Libertà di Stampa in Italia! È Berlusconi il problema?

L’organizzazione internazionale per i diritti e la libertà di Stampa, Reporters Sans Frontières ha pubblicato nel suo rapporto 2009, la classica mondiale sulla libertà di Stampa.
L’Italia, paese che figura tra le nazioni più ricche del mondo si trova al 40 posto, dietro alcune nazioni in via di sviluppo dell’America Latina come l’Ecuador, Paraguay, Cile e dell’Africa come il Benin e la Namibia.
Questa triste posizione non onora per niente il paese di Michelangelo e di Leonardo da Vinci, dove la libertà di stampa è sancita dall’articolo Art. 21 della Costituzione Italiana.
Molti osservatori attribuiscono la responsabilità al magnate dei media italiani Silvio Berlusconi i cui gruppi hanno la leadership in vari settori delle comunicazioni:
Mondadori controlla più del 50% del mercato delle pubblicazioni letterarie,
Medusa controlla più della metà delle produzioni e distribuzioni cinematografiche,
Mediaset controlla le tre reti televisive a copertura nazionale che hanno in totale circa il 50% d’ascolto televisivo;
Publitalia è la prima concessionaria del mercato pubblicitario Italiano con un fatturato di più di 2 miliardi annuo.
Berlusconi è ugualmente editore, diretto o indiretto, di numerose testate giornalistiche e radio private.
Il Cavaliere, oltre a controllare tutti i settori della comunicazione in Italia, è l’uomo più ricco del paese ed anche il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana.
Il mondo dell’informazione in Italia è sempre stato gestito in un modo poco trasparente e democratico.

Il problema della libertà dell’informazione inizia ad essere violato quando si parlò della lottizzazione (ripartizione) delle tre reti pubbliche italiane alle formazioni politiche.
Cosi, Rai1 fu data alla Democrazia Cristiana, Rai2 al Partito Socialista, Rai3 ai Comunisti.
Già da quel momento, l’informazione venne manipolata e “spogliata” della sua imparzialità.
Il problema non si limitò solo sulla lottizzazione. Nelle vari reti pubbliche, il personale fu assunto nella maggior parte dei casi, secondo i criteri d’appartenenza politica. Questa è storia nota!!!
Tuttavia, bisogna sottolineare che il modo attuale della gestione delle tre reti pubbliche non è degno dei paesi democratici.

Il Consiglio di amministrazione Rai, l’organo che gestisce le tre reti pubbliche è amministrato da 9 membri, dei quali 7 vengono eletti dalla commissione parlamentare di vigilanza ( composta da parlamentari della maggioranza e dell’opposizione ), gli altri 2 membri, tra cui il presidente del consiglio di amministrazione Rai, sono nominati direttamente dal Ministero del tesoro con approvazione della commissione. Il consiglio di amministrazione nomina i direttori delle tre reti e delle testate giornalistiche.
Il problema in tutto questo è che la formazione o la coalizione politica che governa il paese detiene quasi sempre la maggioranza dei membri del Consiglio di amministrazione e perciò, influenza di molto ed a suo vantaggio la televisione pubblica.
Inoltre, AGCOM (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ) è un organo “indipendente” che dovrebbe regolarizzare tutto il mercato audiovisivo italiano come per esempio l’assegnazione delle frequenze e le licenze ai nuovi operatori televisivi, controllare l’imparzialità dell’informazione e tutelare il diritto dei giornalisti di informare liberamente.
Purtroppo l’Agcom non è veramente indipendente!!! I membri di questa autorità sono scelti solitamente in proporzione al peso che i vari partiti politici hanno in parlamento. I suoi otto commissari sono eletti per metà dalla Camera dei Deputati e per metà dal Senato. Il suo presidente viene proposto direttamente dal Presidente del Consiglio. Cosi, la maggioranza politica di turno, avrà un influenza notevole nell’Agcom.
Il sistema audiovisivo italiano era già poco trasparente prima dell’impegno di Silvio Berlusconi nella politica. “L’illustre personaggio” ha solo approfittato della permissività e della mancanza di regole ben definite, per costruirsi un grande impero mediatico e controllare tutta l’informazione in Italia.

I vari governi di centro sinistra che durante le varie campagne politiche giuravano di regolare per sempre il problema del conflitto di interesse in Italia, non hanno mai mantenuto le promesse. Una volta giunta al potere, hanno sempre litigato fra loro facendo cadere per due volte i governi in cui erano in maggioranza. Prima nel 1998 con il primo governo Prodi, poi nel 2007 con il secondo governo Prodi.

