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Fulvio Ervas “se ti abbraccio non aver paura”

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Fulvio Ervas “se ti abbraccio non aver paura
Il libro del viaggio di Franco e Andrea

Il racconto di un viaggio, un viaggio lungo migliaia di chilometri, un viaggio lungo due mesi attraverso nord, centro e sud america, ma anche un viaggio lungo tutta la vita attraverso il rapporto di un padre ed un figlio diciassettenne.
Un viaggio tra le persone, tra le case, le spiagge, le strade e le piazze e tra i fiumi e i laghi e le foreste.
Un viaggio abbracciati ad un disturbo misterioso, l’autismo, che rende ogni cosa agrodolce.
Un viaggio in moto in macchina, a piedi, a nuoto, in traghetto, in aereo, in moto alla ricerca di un miracolo o una magia…forse trovata…forse no…
Il racconto di un viaggio…

Franco e Andrea

il BUSINESS delle medicine

Ancora una volta mi ritrovo a scrivere male delle aziende farmaceutiche e delle medicine in generale.
TERRIBILE

Questa volta mi limiterò a riportare una particina microscopica di un intero libro:

L’efficacia dei farmaci viene verificata da quelli che li fabbricano, con test clinici mal progettati e condotti su un piccolo numero di pazienti poco rappresentativi, e analizzati con tecniche truccate che enfatizzano solo i benefici. Quando emergono dati non graditi alle aziende è riconosciuto il diritto di tenerli nascosti a medici e pazienti.

…eccetera…eccetera…eccetera…

Il libro è “Bad Pharma” di Ben Goldcare

qui di seguito una sua “TED” sull’argomento

e qui un paio di link a suoi articoli pubblicati sul Guardian.

Personalmente posso aggiungere che dal 2008 non prendo NESSUNA medicina (non un’aspirina né un’antidolorifico quando mi son rotto il braccio), dono il sangue quattro volte all’anno e…scoppio di salute.
A questo punto la domanda sorge spontanea: non prendo medicine perché non  mi ammalo…o non mi ammalo perché non prendo medicine?!?…

Breve trattato per una decrescita serena

Serge Latouche, Breve trattato per una decrescita serena, ed. Bollati Boringhieri, Torino 2008.

Da leggere ASSOLUTAMENTE!! per una riflessione seria e consapevole sull’idea di sviluppo e progresso. Forse, l’unico sistema per avviare un cambiamento posito e reale è quello di cambiare radicalmente il punto di vista da cui partire. Afferma Latouche: La decrescita non è la crescita negativa. Sarebbe meglio parlare di “acrescita”, così come si parla di ateismo. D’altra parte, si tratta proprio dell’abbandono di una fede o di una religione (quella dell’economia, del progresso e dello sviluppo). Se è ormai riconosciuto che il perseguimento indefinito della crescita è inconpatibile con un pianeta finito, le conseguenze (produrre meno e consumare meno) sono invece ben lungi dall’essere accettate. ma se non vi sarà un’inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un’altra logica: quella di una “società di decrescita”.

WALDE”MARE”

 

Waldemar aveva detto che si partiva per il mare, ma né durante il viaggio in ferrovia che fu lungo e faticoso, né alla meta che toccammo al crepuscolo, il mare fece la più piccola mostra di sé, la più fuggitiva apparizione tra il grigio amplesso della terra con le nubi. Quale contrasto con i ricordi marini che serbavo dall’infanzia, col mare greco che è la vita nella vita, e brilla d’improvviso tra i pini, s’accende allo sbocco di un anfratto montano, scintilla in fondo alle strade delle città marittime, gioca con i tendoni variegati dei caffè, gonfia le casacche bianche dei marinai appiedati, che passeggiano a dóndolo sul molo, stretti a catena per le braccia come le ragazze di paese! E non si dica che chi gioca con i tendoni dei caffè e gonfia le casacche dei marinai non è il mare ma il vento, perché il vento marino, grecale, maestrale o libeccio, non è elemento definito in sé, indipendente, ma lo spirito stesso del mare che questo, dalle sue gote rigonfie e dalla sua rotonda, cartilaginosa, trasparente bocca di pesce, spira a getto nel cielo e sulla terra. […]

Laggiù, nella città della mia infanzia, seduta sulla riva del golfo pagasètico e poggiata con le spalle al selvoso Pelio, il mare entrava anzitutto per le narici, e dietro le case bianche a due piani e persiane verdi, che come poppe fiorite offrivano al passante i loro terrazzini, il mare si rivelava negli ululati lunghi, tritonei dei grossi piroscafi neri, pesanti di poppa e con i fianchi impecettati di rosso, che o salpavano dal porto per lontani paesi, o dal fondo del golfo annunciavano il loro arrivo.

