione del primo supermercato ecologico in Italia. Avete idea di quanta energia consumino gli ipermercati, centri commerciali, grandi magazzini e quant’altro? Oltretutto quanti ce ne saranno sul territorio nazionale?

il navigatore che fa risparmiare benzina

Si chiama Greendrive ed è il primo sistema di navigazione satellitare per automobili: analizzando parametri come il traffico, la posizione ed il tipo di veicolo, dà consigli sul tipo di guida (quando è bene frenare, la velocità oportuna) per risparmiare benzina. Secondo gli inventori, lo svedese Alex Ackerman e l’israeliano Yossef Shiri (in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea), l’uso di Greendrive può ridurre il consumo di carburante del 15-20 per cento

WC e Bidet due in uno

Esistono dei WC che sembrano normali ma in realtà sono sia wc che bidet.

Questo moderno  sanitario costa un po’ di più di un normale wc ma permette un notevole risparmio:

·         Occupa metà superficie nel bagno (rispetto a wc + bidet)

·         Costa meno a livello totale (produzione e distribuzione di un solo “collo” invece di due)

·         Per completare l’operazione (popò e pulizia) si consuma meno acqua (se si usa correttamente il sanitario)

non lavo mai a caldo

Non faccio mai girare la lavatrice a temperature maggiori di 40°C e faccio fatica a capire il motivo per il quale tanti invece spesso lavano addirittura a 90°C.

Da che ne so io ad alte temperature:

  • la lana si infeltrisce
  • il cotone restringe
  • i colori stingono e tingono
  • consuma di più
  • non mi risulta produca un capo “batteriologicamente puro”…e anche fosse…quanto durerebbe?!?…

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