Dunque il problema reale non è Silvio Berlusconi, ma il sistema che non è efficiente.
In nessuno altro paese sviluppato del mondo, c’è una persona che detiene da solo tutto il potere politico e mediatico come Berlusconi in Italia!

L’altro problema è la mancanza di une vera cultura politica in questo paese, cultura che permetterebbe ai cittadini di evitare che un tale personaggio venga eletto, perché potrebbe essere come si vede oggi un pericolo per la libertà di stampa. Purtroppo, l’uomo da quasi 15 anni è un personaggio onnipresente della vita sociale, politica ed economica italiana, sfruttando la mancanza di regole chiare e di una vera cultura politica per manipolare a suo vantaggio politica ed informazione. Diciamoci la verità, chi al suo posto non avrebbe fatto la stessa cosa per difendere i propri interessi?
D’altra parte, la Federazione Nazionale di Stampa Italiana ( FNSI), che è il sindacato dei giornalisti unitari italiani, organizza una manifestazione per la liberta di Stampa sabato prossimo in piazza del popolo a Roma.
La FNSI sà perfettamente che è difficile parlare della liberta di stampa in Italia, questo perché la maggior parte dei giornali italiani sono controllati da potenti gruppi editoriali, dove sono azionisti delle lobbyes influenti!
Per esempio:
la Stampa è controllata dalla FIAT,
Il Sole 24 ore dalla Confindustria,
la Repubblica dal gruppo Editoriale l’Espresso di cui sono azionisti Carlo de Benedetti, le Assicurazioni generali, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste;
il Corriere della Sera invece è controllato dal Rcs Media Group in cui sono azionisti Medio Banca, Pirelli, Benetton, Intesa San Paolo, Assicurazioni Generali, gruppo Merloni, Toro Assicurazioni ecc.
Ho solo elencato qualche esempio delle lobbyes che controllano l’informazione in Italia.
Sinceramente voi pensate che un giornalista del Corriere della Sera possa dare liberamente un informazione ai danni di Pirelli, società quotata in borsa ed azionista dello stesso giornale? Io vi dico semplicemente no!!!
Ogni gruppo ha la sua linea editoriale, linea che viene seguita all’interno di ogni giornale, dal direttore della pubblicazione, che deve assicurarsi che i giornalisti seguano le direttive stabilite.
Chiunque non segue questa linea, viene semplicemente emarginato, o in qualche caso licenziato.

La storia italiana è ricca di numerosi fatti di cronaca di giornalisti che hanno rassegnato le dimissioni o sono stati costretti a farlo.
La liberta di stampa in Italia esiste solo quando un giornalista scrive un articolo che non può danneggiare gli interessi degli azionisti del suo giornale.
Il mestiere del giornalista è complesso e caratterizzato purtroppo in molti casi da compromessi!
Il vero problema della stampa italiana non è la libertà di stampa, ma la lotta tra i potenti gruppi editoriali impuri, gruppi che vogliono controllare il mercato dell’informazione e perché sanno che, chi ha l’informazione ha il potere e i soldi!!!
Sono editori che non si occupano solo di editoria, ma che hanno interessi in vari settori. Per questo vengono chiamati editori impuri.

La manifestazione di sabato non dovrebbe solo chiedere la libertà di stampa ( cosa difficile da ottenere), ma piuttosto dovrebbe sollevare un problema fondamentale che è la riorganizzazione totale del sistema italiano dei mass media in generale e sull’informazione in particolare, cominciando per modificare innanzitutto la “legge Gasparri”, legge che definisce l’assetto attuale del sistema radiotelevisivo italiano.

Silvio Berlusconi non è la causa del male italiano dell’informazione, ma solo uno dei tanti, che usufruisce di un sistema italiano di comunicazione non degno di un paese democratico e sviluppato.

Forse ho sbagliato nella mia analisi? Ditemi voi!
Copiryth @ Jivis Tegno
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  1. thalia

    …Silvio Berlusconi non causa dunque ma EFFETTO!
    Un’analisi lucida e coerente, lineare. Penso che gli stessi meccanismi che “corrompono” il sistema informativo, più in generale colpiscono e corrodono tutto l’ambiente sociale, culturale, civile e artistico del nostro paese, aimè. Le cause di tanta inadeguatezza affondano le radici in ragioni storiche antiche, legate ai meccanismi stessi che hanno guidato alla formazione dell’unità nazionale. Siamo una nazione giovane, giovane e immatura. Cresceremo ma sarà un processo lento e non privo di travagliata sofferenza.
    (anche io aggiungo 5 stelline!!)

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