Nei pomeriggi d’estate, quando il sole calava all’orizzonte e sulla terra le ombre diventavano sempre più lunghe, una barchetta a due remi guidata da un ragazzino veniva ad attraccare al molo, con tutta la prua fuor d’acqua, tanto il peso del viaggiatore seduto a poppa la metteva in quella posizione di naso in aria. Nettuno sbarcava sul molo, e andava a sedersi al caffè Lubiè per godersi un po’ il fresco. […] A Nettuno piaceva pure fumare a narghilè, e mentre poppava il bocchino d’ambra, e aspirava il fumo leggero che poi emetteva dalle narici svasate e spandeva tra le turchine anella della barba, si divertiva a guardare dentro la capace bottiglia del narghilè l’uliva che ballava nei ribollimenti dell’acqua. Al Lubiè tutti lo conoscevano, ma benché sedeva nudo al tavolino, ingrommato di mota e di salsedine, inconchigliato nel pelo sgocciolante, e col suo piccolo tridente tozzo come un ombrello e barbato di alghe poggiato alla sedia, nessuno lo molestava e anzi fingevano di non vederlo. Presso di lui però nessuno andava a sedersi, e i tavolini vuoti componevano intorno al dio del mare una zona di rispetto. Il signor Lubiè, proprietario dell’esercizio, avrebbe rinunciato volentieri all’onore di noverare tra i suoi clienti un dio, e sarebbe stato lieto che Nettuno si trasferisse di tanto in tanto, lui e il suo tridente, al vicino caffè Tombàsi, gestito dal suo nemico e rivale Pelòpida Zanakàkis.

Questi ricordi mi rilucevano nella mente e assieme mi torturavano, mentre traversavamo, Waldemar e io, quel tetro paese di Normandia.

 

(Tratto da: Alberto Savinio, Casa «La Vita», ed Adelphi, Milano, 1988, pp. 93 – 94 – 95)

 

Gnosi delle fanfole

Fosco Maraini, Gnosi delle Fànfole, ed. Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2007.

All’interno un cd con le musiche di Massimo Altomare e Stefano Bollani

POESIE COME NON LE AVETE MAI LETTE!!!! 

Ecco cosa ci scrive l’autore a riguardo: “Quasi ogni parola è frutto di un lungo studio. Certe espressioni proprio non mi veniveno per mesi […] poi un certo giorno, magari facendomi la barba, cambiando una gomma della macchina, studiando gli ideogrammi cinesi o seduto nella neve al sole, eccoti il sassolino cercato. Adesso mi resta solo da sperare di non aver scritto in una lingua privata e segreta, come dire per me solo; ciò che proprio mi dispiacerbbe.”

Disegnare un albero

Bruno Munari, Disegnare un albero, ed. Corraini, Mantova, 1978.

Sarà un libro difficile da “scovare”, provate nelle librerie per ragazzi. Ma quando lo avrete davanti, copertina bianca col sintetico disegno di un albero scomposto nelle sue varie parti, capirete che si tratta di un piccolo tesoro! Sfogliatelo lentamente e scoprirete, guidati dal suo autore, che la realtà è fatta di cose semplici, gioiose e belle. Basta solo saper guardare e copiare…

ISTRUTTIVO!

CHI P’ING MEI (fiore di prugno nel vaso d’oro)

Anonimo, “Chin P’ing Mei. Romanzo cinese del secolo XVI.”, a cura di Piero Jahier e Maj-Lis Rissler Stoneman con uno scritto di Arthur Waley, ed ES srl, 2005, Milano.

Un romanzo-fiume ricchissimo di avventure e personaggi. Scritto nel XVI secolo e ambientato in epoca Song (sec XIII), si raccontano le avventure (erotiche e non!!!) del mercante Hsi-men (XIMEN), delle sue mogli e di tutto lo straordinario ventaglio di personaggi che avranno a che fare con le loro vite.
Ximen é un uomo ricco e corrotto, raffinato ed elegante, spietato, feroce ed aggressivo, viziato e incontentabile ma anche generoso e simpatico, audace, dissoluto e disinvolto, carico di un inesauribile eros che lo porterà ad una fine prematura e tragica.
Il racconto delle sue infinite avventure diventa un pretesto per descrivere una sociètà tanto raffinata quanto decadente e ci offre uno spaccato inedito della ricchissima e articolata cultura e società cinese del XIII secolo.

Due volumi di racconti in cui non si vede l’ora di finirne uno per passare al successivo rimanendo “incollati” al libro! Si indaga sull’uomo, preso in tutti i suoi aspetti, dal comportamento più ignobile al più virtuoso. IMPERDIBILE!

Per chi volesse approfondire consultate il sito tuttocina e la tesina di una studentessa padovana veramente interessante e ricca di spunti!

Passeggera del silenzio

Fabienne Verdier, passeggera del silenzio, ed Ponte Alle Grazie, Milano,2004.

…”Si tratta di prendere coscienza della pesantezza e della gravitazione universale, mentre il pennello diventa un autentico pendolo, un legame tra l’universo e il centro della terra”.

Un’artista straordinaria e caparbia, un racconto appassionato e profondo. Dieci anni di vita in Cina alla ricerca di se stessi per scoprire la storia di un paese straordinario.

Vita di Pi (by Yann Martel)

Stupendo romanzo introspettivo!
…una storia tanto tragica quanto vera magistralmente narrata!
…l’animo umano portato al limite strutturale da eventi incontrollabili…sopravvive SOLO chi ha GRANDI doti MORALI

DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE

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